Chicory: A Colorful Tale | Recensione - Servirebbero più videogiochi così
Chicory: A Colorful Tale è un'avventura divertente, scanzonata e colorata, ma anche capace di esplorare argomenti seri ed attuali
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Greg Lobanov
- Produttore: Finji
- Distributore: Finji
- Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH , PS5
- Generi: Avventura , Puzzle game
- Data di uscita: 10 giugno 2021 (PC, PS4, PS5) - 15 dicembre 2021 (Switch)
In questo mondo sbiadito servirebbero più giochi come Chicory: A Colorful Tale. Oddio, non che quello creato da Greg Lobanov e soci - già menti alle spalle dell’ottimo Wandersong - scoppi di luci e colori, soprattutto con quel marciume nero che sta invadendo Pranzetto, Cenone e tutte le altre città di Picnic. Per fortuna la soluzione c’è... Anche se non sa di esserlo.
C’è un enorme pennello abbandonato fuori dalla stanza di Cicoria, la più grande pittrice che si sia mai vista e l'unica che potrebbe cancellare il grigiume che attanaglia case e prati, ma che in questo momento di panico non risponde e, non sapendo bene come risolvere la questione, decidiamo noi stessi di imbracciare l’ingombrante strumento: ora siamo noi la salvezza. Forse.
Artisti alle prime armi
Così prende il via l’avventura, c’è un mondo da salvare, ma non sappiamo assolutamente da che parte iniziare. L’unica certezza è il pennello e il potere che ne scaturisce, cioè colorare. Non sarà moltissimo, ma in un mondo in bianco e nero è più che sufficiente ed è tutto ciò che ci chiedono gli abitanti delle città, che si tratti di dipingere una nuova t-shirt, una ciambella da vendere in pasticceria o la loro stessa abitazione.
Pad alla mano, ben presto ci si accorge di come Chicory sia ben più di un videogioco e che tutte le sue schermate - disposte come nei vecchi Zelda - siano in realtà delle tavolozze da riempire a piacere, spargendo a destra e sinistra verdi, blu e rossi. Tutto ruota attorno a questa semplice meccanica, che si tratti di un puzzle da risolvere o di un piacevole art attack che vi coglie mentre passeggiate per le brughiere, e fa niente se come il sottoscritto avete lo stesso talento di un bambino di quattro anni, perché la stessa storia raccontata ci insegna che tutti valiamo e che non sarà un giudizio negativo a vanificare il nostro strampalato tentativo di riportare in vita i colori.
Questo insegnamento lo abbiamo imparato sulla nostra pelle in mille occasioni e lo ha imparato anche Pizza, l’involontariə protagonistə - la schwa non è un vezzo, proprio ad inizio partita viene chiesto quale pronome utilizzare - chiamato così in onore del nostro cibo preferito e che fino a pochi istanti prima puliva le stanze di un rinomato artista, mentre ora si trova a lottare contro un male sconosciuto e viene da tutti riconosciuto come l'ultimo baluardo davanti alla corruzione immantinente.
Un compito non da poco e che instilla costanti dubbi ed incertezze, momenti di debolezze ed euforia brutalmente stroncati da chi non crede in noi.
Nella sua spensieratezza e con il suo cast fuori di testa, Chicory non ha paura di toccare temi delicati e di cui si fa fatica a parlare e ben presto si capisce che il nemico da sconfiggere non proviene da chissà quale posto misterioso, ma ha origine proprio dalle nostre paure ed insicurezze.
Il viaggio in questo mondo 2D ricalca alla perfezione un percorso di crescita personale ed è la migliore seduta terapeutica per tutte quelle volte che non abbiamo chiesto una mano anche quando ci sentivamo schiacciati dalle aspettative e dalle pressioni, oppure per quando ci siamo sentiti inadeguati e incapaci. Non vogliamo andare oltre e togliervi il piacere di scoprire voi stessi il prosieguo delle vicende.
Compagni di viaggio
Soprattutto nel panorama indie&Co., Chicory non è il primo ad avventurarsi in questi territori, ma la sua vera qualità risiede nel come riesca ad affrontare certi argomenti, senza scadere in pesanti polpettoni autoreferenziali o in una ironia forzata e semplicemente fuori luogo.
I dialoghi sono al contrario sempre brillanti, spassosi e capaci di strappare un sincero sorriso, la direzione artistica è la perfetta cornice di accompagnamento e la colonna sonora scritta da Lena Raine - autrice della OST di Celeste - accompagna con sapienza i cambi di ritmo, veloce e incalzante durante i pochi scontri, lenta e rilassata mentre ci si lascia andare a placide passeggiate.
La qualità della scrittura è inoltre supportata dai numerosi personaggi di contorno. Personalmente non amo dilungarmi in scambi di battute con gli NPC, che spesso sono dei manichini del tutto scollegati rispetto a quanto accade davanti ai loro occhi, ma qui è difficile resistere alle loro richieste di aiuto, ai loro elogi o ai loro consigli, tutto è perfettamente inserito all’interno del contesto e spesso i dialoghi nascono anche delle preziose informazioni per andare avanti nella scoperta.
