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Evercade, la magia di un tempo passato diventa console - Recensione

In anteprima italiana e dopo averci passato un bel po' di ore, vi presentiamo la nuova console Blaze dedicata agli amanti del retrogaming

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Il retrogaming è un fenomeno in continua espansione: sempre più spesso il medium videoludico si ferma e guarda indietro, trovando proprio nel passato, paradossalmente, gli spunti per andare avanti. Generi che tornano in voga dopo decenni, rimasterizzazioni selvagge, raccolte di vecchi classici e giochi d’epoca forniti in abbonamento con i servizi online sono solamente alcune delle forme che l’insaziabile fame di ricordi prende al giorno d’oggi.

Proprio da qui, dalla voglia di rivivere un determinato periodo storico, sono partiti i ragazzi del team Blaze, capitanati da Andrew Byatt, per dar vita al progetto Evercade, di cui oggi possiamo parlarvi in anteprima assoluta italiana.

L’idea

C’era un tempo in cui le console non necessitavano di una connessione ad internet per funzionare, i giochi non venivano spezzettati per venderne nel tempo i contenuti scaricabili, e, soprattutto, in cui ad ogni supporto fisico si accompagnava un manuale a colori, pieno di informazioni e curiosità, destinato a diventare, entro breve, il miglior amico del giocatore acquirente.

Quest’epoca, che ad alcuni sembrerà lontana quanto il Paleolitico, non è però mai uscita dalla mente di tantissimi appassionati di videogiochi sparsi per il mondo, tra i quali la quindicina scarsa di persone coinvolte nello sviluppo di Evercade, console portatile che sarà distribuita in Europa entro il prossimo 12 giugno.

Le linee guida durante lo sviluppo della macchina, come confermatoci direttamente dal Product Director Andrew Byatt, erano semplici ma chiare fin dall’inizio: creare una console portatile a cartucce intercambiabili che potesse offrire una libreria sempre crescente di giochi su licenza, ognuno dei quali dotato di custodia e di un manuale a colori.

Basterebbero già queste caratteristiche a rendere unica Evercade: se è vero, infatti, che esistono centinaia di console cloni in circolazione, perlopiù di fabbricazione cinese, nessuna di queste gode dei diritti delle migliaia di giochi che riproduce; questo si traduce non solo in pratiche di mercato scorrette (quando non del tutto illegali in alcuni paesi), ma anche, e chiunque ne abbia acquistata una lo sa bene, in una spersonalizzazione dell’esperienza ludica, che, terminato l’entusiasmo iniziale, annega in un mare di rom male emulate e peggio presentate.

D’altro canto, il fenomeno delle mini console ha riportato prepotentemente in auge il retrogaming, e, sebbene tutte quelle fin qui pubblicate detengano legalmente i diritti dei giochi che riproducono, nessuna di esse è espandibile, se non ricorrendo (di nuovo!) a metodi non esattamente legali.

Evercade è quindi l’unica, al momento, a garantire la liceità dell’esperienza ludica, grazie ad accordi intrapresi da Blaze con i singoli sviluppatori per ognuno dei giochi offerti, ed una libreria in continua espansione, che conta già su oltre centoventi titoli al momento di redigere questo pezzo e che si amplierà ancora entro la fine dell’anno.

Altre linee guida erano rappresentate dalla fascia di prezzo, che avrebbe dovuto rendere l’esperienza non troppo costosa senza impattare sulla qualità produttiva, e dal packaging delle cartucce, incredibilmente curato ed immediatamente riconducibile a mostri sacri del genere come il Mega Drive e, ancor di più, il Neo Geo Pocket.

Fin qui i punti cardine del progetto, tanto ambizioso quanto rischioso: quanto spazio ci sarebbe stato nel mercato odierno, per una console esclusivamente retrogaming, peraltro priva di una connettività ad internet? Come sarebbe stata accolta l’idea di supportare la distribuzione fisica nell’era del digitale? Quali giochi includere per non scontentare nessuno degli adolescenti che furono? A queste domande, si sono aggiunte tutte le traversie legate all’esplosione della pandemia da COVID-19, che hanno impattato sulla data di lancio della macchina, inizialmente prevista tra marzo ed aprile.

In un mercato in cui pochi si prendono la briga di rischiare, e ancora meno sono pronti a scommettere sulle proprie passioni e su uno specifico target di pubblico che non sia necessariamente di massa, Blaze, già autrice di altri prodotti dedicati al retrogaming (sebbene meno ambiziosi di Evercade), ha avuto tutta la nostra attenzione.

Siamo sicuri che, alla fine di questa nostra analisi, avrà anche la vostra.

