CrossCode | Recensione, l'arte di creare un mondo tra finzione e realtà
L'action RPG finanziato su Indiegogo sbarca finalmente su console: scopriamo cos'ha da offrire Crosscode
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Radical Fish Games
- Produttore: Deck 13
- Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 20 settembre 2018 (PC) - 9 luglio 2020 (PS4, Switch, Xbox One)
A circa due anni dal debutto su PC, a sua volta arrivato dopo un intero triennio in accesso anticipato, CrossCode, piccola perla indipendente a base di nostalgia, azione ed elementi ruolistici, è arrivato in questi giorni su console. Se su Xbox One potete goderne semplicemente tramite l’abbonamento a Xbox Game Pass, su Switch e su PS4 è al momento necessario procedere all’acquisto diretto: oggi siamo qui a dirvi se ne vale la pena, dopo aver sviscerato la versione per la (quasi ex) ammiraglia di Sony.
Dentro ad un MMO
A metà tra un episodio non canonico di Sword Art Online e alcuni cliché narrativi tipici del gioco di ruolo giapponese (su tutti l’amnesia e la necessità di imbarcarsi in un viaggio per recuperare le memorie perdute), CrossCode propone di certo un approccio non convenzionale alla narrativa tipica di un gioco di ruolo d’azione.
Il giocatore sarà chiamato a vestire i panni proprio dell’eroina i cui ricordi si sono dissolti nelle pieghe del tempo, Lea: nell’ottica di recuperarli, e spiegarsi perché si è risvegliata nella pancia di una nave da carico in totale solitudine, alla protagonista viene consigliato, da un tale Asimov, di loggarsi all’interno del MMORPG più in voga del momento, chiamato CrossWorlds.
Presto, alla nostra si unirà una fida compagna di viaggio (la prima dei tanti reclutabili lungo la via), chiamata Emile, ed insieme le due si getteranno all’esplorazione di un mondo davvero enorme, che nasconde moltissimi segreti e che premia coloro che non si fermeranno alla superficie, scavando a fondo.
Proprio come ogni gioco di ruolo online che si rispetti, CrossCode propone centinaia di quest opzionali nelle quali è possibile imbarcarsi, decine e decine di personaggi non giocanti pronti a scambiare qualche linea di dialogo con la protagonista… e forse anche altri umani che si sono registrati solamente per recuperare quanto perso. Soprattutto durante le prime ore, la storia gioca molto con il non detto, dispiegando fili narrativi che solamente i più attenti, e solamente nelle battute finali dell’avventura, riusciranno a riannodare. Evitando antipatici spoiler, vi basti sapere che quasi nulla è come sembra e che dopo qualche ora di gioco appariranno evidenti le fonti di ispirazione del team tedesco, da Matrix al già citato Sword Art Online, senza dimenticare il franchise .hack in ogni sua declinazione.
Il risultato finale è buono ma non eccelso, e, proprio come nei giochi la cui struttura CrossCode scimmiotta, la pletora di missioni secondarie e di sottosezioni opzionali finisce con il diluire un po’ troppo l’arco narrativo principale, togliendo mordente a certe fasi e non dedicando il giusto tempo a certi personaggi ed ai drammi che essi portano in scena. Nondimeno, agli appassionati di sci-fi e di mondi virtuali le peripezie di Lea non dispiaceranno affatto e, nonostante qualche alto e basso, finiranno con il voler seguire fino in fondo la trama anche solo per la curiosità di vedere la conclusione a cui il team di sceneggiatori tedeschi è arrivato.
Da parte nostra, siamo stati portati ad avanzare e proseguire più dalla bontà di certe dinamiche di gioco che dalla narrativa in sé, e riteniamo che, in un eventuale seguito, questo aspetto – insieme alla caratterizzazione dei personaggi in generale – sia uno di quelli su cui lavorare maggiormente.
Azione e puzzle
Quello che gli oltre duemilatrecento backer del titolo chiesero, cinque anni fa, ai ragazzi di Radical Fish era un action rpg che potesse unire lo stile artistico dei titoli che fecero grande il Super NES con la sensibilità e l’accessibilità dei giochi moderni, tra checkpoint, livelli di difficoltà multipli e tutorial assortiti.
CrossCode rappresenta una risposta sorprendentemente precisa a queste richieste: la struttura portante del gioco ricalca quella di un MMORPG che, nonostante la sua natura offline, si rivela ricco di quest da raccogliere, tesori da scoprire e, soprattutto, enigmi da risolvere, il tutto mescolato ad un combat system rapido ed estremamente cinetico, soprattutto in occasione delle sfide ai numerosi boss.
