Hitman 3 | Video Recensione - Assassino Silenzioso
L'epilogo della nuova trilogia di Hitman è la giusta consacrazione di un percorso verso la giusta direzione.
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a cura di Stefania Sperandio
Editor-in-chief
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: IO Interactive
- Produttore: IO Interactive
- Distributore: Koch Media
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , SWITCH , STADIA , PS5
- Generi: Avventura , Stealth game
- Data di uscita: 20 gennaio 2021
Esattamente come tutti voi, non dovrei ricordarmi del giorno in cui sono nato. Invece me lo ricordo. Me lo ricordo così bene, perché tutti non hanno fatto altro che raccontarmelo, ribadirmelo, sottolinearmelo: «sei stato creato per essere un assassino, l'assassino perfetto.»
Non è che lo abbia scelto. Il codice a barre che ho tatuato sulla testa me lo ricorda ogni giorno: Soggetto 47. Suona peggio di Agente 47. Mi hanno creato come una macchina per uccidere e non c'è nessuno che lo sappia fare meglio di me. Il mio talento è il loro più grande successo, ma già ai tempi di Gontranno e di Padre Vittorio, in Sicilia, gli ho dimostrato che posso prendere delle decisioni. E il fatto che possa farlo ancora, oggi gli toglie il sonno. Domani, la vita.
Names are for friends, so I don't need one
Non è un periodo facile, per i videogiochi stealth. Ne ha parlato nientemeno che Harvey Smith, che oltre ad aver firmato Dishonored vanta lavori su diversi franchise che hanno esplorato questo genere videoludico: con un pubblico sempre più eterogeneo ed esteso, i giocatori che hanno la pazienza – di questo si tratta – di dedicarsi a esperienze votate alla pianificazione e all'attesa sono la nicchia di una nicchia.
Si tratta di una tendenza del mercato che ha spaventato alcuni publisher e ha spedito in soffitta alcuni dei più noti franchise stealth, ma non IO Interactive, riorganizzatasi dopo il divorzio da Square Enix nel 2017, che portò la compagnia danese a tornare indipendente ma le consentì anche, per volontà del gigante giapponese, di mantenere il controllo della sua IP maggiore e più famosa, quella da portare avanti e da cui ripartire. Siamo arrivati così a Hitman 3, il capitolo conclusivo della trilogia del World of Assassination e l'ennesima prova che IO crede fermamente nella natura da stealth in cui ci si nasconde in piena vista che caratterizza l'anima moderna delle avventure dell'Agente 47.
Ci crede così fermamente che le impressioni che abbiamo avuto in sede di anteprima, quando avevamo potuto testare i primi due scenari, sono state confermate (e in parte superate) dal confronto con il gioco completo: Hitman 3 è la massima espressione moderna avuta dalla saga, che si lascia alle spalle i tentativi di farsi più lineare, sfrontato e story-driven visti in Absolution per strizzare l'occhio a chi quelle attese e quelle pianificazioni le anela come non mai.
Waiting for action
Era il 2016 quando la serie Hitman, con il videogioco omonimo che fece da reboot, cominciò un nuovo percorso: lo fece con delle uscite a episodi, un modello che Square Enix ha applicato a molti suoi titoli, con sei mappe sandbox ricchissime che componevano la campagna che i giocatori avrebbero vissuto.
Da allora, e passando per Hitman 2 nel 2018, l'anima non è cambiata: anche Hitman 3 propone una struttura con sei ambientazioni dove si svolgono delle estese missioni relative alla campagna, in cui il gioco vi permette di pianificare come muovervi per arrivare ai bersagli da eliminare. E, se come nello stile di 47, i vostri omicidi non sembreranno nemmeno tali, ma incidenti, allora tanto meglio.
IO Interactive ha continuato sulla via del more of the same che avevamo già visto nel precedente appuntamento, compresa anche la componente online: Hitman 3 può essere giocato completamente offline, se lo preferite, ma avere una connessione internet attiva vi permette di misurarvi con sfide e classifiche che stuzzicheranno ancora di più quello che l'alto replay value del gioco.
