Collection of Mana, la nostalgia non ha prezzo
Un'attesa interminabile giunge finalmente a termine
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Dei numerosi (ahinoi) giochi di ruolo per Super Nintendo mai pubblicati in occidente, Seiken Densetsu 3, seguito del Secret of Mana tanto apprezzato anche al di fuori dei confini nipponici, rimane uno dei più amati in assoluto, vuoi per la cooperativa in locale, vuoi per le numerose migliorie apportate al già validissimo prequel. Square Enix, dopo decenni di attesa, si è decisa a regalare al titolo la gloria che merita, tanto dedicandogli un remake in uscita nel 2020, quanto portando anche da noi la Seiken Densetsu Collection, pubblicata due anni fa in Giappone, con il nome di Collection of Mana. Siamo affogati in una valle di lacrime e ricordi per voi, e questa è la nostra recensione della versione Switch.
Finalmente in occidente
Se l’attesa del piacere è essa stessa piacere, parafrasando un celebre detto, allora Square Enix (ai tempo dei fatti nota semplicemente come Squaresoft) ha davvero esagerato, facendo “godere” gli appassionati della serie Mana per ventiquattro lunghi anni. Tanto, infatti, è intercorso dal rilascio sul suolo giapponese di Seiken Densetsu 3, seguito indiretto del secondo capitolo (giunto in occidente su Super Nintendo con il titolo Secret of Mana) e l’arrivo, anche sui lidi europei, di Collection of Mana, una raccolta contenente il titolo originale, pubblicato su Game Boy nel ’91, e i due seguiti a 16 bit. Beffa delle beffe, l’attesa per i fan si è protratta per ulteriori due anni, visto che la Seiken Densetsu Collection è disponibile sul suolo nipponico da pochi mesi dopo il lancio di Switch, e ha impiegato due anni ad attraversare il Caucaso ed arrivare qui da noi. Meglio tardi che mai, comunque: seppure un po’ costosa, soprattutto per quanti volessero optare per la versione digitale, questa raccolta riporta all’attenzione dei giocatori di ruolo di tutto il mondo tre prodotti di assoluto interesse, l’uno più che altro per motivi storici e filologici e gli altri due per effettivi ed innegabili meriti ludici.
I motivi di interesse non mancano, aldilà della qualità intrinseca del capitolo di mezzo, considerato da molti uno degli action RPG migliori di tutti i tempi: al netto di traduzioni amatoriali via patch, a cui si sono rivolti gli appassionati dopo aver importato la cartuccia dal Giappone (come chi scrive una decina di anni fa…), Seiken Densetsu 3 si fregia, per la prima volta, di una localizzazione ufficiale, facendo ripiombare tutti coloro che ebbero la fortuna di possedere un Super Nintendo in un vero e proprio loop temporale. Di questo adattamento, come per le recenti collezioni di Konami dedicate rispettivamente a Castlevania e Contra, si sono occupati i ragazzi di M2, una vera e propria garanzia quando si tratta di recuperare titoli del passato e riproporli con la massima cura per i dettagli e con grande rispetto per il materiale di partenza. Facciamo allora, per quanti non conoscessero il franchise, rimasto dormiente per anni, una breve panoramica dei tre titoli inclusi e, nel paragrafo seguente, degli extra e della qualità complessiva del lavoro di riproposizione.
Uno per tutti, tutti per uno
Final Fantasy Adventure, noto in Europa ai tempi della prima release con il titolo di Mystic Quest, era un action adventure ibridato con un gioco di ruolo, più simile ad un clone di Zelda che non ad un Final Fantasy. Dotato di un combat system brillante ed immediato ma anche di tante limitazioni connesse alla console ospite (il Game Boy) e ad un design piuttosto arcaico, che richiedeva intuizioni improvvise (o, più probabilmente, una guida) in certe situazioni, il capostipite del franchise non è invecchiato benissimo, sebbene giocarlo oggi abbia ancora un certo fascino, legato alla riscoperta delle radici di una serie che, a quanto pare, Square Enix intende rivitalizzare. Secret of Mana, al netto delle preferenze personali e dell’incredibile effetto nostalgia che questa collezione è capace di evocare, rimane uno dei titoli migliori dello sterminato catalogo del Super Nintendo, e probabilmente uno dei tre migliori giochi di ruolo d’azione della quarta generazione di console. M2 rende giustizia a questo capolavoro proponendone una versione pulita, precisa, che risolve i minimi rallentamenti presenti nell’originale, che spingeva al massimo l’hardware della console a 16 bit di mamma Nintendo.
Soprattutto avvalendosi della cooperativa per due giocatori, utilizzando i due Joy-Con separatamente, questo titolo è ancora capace di divertire come pochi, grazie ad una storyline inizialmente semplice ma non scevra da colpi di scena ed introspezione psicologica, ad una colonna sonora stellare e ad un combat system a suo modo innovativo. Sebbene oggi risulti deficitario nelle hitbox e nella mancata registrazione di certi impatti, il sistema di combattimento mescola sapientemente strategia ed azione in tempo reale, impedendo di abusare del tasto di attacco e cercando di rendere gli scontri più tattici della media dei titoli ispirati ai primi episodi del franchise di Zelda. Certo, tra la Virtual Console e la recente inclusione nella gamma di giochi del Super Nintendo Mini, Secret of Mana non rappresenta esattamente una novità, ma rigiocarlo per l’ennesima volta non ci ha affatto annoiato, ed immaginiamo possa quindi rappresentare un’esperienza divertente e formativa anche per le nuove leve videoludiche odierne.
