Joker Recensione Film - Ride bene chi ride ultimo
Abbiamo visto il nuovo film di Todd Phillips dedicato alle origini del Clown Principe del Crimine dei fumetti DC.
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a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
Joker è un film davvero difficile da giudicare. In un’epoca in cui il ‘cinecomic’ è stato sdoganato agli occhi del pubblico (il quale usa spesso questa etichetta senza cognizione di causa), proporre qualcosa di così profondamente diverso, violento e a tratti destabilizzante è stata una scommessa decisamente rischiosa da parte di Warner Bros., ancora incerta su come muoversi attraverso il campo minato dei film tratti da fumetti (dopotutto, l’insuccesso commerciale del suo ultimo Batman con Ben Affleck fa ancora piuttosto male). Senza contare che il fatto che in alcune sale cinematografiche statunitensi (e non solo) abbiano vietato l’ingresso con maschere, armi giocattolo e altro, lascia intendere l’estrema delicatezza del progetto di Todd Phillips, una vera e propria arma a doppio taglio. Al di fuori di polemiche ed estremismi da parte dei fan.
Una risata ci seppellirà
Iniziamo dal principio: Joker è la storia di Arthur Fleck, un commediante fallito che cerca di sbarcare il lunario vestendosi da clown tra le strade di una Gotham City sempre più logora e invasa da ‘ratti giganti’ (lo dice il notiziario). Arthur vive con la madre malata all’interno di un fatiscente appartamento nei sobborghi della città, un luogo divenuto una specie di tana per questo reietto della società, vittima di violenza fisica e psicologica per via di una grave patologia mentale che lo attanaglia sin dalla più tenera età (un risata incontrollabile e improvvisa). Un’escalation di eventi lo costringerà tuttavia a prendere decisioni drastiche sul suo status sociale, sino diventare il celeberrimo Clown Principe del Crimine che tutti abbiamo imparato ad amare nei fumetti e sul grande schermo. Attenzione, però; il Joker di Joaquin Phoenix è un personaggio totalmente diverso da ciò che abbiamo visto sino ad ora. Se Nicholson era il gangster senza scrupoli, Ledger l’agente del caos e Leto il boss della mala, qui abbiamo una persona comune con tutte le debolezze del caso, un personaggio in cui ci si immedesima più facilmente. E pericolosamente.
La discesa negli inferi di Arthur (affiancato da personaggi secondari di tutto rispetto come il conduttore narcisista Murray Franklin di Robert De Niro e la bella Sophie Dumond) è il leitmotiv di un film che è un palese omaggio al cinema di Martin Scorsese (lo si nota sin dal logo Warner a inizio pellicola): da Taxi Driver e Gangs of New York, passando per The Departed e Shutter Island (senza contare Re per una Notte). Non è un V per Vendetta in chiave suburbana, né una storia di origini destinata a dare adito a sequel o spin-off di vario genere (per l’amor del cielo, Warner, non farlo). È un film con almeno tre chiavi di lettura diverse (una politico-sociale, l’altra fumettistica e infine quella puramente cinefila), tutte convergenti in un unico, sontuoso finale che non risparmia neppure riferimenti chiari e concisi al personaggio di Batman e al suo mondo (non vi diremo quali, tranquilli).
Questo perché, dopotutto, si tratta pur sempre di un film ambientato nell’universo del Cavaliere Oscuro e dei suoi personaggi, non credete a chi vi dirà il contrario. Senza contare anche che Joker è un film in cui la violenza non è solo psicologica, ma anche – e soprattutto – fisica. Non un bagno di sangue, ma tre/quattro sequenze mirate in cui tutta l’efferata cattiveria del personaggio che ha compiuto alcune delle più agghiaccianti stragi nel Bat-Universe fumettistico viene qui mostrata senza filtri e con tutto il liquido organico necessario (e anche un bel po’ di materia grigia sui muri).
Presentato in concorso al Festival di Venezia, riuscendo a portarsi a casa il Leone d’Oro, Joker è un film di origini che puoi amare profondamente, ma anche odiare per altrettanti motivi piuttosto validi. Phoenix è indubbiamente un attore straordinario, ma il ‘suo’ Joker si regge su concetti di ultraviolenza che inquadrano il ‘cattivo’ come un vincente (fai del male e sii te stesso, vivrai meglio). Non che un orfano che vada in giro a picchiare a sangue i criminali vestito da pipistrello sia meglio, ma nel caso di Joker abbiamo tra le mani l’esaltazione stessa dell’anarchia più violenta, come unica soluzione alle storture dei ‘ricchi e cattivi’ filantropi del nostro tempo. L’augurio è che nessuno decida di imitare dal vivo questo ‘matto vestito da pagliaccio’ (il rischio di emulazione da parte degli spettatori è elevatissimo), visto e considerato che la società in cui viviamo è tremendamente simile alla Gotham tratteggiata da Phillips, se non addirittura peggiore. E questo è un problema che neanche un eroe con cappuccio e mantello potrebbe mai risolvere.
+ Una Gotham City sporca e 'reale'.
8.0
La tragedia di Arthur Fleck è un racconto davvero molto particolare, un tentativo realmente sorprendente (nel bene e nel male) di portare sul grande schermo le origini del Clown Principe del Crimine, un personaggio che abbiamo sempre visto affiancato a Batman in un modo o nell’altro. Il film di Todd Phillips è una pellicola che prende a pugni in faccia tutto e tutti, omaggia il cinema di Scorsese e non nasconde il suo volersi distaccare completamente dall’universo cinematografico DC. Considerando premi e incassi, la formula sembra aver funzionato, con la speranza che Joker non venga idolatrato ad antieroe dei nostri tempi, in una società – quella reale – in cui è sempre troppo facile mettersi nei panni del cattivo, pur di giustificare le nostre azioni.
Voto Recensione di Joker Recensione Film - Ride bene chi ride ultimo - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Interpretazione di Phoenix magistrale.
-
Una Gotham City sporca e 'reale'.
Contro
-
Violenza portata all'estremo.
Commento
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