Come i suoi fratelli maggiori, infatti, anche questo appuntamento punta fortissimo sulla rigiocabilità e, dopo le ore che abbiamo trascorso nei nuovi scenari, siamo tutt'altro che vicini dall'aver visto tutto quello che hanno da offrire, tra travestimenti, coperture, escamotage, oggetti apparentemente innocui che diventano armi se nelle mani di 47 e ignari bersagli che guarderanno negli occhi il loro stesso assassino, magari vestito da innocuo cameriere, senza mai saperlo.
A questo si somma il fatto che tornino i contratti extra – che potete creare e condividere anche voi – che permettono di vivere in modo completamente diverso ma meno articolato, con nuovi bersagli, gli scenari con cui vi siete già misurati. Tornano anche i bersagli elusivi, che dovrete uccidere senza intoppi al primo e unico tentativo, e le missioni escalation, che avranno tre livelli di difficoltà crescenti per farvi sudare la camicia eburnea di 47. Infine, sparisce la modalità Fantasma e Sniper Assassin nelle sue tre mappe è ora solo single player, per stuzzicarvi a cecchinare i vostri bersagli e scalare le classifiche da voi, con meccaniche identiche alle vecchie uscite.
L'elefante nella stanza del quanto dura Hitman 3?, insomma, è facilmente accompagnabile alla porta: l'offerta è ampia, per chi non cerca un'esperienza lineare in cui misurarsi con ogni scenario per una sola volta.
Action begins
Non ci gireremo intorno: Hitman 3 è l'Hitman definitivo tra quelli recentemente usciti. Le ottime cose che avevamo visto nella prima stagione e di cui erano stati smussati gli angoli nella seconda tornano qui per rimanere sotto i riflettori e prendersi la scena. La sensazione che abbiamo avuto, affrontando il viaggio all'interno del gioco, è quella di una IO Interactive dalle idee chiarissime, perfettamente consapevole di come valorizzare un'IP che rimane unica nell'offerta dell'industria, per fare in modo che proprio l'anima da sandbox trovata dai recenti Hitman sia il punto di forza del franchise, senza inseguire tendenze magari momentanee del mercato con il rischio di snaturarsi.
Ecco che, nonostante i giochi dove si spara e lo si fa tanto abbiano un mercato pressoché sicuro, anche in Hitman 3 si spara pochissimo e solo se lo si vuole: l'uccisione diretta non è mai la soluzione migliore e il sistema di professionalità – che vi assegna un punteggio e dei livelli, con cui sbloccherete nuove armi, nuove posizioni tattiche da cui far partire la missione e nuovi costumi – vi penalizzerà se doveste lasciare tracce e, peggio ancora, uccidere degli innocenti. E, sì, anche le guardie armate che vi sparano addosso se vi scoprono sono innocenti, perché voi siete un sicario, e il sicario uccide solo i suoi bersagli. Ogni danno collaterale è un fallimento.
Vi ritrovate così, all'inizio di ogni missione, a decidere il punto iniziale di 47 sulla mappa e a pianificare il tipo di approccio che volete avere. Se avete già completato delle sfide nei tentativi precedenti del contratto – come uccidere il bersaglio usando un dato oggetto, o creare incidenti particolari – potreste avere già da qui una molteplicità di opzioni che fanno la gioia dei giocatori più attenti alla componente stealth, e a cui il gioco si rivolge. Scegliere come vestire 47, se portare con sé delle armi o no, se preferire un grimaldello a un diversivo che potrebbe allontanare le guardie da una zona presidiata spetterà come sempre al giocatore. Un piano perfetto potrebbe tradursi in una missione perfetta, ma non vi riuscirà mai al primo tentativo.
L'esperienza di gioco di Hitman 3, come è stato per i suoi fratelli maggiori, è incentrata sullo sperimentare, sul prendersi dei rischi, sul rubare gli abiti a un ingenuo giardiniere e nasconderlo in un armadio mentre, armati di cesoie, ci si avvicina al proprio bersaglio che si gode il suo roseto. E, la volta successiva, ecco che magari balena in mente l'idea di agghindarsi da addetto al catering, con in mente lo scopo di rovinare la festa di chi pensa di gustare il banchetto che state preparando.
