Recensione

.hack Part 3 - Outbreak

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a cura di Chomog

Un grande progetto Bandai.Hack Part 3: Outbreak è il terzo episodio di questo “gioco di ruolo a puntate” targato Bandai.Il progetto “Dot Hack” non si limita solo al mondo dei videogiochi, però, ma abbraccia anche una serie di animazione, sia per la televisione che per il mercato Original Animation Video. Bandai ha quindi cercato di creare quel qualcosa che fino ad ora avevamo visto solo per le serie animate, solo che adesso si parla di giochi di ruolo su console.

Il gioco di ruolo nel gioco di ruoloL’analisi di questo titolo deve esser fatta avendo in mente il progetto globale: non si può giudicarlo a sé stante, ma bisogna vederlo come anello di una catena composta sia dai precedenti due episodi, usciti sempre per Playstation 2, che dalla strada parallela dove si collocano la serie animata e gli OAV.Bandai ha cercato di proporre su console quello che in genere si vede nella serializzazione di un anime per il mercato Dvd, un esperimento che in Giappone ha creato un vero e proprio fenomeno di culto, riproposto con eguale successo anche in America ed in Europa (in questa ultima grazie anche alla massiccia pubblicità di Atari, il distributore ufficiale). All’interno della confezione di .Hack Part 3: Outbreak troviamo, infatti, un secondo dvd contenente ben 40 minuti di animazione che amplia il mondo di .Hack, intessendone la trama e chiarendo alcuni aspetti non trattati nel gioco.In questo terzo capitolo vedremo Kite maturare e affrontare la realtà virtuale di “The World” in modo più consapevole, avendo fatto tesoro delle esperienze passate; ci spingeremo oltre nel tentativo di scoprire la verità sul virus che sta distruggendo i server del gioco, causando nei suoi utenti uno stato comatoso quando connessi e verremo a conoscenza, grazie anche alle capacità del protagonista di riscrivere il codice di alcuni mostri resi invincibili dal virus e di “hackare” portali ai dungeon bloccati dal sistema (facendo sempre attenzione però al livello di infezione assorbita), di realtà fino ad ora nascoste, avviandoci verso la conclusione attesa nel quarto episodio.

Un mondo alternativoLa novità, che vogliamo ricordare, della serie .Hack è questo mondo alternativo nel videogioco stesso; il titolo Bandai infatti presenta un ambientazione molto originale come idea creativa: la scelta di voler riprodurre tramite un gioco di ruolo offline un MMORPG (un Massive Multiplayer Online Role Play Game) è alquanto singolare e presenta una varietà di possibili elementi con cui interagire davvero enorme.In “The World” l’animo delle persone si materializza e si amplia al massimo, facendo divenire il più normale degli esseri umani un grande eroe, se il suo cuore ed il suo spirito si dimostrano tali.Kite, ormai videogiocatore fuorilegge, si presenta più maturo e più forte mentre il livello dei mostri sale dal 50esimo fino al 70esimo e allo stesso modo si ampliano le abilità dei personaggi il livello di intelligenza artificiale (anche i mostri si comporteranno in un modo più realistico e i combattimenti sono leggermente più difficili, con alcuni nemici immuni alla magia o agli attacchi fisici), presentando così un’evoluzione costante del ritmo di gioco che trascina il videogiocatore tramite la fitta trama.Outbreak presenta, come Mutation, la possibilità di importare i dati dei personaggi dal precedente episodio e grazie a questa opzione potremo disporre di abilità, oggetti e characters che invece verrebbero meno se iniziassimo una partita da zero (in quest’ultimo caso, infatti, saremo al comando di un party standard offertoci dal gioco). Non è quindi del tutto necessario aver giocato i precedenti due episodi della saga per usufruire di questo titolo ma di sicuro è decisamente consigliato, in particolar modo per la comprensione globale di tutti gli aspetti e le sfumature della storia. Migliorato (di molto), come già accennato, il livello di intelligenza artificiale dei nostri compagni controllati dalla CPU: finalmente vedremo questi ultimi curarsi ed attaccare seguendo una determinata strategia (più o meno razionale) che rispecchia il loro carattere e la loro evoluzione nella storia. Questa particolarità della serie Bandai è molto piacevole e rompe gli schemi del classico gioco di ruolo; sembra, infatti, di trovarsi davvero in un MMORPG, senza però doversi preoccupare di tutti quei contro che possono gravare gli appassionati del genere come i costi di utilizzo del servizio, la disponibilità di un accesso alla rete di qualità Broadband e il rispetto degli orari per ritrovare i propri compagni di battaglia.Anche in questo più crudo episodio della saga ritroveremo quella caratterizzazione nipponica che accompagna questa produzione, rappresentazione molto adolescenziale che segue il modello fisionomico ectomorfico, con personaggi snelli o muscolarmente poco definiti, ma adornati con tantissimi gadget che impreziosiscono la qualità visiva compensando il poco carisma della “nuda” struttura estetica dei characters.Possiamo segnale, però, come pecca una sorta di irregolarità nel livello di difficoltà durante il gioco: alcuni dungeons (come il primo, ad esempio) devono essere completati con un solo personaggio, richiedendo molto tempo da spendere nel levelling semplicemente per farlo sopravvivere, ma una volta superati ci si trova ad essere tanto forti da rendere i dungeons multi-personaggio così facili da risultare quasi ridicoli.

