Recensione

.hack Part 1 - Infection

Avatar

a cura di Fabfab

I primi anni di vita della PS2 non sono stati il massimo per gli amanti nostrani dei giochi di ruolo: in Italia arrivavano pochi titoli, quasi sempre di dubbia qualità (mentre quelli belli non venivano importati, vedi “Xenosaga” e “Suikoden III”) e quasi sempre non localizzati!La situazione ha cominciato a migliorare nel 2003 (“Wild Arms 3”, “Dark Chronicles”, “Breath of Fire – Dragon Quarter”, “Everquest”) per poi esplodere definitivamente in questo 2004 che in pochi mesi ci ha regalato “Arc – Il tramonto degli spiriti”, “Final Fantasy X-2” ed ora questo .hack part 1 – Infection: un inizio anno da leccarsi i baffi…

On e off lineCome la maggior parte di voi ormai saprà, la particolarità di questo titolo è rappresentata dal fatto di simulare un MMORPG, vale a dire quei particolari giochi di ruolo fruibili unicamente on-line, fino a poco tempo fa appannaggio esclusivo dei Pc ed ora arrivati anche su console (dove il primo, e finora unico, esponente è “Everquest Online Adventures” di Sony): in pratica l’utente simula di essere un giocatore che si connette alla rete, con tanto di desktop virtuale sulla televisione e possibilità di alternare il proprio ruolo all’interno del gioco on-line “The World” con quello esterno ad esso, fatto di email e messaggi sul forum.All’inizio, pertanto, vi verrà chiesto di inserire due nomi, il vostro (o, per meglio dire, quello del vostro alter ego digitale) e quello del personaggio che interpreterete nel gioco di ruolo vero e proprio: dopo l’iscrizione virtuale al server di gioco, potrete finalmente accedere a “The World”, che in un prossimo futuro (il gioco è ambientato nel 2009) sarà il MMORPG più diffuso a livello planetario.L’avventura ha inizio con voi nei panni del classico novellino (con avatar già assegnato e non modificabile) che venite introdotti al gioco da un vostro amico esperto di MMORPG (anzi, il suo personaggio è uno dei più noti nel mondo virtuale): il primo quarto d’ora vi tocca dunque un completo tutorial che vi presenterà le basi dell’esperienza che state per intraprendere. Ben presto, però, vi renderete conto che c’è qualcosa che non va, il server è stato infettato da un misterioso virus e le conseguenze delle azioni compiute in questo mondo virtuale rischiano di estendersi anche a quello reale: se ad esempio un avatar muore, il relativo giocatore cade in coma!Indovinate chi è il predestinato cui spetterà svelare il mistero che si cela dietro questo pasticcio…

Tanti veri, falsi giocatori virtualiL’ambientazione di “The World” è, naturalmente, di tipico stampo nippo-fantasy con personaggi cool e dai vestiti bizzarri, esseri antropomorfi ed avversari che spaziano da normali mostriciattoli ad improbabili esseri astrusi: normalmente lo scopo del gioco sarebbe quello di visitare le varie aree esplorabili, tutte accessibili mediante portali che dalla città teletrasportano al luogo d’azione, magari in compagnia di un gruppo di amici, combattendo i mostri, raccogliendo i tesori e guadagnando esperienza. Praticamente identico ad una partita a “Everquest” per PS2 (tranne che per la faccenda del teletrasporto), non fosse che “The World” è stato infettato da un pericoloso virus che spesso e volentieri altera ambienti e percezioni!L’atmosfera da MMORPG è ricreata in maniera molto convincente, in città si trovano tantissimi giocatori intenti a correre avanti ed indietro come forsennati o riuniti in gruppo a chiacchierare (proprio come nella realtà) ed anche se con la maggior parte di loro si possono solo scambiare oggetti o intavolare discorsi generici, la personalità di quelli destinati in qualche modo ad avere parte rilevante nella storia è ben delineata e molto varia: avremo il giocatore completamente preso dal mondo immaginario in cui si trova, la novellina fanfarona, la ragazzina pasticciona ma kawaii, l’amico fidato e così via.In “The World” i personaggi non sono degli inespressivi simulacri del giocatore, ma rivelano i propri sentimenti attraverso le espressioni facciali o il gesticolare degli arti e per questo il livello di coinvolgimento è totale. Eventi e dialoghi tra i protagonisti sono per lo più precalcolati e senza possibilità di interazione da parte del giocatore, ma questo aiuta a ricreare la sensazione di trovarsi a conversare con un altro essere senziente piuttosto che con una fredda cpu.Sempre a seguito di questa finzione (quella di trovarsi a giocare con altri umani), non è consentito al giocatore controllare gli altri membri del proprio party: una volta entrati in “The World” potremo accedere alla nostra lista di amici e metterci in contatto con loro, per vedere se sono sul server: in caso positivo ci raggiungeranno e seguiranno in ogni nostro spostamento (non potremo convocarne più di due per volta). E’ importante stringere più amicizie possibile e mantenere quelle acquisite (magari con regali appropriati), perché i vari giocatori non saranno sempre connessi e non è bello trovarsi ad esplorare un dungeon infestato senza compagni!Durante i combattimenti, rigorosamente in tempo reale, l’IA degli altri giocatori si comporta abbastanza bene evitando di trasformarli nella classica palla al piede, pur se qualche occhiata al loro stato di salute conviene sempre darla; considerato poi che il vostro alter ego è stato eletto a capo del party, avrete la possibilità di dare qualche ordine generico ai vostri compagni, chiedendo loro di curare, difendere, gettarsi nella mischia o quant’altro riteniate opportuno in quel momento.Quando non sarete impegnati a giocare a “The World”, potrete usufruire del vostro pc virtuale, un desktop con icone che ricorda vagamente quello di Windows: non crediate che questi momenti off-line non siano importanti, perché è solo in queste occasioni che spesso potrete raccogliere informazioni essenziali per procedere nell’avventura. Le email, ad esempio, vi mantengono in contatto con gli altri giocatori, mentre nel forum potrete leggere consigli e suggerimenti da parte di altri giocatori.