Ecco perché, in termini di longevità, rispondere semplicemente che il gioco proponga sei scenari, completabili ciascuno in circa un'ora (ma anche molto meno) alla prima run, sarebbe del tutto sbagliato. Grazie all'eccellente level design, del quale discuteremo più approfonditamente nelle prossime righe, il nuovo gioco di IO Interactive riesce a farsi giocare lungamente lasciandovi sempre addosso un grande senso di scoperta e di voglia di migliorare il vostro piano già diabolico.
Ad aggiungere pepe a una formula già collaudatissima e che comprensibilmente non aveva bisogno di rivoluzioni rispetto alle uscite precedenti sono alcune piccole novità, che avevamo anticipato nell'anteprima. La prima è il sistema di scorciatoie, che vi permette di sbloccare via extra, mentre giocate, che potrete sfruttare nelle run successive. Immaginate, ad esempio, di calare una scala a pioli che vi permette di raggiungere un livello successivo senza dover trovare il modo di aggirare la sentinella che lo sorveglia: questo, per le run future, vi permetterà di ottimizzare ulteriormente il vostro piano, anche se poi magari potreste dover ritoccare qualcosa, scoprendo che di sopra una telecamera a circuito chiuso vi ha appena filmato e il bel viso di 47 è rimasto inciso sui nastri nella stanza della sicurezza – che a questo punto bisogna trovare, e alla svelta, per non lasciare tracce e avere la valutazione massima a fine missione.
L'altra novità, sfruttata abbastanza di frequente dalle idee degli sviluppatori, è che 47 è ora dotato di uno smartphone la cui fotocamera gli permette di far intervenire i membri del suo team sulle apparecchiature di sicurezza elettroniche. Una serratura di domotica, ad esempio, potrebbe venire manomessa dai vostri collaboratori, se inquadrata con il vostro telefono, dandovi una nuova soluzione rispetto al passato.
Se è vero che il core gameplay loop e lo scheletro del gioco in sé non necessitavano di alcuna rivoluzione, ma che gradiamo le piccole novità introdotte per impreziosire quanto hanno da offrire – per quanto non così significative – lo è anche che purtroppo rimane invariata anche l'intelligenza artificiale. Come accadeva nei precedenti appuntamenti, gli NPC civili chiamano l'aiuto delle guardie se notano qualcosa di strano, giocare ai due livelli di difficoltà più alti (ce ne sono tre in totale) permette alle telecamere di scoprire i vostri crimini e chiamare la sicurezza, i nemici possono notare qualcosa che stona nei vostri travestimenti (un cameriere con un kalashnikov, ad esempio) e così via.
Tuttavia, rimangono alcuni problemi osservati in passato: quando, ad esempio, i nemici si insospettiscono per qualcosa e si avvicinano a 47 per studiarlo, è vero che ora è molto più frequente che passino subito a uno stato di allerta, mentre in passato spesso bastava allontanarsi un po' per farli tranquillizzare. Allo stesso modo, però, ci è capitato di uccidere un bersaglio in compagnia della sua scorta semplicemente lanciandogli contro un tagliacarte, mentre eravamo chiusi con lei e con tutta la sua sicurezza nel medesimo ufficio: dopo aver cercato di scoprire da dove fosse piovuto il tagliacarte, le guardie in questione sono semplicemente tornate alle loro mansioni, come se non fosse palese la presenza di un omicida dietro l'angolo e come se il corpo, ora dentro un sacco, della persona che dovevano proteggere non gli destasse nessuna preoccupazione.
Allo stesso modo, i comportamenti degli NPC non cambiano se uccidete un bersaglio e non c'è "adattamento" alle azioni di 47: nonostante "un incidente" che ha folgorato il nostro bersaglio davanti a dei testimoni, ad esempio, quelle stesse persone poi hanno ripreso a chiacchierare del deceduto come se fosse ancora vivo.
Si tratta di piccole ingenuità che non minano l'esperienza di gioco, ma che possono strappare qualche sorriso e che sogniamo vengano ulteriormente limate nelle possibili (già plausibili) prossime uscite di 47, per rendere meno a compartimenti stagni i comportamenti e le reazioni dei tantissimi NPC che incontrate negli scenari. Scenari che, come non mai, sono i veri protagonisti di Hitman 3.
