Fabledom | Recensione - Un city builder... da favola
Il gestionale di Grenaa Games non è di certo una rivoluzione, ma è anche difficile trovare dei veri difetti strutturali che ne sconsiglino la prova.
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
In sintesi
- Un titolo perfetto per approcciarsi ai city builder.
- Un gestionale dalla grafica colorata e dalla piacevole direzione artistica, perfettamente in tema con le fiabe a cui si ispira.
- Se siete alla ricerca di una sfida, qui non troverete nulla del genere.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Grenaa Games
- Produttore: Dear Villagers
- Distributore: Dear Villagers
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , PS5 , XSX
- Generi: Simulazione , Gestionale
- Data di uscita: 13 maggio 2024 (PC) - 12 settembre 2024 (console)
Questo è un ottimo periodo per i gestionali e per i city builder. Ce n’è per tutti i gusti e di ogni tipo: volete sentire la nostalgia dei tempi andati? The Settlers: New Allies fa al caso vostro. Preferite vivere una vera esperienza medievale? Manor Lords è la hit del momento. Per qualche motivo credete che una struttura a stagioni sia adatta a questo tipo di giochi? Anno 1800 è quello che state cercando. La lista potrebbe proseguire all’infinito tra i vari Foundation – chissà se prima o poi uscirà dall’Early Access -– Kingdoms and Castles, Against the Storm o Laysara: Summit Kingdoms.
A questo lungo elenco va ora ad aggiungersi anche Fabledom, per l’appunto un city builder a tema fiabesco che, dopo un periodo di rodaggio in accesso anticipato, è finalmente pronto nella sua versione 1.0. La sua peculiarità risiede proprio nell'essere ambientato nel mondo delle fiabe, e nel voler proporre un loop di gioco rilassato.
Tuttavia, il titolo creato da Grenaa Games ha il difficile compito di crearsi una nicchia di appassionati e di farsi largo in mezzo ad un folto numero di rivali. La sfida non è delle più semplici, soprattutto quando il livello medio della concorrenza è sempre abbastanza alto e l’unico modo per riuscire a spiccare è proporre qualcosa di innovativo, capace di distaccarsi da sistemi e meccaniche su cui il genere si è arroccato.
Lo diciamo sin da subito, Fabledom fallisce in questo intento rivoluzionario ed è ben distante dallo stravolgere dalle fondamenta le abitudini dei giocatori. Al contrario, chi ha già una buona dimestichezza con i city builder non ci metterà molto a capire il flusso di gioco e ad applicare una strategia vincente per avere una città produttiva e in salute.
Quanto detto non è per forza di cose un difetto: sono ben poche le opere capaci di apportare modifiche significative e di impatto nel lungo termine e se, al contrario, siete alla ricerca di un’esperienza più rilassata e dai toni colorati, Fabledom potrebbe proprio fare al caso vostro.
Un passo alla volta
Le modalità di gioco si contano su un dito di una mano, ovvero non c’è alcuna scelta.
L’unica vera opzione di partenza consiste nel selezionare una partita tradizionale con obiettivi da sbloccare oppure una campagna sandbox con tutto il materiale già a disposizione in partenza.
Scelto il territorio in cui insediarsi e la propria araldica, come da tradizione, tutto ha inizio con un piccolo manipolo di contadini, una manciata di risorse e un menù delle costruzioni ridotte all’osso – qua dipende cosa avete scelte ad inizio match.
Innanzitutto occorre raccogliere le prime risorse, come la legna e la pietra, da conservare nei magazzini e da impiegare per piazzare le prime case e tracciare le strade. A differenza del recente Manor Lords, la mappa di Fabledom è strutturata a modo di scacchiera e questo da un lato facilita un migliore sfruttamento degli spazi, ma d’altra parta tutti gli insediamenti avranno sempre una crescita artificiale e sembreranno tracciati con la squadra e il righello, costretti dentro celle già predefinite.
Una tradizione ben fatta
Al di là di questa impostazione, Fabledom è esattamente il classico city builder che già avete avuto modo di provare innumerevoli altre volte su PC nel corso degli ultimi trent’anni.
Le pedine vanno piazzate nei vari posti di lavoro per dare vita alle varie catene produttive, un sistema di input e output decisamente tradizionale, ma che necessita nelle fasi più avanzate della partita di un certo livello di strategia.
I vari edifici hanno infatti svariati effetti sui cittadini e, ad esempio, una panetteria alzerà il morale degli abitanti, mentre una rumorosa segheria o una fetida miniera avranno una ricaduta negativo sulla felicità e andranno posizionate lontano dal centro abitato.
