Deadlink | Recensione - Frenesia allo stato puro
Deadlink è uno sparatutto roguelite in prima persona che vi farà sudare sette camicie, immersi in un'azzeccata ambientazione cyberpunk.
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
In sintesi
- Uno sparatutto frenetico come pochi.
- Elementi roguelite ben innestati nella struttura di gioco.
- Inevitabilmente ripetitivo sul lungo periodo.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Gruby Entertainment
- Produttore: SuperGG.com, Crunching Koalas
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PC , XSX , PS5
- Generi: Sparatutto , Roguelite
- Data di uscita: 27 luglio 2024
Se c'è una cosa che Hades e Cyberpunk 2077 hanno dimostrato, è che ai videogiocatori piacciono i roguelite ben sviluppati tanto quanto l'ambientazione cyberpunk.
Non a caso citiamo questi due titoli, perchè sono stati senza dubbio i principali ispiratori di Gruby Entertainment durante lo sviluppo di Deadlink, sparatutto in prima persona ad ambientazione cyberpunk con una struttura roguelite.
E figurati se quelli di Crunching Koalas, publisher indipendente che ci ha già regalato diversi titoli indie di grande valore in passato (Moonlighter, Darkwood, Ruiner, solo per citarne alcuni), si facevano scappare una piccola perla di questa portata.
Benvenuti allora nella nostra recensione di Deadlink: tenete le munizioni a portata.
Futuri foschi (e speriamo molto lontani)
In un futuro distopico, tristemente non troppo distante da quello che ci accingiamo a vivere, le megacorporazioni più spietate (che a confronto quella del ragionier Ugo Fantozzi era una ONLUS) stanno testando in maniera intensiva dei gusci da combattimento estremamente sofisticati, capaci di essere controllati da remoto e di portare sul campo di battaglia morte e distruzione.
Nel contempo, però, questi gusci da combattimento (o meglio, delle versioni modificate di quelli usati dalle megacorporazioni) rappresentano anche l'unica speranza per la resistenza, un nucleo sparuto di abitanti anche ancora si oppongono allo strapotere delle lobby e del dio profitto.
Il giocatore sarà chiamato a vestire proprio i panni di un semplice ingranaggio in questo sistema malato, un operatore di questi bot da combattimento, messi alla prova in situazioni ambientali sempre più ostili, in condizioni di schiacciante inferiorità numerica e con un set di armi ed abilità randomizzato, così da spingerli ad adattarsi alle contingenza del momento senza fossilizzarsi su un singolo scenario.
Chi vorrà leggere tra le righe, dedicandosi all'approfondimento delle linee di testo incluse nel gioco, troverà qualcosa in più da masticare, ma la carne intorno all'osso di Deadlink è rappresentata dal gameplay, inutile negarlo, come d'altronde è sempre avvenuto per i prodotti con una forte componente casuale (roguelite o roguelike puri che fossero).
Ettolitri di sangue virtuale
Il giovane team di sviluppo ha cercato di fare della varietà di approcci e della libertà di personalizzazione i due principali capisaldi dell'esperienza di gioco.
Dalla classe iniziale, il soldato, al colosso, passando per l'ingegnere ed il cacciatore, la varietà non manca e, con essa anche la possibilità di personalizzare a piacimento ogni run, tenendo sempre conto dell'inevitabile fattore randomico legato alla struttura roguelite.
Ognuna delle suddette classi ha accesso inizialmente ad un'arma specifica e due abilità uniche, che differenziano notevolmente una build dalle altre: questo non toglie che, in seguito, il giocatore possa ottenere ed equipaggiare abilità molto simili a quelle delle altre classi, costruendo così degli ibridi sulla cui efficacia solo il campo di battaglia potrà esprimersi.
Dalle granate continuamente potenziate con effetti elementali alla possibilità di creare cloni di se stessi che attraggano l'attenzione nemica, ce n'è davvero per tutti i gusti e, sebbene la ripetitività possa diventare un fattore sul lungo termine, lo sforzo del team di sviluppo in termini di varietà è evidente.
Stare fermi significa perire, e anche molto velocemente, ma muoversi senza una logica significa altrettanto finire in pasto alle imboscate nemiche o incontrare a metà strada un proiettile vagante: ognuna delle nove aree che abbiamo esplorato ci ha proposto un livello di sfida ondivago, legato alle singole run, ma comunque mediamente alto, soprattutto durante le prime ore di gioco.
Il segreto di Deadlink, almeno per quanto ci riguarda, consiste nel bilanciare adeguatamente fasi in cui essere aggressivi, sfruttando quasi tutte le abilità a disposizione e sterminando quanti più nemici possibile, ad altre in cui, pur rimanendo allerta, conviene forse approcciare gli scontri in maniera più conservativa, per quanto possibile, cercando i pochi angoli sgombri della arene in attesa che i poteri più potenti, la maggior parte dei quali è utilizzabile nuovamente dopo una fase di cooldown, siano nuovamente disponibili.
