Iron Meat | Recensione - Run-and-gun vecchia scuola tra sangue e metallo
Gli amanti dei vecchi titoli in stile Contra hanno trovato pane per i loro denti con Iron Meat, interessante indie di Retroware: vediamo la recensione.
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a cura di Silvio Mazzitelli
Redattore
In sintesi
- Un run-and-gun vecchia scuola in tutto e per tutto.
- Molto vario e squisitamente difficile.
- La mancanza di qualche extra dopo aver finito la campagna si sente.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Retroware, Ivan Valeryevich Suvorov
- Produttore: Retroware
- Testato su: SWITCH
- Piattaforme: PC , PS5 , XSX , PS4 , XONE
- Generi: Sparatutto
- Data di uscita: 26 settembre 2024
Ci sono dei generi che hanno fatto la storia dei videogiochi, come ad esempio i run-and-gun, titoli ormai non più popolari come un tempo, ma che tra gli anni ’80 e ’90 erano tra le esperienze videoludiche più diffuse, insieme ai platform. Questo ce lo ricorda ad esempio il volume Run 'n' Gun: A History of On-Foot Shooters, libro di Bitmap Books di cui abbiamo parlato di recente e che si propone come una vera e propria enciclopedia del genere. Il volume analizza anche l’evoluzione di questi titoli che, anche in tempi moderni, annoverano tra le loro fila dei notevoli esponenti, che riprendono e spesso evolvono in chiave moderna questo genere.
Una di queste nuove leve, meritevole di attenzione, è sicuramente Iron Meat, titolo uscito da poco su PlayStation 5, Xbox Series S e X, PC e Switch, sviluppato da una singola persona, ossia Ivan Suvarov, in collaborazione con il publisher Retroware.
Dopo ben sei anni di sviluppo abbiamo finalmente la possibilità di giocare a questo nuovo run-and-gun che si ispira moltissimo ai grandi classici del passato – uno su tutti Contra.
Carne, sangue e metallo
Come in molti titoli corri e spara del passato, anche in Iron Meat la trama è un pretesto per massacrare qualsiasi cosa si muova e ci si opponga. Il filmato introduttivo, molto ben realizzato, ci racconta di come degli esperimenti su una base lunare, tenuti dallo scienziato Yuri Markov, siano finiti male, avendo evocato un’entità fatta di carne e sangue.
Quest’essere misterioso sfugge presto al controllo dello scienziato e ne prende il possesso, attivando dei portali che connettono la Luna alla Terra, così da portare il caos sul nostro pianeta. La particolarità di quest’essere misterioso, conosciuto come The Meat, è quella di fondersi con qualsiasi cosa entri in contatto con lui, anche oggetti inanimati, così da creare mostruosi ibridi di carne e metallo.
Nei panni di un soldato di nome Vadim dovremo farci dunque strada per nove brutali livelli, massacrando qualsiasi creatura provi a fermarci, tra ex soldati fusi con parti di metallo, macchine di vario tipo divenute mostruose e persino banali casse di ferro ora pronte ad azzannarci con i loro nuovi affilatissimi denti.
Fortunatamente, il gioco di Retroware tende una mano anche ai neofiti, rendendo l’esperienza sì difficile, ma più accessibile rispetto al passato. Avremo infatti tre livelli di difficoltà tra cui scegliere – e a livello normale, ad esempio, potremo contare su 16 vite, che potranno anche aumentare se si guadagnano abbastanza punti uccidendo nemici e trovando i classici bonus contenuti magari in delle casse.
In caso si perdano tutte le vite si dovrà ricominciare da capo l’intero ultimo livello affrontato, ma una volta superato saranno ripristinate tutte le vite perse così da riaffrontare lo stage successivo nel pieno delle forze.
Questo non vuol dire che il gioco sia una passeggiata di salute, anzi. Basta infatti ricevere un colpo per morire e vi garantiamo che perdere 16 vite è un attimo, specie man mano che si va avanti con i livelli. La difficoltà però non ci è mai parsa troppo forzata o mal calcolata: si tratta semplicemente di imparare a riconoscere i pericoli di uno stage, a schivare i proiettili e ad evitare le trappole.
Difficilmente si riuscirà dunque a superare un livello al primo colpo, tolti i primi due o tre più semplici. A meno che non siate dei mostri di questo genere, bisognerà affrontare e riaffrontare ogni stage diverse volte, fino a quando non si saranno interiorizzati i diversi pericoli e i pattern dei boss, così da avere la meglio.
La sfida dunque è alta, ma equilibrata per chi vuole impegnarsi a imparare e così superare ogni livello rimettendoci il minor numero possibile di vite. Personalmente abbiamo notato che già al secondo tentativo arrivavamo alla fine di uno stage con più vite rispetto al primo, avendo imparato dai nostri errori precedenti. Basta dunque avere pazienza per prevalere sulle varie difficoltà del titolo.
Un altro modo per semplificare le cose è la possibilità di giocare tutto il gioco in cooperativa per due giocatori: affrontare Iron Meat con un amico lo rende ancor più divertente.
