Di metroidvania completamente rovinati dalla generazione procedurale ne abbiamo visti a bizzeffe. Sintomo di una grave pigrizia degli sviluppatori, incapaci di ideare un mondo di gioco in cui saper impartire una decisa direzione diventa vitale per dare carattere distintivo alla propria opera, rendendola davvero memorabile a distanza di anni, questa pratica che lascia la via libera agli algoritmi ha determinato una netta decadenza della creatività. Di giochi mediocri che si fregiano della proceduralità come se fosse un vanto, soprattutto in ambito indie, ne sono usciti insomma sin troppi. Dandara, ambientato in un mondo che che galleggia in uno spazio sconfinato e ha smarrito le proprie certezze, una direzione in realtà ce l’ha: ed è decisa, chiara, luminosa e frutto di un design di gioco studiato a tavolino. Con passione e senza lasciare nulla alla casualità di freddi numeri.
The black savior
L’opera di Long Hat House – software house formata principalmente da due ragazzi brasiliani – esplora un universo bizzarro in cui gli oppressi sono sull’orlo dell’oblio. Il mondo di Salt è al collasso, i pochi sopravvissuti sono ormai isolati nelle proprie case e il terrore si è impadronito delle loro coscienze. Dal nulla, però, nasce una nuova speranza: è Dandara, un’eroina di colore e dai capelli afro che grazie alle sue abilità e ai suoi poteri sembra poter ristabilire l’ordine lì dove sembra essere smarrito per sempre. Non ci sono altri indizi e stralci narrativi in Dandara, e di fatto il racconto è appena suggerito e ricco di lore. Avanzando lungo gli scenari e parlando con i superstiti riuscirete a carpire alcune importanti informazioni che suggeriscono com’era il mondo prima dell’avvento dell’oblio e cosa è successo per ridurlo in questo modo. Certo, bisogna saper cogliere i riferimenti e lasciar andare a briglia sciolta parecchie elucubrazioni mentali, eppure quello di Long Hat House è un titolo che da questo punto di vista funziona e verrà senz’altro apprezzato dai fan di From Software.
Oltre a delle figure mistiche e indecifrabili, ad altre che sembrano giganti e altre ancora che pare abbiano conservato la propria umanità, in Dandara vi imbatterete in diverse varianti di nemici, ciascuna diversa a seconda della zona visitata. Ora, immaginate il mondo di gioco di Dandara come a un’enorme mappa suddivisa in aree e sviluppata a compatimenti stagni, con macro aree che nella cartina hanno colori differenti per far ben capire al giocatore qual è il punto di confine tra una zona e l’altra: avrete così l’idea dell’ossatura di questo metroidvania.
Non vorremmo fare sempre i soliti riferimenti alla serie Souls, ma per farvi ben comprendere come si sviluppa la conduzione di gioco di Dandara è necessario: ci sono degli accampamenti che punteggiano il mondo di gioco, paragonabili ai classici falò, ci sono delle scorciatoie da sbloccare, bisogna raccogliere i “Salt” per potenziare determinate caratteristiche del personaggio; bisogna anche stare attenti a non farsi uccidere mentre di questi granelli di sabbia eterei ne avete una gran quantità appresso, altrimenti li lascerete lì dove siete periti e dovrete ritornare sul posto per impadronirvene di nuovo. E poi ci sono degli splendidi boss che di tanto in tanto vi sbarreranno la strada, dando vita ad alcune tra le migliori e più frizzanti situazioni di gioco, mettendovi davanti a delle sfide non proprio semplici da superare.
No direction
Quello di Dandara viene definito “un mondo senza direzione“, e a tal proposito, il caos generato dall’oblio vi consente solo di saltare continuamente da una piattaforma all’altra, senza camminare e senza dovervi preoccupare della forza di gravità. Questa intuizione vincente ha fatto sì che gli sviluppatori potessero davvero sbizzarrirsi col design dei livelli, che raggiunge delle vette elevate tanto dal punto di vista artistico, quanto da quello delle soluzioni adottate. Vi basti considerare che Dandara può muoversi senza soluzione di continuità semplicemente premendo il tasto per saltare e puntando verso una direzione qualunque, così da schizzare come una pallina da flipper ed evitare ostacoli, attacchi, nemici e trappole. All’inizio i vostri movimenti saranno più lenti e la vostra intuitività sarà frenata dal senso della scoperta e dalle novità, ma avanzando nell’avventura dovrete saper gestire alla perfezione movimenti fulminei, riflessi e rapidità di pensiero. Sì, perché Dandara è una geniale mistura di platforming, fasi action e gran bei puzzle che si incastonano alla perfezione nel contesto, capace di dar vita a un’opera molto riuscita e di grande fascino, dall’identità unica.
Dandara, di base, può appunto saltare e far esplodere uno sparo caricato, ma avanzando nell’avventura verranno sbloccati un lanciamissili e un paio di abilità passive. Col Salt potrete poi aumentare la vita massima, l’energia o migliorare l’efficacia degli oggetti curativi. Naturalmente, a più riprese tutto ciò vi verrà impedito da nemici apparentemente semplici da abbattere, ma considerando il loro attento posizionamento avrete non pochi grattacapi. Dandara è infatti un gioco difficile, che non va troppo per il sottile, che a tratti sa essere anche sadico e cattivo, ma senza mai sfociare in quella frustrazione che è tipica dei giochi mal calibrati. Che decidiate di giocarlo su Switch coi controlli touch o in maniera classica, Dandara sarà un’autentica sorpresa che vi ruberà l’attenzione e diverse ore di gioco. Non è facile quantificarle, perché ripetendo più volte le stesse sezioni e sommato il tempo che vi richiederà il backtracking, potreste superare abbondantemente le otto ore. Qualunque sia il vostro grado di abilità, però, Dandara va giocato, perché è un metroidvania unico, particolare, avvincente e impegnativo; uno dei pochi che non ha ceduto a una moda che non ha di certo elevato il genere e l’industria tutta.
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– Ottimo level design, sempre molto ispirato– Meccaniche di gioco intriganti, capaci di offrire un nuovo metodo di approccio– Impegnativo, senza mai essere oltremodo frustrante[/vc_column_text]
– Quando la telecamera decide di cambiare la prospettiva dei livelli già capovolti, si crea confusione– Potrebbe scoraggiare i meno virtuosi– Backtracking continuo per superare delle aree che si sbloccano
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Impreziosito da una pixel art e una colonna sonora ispirata, Dandara è un metroidvania di ottima fattura, attento al level design, al bilanciamento e all’innovazione. Pur prendendo in prestito alcune meccaniche che hanno decretato il successo di saghe molto popolari, riesce a seguire una propria strada, offrendo ai giocatori un’avventura solida, ardua e con pochissimi punti deboli.