Se a livello quantitativo c’è davvero poco da lamentarsi, bisogna purtroppo segnalare che la qualità media delle quest soddisfa solamente a tratti, visto che, in accordo con la natura da simil-MMO, la maggioranza di esse richiederà, semplicemente, di uccidere un determinato quantitativo di nemici, accumulare materiali da scambiare con gli NPC o ritrovare un dato oggetto per uno dei numerosi quest-giver.
In compenso, il combat system rende piacevoli anche gli scontri con i nemici minori, grazie anche ad un livello di difficoltà mai troppo accondiscendente, e favorisce quindi la presa in carico di un gran numero di incarichi opzionali, anche solo per migliorarsi con il combattimento e guadagnare livelli ed oggetti nel processo. Quando c’è da menare le mani, CrossCode si barcamena egregiamente tra il combattimento a distanza e quello ravvicinato, presentando al giocatore gruppi di nemici spesso variegati che raramente attaccano per primi, come nel recente remake di Xenoblade Chronicles, ma che richiedono strategie un po’ più complesse del semplice button mashing.
Abusando dell’attacco ravvicinato, infatti, si incapperà spesso in stati alterati, causati dal sistema elementale che regola le debolezze e le resistenze dei nemici, e in un maggiore quantitativo di danni subiti, laddove, invece, gli attacchi a distanza diminuiscono consistentemente il rischio di vedere svuotarsi la propria barra della salute – ma al prezzo di una diminuita efficacia nell’infliggere danni, soprattutto contro certe categorie di nemici. Alternare i due stili e, nel contempo, variare i propri attacchi tra quelli più potenti ma rivolti ad un singolo nemico e quelli ad area, utili a tenere a bada gruppi numerosi di avversari, rappresenta la soluzione più bilanciata.
Il sistema di crescita della protagonista, che si dispiega man mano al giocatore con il progredire della quest principale, si è però rivelato poco profondo: dell’enorme numero di skill che è possibile imparare, solo una manciata si rivelano realmente utili, con il risultato che, il più delle volte, si finisce con l’optare per potenziamenti passivi incrementali, vista la scarsa utilità di molte delle tecniche a disposizione. Sarebbe probabilmente stato preferibile sfoltire gli skill tree a disposizione della protagonista e concentrarsi su meno abilità, ma curandone meglio la reale efficacia sul campo. Probabilmente la soluzione adottata è stata pensata per evitare che anche i giocatori più completisti, che porteranno a termine decine di incarichi, possano completare troppo presto la mappa dei potenziamenti, ma il risultato finisce con lo svilire un po’ la progressione del personaggio.
Un altro caposaldo del gameplay è rappresentato dai puzzle, presenti in gran numero tanto durante le semplici fasi di esplorazione quanto nei dungeon: se la loro presenza rappresenta un gradevole cambio di marcia rispetto alle fasi di combattimento, l’eccessiva frequenza e l’ottusità di alcuni di essi finisce con il danneggiare il ritmo altrimenti serrato dell’avventura, che rallenta fin quasi a fermarsi proprio in occasione di alcune dei rompicapo più complessi.
Ai semplici enigmi ambientali, risolvibili con un utilizzo intelligente dei colpi a distanza di Lea e un calcolo dei loro rimbalzi, si alternano, infatti, fasi in cui è necessaria una buona dose di pensiero laterale, e, come negli episodi meno riusciti del franchise dedicato al Professor Layton, una generosa di pazienza, con un trial and error che svilisce un po’ l’avanzamento.
A controbilanciare questi momenti di stanca, ci sono le già citate boss fight: adrenaliniche, discretamente esigenti e divise in più fasi, queste sfide rappresentano uno dei punti più alti del gioco, soprattutto in occasione di alcuni scontri del tutto opzionali, in cui potrebbero imbattersi solo i giocatori più curiosi.
Tre anni spesi bene
Il destino dei titoli che sostano per lungo tempo nel limbo dell’early access può essere di due tipi: nefasto, se il team di sviluppo non approfitta del tempo e dei feedback ricevuti per migliorare la sua creatura, arrivando alla fase di pubblicazione con una zavorra di bug e glitch, o luminoso, qualora, al contrario, si faccia tesoro del tempo intercorso e si migliori e pulisca il codice.
Fortunatamente, CrossCode ricade nella seconda categoria, quantomeno nella versione PS4 da noi testata, visto che ci sono stati segnalati piccoli problemi in quella Switch: nonostante un piccolo bug audio nel quale siamo incappati due volte in oltre quaranta ore, peraltro verificatosi solo dopo aver messo la console in sleep mode, non possiamo che dirci soddisfatti delle performance del titolo e della stabilità del framerate.
