Hatsune Miku: Colorful Stage! | Recensione - Un must per gli appassionati
Colorful Stage ci ha sorpresi per la quantità e la qualità dei contenuti offerti.
a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Colorful Palette
- Produttore: SEGA
- Distributore: SEGA
- Piattaforme: MOBILE
- Generi: Rhythm Game
- Data di uscita: 30 settembre 2020 (Giappone) - 7 dicembre 2021
Sappiamo che il Giappone costituisce un mercato particolare per il mondo videoludico. Nella Terra del Sol Levante, infatti, spopolano generi e serie che in Occidente faticano a trovare spazio, come ad esempio le visual novel, diffusissime in Giappone ma estremamente di nicchia dalle nostre parti.
Lo stesso discorso vale anche per i rhythm game, genere che dalle nostre parti non è mai mancato (a differenza delle visual novel), ma senza mai riuscire a riscuotere un particolare successo. Tra le serie di rhythm game più popolari in Giappone c’è sicuramente quella dedicata ad Hatsune Miku: Project DIVA, di cui alcuni episodi hanno fatto capolino anche nel Vecchio Continente.
Questa serie, come si può intuire dal titolo, vede per protagonista la popolare idol delle Vocaloid, gruppo di artiste virtuali conosciutissime in Giappone che hanno conosciuto una buona popolarità, seppur minore, anche dalle nostre parti. Oggi siamo qui per parlarvi del primo spin-off mobile della serie, Hatsune Miku: Colorful Stage!, dove le popolari Vocaloid sono affiancate da un cast di personaggi completamente originale, pronto a stregarci con brani classici ed inediti.
Vale la pena avviare il download o si tratta dell’ennesimo progetto di nicchia solo per fan? Scopriamolo insieme.
Alla scoperta delle nostre vere emozioni
Nonostante il cuore da rhythm game, in Hatsune Miku: Colorful Stage! (solo Colorful Stage d’ora in poi) la storia ricopre un ruolo centrale, perché sono presenti moltissime sezioni da vera e propria visual novel, dove la storia ci viene raccontata attraverso lunghe scene narrate.
La trama di Colorful Stage è ambientata a Tokyo e Yokohama, in un mondo in tutto e per tutto simile al nostro, dove le popolari Vocaloid sono delle cantanti appartenenti al mondo dell’immaginario. Nel prologo, Miku Hatsune, certamente il volto più popolare delle Vocaloid, si rivolgerà direttamente a noi, raccontandoci dell’esistenza di altre dimensioni, denominate Sekai. Questi mondi vengono creati dalle emozioni, e ne esistono tanti quanti sono i sentimenti.
Nel nostro viaggio, dovremo aiutare il vasto cast di personaggi ad entrare in contatto con i loro veri sentimenti proprio grazie ai Sekai, dove peraltro le Vocaloid esistono realmente e possono interagire con gli “umani” protagonisti del gioco. In Colorful Stage faremo infatti la conoscenza di un cast di venti personaggi originali, ciascuno doppiato da un VA che si occuperà anche del loro cantato nelle sezioni rhythm game; i personaggi sono divisi in cinque gruppi musicali, e all’inizio del gioco saremo chiamati a scegliere il primo gruppo di cui seguiremo la storia.
In qualsiasi momento, comunque, potremo cambiare idea e lanciarci nella campagna di uno degli altri gruppi. Sostanzialmente, è come se ci fossero cinque storie separate, che affrontano diverse tematiche, legate tra loro dal fil rouge delle “vere emozioni”, che ogni membro del gruppo deve riscoprire.
Mai ci saremmo aspettati una tale cura del profilo narrativo, in parte per il genere ed in parte per la piattaforma scelta per il gioco; invece Colorful Stage ci ha saputi stupire grazie ad una cura certosina per la trama e per il cast di personaggi, ognuno con un solido background alle spalle e una storia da raccontare.