The WorldAl di là di questa idea parecchio originale, tuttavia, il gioco, in sé, si rivela quantomeno canonico nel suo sviluppo: nei panni dell’eroe di turno ve ne andrete in giro per mondi fantastici combattendo mostri, raccogliendo oggetti ed aprendo bauli di tesori.Il punto di partenza è sempre una città, luoghi circoscritti in cui acquistare e vendere oggetti, salvare i progressi di gioco, parlare e scambiare con gli altri giocatori; quando decidete di entrare in azione basta dirigersi verso il portale di teletrasporto. Ogni livello esplorabile è contraddistinto da tre parole che ne identificano le caratteristiche (ambiente, elementi, livello di difficoltà…): la denominazione delle varie aree si può apprendere nel corso dell’avventura oppure indovinarla abbinando a caso le parole, ma in questo modo si corre il serio rischio di capitare in un’area di livello troppo elevato per il nostro personaggio e fare una brutta fine.La composizione dei livelli è abbastanza monotona: inizialmente si arriva in un’area aperta, disseminata di pochi elementi naturali o architettonici che si ripetono all’infinito. Perdere l’orientamento è facilissimo, dato che mancano veri punti di riferimento, ma per fortuna in soccorso del giocatore c’è una mappa che indica l’entrata del dungeon e, utilizzando un apposito oggetto, rivela anche la posizione dei nemici, vanificando in tal modo l’elemento esplorativo. Una volta entrati nel dungeon ci troveremo davanti ad una serie di corridoi e stanze tutti uguali, disseminati di forzieri e mostri: lo scopo è arrivare all’ultima stanza, sconfiggere il boss ed impossessarsi dei tesori ivi custoditi. Ogni dungeon si sviluppa su più piani, più si scende più insidiosi sono i nemici: generalmente occorre parecchio tempo per esplorarlo tutto e considerando che raramente troveremo dei punti di salvataggio intermedi, è importante prepararsi a dovere prima dell’impresa, anche perché se uscissimo prima di averlo completato, il respawn di nemici ed oggetti obbligherebbe a riaffrontare tutto daccapo.Come in tutti i giochi di ruolo, nel mondo di “The World” esistono più classi di personaggi, ognuno con punti di forza e debolezze: il protagonista (che, come detto, vi verrà assegnato automaticamente) è la classica scelta a metà strada tra il guerriero puro ed il mago. All’inizio sarete veramente deboli, ma per fortuna si passa di livello abbastanza in fretta e per farlo basta perdere un po’ di tempo dietro ai combattimenti, molto proficui non solo in termini di punti esperienza ma anche di oggetti lasciati a terra dai nemici uccisi: le varie abilità del personaggio, infatti, non dipendono tanto da lui quanto dagli oggetti che indossa ed è divertente variare il proprio equipaggiamento in base al tipo di sfida che dovremo affrontare.I combattimenti avvengono in tempo reale anche se ogni volta che si accede ad uno dei menù il gioco si mette in pausa; l’IA dei nemici è nella norma ma, in genere, per superare ogni ostacolo basta raggiungere un adeguato livello d’esperienza. Il vero problema durante le battaglie è nella gestione della telecamera: questa, infatti, non segue automaticamente il personaggio, ma deve essere continuamente regolata dal giocatore, generando spesso confusione e disorientamento nelle situazioni più concitate. Alla lunga ci si abitua, ma non è che la cosa faccia particolarmente piacere.