Last but not least, Seiken Densetsu 3 (il nome originale ci piace molto di più della controparte occidentale) rappresenta il pinnacolo del genere su Super Nintendo, uscito quando già la console della grande N aveva imboccato il viale del tramonto dopo una strepitosa carriera. Si tratta di un gioco di ruolo d’azione non così dissimile dal predecessore, ma assai più vasto ed ambizioso in termini di narrativa, mondo di gioco e numero di protagonisti. Ci sono infatti tre coppie di eroi, ognuna con una storyline dedicata, una migliorata intelligenza artificiale per i partner, un maggior numero di location visitabili, infinite linee di dialogo aggiuntive e, in ultimo, un ricorso sistematico al Mode 7, una delle chicche della console ospite. Grazie anche ad un lavoro di adattamento di eccellente qualità, portato a termine dal medesimo team che si occupò degli originali, che fa impallidire il pur buon lavoro amatoriale che rappresentava l’unica possibilità, fino ad oggi, per godere del titolo in occidente, Seiken Densetsu 3 risulta un gioco di ruolo eccellente anche a 2019 inoltrato, alla faccia di quanti bollano questi prodotti come “preistoria videoludica”.
Like it’s 1994
Il lavoro di adattamento, come detto, è di ottima fattura, sebbene non ricchissimo in termini di opzioni visive: M2 sembra essersi concentrata sulla qualità dei porting e sulla riproduzione pixel-perfect di titoli che il tempo sembra non aver scalfito, piuttosto che sulle opzioni grafiche. Il primo titolo in ordine temporale, paradossalmente, è quello che sembra aver goduto di maggiore attenzione in questo senso, probabilmente per ovviare alla grafica che oseremmo definire primitiva: è possibile giocare tanto in full-screen quanto in modalità finestra e, soprattutto, sia nella modalità originale in bianco e nero del primo Game Boy, sia con i due (di numero!) colori aggiuntivi della variante Game Boy Color. Mancano all’appello, per quanto concerne il secondo e terzo gioco, la possibilità di visualizzare le scanline da televisore a tubo catodico, che ci avrebbero fatto ripiombare istantaneamente nel 1994, e degli sfondi aggiuntivi da apprezzare mentre si gioca in modalità finestra, quella che secondo noi meglio restituisce l’immagine.
Dal punto di vista del sonoro, poi, siamo davvero a livelli di eccellenza: se la colonna sonora di Secret of Mana è passata alla storia come una delle migliori in assoluto, quella di Seiken Densetsu 3 non è da meno, proponendo motivi di grande respiro, capaci di insinuarsi in testa già dopo poche ore. E pensare che tutto questo ben di dio era stipato in due cartucce. Se il prezzo richiesto può apparire alto, va dato atto all’offerta ludica complessiva di essere più che soddisfacente anche in termini quantitativi: anche limitandosi ad una singola run per gioco (soprattutto il terzo capitolo si presta a run multiple) si impiegheranno almeno un’ottantina di ore a vedere i titoli di coda, che potrebbero aumentare in caso ci si dedichi con maggior frequenza alla cooperativa in locale.
+ Seiken Densetsu 3 è moderno e rigiocabile
+ Mantenuta l'eccellente coop locale
+ Colonne sonore fuori parametro
- Costoso, soprattutto in digitale
8.2
Sebbene i fan di vecchia data, che hanno sognato di poter giocare Seiken Densetsu 3 per una ventina d’anni senza ricorrere a traduzioni amatoriali, avrebbero speso volentieri i quaranta euro necessari per assicurarsi Collection of Mana anche solo per uno dei tre giochi inclusi nel pacchetto, è innegabile come il prezzo richiesto per questa trilogia sia abbastanza alto, soprattutto per la versione digitale.
Eppure, sarebbe ingiusto penalizzare l’ennesimo, eccellente lavoro di emulazione svolto da M2, nonché la qualità intrinseca di Secret of Mana, invecchiato egregiamente, e del suo seguito, un gioco di ruolo molto più moderno di moltissimi congeneri, dell’epoca e non.
Se siete cresciuti a pane e Super Nintendo, l’acquisto è consigliatissimo anche subito, altrimenti potreste voler attendere il primo calo di prezzo prima di procedere al download.
Voto Recensione di Collection of Mana, la nostalgia non ha prezzo - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Due capolavori in una veste scintillante...
-
Seiken Densetsu 3 è moderno e rigiocabile
-
Mantenuta l'eccellente coop locale
-
Colonne sonore fuori parametro
Contro
-
...ed un titolo carino ma invecchiato maluccio
-
Costoso, soprattutto in digitale
Commento
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