Certo, rimangono alcuni difetti tipici di diverse opere orientali, su tutti l’eccessivo poggiarsi su archetipi per i personaggi e su alcuni cliché in certi frangenti della storia; chiudendo un occhio su questi aspetti, però, Colorful Stage ha saputo appassionarci, e grazie anche alla varietà del cast è impossibile non riuscire a trovare almeno un paio di personaggi con cui empatizzare.
Anche il comparto tecnico merita una nota positiva. Tanto le parti visual novel, quanto le parti rhythm game sono realizzate con uno squisito character design, che rispecchia quello classico dei Vocaloid ma con qualche leggera differenza rispetto al passato. Anche le ambientazioni ed i fondali sono realizzati con estrema cura, ed il gioco (testato su Galaxy S20 FE) è estremamente stabile anche quando la situazione su schermo si fa più complessa, cosa ovviamente fondamentale in un gioco basato sul ritmo.
Ovviamente un ruolo importante è giocato anche dal comparto audio. Come dicevamo, il gioco può vantare sia brani classici dei Vocaloid, sia brani inediti, che attraversano diversi generi musicali. Sia chiaro, è una soundtrack di quelle che è facile definire “non per tutti”, nel senso che rappresenta generi non popolari nel nostro continente. Se siete fan dei Vocaloid o di questi generi orientali troverete sicuramente pane per i vostri denti, mentre se siete neofiti si tratta di un’ottima occasione per scoprire qualcosa di nuovo – che magari non vi piacerà, ma almeno potrete dire di averci provato.
Maestri del ritmo
Come abbiamo detto, Colorful Stage si divide sostanzialmente tra due sezioni a livello di gameplay: una dove il gioco diventa una vera e propria visual novel, l’alra dove invece si hanno le meccaniche tipiche dei rhythm game. Ma andiamo con ordine.
Una volta terminato il prologo iniziale, ci ritroveremo in una sorta di overworld, da cui potremo accedere a diverse location. Sullo sfondo vedremo passeggiare diversi personaggi, con i quali potremo talvolta interagire, mentre sullo schermo potremo vedere diversi tasti corrispondenti alle diverse sezioni del gioco. Ecco, se c’è una cosa che gli sviluppatori potrebbero migliorare di Colorful Stage è proprio la UI: specialmente all’inizio, la pletora di opzioni disponibili risulta piuttosto confusionaria, e saranno necessari diversi minuti di gioco per raccapezzarsi tra le diverse modalità.
Ad ogni modo, una volta presa confidenza con l’interfaccia potremo finalmente lanciarci nella storia. La trama del gioco è divisa in cinque storie principali, ciascuna dedicata ad una band. Potremo affrontarle nell’ordine che preferiamo, anche perché per sbloccare nuovi episodi sarà necessario far salire il livello della band (completando canzoni, ovviamente, ma ci arriveremo).
Qui c’è poco da giocare e molto da leggere (in inglese), come tipico per le visual novel. Sono peraltro presenti diverse tipologie di storie: oltre alle Main Story, che portano avanti la storia di un gruppo, troveremo anche le Card Story e le Event Story. Le prime raccontano le storie dei singoli componenti del gruppo, e possono essere sbloccate ottenendo la giusta carta nel gacha del gioco; le seconde, invece, si sbloccano giocando agli eventi che ciclicamente verranno proposti dagli sviluppatori, e possono riguardare una singola band o anche diverse band, che finalmente si incontrano nella stessa storia.
Come abbiamo detto nello scorso paragrafo, la narrativa del gioco è davvero molto curata, al netto di alcuni topoi tipici degli anime, dunque se siete appassionati di visual novel avrete davanti a voi una piccola perla sotto questo profilo.
