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Pro
- Ogni unità garantisce un approccio unico alle varie missioni.
- Le mappe permettono diversi approcci.
- Eliminare i nazisti è sempre una bella sensazione.
- I quick save evitano inutili tempi morti...
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Contro
- Gli errori tecnici spesso portano ad una inutile frustrazione.
- Gli appassionati della serie noteranno qualche mancanza.
- ... anche se avremmo gradito dei veri checkpoint.
Il Verdetto di SpazioGames
Il risultato finale è un titolo tanto complesso quanto stuzzicante, capace di esaltare le tattiche ben congegnate e qualche piccola improvvisazione, con idee che ogni tanto finiscono in fumo a causa di qualche errore tecnico di troppo – che speriamo venga ulteriormente aggiustato con le future patch.
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Claymore Game Studios
- Produttore: Kalypso Media
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , PS5 , XSX
- Generi: Strategico
- Data di uscita: 9 aprile 2025
Tutto quello che c’è da sapere su Commandos: Origins è già scritto nel titolo. Il tattico in tempo reale sviluppato da Claymore Game Studios è un ritorno alle origini, sia per la serie oramai sparita dai radar da oltre un ventennio – il nostro cervello si rifiuta di ricordare Commandos: Strike Force – sia per l’approccio stesso al concetto di videogioco, un vero e proprio ritorno al passato per quel che riguarda il ritmo, la complessità e anche il modo di raccontare la sua storia.
Se allarghiamo lo sguardo, bisogna inoltre riconosce all’opera il merito di tenere accesa la fiaccola di un genere pressoché finito nel dimenticatoio.
Purtroppo gli ottimi Shadow Tactics, Desperados III e Shadow Gambit hanno solo – si fa per dire – avuto un ottimo riconoscimento da parte della critica e anche chi ha avuto il piacere di giocare a questi titoli nati dalla mente di Mimimi Productions ne ha riconosciuto le qualità; peccato solo che il numero di utenti non sia stato sufficiente a mantenere vivo lo studio tedesco che, circa un paio di anni fa, ha dovuto chiudere i battenti.
Forse è una visione un po’ catastrofica, ma il destino dei tattici in tempo reale è in mano a Commandos: Origins e, dopo numerosi game over e una quantità infinita di nazisti eliminati, non siamo così sicuri che nel prossimo futuro ci sarà spazio per una seconda vita di un genere così ancorato al passato.
Riformare la banda
Chi è cresciuto a cavallo tra gli anni ‘90 e ‘00 è difficile che non abbia mai sentito parlare di Commandos.
La serie in quel lasso temporale era ben nota ai giocatori PC e, pur senza mai raggiungere la fama e la notorietà di altri nomi di quel periodo, le opere sviluppate da Pyro Studios hanno lasciato un ottimo ricordo nella mente di chiunque abbia vestito i panni di Jack O’Hara, Thomas Hancock e di tutte le altre truppe speciali che hanno calcato le desolate lande della Seconda Guerra Mondiale.
Con un tocco di nostalgia e giocando con i sentimenti di questi vecchi appassionati, Commandos: Origins racconta proprio la formazione di questa truppa di élite, impegnata a sabotare i piani di conquista delle truppe tedesche e a rallentare l’avanzata dell’esercito nazista.
Senza scendere troppo nei dettagli del racconto, è chiaro come l’impianto narrativo sia servito soprattutto a dare una scusa al team di sviluppo per spaziare fra ambienti diametralmente opposti, spesso con ben poca coerenza e logicità.
Il tono è poi volutamente sopra le righe, carico di quella spacconeria tipica proprio del periodo in cui la saga è nata, e strizza l’occhio a quegli action movie militari dove, nemmeno a dirlo, un paio di soldati male armati riescono a sconfiggere un intero plotone.
A ciascuno il suo ruolo
Una missione alla volta la banda viene così riunita e tornano in scena il già citato Berretto Verde Jack O’Hara, il cecchino Francis Woolridge o l’abile spia Rene Duchamp.
Nessun personaggio brilla per caratterizzazione o viene particolarmente approfondito nel suo background, ma tutti e sei i protagonisti servono soprattutto come idealtipi caratterizzati da un ruolo ben preciso.
Ad esempio, Berretto Verde è capace di scalare pareti o di arrampicarsi in modo agile sui piloni, il sommozzatore Blackwood riesce ad apparire alla spalle dei nemici in modo rapido e silenzioso, mentre il geniere Hancock ama farsi largo con esplosivi, trappole e cariche di ogni genere.