L’accoppiata tutta tedesca Radical Fish Games – Deck 13 (rispettivamente sviluppatore e produttore del titolo) funziona alla grande, e si può dire che i fondi di coloro che finanziarono il prodotto su Indiegogo cinque anni fa siano stati spesi bene, dal comparto grafico a quello sonoro, con i giochi di ruolo d’azione che fecero grande il Super Nintendo sempre nel mirino.
Il mondo di gioco, inquadrato con una telecamera a volo d’uccello, è ricco di dettagli, di animazioni deliziose, di scenari che richiamano titoli che hanno segnato l’infanzia dei videogiocatori ultratrentenni, da Secret of Mana a Chrono Trigger, giusto per citare i due più famosi. Una palette cromatica ricchissima contribuisce a regalare, anche su schermi dalla diagonale generosa, un colpo d’occhio vivido ed avvolgente, che si sposa benissimo con i toni dell’avventura, distante mille miglia da conte poligonali mostruose e pretese di verosimiglianza. La colonna sonora, ricca di suggestioni rock, jazz ed elettroniche, è stata interamente composta da un singolo individuo, Deniz Akbulut, il cui talento non vediamo l’ora di vedere all’opera sul prossimo gioco di questo piccolo ma ambizioso team di sviluppo. La bontà delle tracce che accompagnano l’azione a schermo è testimoniata anche dalla disponibilità dell’intera colonna sonora tanto su vinile, in una splendida edizione per collezionisti, quanto in versione digitale.
Un altro dei punti di forza del prodotto è da ricercare nel rapporto tra la quantità di contenuti ed il prezzo richiesto: detto della disponibilità gratuita per tutti gli abbonati al servizio Xbox Game Pass, sulle altre due console sul mercato il titolo è proposto ad appena venti euro, davvero pochi in relazione alla quarantina di ore scarse necessarie a portare a termine l’avventura principale.
Questo valore, comunque, rimane fortemente soggettivo: l’enorme disponibilità di missioni secondarie in ognuna delle regioni della mappa potrebbe diluire la durata del gioco per i completisti, i quali potrebbero facilmente spendere ulteriori venti o venticinque ore portando a termine incarichi opzionali di vario genere.
Per gli appassionati, è prevista anche un’edizione fisica del gioco (che è attualmente disponibile nella sola versione digitale), che arriverà sul mercato in un periodo non precisato, ma comunque entro l’anno.
Se volete giocare CrossCode su Switch, ora potete approfittare di uno sconto. Potete giocare al gioco anche su Xbox One e su PS4.
+ Tantissimi enigmi da risolvere...
+ Tante cose da fare...
+ Esteticamente molto ispirato
- ...alcuni dei quali abbastanza incomprensibili
- ...ma a volte sembra mancare un pizzico di profondità
7.7
Figlio di uno smisurato amore per un certo tipo di giochi di ruolo d’azione dell’era 16 bit e della voglia di cambiare le carte in tavola rispetto ai canoni stabiliti proprio da questi ultimi, CrossCode risulta un prodotto ben realizzato, curato in tantissimi aspetti ma anche incompleto, a volte, tra qualche puzzle di troppo e una generale mancanza di profondità del sistema di crescita della protagonista. Eppure è difficile tenere il broncio al prodotto dei ragazzi di Radical Fish troppo a lungo: se cercate un indie ambizioso, ben realizzato e ricco di buone idee, potreste aver trovato pane per i vostri denti, per giunta a meno di venti euro. Preparatevi solo a sbattere la testa al muro per qualche puzzle un po’ ottuso e per un paio di picchi nel livello di difficoltà, altrimenti assolutamente gestibile.
Voto Recensione di CrossCode - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Una serie di buone idee
-
Tantissimi enigmi da risolvere...
-
Tante cose da fare...
-
Esteticamente molto ispirato
Contro
-
A volte la narrativa sembra perdere il focus
-
...alcuni dei quali abbastanza incomprensibili
-
...ma a volte sembra mancare un pizzico di profondità
Commento
Figlio di uno smisurato amore per un certo tipo di giochi di ruolo d'azione dell'era 16 bit e della voglia di cambiare le carte in tavola rispetto ai canoni stabiliti proprio da questi ultimi, CrossCode risulta un prodotto ben realizzato, curato in tantissimi aspetti ma anche incompleto, a volte, tra qualche puzzle di troppo e una generale mancanza di profondità del sistema di crescita della protagonista. Eppure è difficile tenere il broncio al prodotto dei ragazzi di Radical Fish troppo a lungo: se cercate un indie ambizioso, ben realizzato e ricco di buone idee, potreste aver trovato pane per i vostri denti, per giunta a meno di venti euro. Preparatevi solo a sbattere la testa al muro per qualche puzzle un po' ottuso e per un paio di picchi nel livello di difficoltà, altrimenti assolutamente gestibile.
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