La grafica in pixel art è poi perfetta per il gioco, e valorizza incredibilmente l’ottima art direction. Le ambientazioni del titolo, a metà tra fantascienza e horror, sono piene di dettagli e rendono bene l’atmosfera brutale che ricorda in parte l’orrore visto in film come La Cosa.
Il design delle creature è poi davvero originale e riesce a trasformare molti oggetti banali in esseri da incubo, come delle semplici casse o delle vetture – senza contare poi i boss dove, tra treni e camion mostruosi e altre fusioni improbabili, si arriva all’apice di questi amalgami di carne e metallo.
Continua a sparare e non voltarti indietro
Tornando sui nemici, questi, oltre a essere molto originali nel loro design, sono anche di molti tipi, garantendo una ottima varietà di situazioni da affrontare nei nove livelli presenti all’interno di Iron Meat.
Il posizionamento di questi rende poi certi momenti molto complessi, in cui bisogna capire quali gestire per primi, tra creature striscianti per cui sarà necessario abbassarsi per colpire con i nostri proiettili, o altre posizionate in alto che continueranno a bombardarci di missili e bombe. Come se non bastasse, il titolo è irto di trappole, tra zone elettrificate, i classici pavimenti ricoperti di spuntoni e molto altro.
Il gioco dunque presenta una buona varietà di situazioni che riesce a rendere ogni livello unico. Ci sono delle fasi platform semplici e mai troppo frustranti, oppure degli interessanti ostacoli più elaborati rispetto alle semplici trappole ambientali; ad esempio, nel terzo livello c’è una stanza sigillata controllata da un nemico in cui ci verranno lanciate contro delle griglie composte da fasci di laser a diverse velocità, e noi dovremo capire come schivarle per non finire in pezzi.
Il ritmo si mantiene sempre molto alto in tutto il gioco e con un'azione così serrata sono davvero rari i momenti in cui potremo riprendere fiato.
Ovviamente non sarebbe un buon run-and-gun senza una massiccia dose di armi da utilizzare. Queste sono varie, tra mitragliatrici pesanti, laser multipli, proiettili esplosivi e molto altro, ma siamo rimasti un po’ delusi per la mancanza di qualcosa di originale.
Ogni arma trovata sa infatti molto di già visto e tra queste nessuna ci ha mai sorpreso realmente. Potremo portare con noi un massimo di due armi intercambiabili, che in alcune occasioni potranno essere potenziate raccogliendo un bonus che ne aumenta semplicemente la cadenza di fuoco.
Una cosa che non ci ha fatto impazzire è il fatto che quando si muore si perde l’arma equipaggiata in quel momento. Visto che basta una disattenzione per morire, sarà inevitabile scegliere di affrontare gran parte del gioco con l’arma base, tenendosi quella più potente solo per i pericoli maggiori, per la paura di perderla.
In questo modo, però, si finisce per sfruttare le armi potenti molto meno di quanto si potrebbe desiderare; sarebbe stato meglio permettere al giocatore di mantenerle almeno per tutto un livello, tanto la scelta non avrebbe inficiato troppo sulla difficoltà.
Sicuramente la parte più riuscita di Iron Meat sono i boss, che, oltre all’ottimo design, sono anche epici da affrontare. Spesso sono colossali, come nel caso del gigantesco treno corazzato che occupa gran parte dello schermo. Ogni boss ha diversi pattern di attacco, che sarà doveroso imparare per avere la meglio ed evitare di ricominciare un livello da capo.
Una grossa pecca del gioco sta invece nella sua scarsa varietà di contenuti. La campagna principale si può finire in un paio d’ore – o anche meno, a seconda della bravura del giocatore – ma, una volta superati tutti e nove i livelli non resta molto altro da fare se non provare magari una difficoltà più elevata.
Ci sono oltre trenta skin da sbloccare – ottenibili aumentando il livello del giocatore tramite i punti esperienza che si ricevono una volta concluso uno stage – e sono davvero molto varie: avremo infatti ciclopi, space marine, cowboy e persino una banana (!), e potremo addirittura combinare le varie parti di quelle sbloccate per creare un avatar personalizzato da utilizzare in battaglia. Il punto però è che queste skin sono puramente estetiche e non cambiano di una virgola il gameplay.
Chiariamo: non ci aspettavamo una longevità di dieci o più ore da un run-and-gun, ma sarebbe stato bello avere qualche modalità extra, come la tipica orda da affrontare in cooperativa o un time attack, per avere un minimo di varietà di scelta oltre alla campagna.
Un vero peccato non ci sia nulla di extra, perché Iron Meat è senza alcun dubbio un corri e spara ben riuscito nelle sue meccaniche e molto divertente da giocare.
Voto Recensione di Iron Meat | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Divertente, complesso e con livelli molto vari.
-
Boss battle molto ben fatte.
-
Pixel art e art direction davvero riuscite.
Contro
-
Mancano altri contenuti una volta completata la campagna.
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Il sistema di perdita delle armi alla morte sarebbe da rivedere.
Commento
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