Flashback, un classico senza tempo anche su PS4 - Recensione
Aloni degli anni '90
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Flashback, come Another World ed una manciata di altri titoli usciti negli anni ’90, rappresenta un pilastro della storia della relativamente giovane industria videoludica: non era perfetto all’epoca e non lo è a maggior ragione oggi, con quasi una trentina d’anni sulle spalle, ma non possiamo che gioire del suo ritorno, avvenuto prima su Nintendo Switch e ora anche sull’ammiraglia di casa Sony. Varrà ancora la pena viaggiare nel tempo e visitare l’opera di Paul Cuisset?
Basta continuare a leggere per scoprirlo.
Viaggio nel tempo
Erano i tempi dell’Amiga e del Super Nintendo, della Prima Repubblica e delle qualificazioni ai maledetti mondiali di USA ’94, quelli dei rigori a Pasadena contro il Brasile. Era il 1993, baby, e Flashback era una delle migliori cose successe in quell’anno: un action platform dal taglio fortemente cinematografico, infarcito di cutscene registicamente inoppugnabili e portatore di valori produttivi all’epoca sconosciuti per molti titoli.
L’opera era firmata da Paul Cuisset, talento visionario della Delphine Software, casa di sviluppo transalpina fondata quattro anni prima e, ahinoi, chiusa definitivamente nel 2004.
In quegli anni, segnati dal netto predominio del Giappone, da cui provenivano le console principali sul mercato, ovvero Sega Mega Drive e Super Nintendo, una produzione europea di una software house poco conosciuta riuscì a farsi largo e, nonostante una conversione per la macchina Nintendo tutt’altro che inappuntabile, si guadagnò l’amore del pubblico.
Il gioco narrava le vicende di Conrad B. Hart, agente della polizia galattica, una sorta di FBI tra pianeti, che viene a conoscenza di un inquietante complotto ai danni dell’umanità: siamo nel 2142 e l’universo è diventato molto più piccolo grazie ai viaggi spaziali e alla scoperta di galassie altre rispetto alla nostra.
Gli spunti narrativi sono notevoli per un prodotto dell’epoca, e pescano a piene mani dalla fantascienza di più alto livello, con riferimenti a Blade Runner, a X-Files (che andava in onda per la prima volta proprio in quei mesi) e a tanta narrativa complottistica contemporanea.
In un periodo in cui solamente i giochi di ruolo provavano a proporre trame che esulassero dal consueto “vai lì e distruggi tutto” o “salva la principessa in pericolo”, allora, Flashback provò a proporre qualcosa di maturo e coinvolgente, con risultati assolutamente degni di nota.
Oltre al “cosa”, era notevole anche il “come”: veicolare una storia brillante e affascinante tramite scene animate di rara bellezza non era una novità di per sé, ma il tono ed il taglio cinematografico elevarono la produzione a mito anche al di là di altre problematiche in termini di gameplay e di control scheme. Rigiocato oggi, comunque, Flashback non ha perso nulla del suo fascino, e può ancora essere preso ad esempio per quanti volessero realizzare un videogioco dalla trama adulta e dal sapore cinematografico.
Piattaforme e misteri
A beneficio dei pochi che non lo sapessero, Flashback si configura come un action platform bidimensionale, alquanto avaro di indicazioni nella sua versione originale ma zeppo di tutorial opzionali in questa: una delle aggiunte del team di sviluppo, vista la rigidità dei controlli e la spigolosità di certi passaggi, è stata proprio quella di prendere per mano i nuovi giocatori tramite utili indicazioni su come avanzare e come controllare al meglio Conrad.
Il gameplay, infatti, richiede precisione millimetrica nei salti e un approccio conservativo alle sparatorie: se è vero che la pistola in dotazione del nostro eroe ha colpi infiniti, l’aggressività dei nemici, il loro posizionamento strategico (e talvolta fuori dall’inquadratura) e la morte istantanea che attende in caso si sbaglino certe sequenze platform rendono il prodotto Microids un cliente affatto facile.
E qui entra in gioco l’aggiunta probabilmente migliore al pacchetto, ovvero l’abilità di riavvolgere il tempo, che consente di rimediare istantaneamente agli errori più banali: non ce ne vogliano la colonna sonora rimasterizzata, i filtri grafici che simulano i televisori a tubo catodico e le altre aggiunte, ma il Rewind permetterà anche alle nuove generazioni di godersi questo classico, anche se a certe condizioni.
Per evitare che questa aggiunta andasse a sbilanciare completamente il gioco, però, il team di sviluppo ha deciso (saggiamente, secondo noi) di limitarne l’utilizzo ad un numero predeterminato di volte, quantomeno giocando dalla difficoltà normale in su: i puristi potranno tranquillamente ignorare questa feature, disattivabile a piacimento dal menu opzioni, ma anche loro potrebbero farne buon uso.
Pur avendo giocato (e portato a termine) il titolo originale ventisette anni fa, infatti, arrugginiti da due decenni di videogiochi che si portano a termine praticamente da soli, abbiamo trovato utile questa funzione, sebbene l’abuso banalizzi esageratamente il gameplay, accorciando notevolmente la già non eccelsa durata complessiva del prodotto.
