Immagine di Disgaea 7: Vows of the Virtueless | Recensione - Fedele a se stesso
Recensione

Disgaea 7: Vows of the Virtueless | Recensione - Fedele a se stesso

L'ennesimo capitolo solido ma troppo conservativo per la serie Disgaea, che riesce a divertire ma ha forse bisogno di una svolta: la nostra recensione.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un capitolo conservativo, ma comunque divertente
  • Qualche piccolo miglioramento rispetto al sesto episodio
  • Centinaia di ore di contenuti, anche se molto ripetitivi

Informazioni sul prodotto

Immagine di Disgaea 7: Vows of the Virtueless
Disgaea 7: Vows of the Virtueless
  • Sviluppatore: Nippon Ichi Software
  • Produttore: Nippon Ichi Software
  • Testato su: SWITCH
  • Piattaforme: PS4 , SWITCH , PS5 , PC
  • Generi: Gioco di Ruolo , Strategico
  • Data di uscita: 3 ottobre 2023

Tra alti e bassi, alternando titoli molto ben accolti dalla critica ed altri amati invece perlopiù dal pubblico, il franchise Disgaea ha accompagnato gli appassionati di strategia a turni su console per oltre due decenni, senza mai allontanarsi da quanto seminato nel capostipite ma aggiungendo sufficienti migliorie per garantirsi, di quando in quando, un nuovo episodio.

Non tutti sono rimasti soddisfatti dal sesto, che si era dimostrato coraggioso sotto vari aspetti ma anche fuori fuoco su altri, e c'era quindi curiosità intorno a Disgaea 7: Vows of the Virtueless, recentemente pubblicato su entrambe le console Sony, PC e Nintendo Switch – proprio la versione che abbiamo provato per voi.

Se siete curiosi di sapere come si è comportato dopo svariate decine di ore di test, non dovete fare altro che affondare i denti nella nostra recensione.

Sempre non-sense, ma nel Giappone feudale

Il primo e più evidente cambiamento che Disgaea 7 porta in dote riguarda l'ambientazione, che è sì sempre negli inferi ma da un sapore decisamente più orientaleggiante, con Hinomoto, l'ambientazione in cui si svolge l'interezza della storia, che richiama apertamente il periodo Edo della storia giapponese.

Diciamo subito che il cast è più strambo che mai: c'è chi sputa letteralmente sangue ogni volta che incassa un complimento, chi sfoga la sua rabbia contro incolpevoli palazzi, chi annega nel turpiloquio.

L'umorismo abbonda, insomma, come da tradizione del franchise, ma non sempre riesce a far colpo, soprattutto su chi, avendo già giocato uno o più dei capitoli precedenti, troverà stantie certe battute.

Gli appartenenti a quest'ultima categoria si ritroveranno a pigiare sul pulsante per saltare i numerosi dialoghi molto più spesso rispetto alle prime incarnazioni del franchise, ma chi dovesse avvicinarsi ad esso a partire da questa uscita non potrà non sorridere in risposta ai buffi comportamenti di molti membri della sgangherata gang messa in piedi dagli sviluppatori.

Torna anche in Disgaea 7 la vena di umorismo non-sense che ha sempre caratterizzato il franchise.
Questo sempre a condizione che mastichino l'inglese: come spessissimo accaduto per questo franchise, infatti, anche Disgaea 7 non è stato localizzato nella nostra lingua, ed è quindi necessario possedere una conoscenza, seppur superficiale, dell'inglese per godere appieno della sua trama e dell'umorismo di cui si ammantano i suoi personaggi.

Qui come nei capitoli precedenti, e sempre di più di release in release, il plot diventa allora un semplice orpello, utile per strappare qualche sorriso al giocatore ma spesso slegato da quanto poi succede una volta giunti sui campi di battaglia.

