Immagine di Flint Treasure of Oblivion | Recensione - Pirati in alto mare
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Flint Treasure of Oblivion | Recensione - Pirati in alto mare

Un gioco di ruolo strategico a turni che si concentra su storia ed ambientazione, ma difetta in pulizia generale e gameplay: la recensione di Flint.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Uno strategico a turni al servizio della storia.
  • Breve ed estremamente lineare.
  • Valori produttivi e pulizia del codice lasciano a desiderare.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Flint: Treasure of Oblivion
Flint: Treasure of Oblivion
  • Sviluppatore: Savage Level
  • Produttore: Microids
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , PS5 , XSX , SWITCH
  • Generi: Gioco di Ruolo , Strategico
  • Data di uscita: 17 dicembre 2024

A coronare anni videoludici memorabili non ci sono solamente i grandi blockbuster, ma anche i titoli minori ed inattesi, quelli che gli americani chiamano "underdog", che spuntano fuori dal nulla, spesso privi di battage pubblicitario e di un budget degno di nota.

Lasciamo ai nostri lettori il giudizio sul 2024 che ci siamo appena lasciati alle spalle (anche se ci siamo già espressi un po' tutti negli SpazioGames Awards), ma ci duole comunicare che se Flint Treasure of Oblivion aveva le carte in regola per candidarsi a diventare una hit dormiente, le ha giocate male, finendo per deludere.

Scopriamo perché nella nostra recensione della versione PS5.

La fama del capitano James Flint

Ambientato nel XVII Secolo, e liberamente ispirato agli eventi narrati nel grande classico L'isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson, Flint Treasure of Oblivion ruota attorno all'omonimo capitano e al suo rocambolesco stile di vita tra arrembaggi, fughe, evasioni da prigione, avventure e sparatorie.

Da Risen ad Assassin's Creed, passando per il recente Ys X Nordics, l'ambientazione piratesca è stata già ampiamente sfruttata in ambito videoludico – ma, al netto della mancanza generale di originalità, non si può dire che il team di sviluppo abbia lavorato male sul versante narrativo.

Molte situazioni sanno di già visto e qualche battuta arriva fuori tempo massimo, ma ci sono anche un paio di scene sinceramente divertenti ed altrettanti personaggi scritti abbastanza bene da meritare più tempo in scena di quello che poi realmente avranno, durante la quindicina scarsa di ore necessarie a portare a termine una prima (e probabilmente ultima) run.

La visione romantica del pirata con un suo codice di comportamento ed un animo buono viene qui totalmente stralciata.
La narrazione è veicolata tramite scene d'intermezzo e balloon in stile fumetto, che danno al tutto un taglio vicino ai comic book di matrice statunitense, nonostante tanto gli sviluppatori (Savage Level) quanto il publisher (Microids) siano in realtà francesi.

La personalità strabordante di Flint terrà compagnia al giocatore dall'incipit fino al finale e, per precisa scelta degli sviluppatori, il tono utilizzato non è di quelli più dolci e romanzati.

La visione romantica del pirata con un suo codice di comportamento ed un animo buono viene qui totalmente stralciata, in favore di una rappresentazione più fedele agli avvenimenti storici e ai comportamenti che, secondo i libri di storia, erano tipici di quest'accozzaglia di casi umani.

Il capitano James Flint dipinto da Savage Level, allora, è spietato, egoista, avido ed infido (ma ha anche dei difetti!), ed impersonarlo potrebbe creare qualche conflitto etico nei giocatori più abituati a fare dei propri alter ego dei paladini senza macchia.

L'accuratezza storica emerge anche dalla ricreazione delle armi, degli abiti e di certi interni, e testimonia la ferma intenzione del team di sviluppo di immergere il giocatore in un mondo virtuale che sia il più possibile rispondente a quello reale dell'epoca.

Da questo punto di vista – e solo da questo, purtroppo – non fatichiamo a dire che Flint Treasure of Oblivion è un successo pieno.

Bug a turni e puntatori pigri

Alle meccaniche classiche da gioco di ruolo tattico a turni (visuale a volo d'uccello, scacchiera esagonale su cui muoversi ed una manciata di specializzazioni disponibili per ogni combattente) Flint aggiunge ulteriori sottosistemi, come la presenza di carte, che aggiungono statistiche ed abilità speciali, ed il lancio dei dadi, che aggiunge una componente aleatoria ad ogni turno di ogni battaglia, con tutto ciò che ne consegue in termini di strategia.

Se sul lungo periodo il party del giocatore diverrà sufficientemente forte e variegato per ovviare anche ad una serie di lanci sbagliati, durante le prime ore avere contro madama fortuna può significare veder saltare il piano di battaglia quando non incappare in una fastidiosa sconfitta.

Ed è un peccato perché, sulla carta, gli ingredienti per un discreto gioco di strategia a turni ci sono tutti: l'arsenale dei protagonisti varia dalle armi corpo a corpo a quelle da fuoco, e al giocatore è concesso un buon livello di interazione ambientale, con barili esplosivi, pesanti casse ed ostacoli ambientali che svolgono un ruolo attivo in molte battaglie, così da ampliare il ventaglio di opzioni a disposizione del giocatore.

Al netto delle problematiche tecniche, su cui si soffermeremo nel paragrafo successivo, Flint non restituisce mai al giocatore l'impressione di essere in completo controllo della situazione, cosa piuttosto grave in un gioco di ruolo tattico: i tutorial sono sbrigativi e non coprono molte delle meccaniche sottese all'avanzamento ed i controlli, quantomeno nella versione PS5 da noi testata, sono stati adattati maluccio al pad.

