Inscryption - Recensione | Giocare a carte con il proprio destino
Dopo Pony Island e The Hex, Daniel Mullins propone un'altra opera complessa da inquadrare e Inscryption è molto più che un semplice gioco di carte
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Daniel Mullins Games
- Produttore: Devolver Digital
- Distributore: Devolver Digital
- Piattaforme: PC , APPLE
- Generi: Survival Horror , Puzzle game , Gioco di carte
- Data di uscita: 19 ottobre 2021
Da un’opera di Daniel Mullins non sai mai cosa aspettarti, ce lo hanno insegnato Pony Island prima e The Hex dopo, figuriamoci poi se il publisher è Devolver Digital.
L’eccentrico game developer ha però fatto un passo in avanti con Inscryption, un card game oppressivo e dalle forti tinte cupe, un titolo permeato da un’atmosfera horror sottile e dietro la cui oscurità si celano segreti ancora più raccapriccianti della stessa baita in cui siamo stati costretti a giocare ad un perverso board game.
Gioca la tua ultima mano
Che Inscryption non sia un gioco normale lo si capisce sin dalle prime battute, quando nel menù iniziale non abbiamo potuto selezionare una nuova partita, ma solo proseguirne una già iniziata da qualcun altro. Chi? Questa domanda è però ben presto finita in un remoto angolo dei nostri pensieri quando ci siamo trovati immersi nell’oscurità, prigionieri di un losco figuro chiamato Leshy e di cui potevamo vedere solo degli occhi strabuzzati che emergevano dalle tenebre.
Bloccati in una sudicia capanna di legno e senza vie di fuga, non abbiamo avuto altra scelta se non sederci faccia a faccia con il nostro sadico aguzzino e fare un patto con lui: per esser liberati dovevamo sconfiggerlo ad un gioco di carte.
In modo molto criptico e senza troppe informazioni, Inscryption inizia così a prendere forma e a mostrare una delle sue tante sfaccettature. A livello ludico si potrebbe parlare in prima battuta di un deckbuilding con elementi rogue-lite. Il viaggio del nostro avatar è rappresentato dalla classica pedina da gioco da tavolo, un omino di legno costretto a seguire percorsi via via sempre diversi e fatti di imprevisti, battaglie e caselle in cui potenziare il proprio mazzo o aggiungere nuovi oggetti nello zaino e nuove carte alla mano.
Senza bruciarvi il piacere della scoperta, vi diciamo solo che fra altari sacrificali, pinze e cacciatori, le modalità per migliorare il mazzo e alzare le probabilità di un run vincente non fanno altro che appesantire ancora di più la tetra atmosfera del gioco.
Al posto dei classici draghi, maghi e sfilze di personaggi fantasy, i protagonisti stampati sulle carte sono poi alcuni animali tipici della selvaggia frontiera americana. Ci sono lupi, rane e cervi o, ancora, mantidi, istrici e coyote. Le specie sono davvero tante, ma tutto ha sempre inizio dallo scoiattolo, una sorta di risorsa da sacrificare e tramite il cui sangue evocare bestie sempre più potenti. Ve lo abbiamo già detto che Inscryption è un gioco macabro, vero?
Ciascun animale è sempre contraddistinto da due statistiche di base, la forza di attacco e la salute, a cui si vanno a sommare i punti sangue – la già citata risorsa indispensabile per schierare la carta – e le tante abilità speciali che, soprattutto nelle ultime battaglie, sono alla base di un card game profondo e mai banale.
La natura rogue-lite aumenta poi l’imprevedibilità delle partite, con mazzi sempre diversi e ostacoli che possono presentare livelli di sfida differenti, ma che culminano sempre in boss fight intense e in cui bisogna pianificare alla perfezione la prossima mossa. L’unico difetto che abbiamo trovato al connubio tra card game e rogue-lite è l’alta aleatorietà, con la fortuna che gioca un ruolo fondamentale e che può esser solo parzialmente controllata durante le battaglie.
Fuggire dalla capanna
La casualità è solo un piccolo prezzo da pagare al cospetto di una storia capace di catturare l'attenzione senza perdersi in lunghi dialoghi, basata soprattutto sull’atmosfera e sui piccoli dettagli, una narrativa nascosta che non fa altro che stimolare ogni sessione di gioco.
Inscryption è un ottimo TCG, ma bastano poche mani per accorgersi che le sfide contro il pazzo game master sono solo la superficie. È infatti impossibile non notare gli indizi sparsi in tutta la stanza, una vera e propria escape room da risolvere anche ascoltando i suggerimenti di alcuni animali stampati sulle carte. Sin da subito viene dato modo di esplorare liberamente la baita per studiarne l’arredo - se così si può definire - e leggerne i puzzle, celati dietro orologi a pendolo e casseforti.