Sarà per la simpatia, sarà che senza mappa non si va avanti, crediamo di aver allungato di qualche ora l’avventura perdendoci in chiacchiere splendidamente futili e, in questo senso, dobbiamo fare una nota di merito a parte all’ottima traduzione in italiano, affidata a Matteo Pozzi di We Are Muesli. La localizzazione amplifica l’ottima caratterizzazione dei gregari e fornisce anche un tocco di “macchietta all’italiana” ai molti abitanti di Picnic.
L’unico appunto che si può fare è nel collegamento tra i vari capitoli, con le nuove aree da esplorare e da ricolorare inserite un po’ dal nulla, con personaggi mai visti prima che improvvisamente appaiono al nostro cospetto per chiedere l’ennesimo favore. È comunque un dettaglio da poco, soprattutto quando la mano viene tesa verso un esercito di insetti che vivono nelle profondità delle Grotte del Morso.
Tavolozza in mano
Dal punto di vista ludico, volendo fare una fredda categorizzazione, Chicory è un metroidvania in due dimensioni, con le canoniche schermate da esplorare che vanno a comporre via via una mappa sempre più intricata. All’apparenza nulla di nuovo, ma l’esplosione dei colori, con tutte le sue metafore, non è solo al centro della narrativa, ma in una perfetta commistione tra storia e meccaniche di gioco, viene sfruttata in modi differenti per creare schemi via via più complessi.
Il richiamo a Wandersong è abbastanza evidente e se lì era la voce del bardo la chiave con cui scardinare gli enigmi e aver la meglio nei duelli, qua è il pennello maneggiato dallə protagonistə a diventare la strumento centrale. Pad alla mano - o meglio ancora con il mouse - creare degli schizzi sullo schermo è un’operazione semplice e basta scegliere la tavolozza dei colori e direzionare l’indicatore del pennello per spiattellare tonalità differenti su cespugli, porte e gli stessi personaggi.
Se ad inizio partita i colpi di pennello sono sufficienti ad aprire nuove strade, mano a mano che si avanza nell’avventura si sbloccano nuove tecniche e così sarà possibile nuotare letteralmente nei colori, saltare o, ancora, illuminare le numerose grotte incontrate lungo il cammino.
Questa crescita delle abilità va in parallelo con la difficoltà dei puzzle. Si tratta di enigmi spesso ben costruiti, che richiedono una attenta osservazione e l’utilizzo combinato dei poteri acquisiti, anche se alcuni passaggi ci sono sembrati un po’ farraginosi e scarsamente leggibili. Poco male, perché è previsto un sistema di aiuti interni al gioco davvero geniale e diegetico.
Nelle varie città sono infatti sparse delle cabine telefoniche, tramite le quali chiamare la mamma dallə protagonistə che, da vero genitore, si preoccuperà della sua situazione e darà anche qualche informazione utile per evitare fastidiosi blocchi.
Chicory non è soltanto puzzle da risolvere e la lunghezza dell’avventura viene determinata anche da quanto tempo siete disposti ad investire nelle numerose attività secondarie che, ovviamente, vi consigliamo di esplorare anche solo per la simpatia dei vari personaggi. Non ci vergogniamo di aver speso parecchi minuti ad addobbare la nostra vuota casa con tappeti fantasmi, poltrone antiche e letti scalcinati, per poi riempire tutti gli arredi con colori fluo, oppure di aver esplorato a fondo ogni livello per scovare tutti i segrete ed aumentare così il nostro guardaroba. Serve l'outfit perfetto per addentrarci nell’ennesima grotta.
Il cambio di passo più sorprendente sono però le boss fight, inserite al termine di una nuova sezione esplorata e che trasformano il titolo quasi in un twin stick shooter, anche piuttosto complesso e frenetico, dove l’arma è chiaramente il pennello maneggiato. Questi passaggi sono stati sfruttati come perfetta metafora per alcuni snodi narrativi e vengono impreziositi da un accompagnamento sonoro elettronico improvvisamente brusco e incalzante.
Le qualità di Chicory non si limitano infine alla storia messa in scena o al gameplay, ma anche le stesse opzioni sono il perfetto esempio di come dovrebbero essere gestite queste ultime nei videogiochi. La difficoltà può essere aumentata o diminuita a piacere durante il corso dell’avventura, si può cambiare il font dei testi per renderli più leggibili, ci sono altre impostazioni legate all’accessibilità e si può attivare un alert che avvisi nel caso di contenuti potenzialmente sensibili. Sì, nel mondo di oggi servirebbero più avventure come Chicory: A Colorful Tale.
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Voto Recensione di Chicory: A Colorful Tale - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Gameplay e narrativa sono fusi alla perfezione
-
Un cast secondario di primo ordine
-
Sa far ridere e allo stesso tempo riflettere
-
Ottimo adattamento in italiano
-
OST da recuperare
Contro
-
Qualche puzzle meno riuscito
Commento
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