Disturbi videoSe la struttura di gioco è risaputa e talvolta monotona, a farle da contraltare contribuiscono uno sviluppo narrativo ben congegnato ed estremamente appassionante ed il character design, opera di Yoshiyuki Sadamoto (Nadia ed Evangelion vi dicono nulla?), che farà la gioia di tutti gli anime-fan: dopo un avvio spiazzante, le vicende cominciano ad incalzare ed il giocatore viene preso dalla curiosità e financo dall’ansia di scoprire come procedono le vicende. Qui purtroppo entra in gioco la seconda particolarità di questo prodotto, la sua serializzazione in quattro capitoli: il che significa che al termine del gioco, la spiegazione di buona parte delle vicende verrà rimandata ai capitoli successivi. In realtà non si può parlare di una vera e propria delusione, in fondo l’acquirente è ben consapevole di avere in mano solo il primo capitolo di una quadrilogia. Graficamente .hack denota la sua età: infatti sebbene qui da noi giunga solo adesso, in realtà in Giappone è uscito già da due anni e si vede. Come detto il design dei personaggi è davvero molto bello e curato, ognuno dei protagonisti ha un suo stile che lo distingue da tutti gli altri ed in generale è facile affezionarvisi: d’altronde gli ambienti sono afflitti da textures poco definite e dalla scarsezza di dettagli che rende le aree esplorabili tutte uguali tra loro ed estremamente monotone (specialmente i dungeon, enormi ma spogli). Tutt’altro discorso, invece, per quanto riguarda i livelli “disturbati”: non dimentichiamo che “The World” è un gioco on-line infettato da un virus. Ogni volta che questi entra in gioco ci saranno disturbi video, salti d’immagine, inversioni di colore, pezzi di codice che vagano per lo schermo…davvero suggestivo!L’accompagnamento sonoro è piacevole ma non si distingue particolarmente ed alla lunga le musichette stancano: discreto anche il doppiaggio americano o giapponese, a scelta dell’utente (con sottotitoli in italiano, ovviamente) che aiuta nella caratterizzazione dei vari personaggi.La longevità si attesta sulle venti, trenta ore, a seconda di quanto siete esperti; una volta terminato è comunque possibile continuare l’esplorazione e potenziare il personaggio, considerata la possibilità di esportarlo nel prossimo capitolo. D’altronde non è che sia particolarmente divertente vagare per gli scarni ambienti senza nemmeno più uno scopo da conseguire!Un plauso va all’eccellente edizione italiana realizzata da Atari, che ha ottimamente tradotto e localizzato l’opera evitando di cadere in molti degli errori commessi da altri, come la traduzione letterale di certi termini o parole: in tutta sincerità mi sento di affermare che si tratta di una delle migliori localizzazioni che mi sia mai capitato di vedere, specie se consideriamo la complessità dell’opera. In Giappone quella legata al franchise di “.hack” è stata un’operazione commerciale enorme che ha prodotto, oltre al videogioco, serie animate, fumetti, giochi di carte, modellini ed un’esagerata quantità di merchandise: in Italia potremo goderci (con cadenza trimestrale) i quattro giochi interamente localizzati ed accompagnati dagli Oav ad essi allegati anche in originale (ed opportunamente sottotitolati in italiano: leggi la recensione dell’Oav nella nostra sezione dvd, raggiungibile seguendo il link riportato più sotto), la serie animata di 26 episodi (distribuita da Terminal Video in 7 dvd) e forse anche il manga. Non male, direi!

– Credibile riproduzione di un MMORPG

– Originale e con una trama coinvolgente

– Bel character design di Sadamoto

– Ottima conversione in italiano

– Gameplay fin troppo convenzionale

– Tecnicamente scarso

– Poco longevo e non conclusivo

– Dungeon ripetitivi e telecamera scomodissima da usare

7.5

.hack Part 1 – Infection è un titolo molto particolare: l’idea che sta alla base è geniale ed il bello è che la sensazione di star veramente giocando ad un MMORPG è stata ricreata in maniera stupefacente. Vi giuro che a volte mi sembrava davvero di giocare on-line ad Everquest!

Il problema è che al di là di questa originale trovata, lo sviluppo del gioco è quanto di più classico possiate immaginare: si procede esplorando i vari livelli, in ognuno di essi c’è un dungeon da esplorare, nemici da eliminare, tesori ed equipaggiamenti da raccogliere. Il tutto è penalizzato anche da un comparto tecnico datato (rimane pur sempre gioco di due anni fa) e criticabile, specie per la poca cura nella realizzazione dei dungeon.

Il bello è che, nonostante questi problemi, il gioco prende tantissimo: la trama complessa ma affascinante, i bellissimi personaggi e l’atmosfera molto “giapponese” che si respira per tutto il gioco vi spingeranno a proseguire spediti verso la fine che probabilmente arriva fin troppo presto.

Il giudizio finale pertanto rimane in bilico tra i grandi pregi e gli evidenti difetti: probabilmente molto dipenderà dai gusti personali dell’acquirente. Il discorso non vale per tutti, ovviamente, ma i cultori dell’animazione giapponese apprezzeranno di più rispetto ad un utente digiuno di manga e anime.

Da non dimenticare, infine, che si tratta del primo capitolo di una quadrilogia, quindi non aspettatevi che alla fine tutti i nodi della trama vengano al pettine…

Voto Recensione di .hack Part 1 - Infection - Recensione


7.5

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