La seconda macro-area del gioco è quella rhythm game, dove potremo affrontare numerosi brani a diversi livelli di difficoltà. Prima di scegliere il brano tra quelli disponibili (altri possono essere sbloccati nel negozio del gioco), possiamo scegliere la band con cui affrontarlo, modificandone anche i membri, se vogliamo. È questo che ci permette di far salire di livello un gruppo e di sbloccare nuovi eventi per la loro storia, come dicevamo, dunque dovremo necessariamente completare diversi brani se vorremo scoprire l’intera trama di un gruppo.
Per quanto riguarda il gameplay di queste sezioni, si tratta di un rhythm game abbastanza classico, degno spin-off della serie principale, ovviamente nella variante tipica dei titoli mobile. Dovremo sostanzialmente premere a tempo i pulsanti che compaiono sullo schermo, e talvolta saremo chiamati ad eseguire degli swipe o a tenere premuto un certo tasto, facendo scorrere il dito secondo lo scorrimento della nota.
Niente di mai visto prima, dunque, ma si tratta di un genere in cui è veramente difficile proporre qualcosa di nuovo che vada oltre la semplice gimmick; oltretutto, il gioco riesce comunque a divertire egregiamente, senza troppe pretese, ed il tasso di sfida diventa abbastanza elevato già a difficoltà normale in alcuni brani.
Abbiamo inoltre apprezzato molto una scelta degli sviluppatori: anziché impedire di giocare dopo un certo numero di partite (meccanica tipica dei titoli freemium), ciò che succede quando si esauriscono i cosiddetti Live Boosts è che si riceveranno meno ricompense, ma si potrà comunque continuare a giocare.
Infine, come ciliegina sulla torta, è possibile affrontare le canzoni anche in compagnia di altri giocatori, online o in locale: insomma, l’offerta ludica è veramente corposa, più di quanto ci saremmo aspettati.
Questi sono i due cuori pulsanti di Colorful Stage, le modalità in cui passerete la maggior parte del tempo; a fare da contorno ci sono poi altre attività secondarie, che vanno dal classico gacha in cui è possibile ottenere oggetti rari (ed è qui che avverrà l’eventuale dispendio di denaro, qualora decideste di investire sul titolo), ad un corposo editor che permette di cambiare il vestiario dei nostri protagonisti, creando gli abbinamenti che più ci piacciono.
Tra tutte le feature secondarie, però, quella che spicca di più è sicuramente quella dei Virtual Live. Si tratta di veri e propri concerti virtuali, tenuti in lobby dedicate in cui potremo anche interagire con altri giocatori nella forma di semplici avatar; l’idea ci è piaciuta molto, soprattutto in un periodo come questo, dove i concerti rimangono ancora un miraggio (si spera sempre meno lontano) a causa della pandemia.
In definitiva, Hatsune Miku: Colorful Stage! si è rivelato un titolo sorprendentemente curato, dal punto di vista qualitativo e quantitativo: le cose da fare sono davvero moltissime, e sia la parte visual novel che quella rhythm game sono davvero ben realizzate, grazie ad una storia appassionante e ad un’ottima selezione di brani.
Le meccaniche gacha sono relegate ad un loro spazio e non sono pubblicizzate ossessivamente dal gioco, il che lo rende fruibile anche da chi non intende spendere un centesimo. L’unico, vero neo del titolo è la gestione dei download: anziché eseguire un unico, grande download al primo avvio, il gioco vi farà scaricare nuove componenti quasi ad ogni evento, cosa che può risultare leggermente snervante, qualche volta. Si tratta di un difetto minore, però, che non altera il godimento del titolo.
Se cercate un buon rhytm game a tema Vocaloid su console, vi consigliamo il buon Hatsune Miku: Project Diva X.
Voto Recensione di Hatsune Miku: Colorful Stage! - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Storia (o meglio, storie) molto curata
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Semplice nelle meccaniche, ma divertente
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Esteticamente delizioso
Contro
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UI piuttosto confusionaria nell'overworld
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La gestione dei download poteva essere migliore