Apocalypse
In sede di anteprima è stato davvero difficile parlarvi dei primi due scenari del gioco senza fare spoiler, ma è quello che faremo anche questa volta, evitando di anticiparvi alcuni dei contenuti più interessanti che le mappe di Hitman 3 avranno da offrirvi. La sensazione globale è che soprattutto nel level design IO Interactive sia maturata, ponendo sempre di più l'accento su ambientazioni che richiamano la ricchezza di Sapienza e l'unicità di Hokkaido, con commistioni davvero ben realizzate e nelle quali è un piacere perdersi.
Ad averci colpito positivamente è anche il fatto che anche negli scenari dove per forza di cose è presente un maggior numero di sentinelle e sistemi di sicurezza con cui confrontarsi, rispetto a quelli dove si ha a che fare soprattutto con i civili, IO sia riuscita ad arrivare a situazioni e contesti ibridi: non vi capiterà, ad esempio, di rivivere le (amate) caserme di San Pietroburgo di Hitman 2: Silent Assassin, ma spazierete in diverse mappe tra momenti in mezzo agli innocenti e altri in cui sarete circondati da guardie che, magari grazie al vostro travestimento, non vi prestano nemmeno attenzione.
Dubai ne è un ottimo esempio. La mappa iniziale è ricca di contesti e, come raccontato dal director Mattias Engström durante una presentazione dello scenario propone grandi e voluti contrasti tra le parti pubbliche, estremamente sfarzose, e i dietro le quinte dello staff, molto più umili e quasi spogli. Forte di una grande verticalità, questo scenario ha un intento molto chiaro, nel fare da prologo: «volevamo darvi la sensazione di essere in cima al mondo, prima di addentrarvi in missioni successive più intime e meditabonde» ha spiegato il director.
Le cose vanno anche meglio a Dartmoor. La magione britannica in cui si sta svolgendo un funerale è forte di una direzione artistica di estremo fascino ed è, tra tutti, uno degli scenari dove IO si è presa maggiormente la libertà di sperimentare e intrattenervi, al punto che siamo certi che sarà uno di quelli che rigiocherete di più – complici anche le tantissime stanze sparse sui diversi livelli della tenuta, oltre che i misteri e i segreti che albergano nei suoi cortili.
La mappa più debole del nuovo pacchetto è probabilmente quella di Berlino, che abbiamo trovato più ingessata, ma che è unica e forte di una caratteristica che non vogliamo anticiparvi, ma che vi costringe a fare a meno delle Storie di missione: si tratta di guide opzionali in cui si può incappare e che normalmente vi aiutano a ordire un piano per arrivare di fronte al target. Se siete abituati a sfruttarle, sappiate che a Berlino non ne avrete a disposizione nessuna e che, proprio come nei titoli classici, dovrete arrangiarvi completamente da soli.
Lo scenario di Chongqing è, senza timore di smentita, uno dei più affascinanti e dei più riusciti dell'intera trilogia. La mescolanza di ambienti ad alta sicurezza e di vicoli della cittadina cinese è animata da un'illuminazione che sa di next-gen, mentre il contratto della campagna proposto in questo frangente è quello che metterà più alla prova le vostre doti da sicario.
Le cose vanno di lusso anche in Argentina: mentre le vicende proseguono, 47 si reca in quella che è a tutti gli effetti l'evoluzione della missione "Un'ottima annata" di Hitman Blood Money, dove ci si ritrovava in una villa di un noto produttore vinicolo. In questo caso, la tenuta e i vigneti saranno la casa dell'Agente 47, in una mappa che ci ha colpito per la titanica varietà di situazioni offerte e che ricorda in un certo modo le sensazioni che si avevano a Sapienza, quando si vagava tra i civili che stanno solo cercando di godersi del relax.
Infine, ma come detto non vogliamo fare nessuno spoiler, era lecito aspettarsi di più dallo scenario finale sui Monti Carpazi, dove per ovvi motivi è la storia a prendere per mano la vicenda, rendendo molto più soffocate e costrette le possibilità sandbox, come e anche più di come accadde in Hitman 2 ad Hawke's Bay.