La macchina

Evercade è uno strano incrocio – un ornitorinco, oseremmo dire – figlio, sulla carta, di troppi genitori ma che poi, alla prova dei fatti, si rivela assai più aggraziato e confortevole da maneggiare di quanto si possa pensare. Simile, per peso e forma, alla prima revisione di Playstation Portable (con cui condivide anche le dimensioni dello schermo, 480 x 272), porta sulla scocca gli immortali colori del Famicom, che richiamano immediatamente ricordi dolcissimi per chi ha passato i trent’anni già da un po’. L’analisi dei freddi dati rivela la presenza, sotto il cofano, di un processore Quad Core a 1.2ghz, capace di far girare tutti i giochi pubblicati al lancio senza compromessi di sorta.

La macchina conta un totale di ben nove pulsanti: quattro frontali, in plastica trasparente, forse un po’ troppo vicini tra loro, due dorsali, che restituiscono un piacevolissimo click alla pressione, ed i classici Start, Select e Menu. Inizialmente non configurabili a piacere, dopo l’ultimo aggiornamento firmware della macchina i tasti sono completamente personalizzabili, e questo ha risolto la scomodità dei settaggi di default di tanti dei titoli inclusi nelle raccolte: adesso è possibile impostare uno schema di comandi generico, che si adatterà, al meglio possibile, ad ogni titolo, o uno personalizzato per il singolo gioco.

Sulla parte alta della macchina troviamo lo switch di accensione, lo slot per le cartucce e l’uscita mini HDMI, che consente la connessione al televisore di casa, utilizzando la console come semplice controller mentre le immagini vengono inviate direttamente alla tv, in maniera non dissimile da Nintendo Switch.

Sebbene la resa, soprattutto dei titoli più vecchi tra quelli testati, non sia eccellente su pannelli dalla diagonale ampia, la possibilità di giocare a 720p sul divano è comunque ben accetta: il grosso delle ore di test è stato effettuato in modalità portatile, che riteniamo essere, come confermato anche dal team di sviluppo, quella pensata come principale, ma non va sottovalutata la possibilità di portare tutto sullo schermo e godersi lì soprattutto i giochi di ruolo, come quelli inclusi nella Piko Collection, nei quali abbonda il testo da leggere.

Tra gli elementi che ci hanno sorpreso in positivo è impossibile non citare il d-pad della console: parente nemmeno troppo lontano di quello del Sega Saturn – console la cui libreria di titoli in due dimensioni rimane ragguardevole a tutt’oggi – garantisce estrema precisione in tutti i frangenti, posizionandosi almeno un paio di spanne sopra quelli visti nella generazione di console che ormai volge al termine.

Sessioni di gioco anche prolungate non hanno causato crampi alle mani o dolore al braccio, e l’ergonomia generale si è dimostrata più che buona su molti fronti, con qualche piccola riserva solamente per i giocatori dotati di mani molto grandi, che, come anticipato, potrebbero avere qualche problema con la relativa vicinanza dei quattro tasti frontali.

Siamo rimasti meno soddisfatti dalla capienza della batteria: i 2000mAh nelle nostre prove sono riusciti a garantire circa quattro ore e mezza di gioco, che possono scendere fino a poco meno di quattro o salire a poco più di cinque a seconda delle regolazioni della luminosità dello schermo e del volume.

Sebbene la scelta di includere una batteria non troppo capiente possa essere comprensibile in termini di ottimizzazione del prezzo di lancio, non ci sarebbe dispiaciuto, vista anche la scarsa richiesta in termini di risorse da parte dei giochi, poter giocare per sette o otto ore prima di essere costretti a ricaricare.

L’audio si è rivelato forte e chiaro, e gli speaker sono riusciti a non gracchiare nemmeno con il volume alzato al massimo:nondimeno, come per la stragrande maggioranza delle console portatili, l’utilizzo di un buon paio di auricolari rimane consigliato per godere al meglio del comparto audio.

L’interfaccia grafica, pur priva di merletti, non lascia spazio a grosse lamentele, con la possibilità di eseguire salvataggi istantanei in gran numero per tutti i titoli e modificare l’aspect ratio dai 4:3 originali ai 16:9 della modalità estesa, che restituisce un’immagine ovviamente schiacciata ma può fare al caso dei giocatori più giovani, poco abituati alle bande nere laterali.

Lo schermo, dal canto suo, si è dimostrato di buona qualità, senza particolari picchi: gli angoli di visione non sono poi così ampi, ma era difficile aspettarsi una qualità superiore da un prodotto che viene lanciato abbondantemente sotto la soglia dei cento euro.