Il mio cuore rivela chi sono, non il mio aspettoEsteticamente Outbreak è identico ai suoi due predecessori; il motore grafico che muove l’insieme è, infatti, il medesimo, con tutti i suoi pro ed i suoi contro. Le animazioni poco fluide e legnose vengono, però, compensate dallo stile di Yoshiyuki Sadamoto (che ha caratterizzato Evangelion di Gainax) e dai già menzionati gadget presenti nell’abbigliamento di ogni personaggio. Il fantasy-style che sposa quello futuristico da realtà virtuale si fonde e dà vita in .Hack a qualcosa di unico e completamente slegato da produzioni simili.Molto belle e suggestive, poi, le ambientazioni “dispersive” che trasmettono quel senso di smarrimento, ed allo stesso tempo di avventura, tipico dei MMORPG reali.Gli effetti luce sono forse la parte grafica più fenomenale del gioco: ogni azione dei personaggi in battaglia è sottolineata da un coreografico gioco di luci e colori, stupendi motivi che ricordano circuiti elettronici dal tocco futuristico e mistico, con trasparenze che si interpongono tra il personaggio e l’effetto grafico.Tantissime le icone ed i balloons, con i characters che durante le battaglie comunicano e ricevono ordini così come fanno i mostri; ed il tutto è comunicato a schermo, con il contro di rendere a volte la dinamica un pò confusa.Le musiche hanno quel tocco anime di Yuki Kajiura e ripropongo riferimenti melodici ai temi già ascoltati nei due episodi precedenti con l’aggiunta di qualche nuovo brano; gli effetti sonori invece rimangono immutati tranne per i nuovi elementi di gioco (armi, mostri) che ne presentano uno proprio.

– stile e carisma da vendere

– il gioco di ruolo nel gioco di ruolo

– caratterizzazione nipponica

– legato ai due precedenti titoli

– una volta finito raramente si rigioca

– solo 30 ore per completarlo

7.5

Questa produzione, che si sta avviando verso la conclusione, è sicuramente da apprezzare, in primis per il coraggio dimostrato da Atari nel credere che anche il pubblico europeo apprezzasse un titolo dai temi così nipponici.

In .Hack il videogiocatore trova un comparto grafico discreto, un buon sonoro ed un gameplay nella media, ma soprattutto riscontra una story-line di primissimo ordine e con tanti colpi di scena (forse Outbreak sotto questo aspetto è il migliore).

Il titolo è sicuramente consigliato a chi ha già apprezzato i primi due episodi, non solo a livello collezionistico ma anche come prodotto in sé.

Un japan-Rpg con uno stile anime così non si è mai visto, ma è sicuramente sconsigliato a chi non apprezza né il genere né la caratterizzazione.

Voto Recensione di .hack Part 3 - Outbreak - Recensione


7.5

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