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Pro
- La direzione artistica e la colonna sonora sono molto originali e calzano a pennello.
- Gli scontri sono sempre divertenti e all'ultima nota.
- Ha un modo tutto suo di raccontare la propria storia...
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Contro
- ... ma è una storia che vi sfidiamo a seguire.
- Forse troppo dispersivo e con qualche elemento di gioco superfluo.
- Se vi danno fastidio luci e suoni intensi, evitatelo assolutamente.
Il Verdetto di SpazioGames
Rispetto al primo capitolo sono stati però aggiunti alcuni elementi che non ci hanno convinto fino in fondo, e la stessa narrativa diventa dopo pochi minuti un labirinto di ragionamenti difficili da seguire.
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Chris Nordgren, Jordi Roca
- Produttore: Foreign Gnomes
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , SWITCH
- Generi: Rhythm Game , Gioco di Ruolo , Azione
- Data di uscita: 4 marzo 2025
Everhood 2 è un trip di acidi senza fine. Sinceramente, non so bene a cosa abbiamo giocato, per quale motivo lo abbiamo fatto e – ogni tanto bisogna ammetterlo – della storia non ci abbiamo capito nulla.
Ci siamo ritrovati nei panni di questo spiritello blu, un po’ morto e un po’ vivo, sospesi fra più piani dimensionali. Ad un certo punto avevamo in testa un hotdog.
Poi, senza preavviso, è apparso un corvo e ci ha spiegato qualcosa su di un’arma spirituale per sconfiggere un drago, ci siamo tuffati in un buco, abbiamo attraversato le porte di un ascensore e ci siamo ritrovati dentro ad un hotel con personaggi al neon, Carl Jung e Gengis Khan che scappava.
Alla fine abbiamo sconfitto Rasputin.
Non ci state capendo nulla? Ecco, è esattamente quello che abbiamo provato noi per una decina di ore alle prese con questo assurdo RPG musicale creato da Foreign Gnomes.
Un passo indietro
Quando venne pubblicato nel 2021, il primo Everhood ottenne un ottimo successo per un gioco indipendente dal budget decisamente ridotto. Con il suo strano gameplay, la sua improbabile storia e una direzione artistica lisergica, il titolo attirò parecchie attenzioni, tanto da farlo diventare un piccolo oggetto di culto alla stregua di opere come Deltarune e Undertale.
Everhood condivideva con questi nomi la cifra stilistica, un approccio non violento agli scontri e soprattutto nascondeva una storia solo l’apparenza votata al totale non senso.
Scavando nei meandri dei dialoghi si potevano trovare riflessioni per nulla banali e anche il cast di supporto che accompagnava il protagonista nella ricerca delle sue braccia – sì, pure nel primo capitolo c’erano parecchie stranezze – entrava poco alla volta nel cuore del giocatore, creando un sentimento di empatia e attaccamento.
E un passo in avanti nell'ignoto
Con questa nuova avventura ci si è spinti oltre e il team di sviluppo ha imboccato la strada della totale follia. Almeno lo crediamo. Forse verremo smentiti da raffinate analisi? Difficile escluderlo.
In fin dei conti più volte ci siamo trovati faccia a faccia con strani personaggi che si sono lanciati in profondi monologhi filosofici, come quando si è affrontato il concetto di meme, non inteso come il LOL a cui tutti pensiamo, ma seguendo le idee di Richard Dawkins.
Proprio per questo suo costante stravolgimento di prospettiva, abbiamo amato alla follia la non-storia raccontata da Everhood 2. Se volete qualcosa di coerente, con un inizio e una spiegazione finale, qui non troverete nulla di tutto questo e capiamo benissimo che è un approccio che potrebbe scoraggiare molti giocatori.
Ma, alle volte, è bello abbracciare il caos più totale e lasciarsi sorprendere da quello appare sullo schermo, dimenticandosi pure dell'obiettivo finale.
Prima si abbandona ogni prospettiva razionale, prima ci si inizia a godere gli sketch di questa assurda pièce teatrale, con personaggi pescati da ogni dove, costanti salti dimensionali e dialoghi che lasciano spiazzati per la loro improvvisa serietà.
L'istinto e la curiosità sono i due poli che hanno guidano la nostra esplorazione e con questo approccio naif ci siamo lasciati trasportare attraverso i vari portali che si aprivano davanti a noi. Non c’è stato un singolo momento in cui siamo stati certi che il percorso intrapreso fosse quello giusto o se, al contrario, ci stessimo lasciando alle spalle qualche importante tassello del puzzle.
Dopo qualche ora, senza nessuna mappa e senza nessuna indicazione su dove andare o su cosa fare, è diventato chiaro come questo fosse il modo migliore per affrontare Everhood 2.