A proposito di prezzo, Evercade è una console decisamente economica, soprattutto in rapporto a quello che offre in termini di qualità costruttiva e dell’emulazione dei giochi: sarà infatti venduta in due configurazioni, una da settanta euro, denominata Starter Pack, contenente la raccolta Atari Collection 1, e l’altra da novanta euro, comprensiva anche di ulteriori due cartucce, la Namco Collection e la Interplay Collection.

Le altre sette cartucce in commercio al day one costeranno poco meno di diciotto euro l’una, un prezzo assolutamente accessibile se rapportato alla quantità di giochi inclusi, che varia da un minimo di sei fino ad un massimo di oltre venti, e alla cura riposta nel packaging, su cui torneremo in seguito.

Sebbene al momento sia necessario importare la console, tramite siti come Funstock.co.uk o Amazon.co.uk, Andrew Byatt ed il suo team stanno cercando partner per la distribuzione anche nel nostro paese, e la volontà di avere un occhio di riguardo per il pubblico italiano è dimostrata dalla presenza della nostra lingua tanto nel menu delle impostazioni quanto nel corposo manuale di istruzioni incluso nella gradevole confezione rossa di Evercade.

I giochi (ed il futuro)

Come anticipato, la cura nel packaging è sicuramente uno dei punti di forza del prodotto: contenute in scatole di plastica che ricordano molto da vicino quelle utilizzate da SNK per le due iterazioni del Neo Geo Pocket, le cartucce di Evercade si inseriscono alla perfezione nell’apposito vano e riportano sul retro la nomenclatura della collection.

I manuali che le accompagnano rappresentano un vero e proprio atto d’amore al medium videoludico: ricchi di informazioni e curiosità tanto sulle software house coinvolte quanto sui singoli giochi, interamente a colori e pieni di riferimenti alla cultura pop degli anni ’80 e ’90. Per non parlare di qualche trucco nascosto qua e là, che funzionava con le versioni originali dei giochi e, ovviamente, funziona anche oggi…

Sulla nostra mensola subito approntata, bisogna dire che le cartucce fanno proprio la loro sporca figura, soprattutto in un’epoca in cui videogiocare si riduce, spesso, al semplice download di un file: i collezionisti tra i nostri lettori non mancheranno di apprezzare.

Già in prima battuta non mancano i grandi nomi dell’industria videoludica tra quelli decisi a supportare la macchina: Atari, Interplay, Data East, Bandai Namco e Technos sono solo alcuni di quelli che hanno ceduto le licenze, ed è quindi lecito pensare che tutti (o quasi) i cataloghi di queste software house saranno resi disponibili, nel tempo.

Ad attirare l’attenzione sono ovviamente i nomi più altisonanti: i due Earthworm Jim, Splatterhouse 2 e 3, Pacman, i primi due Double Dragon, Magical Drop II, Joe and Mac 2, Dragon Spirit e Galaga, giusto per citarne alcuni, sono titoli invecchiati benissimo, ancora perfettamente godibili al giorno d’oggi e spesso introvabili (o costosissimi) nelle loro incarnazioni originali.

A questi si aggiunge un ventaglio ampio (e sorprendente) di titoli magari meno conosciuti al grande pubblico ma di sicuro impatto pad alla mano: abbiamo scoperto gemme come Tanzer, punta di diamante della cartuccia Mega Cat Studios, e abbiamo perso ore di gioco con i giochi di ruolo classici contenuti nella raccolta dedicata a Piko, tra i quali The Immortal, Dragon View e Drakkhen.

La rosa di titoli copre praticamente tutti i generi videoludici in voga all’epoca, e offre qualcosa per tutti i tipi di appassionati – dagli action platform (che fanno ovviamente la parte del leone) ai picchiaduro a scorrimento, passando per i giochi di ruolo, i puzzle game e gli sparatutto.

Ci piace inoltre segnalare come la scelta dei titoli abbia anche valore filologico, visto che molti di essi sarebbero semplicemente scivolati nell’oblio dell’abandonware se non fosse stato per gli accordi stretti da Blaze.

Fin qui il presente, ma anche l’orizzonte futuro è abbastanza chiaro: alla decina di cartucce già disponibili se ne aggiungono tre che saranno preordinabili poco dopo il lancio su scala mondiale della console, due delle quali dedicate interamente all’Atari Lynx ed una contenente Xenocrisis e Tanglewood – due dei titoli indipendenti più premiati tra quelli pubblicati per retroconsole. Ma Blaze non sembra volersi fermare: l’obiettivo è di pubblicare tra le cinquanta e le cento cartucce complessivamente e – per raggiungere questo ambizioso traguardo – il team è già in fase di negoziazione per acquisire i diritti di altre decine di titoli.

Insomma, il supporto non mancherà, come testimoniato anche dalla velocità di risposta del team alle piccole problematiche tecniche segnalate da noi e da altri recensori sparsi per il mondo tramite il rilascio di patch rapide e mirate.