Nulla di davvero sconvolgente o di particolarmente innovativo, ma giusto quel pizzico di sfida che rende Fabledom un gestionale degno di questo nome. Questo sistema di bonus e malus è soprattutto visualizzato tramite un’interfaccia che sfrutta a pieno delle comode mappe di calore e lascia intuire il corretto o errato piazzamento delle strutture.
Inoltre, gli elogi alla UI proseguono anche quando si parla della gestione delle risorse, quanto materiale serve alle postazioni lavorative e quanti prodotti finiti escono alla fine del processo di produzione.
Come se non bastasse – cosa di cui abbiamo sentito profondamente la mancanza in Manor Lords – tutto è riassunto in un comodo menù, nel quale sono elencate tutte le costruzioni, il numero di impiegati, dove abitano i cittadini, la percentuale di felicità e quante case sono ancora a disposizione per i futuri arrivi.
Piano urbano 2.0
La curva dell'apprendimento ha una traiettoria senza picchi improvvisi e, a meno di scelte davvero senza criterio, è difficile assistere alla rovina della propria città delle fiabe o a qualche tipo di rivolta.
Le stesse risorse, spesso un bene finito e da consumare con cautela, hanno una gestione molto più libera in Fabledom, dato che i giacimenti minerari e i boschi sono teoricamente infiniti e bastano un paio di edifici per ripristinare i materiali iniziali.
Le fattorie, i porti e i macelli producono poi una quantità di cibo tale che i granai faticano ad assorbire, segno che le pance dei lavoratori sono sempre piene e soddisfatte. Discorso analogo poi per il carbone, indispensabile per riscaldare le case nei mesi invernali.
Gli unici momenti di difficoltà – se possiamo usare questo termine – sono stati quelli in cui abbiamo dovuto accogliere non più semplici contadini, ma anche borghesi e nobili.
Queste due categorie di abitanti hanno delle necessità differenti rispetto ad un semplice bracciante, non si accontentano di un tetto di paglia e di qualche carota, ma prediligono una solida abitazione di mattoni, la presenza di qualche negozio e i loro palati vengono soddisfatti solo da pietanze più raffinate.
Oltre i confini
Queste aggiunte rendono necessaria l’espansione territoriale, che avviene acquistando nuovi territori adiacenti, con le loro risorse e nuove caselle da colonizzare. Anche una meccanica basilare di questo tipo dice molto sulla natura “cozy” di Fabledom.
Ogni area ha un prezzo fisso e decisamente basso, e non ha un costo da pagare di anno in anno – una sorta di tassa che potrebbe mettere in crisi le finanze, come accade ad esempio in Foundation – e che costringerebbe il giocatore a una più attenta espansione.
Fabledom non è proprio il sinonimo di azione e adrenalina e anche l’implementazione della componente bellica avviene in un’ottica di totale relax. Anzi, parlare di battaglie vere e proprie è errato, visto che l’eroe e le truppe armate rivestono un ruolo marginale, si limitano a essere una soldataglia e non prevedono alcun tipo di tattica.
Un maggiore peso di questa sezione avrebbe forse cozzato con lo spirito leggero del titolo di Grenaa Games, ma la presenza di altri regni virtuali poteva essere sfruttata meglio per dare vita a qualche interessante scontro fra cittadini armati di scudo e spada.
Al contrario, la diplomazia è stata sfruttata solo per imbastire una sorta di storyline molto abbozzata e per creare un sistema di commercio che si limita allo scambio di risorse e a qualche regalo per migliorare i rapporti.
Una gioia per gli occhi
Mentre prendevamo nota di tutte le possibili aree da migliorare, ci stavamo però perdendo la vera ragion d’essere di Fabledom: il suo essere un tripudio di colori, un inno alla gioia videoludica.
Non chiedete a questo semplice city builder di districarsi in complesse ramificazioni o di sottoporvi dilemmi morali – per quello basta e avanza il prossimo Frostpunk 2 – ma perdetevi con lo sguardo lungo i suoi viali alberati, passate in rassegna il continuo via vai dei suoi abitanti e sbizzarritevi nel creare dei villaggi da fiaba, proprio come suggerisce il titolo stesso dell’opera.
In questo, il gioco ha davvero tutte le pedine al posto giusto.
Voto Recensione di Fabledom | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Un ottimo diorama da costruire un pezzetto alla volta
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Fa tutto ciò che si chiede ad un city builder
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L'interfaccia è curata e precisa in ogni suo dettaglio
Contro
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Aggiunge davvero poco al genere
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Scorre via senza intoppi, anche troppo