Ci sono però due problemi. Il primo è che questo scherzo non ha praticamente una fine e la lunghezza del gioco si protrae anche quando l’effetto sorpresa viene meno e si vorrebbe solamente giungere alla conclusione.
Il secondo è che, in mezzo a tutto questo caos, anche i pensieri più elaborati e gli aspetti meta-narrativi spariscono al cospetto del flusso incessante di deliri.
Cosa stiamo osservando?
Il cambio di prospettiva avviene ad ogni passo e questo vale anche per la direzione artistica che, siamo certi, sia il frutto di una massiccia assunzione di qualche sostanza lisergica.
Everhood 2 adora prendere in giro il giocatore con il suo senso dell’umorismo senza logica e i panorami stilizzati ne sono una perfetta metafora. Si passa senza soluzione di continuità da una città al neon a un pianeta abitato da alieni rossi, senza dimenticarsi laboratori segreti e ovviamente il drago finale da abbattere.
Tutto è avvolto in una atmosfera onirica, non si sa bene cosa sia reale o frutto nella nostra immaginazione e questa sospensione permette ad Everhood 2 di mutare registro ogni dieci minuti.
Ci sono ambienti che rasentano quei vecchi titoli programmati in ASCII, dopo qualche passo ci si trova fra le mani qualcosa di risalente ai tempi degli 8-bit e poi, tutto d’un tratto e senza nessun preavviso, ecco che le animazioni diventano fluide, emerge da nulla un singolo personaggio fatto con una pixel art notevole e d’improvviso lo schermo è un’esplosione di luci e colori.
Ogni tanto si ribalta pure, le pareti si deformano e tutto diventa sfocato.
La musica del diavolo
Everhood 2, esattamente come il suo predecessore, è un titolo decisamente originale e questo vale anche per i suoi strani combattimenti musicali.
In questo secondo episodio manca quel fattore novità che solo il primo capitolo poteva avere, ma i duelli ritmici sono sempre freschi, divertenti e anche diabolici.
Le battaglie si svolgono all'interno di uno spartito verticale, molto simile a quelli dei vecchi e cari Guitar Hero. In queste arene, i vari nemici fanno piovere dall’alto una cascata di note e lo scopo è quello di saltare e schivare i “colpi” con acrobazie sempre più esagerate – o di assorbirne un numero crescente dello stesso colore per creare combo esagerate da scagliare contro gli avversari.
Chiaramente questa è solo la base, dato che ogni combattimento propone qualcosa di diverso, soprattutto quando si affrontano i numerosi boss che, nemmeno a dirlo, riescono a sovvertire ogni aspettativa. Oltre alle semplici note, iniziano ad apparire ostacoli che non si possono assorbire, e altri ondeggiano lungo tutto lo spartito.
Nel frattempo lo schermo è invaso da colori, il nostro stesso personaggio ora appare su tutte e quattro le pareti e dopo pochi secondi ci si trova immersi in un quadro lisergico, con gli occhi incollati sul monitor.
L'asticella della difficoltà è alta, ma per fortuna si può modificare in ogni momento il livello della sfida, evitando così di rimanere incastrati sempre nella stessa battaglia.
Le luci e i flash hanno però delle controindicazioni e potrebbero causare non pochi problemi alle persone più sensibili agli stimoli visivi. Everhood 2 cerca di porre un rimedio tramite numerose opzioni dedicate alla fotosensibilità e al daltonismo per chi fatica a distinguere i colori, ma l’esagerazione fa parte della sua essenza: queste impostazioni sono solo un limite parziale e, soprattutto, fanno venire meno una delle principali caratteristiche estetiche del titolo.
La vera ciliegina sulla torna è la colonna sonora. Everhood 2 spazia senza sosta fra svariati generi musicali e ogni battaglia propone un accompagnamento differente, saltando dai sound elettronici al rock più spinto, con qualche toccata e fuga anche nelle melodie più classiche.
I ritmi sono sempre perfettamente azzeccati in tutti gli scontri, è fondamentale capire il flusso delle note e, potenzialmente, Everhood 2 potrebbe essere giocato anche ad occhi chiusi, lasciandosi guidare solo dalla componente audio.
Ancora una volta, il vero limite è la ripetitività. I duelli sono piuttosto brevi, solo che l'impostazione da RPG vecchia scuola prevede come da tradizione degli incontri casuali, dove magari ci si ritrova a combattere per tre volte di fila contro lo stesso avversario, con lo stesso spartito e con la stessa musica.
Infine, anche tutti gli orpelli ruolistici non è che aggiungano molto. In Evehood 2 c'è la possibilità di migliorare il proprio personaggio e di cambiare arma, solo che questi equipaggiamenti non hanno un impatto così visibile sui duelli e spesso si finisce con il dimenticarsene.
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