Come sotto effetto domino i titoli di Quantic Dream, storicamente legati al marchio Sony, sono caduti uno dopo l’altro nelle braccia dell’ecosistema PC, diventando a tutti gli effetti multipiattaforma. Un destino che recentemente ha iniziato ad accomunare molti titoli che gravitano attorno alla stella PlayStation. Dapprima Heavy Rain, poi Beyond: Two Souls e, infine, l’ottimo rappresentante del 2018 Detroit: Become Human, interessato speciale di questa recensione. Il titolo è disponibile da qualche tempo sugli scaffali virtuali e fisici (per il momento inaccessibili, causa CoVid 19) dei negozi digitali e, capitatoci sotto mano, abbiamo deciso di metterlo al vaglio della nostra analisi tecnica.

-
-

La futuristica Motor City, bifronte tra grattacieli e bassifondi è lo scenario, splendidamente descritto da immagini e parole, in cui si concretizzano le contraddizioni della società, mentre tre androidi, robot senzienti privi di emozioni, cercano di comprendere le proprie devianze (interpretate tramite le scelte in-game).

-
-

Tech time!
Detroit: Become Human è disponibile su Epic Store Games, il download è di 52GB e all’avvio dell’installazione il software si prende i suoi tempi per la compilazione degli shader, adeguandoli alla configurazione in uso.
Una volta passata questa prima fase, si passa attraverso la configurazione della luminosità di sistema, la scelta della dimensione dei sottotitoli (un’impostazione che preghiamo possa esserci sempre in qualsiasi gioco e su qualsiasi piattaforma) e infine la scelta della lingua, essendo il gioco completamente localizzato in italiano.
Le impostazioni offrono un discreto numero di settaggi, pur rimanendo ben lungi dallo stato dell’arte e dalla profondità di alcuni prodotti nati e cresciuti sotto l’ala protettrice della MasterRace. Ognuno offre dai due ai quattro diversi preset di qualità, che in quanto a impatto visivo si distinguono marginalmente gli uni dagli altri, disattivando filtri oppure attivando riflessioni e ombre aggiuntive: li potete osservare nella serie di immagini qua riportata. Sempre dalle immagini potete constatare che si può bloccare il framerate a 30 o 60fps, non si può andare oltre, e contestualmente attivare il V-sync. Senza altri sistemi di sincronizzazione (Freesync o G-Sync) è d’obbligo attivarlo, perché senza di esso nei range intermedi il tearing è davvero troppo pronunciato.
-

Abbattendo la profondità si ha un risultato più conciliante e si risparmiano risorse, così su alcuni monitor è opportuno disattivare il bloom, per non avere aloni di led allucinogeni sparsi per l’immagine di gioco. In Detroit: Become Human Si può anche ridurre la risoluzione di rendering, senza abbassare la risoluzione della finestra, contribuendo a una maggiore fluidità senza compromessi sulla leggibilità di testi e qualità delle cut-scene. Riassumendo, c’è una variabilità di fondo imperdonabile, che però si lascia arginare quasi completamente con piccoli escamotage.
MousePad e Joykeyboard
PC significa anche mouse e tastiera, e il sistema di controllo standard per PC di Detroit: Become Human si dimostra all’altezza della situazione. Non sarà stato facile importare i controlli del joypad (i nostri preferiti) nel loro riproporre i movimenti reali delle azioni all’interno del gioco, ma anche mouse e tastiera il gioco si lasciano apprezzare.
Si chiede al giocatore di utilizzare i movimenti circolari o direzionali con un movimento di mouse, mentre le opzioni dei dialoghi sono selezionabili con i tasti dall’1 al 4, le azioni e i Quick Time Events con quelli da Q a F. Ci vuole un attimo per associare a un comando la rispettiva categoria di azione, ma nel giro di un’oretta non ci sono più problemi.
La telecamera può essere aggiustata in funzione della sensibilità del mouse e anche lì non abbiamo riscontrato problemi. L’audio offre impostazioni per adattare la curva dell’equalizzazione ai piccoli altoparlanti, alle cuffie. C’è anche la modalità notte che riduce le dinamiche dei rumori ambientali e alza quella dei dialoghi per non perdersi nulla anche senza alzare il volume.