La storia dietro a questo settimo episodio verta attorno a Fuji – e le due co-protagoniste sono Pirilika e Ao, tutti alla ricerca dell'onore perso del codice Bushido, tanto sacro per i personaggi, di chiara ispirazione nipponica, quanto ininfluente per l'alter ego del giocatore, che ha invece le sue ragioni personali per mettere le mani in faccia (letteralmente!) al villain dela situazione, il Demmodoro Opener, demone che fa del sadismo e della crudeltà i suoi marchi distintivi.

Non vi diciamo altro, ma tra freddure risapute e momenti di sincera ilarità la storia procede tra alti e bassi, spingendo a concentrarsi sul cuore pulsante della produzione, che, nemmeno a dirlo, è rappresentato dalle battaglie strategiche a turni.

Stanca evoluzione

Se non avete vissuto su un eremo a duemila metri di altezza e vi siete avvicinati al medium videoludico nel corso degli ultimi vent'anni, saprete benissimo che la serie Disgaea è composta da strategici a turni infarciti di non-sense, con possibilità strambe come lanciare i propri alleati sul campo di battaglia, servirsi di pinguini esplosivi per sbaragliare i nemici e perdersi in migliaia di combattimenti facoltativi solo per vedere massimizzate le statistiche di una determinata arma.

Niente di tutto questo cambia in Disgaea 7, nel bene e nel male: siamo dinanzi ad un capitolo che evolve invece di rivoluzionare, rimandando l'inevitabile svolta che la serie aspetta da almeno un lustro, sempre più stanca di capitolo in capitolo.

Eppure, questo settimo ci è piaciuto di più di quello che l'ha preceduto, forse per la nuova ambientazione, forse per il minor livello di automatizzazione complessivo, che sviliva un po' la fase decisionale, da sempre in mano al giocatore.

Nel complesso, il livello di sfida è in linea con quello del sesto capitolo, e quindi consistentemente più morbido di quello a cui il franchise aveva abituato i fan della prima ora: chi cerca qualcosa di più impegnativo lo troverà solamente sepolto nella miriade di contenuti opzionali e nel vastissimo endgame, per effetto di una scelta comprensibile a livello commerciale ma che potrebbe estraniare chi segue la serie sin dai tempi di PlayStation 2.

Il gameplay evolve ma non rivoluziona, preoccupandosi però di limitare le battaglie automatiche che avevano dominato nel sesto capitolo.
In questo senso, l'inedita possibilità di trasformarsi in un mastodontico Kaiju per tre turni, attivabile al riempimento di un'apposita barra (e sfruttabile anche dai nemici), è latrice di un pericoloso attentato al bilanciamento complessivo, dal momento che, utilizzandola al momento giusto, può essere risolutiva in praticamente tutte le battaglie, comprese quelle che la storia etichetta come "boss fight".

Quasi a voler controbilanciare, come anticipavamo poc'anzi, il team di sviluppo ha limitato l'utilizzo delle battaglie automatiche, dominanti nello scorso capitolo, che adesso tornano utili più che altro per grindare, dal momento che anche i neofiti non potranno utilizzare questa opzione per le missioni principali non ancora completate.

Abbiamo apprezzato, invece, una nuova feature su tutte, ovvero la possibilità per il giocatore di creare unità al medesimo livello medio del suo attuale party, laddove nei capitoli usciti fin qui esse partivano sempre dal livello 1.

Una scelta così semplice (e così in ritardo!) consente di sperimentare di più con il proprio gruppo, di azzardare mosse più rischiose in combattimento ed elimina il tedio legato al grinding necessario a portare le nuove unità al livello del resto della squadra.

Se, da un lato, la quarantina abbondante di classi disponibili garantisce un buon livello di varietà, con qualche chicca come personaggi zombie che si rafforzano ad ogni morte avvenuta sul campo di battaglia, dall'altra ci sono almeno una quindicina di classi-clone, con differenze minime tra l'una e l'altra ed abilità specifiche piuttosto ridondanti.