La carta vincente è la qualità dell’emulazione: il fatto che i singoli giochi siano su cartuccia, ed è su questa che si possa calibrare il tempo di risposta agli input gioco per gioco, garantisce una qualità sempre eccellente, con il lag normalmente associato all’emulazione virtualmente inesistente.

Durante i nostri test, anche i giochi più esigenti da questo punto di vista si sono lasciati giocare senza tentennamenti, e l’assenza di ritardi nel riconoscimento degli input ha reso l’esperienza di gioco sempre piacevole, per la gioia dei puristi dell’emulazione.

In prima istanza, ci eravamo imbattuti in piccoli bug audio durante le prime ore di test, con il sonoro che saltava senza preavviso o che gracchiava per qualche secondo: se allora bastava salvare e riavviare il gioco per risolvere, dopo l’aggiornamento all’ultimo firmware disponibile (operazione semplicissima da fare via PC tramite il sito ufficiale), non abbiamo più riscontrato alcun tipo di problema.

Ad eccezione di alcuni titoli già difficili da giocare originariamente, per via delle limitazioni dovute ai port da arcade su macchine non troppo potenti come il NES, che causavano dosi massicce di flickering (Super Spike V-Ball, stiamo parlando di te!) e rallentamenti sparsi, l’esperienza di gioco offerta da Evercade si è rivelata di ottima qualità indipendentemente dalla cartuccia inserita.

Per ragioni legate all’acquisizione delle licenze, purtroppo, tutti i titoli usciti anche in arcade sono qui riproposti nelle loro versioni casalinghe, il che potrebbe far storcere il naso agli appassionati di vecchia data, considerando la differenza spesso abissale in termini di qualità e performance.

Per il futuro prossimo, questo è sicuramente uno degli aspetti su cui la macchina Blaze può migliorare, sebbene districarsi tra diritti e licenze vecchi di trenta o quarant’anni non sia esattamente un gioco da ragazzi.

+ Emulazione praticamente perfetta

+ Controlli e d-pad di ottima fattura

+ Rapporto qualità/prezzo

+ Libreria ricca e in continuo aumento...

+ Packaging dei giochi da applausi

- Batteria poco capiente

- ...ma contenente solo le conversioni casalinghe di molti titoli

8.3

Inutile nasconderlo: Evercade è andata ben oltre le nostre aspettative, candidandosi prepotentemente non solo a miglior prodotto della line up di Blaze, ma anche a vera e propria sorpresa hardware di questo 2020, quantomeno finora.

La console portatile progettata e realizzata dal team inglese riunisce una serie di elementi a nostro avviso imprescindibili per un prodotto simile, dalla passione per il packaging ad un supporto rapido ed esaustivo, senza dimenticare l’eccellente livello di emulazione e il costo contenuto.

Certo, non mancano i margini di miglioramento (ci sarebbero piaciuti una batteria più capiente e qualche versione arcade in più nelle selezioni di giochi), ma, a conti fatti, considerati la nicchia di pubblico a cui si rivolge il prodotto, il prezzo richiesto e la concorrenza, siamo dinanzi ad una scommessa vinta, e siamo eccitati di vedere cosa i prossimi mesi riserveranno ai possessori di questa piccola, grande, console.

Voto Recensione di Evercade, la magia di un tempo passato diventa console - Recensione - Recensione


8.3

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Emulazione praticamente perfetta

  • Controlli e d

  • pad di ottima fattura

  • Rapporto qualità/prezzo

  • Libreria ricca e in continuo aumento...

  • Packaging dei giochi da applausi

Contro

  • Batteria poco capiente

  • ...ma contenente solo le conversioni casalinghe di molti titoli

Commento

Inutile nasconderlo: Evercade è andata ben oltre le nostre aspettative, candidandosi prepotentemente non solo a miglior prodotto della line up di Blaze, ma anche a vera e propria sorpresa hardware di questo 2020, quantomeno finora.

La console portatile progettata e realizzata dal team inglese riunisce una serie di elementi a nostro avviso imprescindibili per un prodotto simile, dalla passione per il packaging ad un supporto rapido ed esaustivo, senza dimenticare l'eccellente livello di emulazione e il costo contenuto.

Certo, non mancano i margini di miglioramento (ci sarebbero piaciuti una batteria più capiente e qualche versione arcade in più nelle selezioni di giochi), ma, a conti fatti, considerati la nicchia di pubblico a cui si rivolge il prodotto, il prezzo richiesto e la concorrenza, siamo dinanzi ad una scommessa vinta, e siamo eccitati di vedere cosa i prossimi mesi riserveranno ai possessori di questa piccola, grande, console.

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