Fire Emblem Warriors Three Hopes | Recensione - Venti di battaglia
Tornare nel Fodlan si è rivelato più piacevole di quanto pensassimo
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Intelligent Systems
- Produttore: Koei Tecmo
- Distributore: Nintendo, Koei Tecmo
- Piattaforme: SWITCH
- Generi: Musou
- Data di uscita: 24 giugno 2022
Sono passate decine di ore da quando vi abbiamo raccontato delle nostre prime impressioni sull'ultima esclusiva firmata da Nintendo e Koei Tecmo, Fire Emblem Warriors Three Hopes per Nintendo Switch, e migliaia di inermi soldati dell'Impero di Adrestia e del Regno Di Fearghus sono caduti nel frattempo.
Adesso, a poche ore dal lancio sul mercato del gioco, è giunta finalmente l'ora di tirare le somme: sarà riuscito il team di Omega Force a bissare il successo del titolo di cinque anni or sono (che trovate ancora su Amazon) o siamo dinanzi all'ennesimo musou che si porta a termine con una mano legata dietro alla schiena?
Non vi resta che continuare a leggere per scoprirlo.
Una realtà alternativa
La conferma più significativa che Omega Force sia ormai tremendamente a suo agio con le più famose licenze videoludiche (Nintendo e non solo) è rappresentata dal fatto che, laddove in passato le trame collegate ai suoi prodotti erano poco più di un contorno, adesso , come nel caso di Fire Emblem Warriors Three Hopes, rappresentano invece una fetta consistente dell'offerta ludica dei loro prodotti.
In questo caso specifico, poi, gli sviluppatori giapponesi non solo si sono premurati di fornire, proprio come il titolo madre, tre avventure completamente diverse, ognuna con i propri personaggi, dialoghi specifici ed eventi unici, ma hanno anche curato ognuna delle tre alla perfezione, riscrivendo da zero, con l'aiuto degli sceneggiatori di Intelligent Systems, tutta la storia del Fodlan, ed immaginando come sarebbe andata se al centro di tutto non ci fosse stato Byleth, eroe di Three Houses.
Certo, alcuni punti in comune con il Fodlan in cui erano ambientate le vicende del titolo strategico uscito tre anni fa rimangono: le alleanze, le motivazioni, i caratteri dei membri del cast originale tornano fedeli a loro stessi, eppure il tutto viene rivisitato e rivisto sotto una nuova luce che, nel caso della nostra prima run, effettuata sotto lo stendardo dei Cervi Dorati del Leicester, ha portato a scoprire lati inediti della personalità di Claude Von Riegan.
Durante questa campagna, ci siamo trovati spesso a domandarci se fossimo dalla parte sbagliata del conflitto, se le motivazioni che ci muovevano fossero giuste o meno e se i molteplici spargimenti di sangue non fossero del tutto inutili, oltre che ingiustificati.
Non male, insomma, per un genere, quello dei musou, le cui storie hanno sempre avuto lo spessore di carta velina: la forte enfasi sui dialoghi, sullo sviluppo dei personaggi e delle relazioni che li legano, sulle strategie di guerra da adottare contribuiscono a creare un universo coerente e coeso, che, pur così diverso nell'evolversi delle vicende da quello visto in Three Houses, ne mantiene lo stile, le ambientazioni, il ritmo, garantendo una piacevole continuità narrativa a quanti avessero già giocato il suddetto titolo.
I neofiti, d'altra parte, non si troveranno a partire ad handicap rispetto ai veterani della serie: ogni personaggio viene presentato adeguatamente, e, al netto di qualche sfumatura e riferimento al recente passato, Fire Emblem Warriors Three Hopes (potete prenotarlo su Amazon) è perfettamente godibile anche da chi non si fosse mai cimentato con la lore della serie prima d'ora.
Risulta vincente, come accennavamo già in sede di anteprima, la scelta di non affidarsi al consueto, anonimo eroe senza parola, ma di munire Shez di una personalità ben distinta, comunque parzialmente plasmabile dalle scelte dialogiche del giocatore durante le tre campagne principali.
Inevitabilmente, gli eventi narrati, che differiscono anche profondamente da quelli originari, non potranno essere ritenuti canonici all'interno del franchise di Intelligent Systems, ma qualora Nintendo decidesse di dar vita ad un seguito diretto in futuro qui ci sarebbe sufficiente materiale per sviluppare un secondo spin-off.