Contenuti come piovesse

Discorso complesso quello legato alla longevità nel suo insieme e alla mole di contenuti offerti: da un lato, qui siamo dinanzi ad un gioco potenzialmente infinito, nel quale i maniaci dei numeri e delle statistiche aumentate potranno spendere anche centinaia di ore, tra Item World, reincarnazione, Quest Shop e contenuti secondari.

Dall'altro, un po' come succede in troppi prodotti odierni, già dopo una decina di ore spese con questi contenuti si ricava la spiacevole impressione che questi siano tutti uguali a loro stessi, e che quindi, sebbene sia tecnicamente possibile spenderci un intero inverno, la prospettiva, a ben vedere, non è poi delle più entusiasmanti.

Molto più brillante, dal nostro punto di vista, è l'esordio di una modalità multigiocatore online passiva, in cui schierare il proprio team contro quelli di altri giocatori in giro per il mondo: quasi come una partita a scacchi per corrispondenza, ma con regole cangianti di stage in stage e senza la possibilità di agire direttamente sulle proprie unità, insomma.

Nonostante le oltre quarantacinque ore investite in Disgaea 7 (per la sola campagna ne dovrebbero bastate una decina in meno), noi siamo stati letteralmente annichiliti da più di un team incontrato online, a testimonianza di come il succo del gioco per molti sia da ricercare nell'endgame più che nella questa principale.

Se dal punto di vista tecnico la situazione è più che buona, con un selettore che consente di scegliere tra 60 fps generalmente stabili ed una migliore qualità complessiva dell'immagine, da parte nostra (e siamo sicuri di non essere i soli) non abbiamo gradito  la scelta di continuare ad insistere con la grafica tridimensionale che aveva debuttato due anni e mezzo fa con il sesto episodio.

Di nuovo, si tratta di una scelta comprensibile in termini economici da parte di NIS, che ha potuto così sfruttare molti degli asset già presenti nelle librerie della compagnia e lavorare di fino per migliorarli, ma continuiamo a ritenere la grafica in due dimensioni quella più adatta a rappresentare questo storico franchise.

Siamo incorsi anche in fenomeni di texture pop-in e in brevissimi freeze dell'immagine in concomitanza con alcuni degli effetti grafici più pesanti, ma ci risulta che il team di sviluppo sia a conoscenza di queste problematiche, peraltro mai davvero impedienti, e stia lavorando alla loro risoluzione con le prossime patch.

Voto Recensione di Disgaea 7 Vows of the Virtueless | Recensione


7.7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Un piccolo passo avanti rispetto a Disgaea 6

  • La modalità multigiocatore è una gradita sorpresa

  • Potenzialmente avete davanti centinaia di ore di gioco...

Contro

  • ... al costo di ripetitività estrema

  • Medesima, controversa art direction del sesto capitolo

Commento

Disgaea 7 aggiunge un ulteriore, solidissimo tassello ad uno dei franchise più hardcore di NIS, tendendo la mano ai neofiti da un lato – come già accaduto con il sesto capitolo – ed offrendo dall'altro centinaia di ore di potenziale grinding per i maniaci delle statistiche, che magari seguono la serie dagli esordi.
L'impressione generale, rispetto alle ultime uscite, è di un focus maggiore sull'esperienza utente e sull'accessibilità, senza sacrificare troppo in termini di profondità e longevità, ma dovendo giocoforza scendere a patti con lo spettro della ripetitività, che potrebbe fare capolino già dopo un paio di decine di ore di gioco.
Chi sperava in un episodio che rompesse con la tradizione ed imprimesse una nuova direzione alla serie sarà costretto a guardare altrove, ma in compenso si trova in abbondanza il caro vecchio grinding di Disgaea, a due anni e mezzo dall'ultimo esponente del franchise.
Rimane per noi un neo la scelta di insistere su una direzione artistica che adatta la saga alle tre dimensioni, per noi affatto preferibile al 2D che aveva caratterizzato il franchise.
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