47 makes a decision
La sceneggiatura era probabilmente un altro degli elefanti nella stanza di Hitman 3. Fin dall'annuncio, infatti, IO ha parlato della "drammatica conclusione della trilogia", lasciando intendere che la storia avrebbe avuto un ruolo preponderante. Si tratta di un concetto che ha confermato anche Engström, quando ha spiegato che «una delle cose che volevamo fare era avvicinare la storia al gameplay, per un maggior sensazione di accessibilità e immediatezza.»
Missione riuscita? Più o meno. Nonostante gli accenti di IO, infatti, rimane sempre la sensazione che nessuno giochi a Hitman per la sua narrativa – complici anche le uscite classiche che non sempre riuscivano a intrecciare storie intriganti alle origini di clone di 47. Ciò nonostante, Hitman 3 fa meglio dei suoi predecessori e, giocando sapientemente soprattutto con i personaggi più iconici del franchise, porta ad alcuni momenti in cui il giocatore effettivamente si chiederà che piega possano prendere le vicende.
Ad aiutare in questo senso sono le performance di una doppiatrice come Jane Perry, ancora una volta eccellente nel ruolo di Diana, ma anche il ritorno delle cutscene vere e proprie, che sostituiscono le sequenze animate con i dialoghi in montato che avevamo visto in Hitman 2.
Non aspettatevi niente di articolato: i video sono di durata estremamente breve, le vicende corrono e sono solo un filo conduttore tra i contratti, ma al di là dei limiti tecnici visibili in alcune animazioni facciali il risultato è più apprezzabile e segna un passo in avanti rispetto alle recenti uscite di IO. Una notizia che ci ha fatto piacere, anche pensando a Project 007.
Ave Maria
Abbiamo potuto giocare Hitman 3 su PC per questa recensione, e le impressioni che abbiamo avuto dalla componente tecnica e da Glacier Engine sono positive. Su una RTX 2060 Super (ma anche su una RTX 2060 su laptop) il gioco appare nitido, fluido sopra i 60 fps anche quando sono presenti numerosi NPC, con pochissime e sparute incertezze pre day-one. Sono inoltre incluse numerose opzioni grafiche che permettono di regolare la resa a seconda delle proprie esigenze, oltre a un benchmark che facilita individuare la configurazione migliore possibile.
Mancano, invece, tecnologie come il DLSS e il ray-tracing, anche se di quest'ultima non si sente particolarmente la necessità: i giochi di luce sono abbondanti e impreziosiscono la composizione dell'immagine a cui ha puntato IO Interactive, dando l'impressione di trovarsi, per la prima volta, davanti a un Hitman next-gen. Abbiamo osservato anche qualche cambiamento al modello di 47, che riguadagna texture di ottima definizione ma perde qualcosina nei caratteri del viso, mentre l'aspetto degli scenari delle precedenti stagioni – a cui potete accedere se possedete già Hitman e Hitman 2 sulla stessa piattaforma – è praticamente invariato.
Non abbiamo avuto modo, nel momento in cui battiamo questa recensione, di testare il gioco su console, né su PS4 con PlayStation VR.
In merito alla colonna sonora, invece, purtroppo si sente la mancanza di brani di forte personalità come quelli che garantiva Jesper Kyd, con l'accompagnamento sonoro che si accontenta del suo ruolo di secondo piano senza mai contrappunti o accenti particolarmente rilevanti.
Configurazione PC
- CPU: AMD Ryzen 5 3600
- RAM: 16 GB
- GPU: RTX 2060 Super GDDR6 8 GB
- SSD
Se volete vivere la trilogia di Hitman, vi raccomandiamo di cominciare dal primo capitolo del World of Assassination.
Voto Recensione di Hitman III - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Level design eccezionale
-
Mantiene intatta la sua personalità unica
-
Replay value altissimo
-
Un piacere per gli occhi su PC
Contro
-
Le piccole novità di gameplay non sono così rilevanti
-
IA ancora migliorabile
-
Non aspettatevi fuochi d'artificio narrativi
Commento
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