La magica serie di Harry Potter incanta ormai da anni milioni di appassionati provenienti da tutte le parti del globo con una particolarità tutta sua: gli stessi che leggevano la sua prima avventura, Harry Potter e la Pietra FIlosofale, nell’età pre-adolescenziale, hanno accompagnano le gesta del maghetto condividendo la sua crescita, nei contenuti e negli sviluppi, fino alla maturità del settimo e ultimo capitolo. In particolare, il sesto episodio continua l’evoluzione iniziata con l’Ordine della Fenice, proponendo insieme tematiche adolescenziali e divertenti ad ambienti e avvenimenti più “cupi”. Ma se la serie di romanzi creati dalla Rowling è stata capace di crescere e maturare nel corso degli anni allargando il pubblico in ascolto, si potrà dire la stessa cosa della serie di videogiochi dedicata all’opera della famosa scrittrice inglese? Non ci resta che scoprirlo analizzando il nuovo capitolo per PlayStation Portable proposto da Electronic Arts, Harry Potter e il Principe Mezzosangue.
Hogwarts, dolce HogwartsFinito tragicamente il quinto anno di Harry alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts con la morte del suo padrino Sirius Black, un nuovo e difficile anno scolastico si presenta davanti ai tre ragazzi protagonisti della serie: oltre a dover seguire le dure lezioni, infatti, Harry, Ron e Hermione dovranno fare i conti con Draco Malfoy, che sta tramando qualcosa di losco nascondendosi da tutti, persino dal professor Piton, e con Silente, il quale ha scoperto terribili verità sul passato di Lord Voldemort e sta escogitando un piano per evitare la sconfitta.Sebbene le premesse siano effettivamente interessanti, non lo è tanto l’approccio usato dal videogame per lo sviluppo degli eventi, sia chiave che meno importanti: nonostante, infatti, Harry sia protagonista, nel romanzo, di tante e vitali avventure, molto spesso pericolose, il tutto nel gioco si traduce in un inutile quanto noioso backtracking che porterà il giocatore a visitare gli stessi luoghi della scuola decine e decine di volte, alla ricerca di obiettivi banali e superficiali (soprattutto se si pensa alla vita mai noiosa del protagonista all’interno del romanzo) come ad esempio “Trovare la borsa di Luna Lovegood” o “un calderone auto-rimescolante per regalarlo alla mamma di Ron.”La struttura del gioco rimane quasi la stessa del capitolo precedente, con lunghe fasi esplorative all’interno di Hogwarts intramezzate da un buon numero di sottogiochi, alle volte divertenti, come le partite a Quidditch, lo sport preferito dei maghi, e dai duelli magici tra i ragazzi della scuola (o i malvagi della situazione), questi ultimi tanto semplici quanto piatti e privi di mordente.In realtà la scarsità di contenuti e il livello di sfida generale quasi inesistente, rischiano di tenere lontano da questo gioco la maggioranza dei videogiocatori desiderosi di una buona, ma anche solo discreta, avventura tra i corridoi, le aule e i passaggi segreti della scuola creata dalla Rowling.
La “facile” vita di Harry PotterHarry Potter e il Principe Mezzosangue proporrà più che altro, come già detto, lunghe, forse troppo, fasi esplorative che, con molta probabilità, finiranno per sfiancare anche i giocatori più pazienti, a causa degli obiettivi futili e, molte volte, anche insensati cui il gioco vi costringe per avanzare nella storia. Per poter seguire le vicende narrate in questo capitolo, infatti, il più delle volte basterà semplicemente parlare o scambiare oggetti con i personaggi non giocanti o, in casi estremi, affrontare una banale duello a suon di incantesimi. Il prodotto EA non riesce a dare al giocatore nessuna emozione, neanche nei momenti più concitati: facendo un esempio, durante la scena dell’attacco alla tana da parte dei mangia-morte, il gioco si trasforma in un improvvisato sparatutto in prima persona a colpi di “Stupeficium, l’incantesimo che stordisce, risultando poco divertente o impegnativo e scarsamente ispirato.Leggermente più azzeccati sono i sottogiochi all’interno della scuola, abbastanza numerosi e vari: si va dal già citato Quidditch alle Gobbiglie, molto simili alle biglie “Babbane“, e dalle partite di Sparaschiocco, diversi giochi di carte che potrebbero impegnare efficacemente memoria fotografica e riflessi, agli Stregabirilli, una sorta di gioco di bowling nel quale si può far rimbalzare la palla sulle pareti per raggiungere birilli altrimenti irraggiungibili. Ovviamente questi piccoli momenti, seppur abbastanza divertenti, non bastano a salvare il gioco da una poco celata vena di monotonia.
Senza infamia e senza lodeL’ambiente in cui il giocatore si muove, basato sulle scenografie della riproduzione cinematografica della saga, è fedele e riprodotto discretamente, anche se le potenzialità della PSP vanno ben oltre il risultato finale di questo prodotto: i personaggi, infatti, sono carenti dal punto di vista prettamente grafico (animazioni, texture e poligoni) e gli ambienti circostanti sono semplici sfondi pre-renderizzati, nei quali si presenta, occasionalmente, un fastidioso calo di fluidità. A tutto questo si aggiunge un comparto audio quasi insopportabile, fatto di una colonna sonora ripetitiva, ad eccezione del brano centrale della saga, e, in generale, poco azzeccata nel contesto dell’azione. Gli effetti sonori, infatti, non esprimono al meglio ciò che dovrebbero rappresentare, che sia il movimento della bacchetta o il fruscio di un manico di scopa volante, e riescono ad essere addirittura fastidiosi, soprattutto se riprodotti in cuffia. La longevità del gioco risulta minata, oltre che dagli eccessivi difetti che potrebbero farvi abbandonare il titolo molto presto, dall’assenza di una modalità multi-player e dalla poca ri-giocabilità che lo contraddistingue.Se dopo tutto questo considerate, come già detto, che Harry Potter e il Principe Mezzosangue non offra nessuna reale sfida al giocatore o spunti di divertimento, difficilmente il gioco potrebbe piacere al “giocatore-medio”, che sia fan o meno della saga di apprezzati romanzi scritta da J.K. Rowling.
– Hogwarts riprodotta fedelmente
– Alcuni sottogiochi divertenti
– Struttura noiosa e ripetitiva
– Non aggiunge niente di nuovo al suo predecessore
– Difficoltà prossima al nulla
– Sonoro non all’altezza
5.9
Il nuovo capitolo per PSP sviluppato da Electronic Arts non riesce quindi a distinguersi dal concetto di “tie-in realizzato per far vendite senza sforzo appoggiandosi esclusivamente al nome del franchise”: nonostante la serie sia maturata nel corso degli anni, almeno nei romanzi, presentando segni di profondità e addirittura di violenza, altrettanto non si può dire del videogame, che resta ancorato a meccaniche vecchie e banali, risultando indigesto persino ai fan sfegatati di Harry Potter.
Voto Recensione di Harry Potter e il Principe Mezzosangue - Recensione