Le meccaniche di gioco fondamentali sono tutte qua: come detto, Flashback non reinventò la ruota in termini di puro gameplay (molti videro in esso un omaggio alquanto palese ai Prince of Persia classici), ma lo fece dal punto di vista dell’atmosfera, della spettacolarità e del taglio cinematografico anche delle semplici sequenze di gioco, che non avrebbero sfigurato in un film hollywoodiano dell’epoca.
Non poter cambiare direzione di un salto in corso d’opera o morire per un colpo proveniente da un nemico a bordo schermo, solo parzialmente visibile, sono alcuni dei compromessi da accettare per godere a pieno dell’esperienza, ma, nonostante il tempo intercorso, secondo noi ne vale ancora abbondantemente la pena.
Il vecchietto si difende bene
Sebbene si perda il vantaggio di giocare al titolo in portabilità, garantito dalla controparte per Switch, Flashback si difende ancora più che degnamente anche su televisori moderni dalla diagonale piuttosto ampia: l’opera di Cuisset era così avanti all’epoca della pubblicazione, ed è stata trattata con i guanti in questa opera di rimasterizzazione, da risultare ancora godibile anche per chi è abituato agli elevati standard della generazione che ci stiamo per lasciare alle spalle.
La versione in questione è la Director’s Cut, con due scene inedite incluse e la possibilità di riguardare le cinematiche della storyline ogni qual volta si voglia è quanto mai gradita, visto che l’atmosfera cinematografica rappresenta uno dei capisaldi del prodotto, tanto quanto lo è la magnifica colonna sonora, riascoltabile a piacere tramite il jukebox.
La presenza della doppia grafica (originale e rimasterizzata) e del doppio audio consente di godere del prodotto come si preferisce, accontentando sia i nostalgici – a cui comunque consigliamo di provare la nuova modalità rimasterizzata – sia i neofiti, che potrebbero scoprire che, anche nel 1993, i videogiochi potevano essere accattivanti pur senza milioni di poligoni.
Da questo punto di vista, la celebrazione di alcuni degli artwork più famosi dell’opera, sbloccabili portando a termine diversi obiettivi in-game, cade a fagiolo: la Street Art Gallery include, oltre a disegni già visti e passati alla storia del medium, anche bozzetti e disegni relativamente oscuri, inclusi per l’occasione.
Ovviamente, trattandosi della versione originale e non dello sfortunato port dell’epoca per Super Nintendo, non abbiamo riscontrato alcuna problematica in fase di test: le performance del gioco rimangono costantemente soddisfacenti (a memoria, parliamo dell’inconsueto framerate a 24 fps), e non siamo incappati in glitch di alcun tipo o bug assortiti: l’opera di ripulitura, facilitata peraltro dal lancio asincrono rispetto alla versione per Switch, può dirsi più che soddisfacente.
Si potrebbe obiettare che il prezzo, di poco inferiore ai venti euro, sia un po’ troppo elevato in rapporto alla quantità di contenuti (servono circa sei ore per portare a termine il gioco), ed in effetti riteniamo che una valutazione di cinque euro più bassa avrebbe rispecchiato meglio quanto offerto da questa rimasterizzazione.
Ma i continui saldi sugli store digitali servono proprio a questo…
+ Utilissima funzione Rewind
+ Buon lavoro di rimasterizzazione e parecchi extra
- Gameplay a tratti un po' troppo "vecchia scuola"
7.6
Probabilmente costa un po’ troppo e non farà cadere la mascella ai giocatori più giovani cresciuti a pane e Call of Duty, ma Flashback è un pezzo di storia videoludica che andava preservato, e questa riedizione per PS4 riesce benissimo nell’intento. L’aspetto grafico e l’impianto sonoro sono stati ammodernati egregiamente, la funzione Rewind smussa alcuni angoli acuti della difficoltà e gli extra non mancano: se avete vissuto l’epoca d’oro delle console a 16 bit l’acquisto rimane quindi molto più che consigliato. L’invito a tutti gli altri giocatori è comunque di provare questo classico, magari al primo calo di prezzo, che siamo sicuri non sia poi così lontano.
Voto Recensione di Flashback, un classico senza tempo anche su PS4 - Recensione - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Un classico senza tempo
-
Utilissima funzione Rewind
-
Buon lavoro di rimasterizzazione e parecchi extra
Contro
-
Un po' costoso
-
Gameplay a tratti un po' troppo "vecchia scuola"
Commento
Probabilmente costa un po' troppo e non farà cadere la mascella ai giocatori più giovani cresciuti a pane e Call of Duty, ma Flashback è un pezzo di storia videoludica che andava preservato, e questa riedizione per PS4 riesce benissimo nell'intento. L'aspetto grafico e l'impianto sonoro sono stati ammodernati egregiamente, la funzione Rewind smussa alcuni angoli acuti della difficoltà e gli extra non mancano: se avete vissuto l'epoca d'oro delle console a 16 bit l'acquisto rimane quindi molto più che consigliato. L'invito a tutti gli altri giocatori è comunque di provare questo classico, magari al primo calo di prezzo, che siamo sicuri non sia poi così lontano.
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