Si fatica molto a trovare i punti di interazione sulle mappe, tanto durante le fasi di esplorazione quanto durante i combattimenti, perché è stato svolto un lavoro pigro sull'adattamento tra il puntatore mouse e quello del controller – e, come se non bastasse, ci è spesso capitato che un oggetto con cui era effettivamente possibile interagire non rispondesse al nostro input, rimanendo evidenziato senza sbloccare la conseguente funzione.

Nessuna di queste problematiche ci ha impedito di raggiungere i titoli di coda, ma per farlo abbiamo dovuto spesso ricaricare un salvataggio precedente, perdendo anche diversi minuti di gioco che magari includevano una o più battaglie vinte.

L'assortimento di bug è notevole, ben maggiore, in proporzione, a quelli incontrati nel recente ed assai più vasto S.T.A.L.K.E.R. 2: si va dai personaggi intrappolati in loop di animazioni senza fine ad interruttori mancanti, passando per membri del party che, semplicemente, si rifiutano di eseguire gli ordini appena impartiti loro dal giocatore durante il loro turno in battaglia.

Se nel caso del succitato titolo GSC Game World si era più propensi a perdonare determinate magagne, per via della situazione in cui il gioco era stato sviluppato e per l'effettiva portata del titolo (un open world immenso con migliaia di sistemi interconnessi tra loro), si fatica invece a comprendere come, in un titolo così piccolo per valori produttivi e dimensioni, certe problematiche siano sopravvissute alla fase di beta testing.

A tal proposito, è bene sottolineare come l'anima da gioco di ruolo di Flint sia in realtà molto più sottile di quanto pensassimo: le quest secondarie latitano, i percorsi sono quasi sempre obbligati e non c'è molto spazio per personalizzare la crescita dei membri del party, che rimane infatti piuttosto guidata nell'ambito di quanto previsto dal team di sviluppo.

Dalla narrazione alla composizione del party, tutto rimane su binari rigidi e bloccati, lasciando al giocatore il ruolo dello spettatore in fin troppi frangenti: dalla storia, che richiede interazioni minime, alla parte gestionale del gameplay.

Definire Flint Treasure of Oblivion un SRPG lite o, all'italiana, un gioco di ruolo all'acqua di rose, allora, non appare peregrino.

Diversi ordini di problemi

Nonostante la stilizzazione dei personaggi e la modesta conta poligonale, abbiamo riscontrati diversi cali di frame rate durante il nostro test, peraltro spesso completamente scollegati da quanto avviene su schermo.

Non è infatti durante i combattimenti più concitati o più affollati che abbiamo notato questi fenomeni – quanto, piuttosto, in prossimità di alcuni salvataggi automatici, di cambi di inquadratura repentini e di determinate azioni svolte in gioco, come i colpi multipli allo stesso bersaglio.

Il problema sembra quindi più legato alla mancanza di ottimizzazione che ad un motore di gioco particolarmente pesante, e quindi speriamo che il team di sviluppo metta mano quanto prima al codice (un paio di patch sono già state lanciate dopo il day one) per sgrezzarlo e regalare all'utenza un'esperienza più fluida.

L'utilizzo del potente Unreal Engine 5 lasciava presagire risultati di gran lunga migliori, sebbene, ad onor del vero, le ambientazioni risultino discretamente realizzate e i modelli dei personaggi non siano male: probabilmente l'inesperienza del team di sviluppo con questo motore non ha consentito di sfruttarne a pieno le capacità.

Alla lista nera dobbiamo aggiungere un gran numero di compenetrazioni poligonali (alcune più impattanti di altre perchè con effetti sul gameplay durante le battaglie), animazioni che si ripetono in loop, glitch grafici ed oggetti che scompaiono e ricompaiono a seconda dell'angolazione della telecamera: niente che un buon supporto post-lancio non possa sistemare, ma è doveroso segnalare queste problematiche in fase di recensione.

Per completare il quadro, personalmente ritengo che la proposta ludica di Flint sia anche fuori fuoco rispetto al prezzo di lancio imposto dal publisher, che faticherà a sedurre gli appassionati dei giochi di ruolo – considerando che con 50 euro si porta a casa qualcosa di ben altro spessore, oggigiorno.

Voto Recensione di Flint Treasure of Oblivion | Recensione


5.9

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Lo stile graphic novel delle sequenze di intermezzo è azzeccatissimo.

  • Parecchi sistemi di gioco che si muovono in concerto.

Contro

  • Decisamente costoso al lancio.

  • Codice di gioco molto sporco.

  • Breve e decisamente lineare.

  • Male adattato al pad su console.

Commento

Molti, troppi elementi remano contro l'arrembaggio organizzato dal capitano Flint: la sporcizia del codice di gioco, che ci ha costretto a parecchi riavvii e a perdere diversi minuti di gioco di volta in volta, la brevità e l'estrema linearità dell'esperienza, con un peso minimo delle scelte del giocatore sia dentro sia fuori dai combattimenti, e la scarsa intuitività dei controlli, male adattati al Dualsense.
Ed è un peccato, perché ci è piaciuto lo stile adottato dal team di sviluppo, che ha tratteggiato personaggi spietati e realistici all'interno di una storia prevedibile ma comunque ben narrata, e ha scelto uno stile da graphic novel per gli intermezzi che stacca di diverse lunghezze i consueti dialoghi ingessati da gioco di ruolo a basso budget.
A questo, si somma il fatto che la fascia di prezzo imposta dal publisher sia francamente fuori fuoco rispetto ai valori produttivi della produzione e alla cura riposta nel suo affinamento. Un assalto piratesco mancato, quindi, che non riesce a capitalizzare sulle sue buone idee, gettandosi troppo presto in acque alte che il galeone di Flint Treasure of Oblivion non è completamente in grado di domare.
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