Ciascuna unità è inoltre dotata di un arsenale in larga parte differente, anche se è stata quasi del tutto eliminata la gestione dell’inventario presente nei precedenti capitoli e, a dirla tutta, anche il numero di truppe è stato leggermente diminuito.
Al di là di questa operazione di snellimento, gli ingredienti tattici restano davvero numerosi e quando ci si fa largo attraverso le oltre quindici missioni ci si accorge sempre più della versatilità e degli svariati approcci che Commandos: Origins mette a disposizione.
Un elemento fondamentale in questo quadro sono le mappe. Claymore Game Studios non si è di certo risparmiata ed è andata ben oltre ai soliti scenari già visti infinite altre volte nei giochi e nei film ambientati fra il 1939 e il 1945. Ci sono momenti in cui ci si ritrova immersi fra le dune del deserto, che poi vengono sostituite dagli innevati spazi artici, per poi passare infine al largo delle coste della Normandia sulle Channel Islands.
Questa varietà ha permesso al team di sviluppo di sbizzarrirsi nella creazione di aree sempre più complesse e articolate, in cui i percorsi si incrociano e si sovrappongono, in un alternarsi di case, trincee, piazze e cunicoli.
Un elemento ricorrente è la verticalità. Ogni mappa si sviluppa infatti sia in orizzontale che in altezza, un fattore da tenere bene presente quando si cerca di imbastire un piano vincente, a cui si sommano poi tutti gli elementi con cui interagire, i passaggi nascosti e le costanti ronde di nazisti da eliminare o da aggirare.
Un passo alla volta
L’inizio di ogni missione sembra, scusate il gioco di parole, una missione impossibile. Ogni angolo è infatti presidiato e prima di scovare un punto debole nel sistema di difesa avversario occorre parecchio studio e tempo.
Ecco, armatevi di pazienza, perché Commandos: Origins ne richiede molta e non sempre per i motivi giusti. Innanzitutto sconsigliamo caldamente un approccio diretto. Forse si riescono a superare un paio di soldati facendo fuoco e lanciando granate, ma così facendo si attivano anche gli allarmi e con un paio di colpi subito e una unità messa fuori gioco si finisce KO.
Molto meglio studiare con calma un piano, capire quando e come agire e soprattutto sfruttare tutte le indicazioni dell’interfaccia e la pausa tattica per coordinare tutte le truppe.
Con qualche click è infatti possibile evidenziare i coni visivi dei nemici, i rumori emessi e gli elementi con cui interagire, mentre la pausa tattica permette di creare una catena di ordini da fare eseguire all’unisono, spesso l’unico modo per superare i passaggi più complessi. Siamo insomma ben lontani dai ritmi frenetici e dall'azione adrenalinica dei giochi moderni.
Nonostante questi aiuti, Commandos: Origins resta un gioco tremendamente complesso e punitivo. Dopo il tutorial iniziale, il giocatore viene abbandonato a sé stesso e, se da un lato questo aumenta la libertà di approccio, non neghiamo che spesso ci siamo sentiti quasi impotenti davanti alla quantità dei nemici presenti nelle missioni.
L’unica soluzione è stato l’uso (e abuso) della funzione di salvataggio e caricamento rapido, che per fortuna ha minimizzato l’impatto dei nostri tentativi falliti ed errori, a cui si sommano i passi falsi causati dalle imprecisioni del gioco.
Piani sbagliati
La linea tra soddisfazione e frustrazione è davvero sottile, perché basta un minimo calcolo sbagliato per dover ripetere daccapo parti della missioni. Queste sezioni sono brevi se ci si è ricordato di salvare, ma diventano parti più lunghe se si era troppo presi dall’azione e ci si è scordati di fissare un save point, dato che non esiste un sistema di checkpoint automatici.
Inoltre, spesso ci è sembrato che i coni visivi dei nemici non corrispondessero alla realtà e di essere quindi scoperti anche quando teoricamente eravamo nascosti, i comandi non sono sempre precisissimi e non è raro assistere a strane evoluzioni acrobatiche da parte delle unità.
Anche l’AI avversaria è piuttosto bizzarra e oscilla tra la totale passività e noncuranza per un collega sparito nel nulla per poi passare all’ossessiva ricerca di ogni singola nostra traccia, con una velocità e perizia che non lasciano scampo. Sono limiti con cui bisogna convivere e che ogni tanto hanno penalizzato la nostra progressione.
Per fortuna sembra invece che i bug più gravi siano stati sistemati. Nei giorni precedenti al lancio definitivo siamo stati infatti vittime di salvataggi corrotti, missioni che si interrompevano senza un perché e di qualche crash di troppo, ma quell'emergenza è rientrata con i primi update.