Un po' come per il gameplay, come vedremo nel paragrafo successivo, poi, l'ultima fatica Koei Tecmo lascia totale libertà d'approccio al giocatore anche a livello narrativo: l'enorme mole di dialoghi di approfondimento sbloccabili durante l'avanzamento della campagna rimane totalmente opzionale, per quanti non volessero essere distolti dalle furiose battaglie in tempo reale.
Da parte nostra le abbiamo visionate tutte, e, sebbene talvolta un po' prolisse e ridondanti, abbiamo trovato che aggiungano molto alla caratterizzazione dei personaggi e alle motivazioni che li spingono a macchiarsi le mani di sangue.
Due giochi in uno
La forza più grande dell'ultimo prodotto Koei Tecmo è insita nella sua poliedricità: parliamo, infatti di un titolo parecchio stratificato, come nella migliore tradizione Nintendo, a seconda del livello di difficoltà selezionato.
Giocato al livello di sfida di default, Fire Emblem Warriors Three Hopes è tremendamente vicino alla formula classica dei musou che hanno resa famosa Omega Force, con migliaia di nemici a fare la parte della carne da cannone ed un gameplay tanto semplice quanto appagante, perlomeno per sessioni di gioco brevi.
L'accondiscendenza del livello di difficoltà e dei boss nemici consente di avere un approccio del tutto spensierato, che permette di avanzare lungo la corposa campagna principale anche non prendendo minimamente in considerazione la qualità dell'equipaggiamento, il livello delle nostre truppe ed eventuali strategie ad-hoc per affrontare certe missioni.
Il divertimento scaturisce dal vestire i panni dei propri beniamini impegnati in missioni inedite in cui è facile, una volta presa la mano con i controlli e i sistemi di gioco, dalle super mosse agli attacchi ad area, sentirsi un semidio tra decine di mortali: ad ogni spazzata della lancia del giocatore corrisponderanno almeno quattro o cinque ko nemici, e sebbene questa formula mostri la corda già dopo un paio di ore, è innegabile il suo effetto catartico, magari in fondo ad una giornata particolarmente pesante al lavoro o a scuola.
In questa forma, con gli eroi caduti che ritornano disponibili al termine della battaglia, Three Hopes si presta davvero ad ogni tipo di pubblico, dalle fasce più giovani ai più attempati amanti dei prodotti dello sviluppatore nipponico.
Solo innalzando il livello di difficoltà, però, si apprezzano il lavoro di fino e la proficua collaborazione tra i due team di sviluppo che hanno lavorato al progetto: attivando la modalità Classica, che implementa la morte permanente delle truppe cadute, si corre il rischio di perdere preziosi alleati ad ogni scontro, qualora si sottovalutino le truppe nemiche o si opti per la strategia errata.
Pur senza mai frustrare davvero, Three Hopes al massimo livello di sfida costringe a prestare attenzione a numerosi parametri, che spaziano dalla crescita costante delle strutture interne all'accampamento principale, capaci di fornire addestramento, cibo ed equipaggiamenti sempre migliori alle nostre truppe, al continuo cambio di classe per le singole unità che compongono il nostro piccolo esercito.
Le fasi di preparazione alla battaglia assumono una dimensione completamente differente, allora: è necessario pianificare una strategia all'inizio di ogni capitolo scegliendo tra almeno quattro o cinque differenti, occuparsi del micromanagement delle truppe tra armi, accessori ed abilità uniche, assistere ai dialoghi opzionali per veder crescere il livello di confidenza tra due commilitoni, sporcarsi le mani con le battaglie secondarie, utili a raggranellare esperienza ed armi extra, e così via.
Pur rimanendo un frenetico action RPG una volta scesi in campo, il gioco prende una piega quasi da strategico in tempo reale, perché gli obiettivi multipli e sempre cangianti delle missioni impediscono spesso al giocatore di perseguire sempre in prima persona tutte le missioni, costringendolo ad affidare compiti anche molto importanti ai compagni gestiti sul campo dalla buona intelligenza artificiale del prodotto.
Ecco allora che l'anima strategica che da sempre contraddistingue il franchise Fire Emblem torna prepotentemente a galla, con la necessità continua di impartire ordini ai propri compagni d'arme e di gestire gli attacchi in maniera sincronizzata e pianificata, pena il fallimento della missione e la conseguente necessità di ricominciare da capo.