Mentre scoprivamo le soluzioni di quei rompicapi, accanto ad alcuni preziosi aiuti da utilizzare durante i duelli, sorgevano però sempre più domande sull’essenza stessa di quel luogo e sulla natura del nostro invisibile avversario.
Le stesse bestie si facevano poi poco alla volta sempre più sinistre e macabre, dei segnali nemmeno troppo velati che lasciavano presagire un finale tutt’altro che felice. Accanto ai normali lupi iniziavano ad apparire abomini, le luci si facevano d’improvviso rosse e il manuale di gioco presentava sempre più macchie nere che coprivano gran parte delle scritte. Senza poi parlare delle strane visioni che si ripetevano con sempre più insistenza dopo ogni run fallita e quegli strani glitch che apparivano senza preavviso.
Un nuovo spietato gioco
Gli enigmi insomma non erano solo quelli che vedevamo attorno a noi, ma speravamo che, sconfiggendo definitivamente il nostro carceriere, tutte le tessere del mosaico avrebbero trovato il loro posto. A fatica ci siamo così sbarazzati dei vari boss, abbiamo attraversato paludi e boschi per poi trovarci faccia a faccia con un’ultima prova che sapevamo avrebbe regalato non poche sorprese. Ecco, non so se eravamo pronti al cambio di prospettiva - in ogni senso - che ci si sarebbe parato davanti.
Potete pure prendere quanto scritto finora e gettarlo nel cestino. La parola fine è in realtà un nuovo inizio o, per esser più sinceri, la partenza del vero Inscryption, un meta-gioco che con sempre più insistenza sfonderà da lì in avanti la quarta parete, amerà interagire direttamente con chi sta dall’altra parte dello schermo, insinuerà dubbi su chi sia il vero protagonista e aggiungerà nuovi personaggi che raccontano la raccapricciante verità che si cela dentro al gioco.
Nuovi quesiti hanno così iniziato a spazzare via quel poco che eravamo sicuri di aver capito, un filo logico che si è improvvisamente spezzato davanti a filmati FMV, floppy disk maledetti e interferenze inquietanti.
Giunti al termine del viaggio - quello vero stavolta - abbiamo cercato di far quadrare ogni informazione a nostra disposizione ma, con un criptico finale appena lasciato alle spalle, i dubbi nella nostra testa sono ancora molti e, senza voler esser degli indovini, siamo sicuri che nei prossimi mesi il web reale inizierà a riempirsi di teorie, segreti impossibili da scovare alla prima run e altri colpi di scena che daranno chiavi di lettura nuove di zecca.
Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, perché il pericolo di bruciare il piacere della scoperta è sempre dietro l’angolo ed Inscryption è il perfetto sinonimo di tensione e suspense, ma forse non di sorpresa.
L’orrore psicologico costruito da Mullins si inserisce in modo forse fin troppo prevedibile nel classico canone estetico tipico dell’autore, sfrutta escamotage e trucchetti ben noti e, di nuovo senza scadere in spoiler, ci stati sono momenti in cui ci è sembrato di essere al cospetto di un creepypasta che avevamo letto su qualche blog dieci anni fa.
Un'origine mai abbandonata
Quello che però ci ha più sorpreso è stata la coerenza che l’opera è riuscita a mantenere intatta dall’inizio alla fine. In ogni momento c’era un repentino cambio di registro audiovisivo, ma Inscryption restava sempre un card game, con regole ben precise e sfruttate alla perfezione come stampella di un ottimo comparto narrativo, ma mai piegate o snaturate per un facile colpo di scena.
Insomma, agli animali si sostituivano altri esseri non meno strani, ma le modalità di vittoria, le statistiche e le abilità erano perfettamente in linea con quelle apprese ad inizio gioco.
In conclusione, Inscryption è un esempio di eccellente game design. Il titolo resta in un perfetto equilibrio ludico nonostante una componente narrativa volutamente criptica e sempre pronta a buttare sul tavolo nuovi frammenti di informazioni, un viaggio che dunque vale la pena di intraprendere sia per la meta finale che per il percorso in sé, valorizzato anche da un perfetto uso della grafica e dell'audio in termini diegetici.
Se volete giocare Inscryption sul vostro PC, date un'occhiata a questo notebook da gioco perfetto per le piccole perle indie.
Voto Recensione di Inscryption - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Validissimo anche se lo si considera un semplice gioco di carte
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Un horror psicologico che sfrutta a pieno un'atmosfera in continua evoluzione
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Ogni stravolgimento di prospettiva è giustificato e coerente
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La grafica e il sonoro aggiungono ulteriore tensione
Contro
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Alcune partite possono esser condizionate dal caso
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Non tutti i colpi di scena sono così originali
Commento
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