Lo stesso team di sviluppo sembra essere conscio di quanto vincente possa rivelarsi questa strategia, e difatti al materializzarsi dei nemici delle barriere invisibili bloccano uno spicchio dell'arena, costringendo il giocatore a ripulire quel dato settore da tutti i cyber-criminali prima di poter procedere. Insomma, non proprio una passeggiata di salute.
I potenziamenti disponibili si dividono in due macro-categorie: le une si perdono alla morte, e vi accompagneranno per una sola delle molteplici run che saranno necessarie per raggiungere i titoli di coda, mentre le altre, sbloccabili con la valuta in-game accumulabile uccidendo nemici (se possibile, con stile), sono permanenti, e rendono ogni nuovo tentativo potenzialmente più fruttifero di quello precedente.
La sensazione di progresso è lenta ma continua, e il bilanciamento ci è parso tutto sommato soddisfacente, al netto delle consuete run molto fortunate (o tremendamente sfigate) tipiche di questo genere.
Come avviene anche per i mai troppo lodati Souls di Miyazaki e compagnia, peraltro, la conoscenza delle meccaniche di gioco e l'osservazione dei propri fallimenti rappresentano due colonne portanti dell'esperienza di gioco, e consentono ai giocatori più pazienti di arrivare a trionfare in stage (e contro boss) in cui si sono inizialmente rimediate solo brutte figure.
Ci siamo comunque imbattuti in qualche picco anomalo di difficoltà, soprattutto in concomitanza con certi boss, che hanno richiesto decine di tentativi (e run favorevoli a livello di generazione procedurale dei power-up) prima di lasciarci via libera: come dicevamo, Deadlink è immediato ed approcciabile nelle sue dinamiche di gioco base, ma non per questo adatto a tutti i tipi di giocatore.
Raggiunta l'inevitabile fase dove, dopo aver accumulato abbastanza potenziamenti, il gioco sembra farsi troppo facile, nulla vieta di alzare l'asticella della difficoltà o cimentarsi nella gara contro se stessi con il time attack mode incluso, raddoppiando o triplicando il monte ore complessivo, a fronte di un esborso iniziale assolutamente ragionevole.
Veloce e fluido
La fluidità e la velocità di Deadlink rappresentano il migliore dei biglietti di visita: giocato su PS5, lo sparatutto Gruby Entertainment non ha mai mostrato intoppi e non si è mai allontanato dai fatidici 60 fps, restituendo quella sensazione di frenesia e di rapidità tanto essenziale per l'esperienza di gioco.
Il cel shading rappresenta allora la scelta migliore sotto tutti i punti di vista: da un lato, come sapranno bene i fan di Cyberpunk Edgerunners, è uno stile grafico che si sposa benissimo con l'estetica cyberpunk, giocando con i contrasti tra una realtà sociologicamente buia e l'esplosione di colori che deriva dal suo impiego.
Dall'altro, il cel shading alleggerisce il lavoro del motore grafico, permettendo anche a costruzioni poligonali stilizzate e ad animazioni meno articolate di fare la loro egregia figura nel complesso, e garantendo così una fluidità invidiabile.
Il risultato è che Deadlink è ipercinetico, colorato, una violenta via di mezzo tra una simulazione di un programma di combattimento ed un sabato pomeriggio al laser game: non c'è nemmeno un decimo di secondo per fermarsi ad analizzare la mole poligonale o la qualità delle texture, e quindi anche eventuali pecche passano inevitabilmente in secondo piano, perchè per coglierle noi stessi siamo andati incontro a morti tanto repentine quanto stupide.
Inevitabile nota di merito per la colonna sonora, zeppa di motivi ignoranti ed assolutamente magnetici, che vi si stamperanno in testa e faranno da naturale sottofondo al massacro (dei nemici ma anche vostro) che si consumerà a schermo: spesso gli sviluppatori indipendenti riescono a cogliere maggiormente dei grandi studi l'importanza dell'accompagnamento musicale, e Deadlink ne è ulteriore riprova.
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Voto Recensione di Deadlink | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Adrenalina pura
-
C'è parecchio da giocare se ci si fa prendere dal loop
-
Colonna sonora martellante
-
Trasuda stile da ogni pixel
Contro
-
Un certo riciclo di mappe e nemici
-
Qualche picco di difficoltà qua e là
Commento
Certo, in termini di cura rogue non aspettatevi lo stesso livello di Hades (un capolavoro unico di difficile replicazione), ma Deadlink riesce a proporre un divertente massacro virtuale in cui tutti sanguinano ma nessuno si fa male per davvero, capace di dire e dare qualcosa agli amanti degli sparatutto e dei gameplay frenetici.
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