Inutile dire che, secondo noi, questa è la modalità migliore per godere del prodotto, nonché quella più impegnativa e più fedele alle origini della serie madre: le meccaniche di gioco hanno spesso richiamato alla nostra mente i più recenti RTS, sebbene un po' annacquati a livello di meccaniche di base, e molte delle soddisfazioni più grandi che ci siamo presi nelle oltre cinquanta ore in compagnia del software ci sono venute dal vedere le nostre unità, adeguatamente allenate ed equipaggiate, svolgere i compiti loro affidati senza problemi, così da garantirci una rapida vittoria sul campo.
Che scegliate l'una o l'altra modalità, comunque, Fire Emblem Warriors Three Hopes si rivelerà un prodotto profondo ma anche accessibile, capace di accontentare diverse categorie di giocatori.
Senza selettore ma non senza gloria
A cinque anni di distanza da Fire Emblem Warriors, che si era distinto anche per la bontà del suo comparto tecnico e per la presenza di un selettore che consentiva di scegliere se dare priorità al frame rate o godere di un maggiore livello di dettaglio, Three Hopes adotta altre strategie per non sfigurare agli occhi dell'utente, riuscendo (per la maggior parte, quantomeno) a salvare capra e cavoli, pur senza andarsi a posizionare nell'elite dei titoli migliori dal punto di vista grafico nella sterminata libreria della macchina ibrida della grande N.
In assenza del suddetto selettore e di qualsivoglia opzione grafica, l'ultima fatica Omega Force adotta lo stratagemma della risoluzione dinamica per tenere il conteggio dei frame per secondo sempre piuttosto stabilmente attorno ai trenta, prendendo in esame la modalità televisiva – quella che consigliamo per questo tipo di giochi data la grande quantità di informazioni ed avvenimenti a schermo contemporaneamente.
L'occhio attento scorgerà la fluidità minore di alcuni elementi lontani sullo sfondo, espediente visto di recente anche nel pluripremiato Kirby e la terra perduta, e si soffermerà su qualche calo di frame rate in concomitanza con le missioni più affollate e pesanti per il motore grafico.
Eppure il colpo d'occhio generale è buono e la tenuta del frame rate, peraltro testato a lungo nella versione 1.0.0 del gioco, si può dire soddisfacente, con un distinguo da fare riguardo alle sessioni in portabilità, che risentono maggiormente della grande quantità di elementi che il motore è chiamato a gestire e finiscono con l'incespicare più spesso ed in maniera più evidente.
Detto questo, e a prescindere da questa differenza nelle performance tra le due modalità, avremmo comunque consigliato ai nostri lettori di optare, quando possibile, per giocare Fire Emblem Warriors Three Hopes su un televisore e non sullo schermo di Switch, perché le limitate dimensioni di quest'ultimo finiscono con il sacrificare la leggibilità dell'azione e, in certi casi, la riuscita di determinate strategie.
La risoluzione spazia da un minimo di circa 720p ad un massimo di 1080p quando il gioco gira in docked, ma scende sotto questi valori in maniera abbastanza consistente qualora si scelga di giocare in portabilità, utilizzando un livello di risoluzione e dettaglio complessivo assimilabile alla versione Switch di The Witcher 3: Wild Hunt, che pure non doveva gestire tutti i modelli di questo titolo ma poteva contare su un mondo aperto di dimensioni ciclopiche.
L'unico prezzo da pagare giocando su un televisore dalle dimensioni generose è rappresentato dall'aliasing, perenne compagno di viaggio che oscilla tra il sopportabile ed il fastidioso, a seconda della tipologia di missione e della palette cromatica delle singole unità in campo.
Nel complesso, tenendo conto anche di un comparto sonoro di primissimo livello, con un doppiaggio diffuso e molto ben recitato e una colonna sonora che annovera molti motivi assai trascinanti, la resa tecnica del titolo può dirsi soddisfacente.
Certo, per età, potenza di calcolo e velocità della memoria interna Nintendo Switch non è esattamente la piattaforma adatta a questa tipologia di produzioni, ma le incertezze del frame rate di Hyrule Warriors: L'Era della calamità sono state qui limate – e questo lascia ben sperare riguardo alle prestazioni delle future, inevitabili pubblicazioni di un team prolifico come Omega Force su Switch.
Voto Recensione di Fire Emblem Warriors: Three Hopes - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Interessanti contaminazioni da strategico e gioco di ruolo...
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Storia interessante e rapporti tra i personaggi credibili
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Tanto da fare sia in battaglia che fuori
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Buone prestazioni in modalità docked...
Contro
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... apprezzabili solo innalzando il livello di difficoltà
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... ma qualche singhiozzo di troppo in portabilità