Catherine: Full Body | Il quadrilatero sfiorato
Remaster ampliata di uno dei titoli più particolari ma anche coraggiosi della precedente generazione, Catherine: Full Body cerca il quadrilatero ma lo sfiora soltanto.
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a cura di Adriano Di Medio
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Studio Zero (Atlus)
- Produttore: Atlus
- Piattaforme: PS4 , SWITCH , PSVITA
- Generi: Puzzle game
- Data di uscita: 3 settembre 2019 - 7 luglio 2020 (Switch)
Ai tempi, Catherine di Atlus fu un esperimento. Un puzzle-game dalla forte componente narrativa, che voleva però parlare in maniera aperta e sincera di qualcosa di “scomodo”: la psicologia maschile giovanile. Un azzardo fortunatamente ripagato, e abbastanza longevo da permettergli di rivivere una generazione dopo con la remaster ampliata Catherine: Full Body. Pronti a vedere se il vino è buono?
Con la “C”, con la “K” e infine con la “Q”
Per i non edotti, riassumiamo brevemente la trama di Catherine: Full Body. Vincent Brooks è un impiegato informatico, un anonimo lavoratore dipendente che non ha bisogno di giacca e cravatta perché il contatto diretto col cliente non rientra nelle sue mansioni. È fidanzato da un lustro con la bella Katherine: nonostante lei sia una donna in carriera da un po’ di tempo accarezza l’idea di far sfociare la loro relazione in matrimonio. Inutile dire che questo turba violentemente Vincent, che riesce a trovare conforto a questo pensiero solo con le serate con gli amici allo Stray Sheep Bar. Qui una notte si presenta una misteriosa ragazza di nome Catherine. La bionda pare l’ideale femminile di Vincent che ha preso vita, e la situazione si incrina quando proprio lei se lo porta a letto praticamente di prepotenza. A pezzi per il tradimento (di cui però non ha mai ricordi precisi) il trentenne vivrà una settimana infernale, facendo pure i conti con disturbanti incubi in cui si arrampica all’infinito su pile di blocchi cubici.
L’incipit è lo stesso dell’originale Catherine, o quasi: fin dall’inizio era stato reso noto che vi sarebbe stata una terza scelta, Rin. Si tratta di una giovane che Vincent incontra per caso, salvandola da un misterioso stalker. Appena si rende conto che la giovane soffre di amnesia, decide di aiutarla facendole prendere in affitto l’appartamento accanto al suo e mettendo una buona parola per farla assumere come pianista allo Stray Sheep. Rin (diminutivo di Qatherine, non senza ironia) si dimostrerà ben presto ben più che una ragazza di animo candido, essendo lei stessa in grado di entrare negli incubi di Vincent. Il suo è un ruolo narrativo che frantuma il dualismo, la cui innocenza potrebbe custodire segreti “pericolosi” che non vi sveleremo, ma che arriveranno con un colpo di scena forse prevedibile ma ben orchestrato. Vi possiamo però dire che con le giuste risposte potrete modificare radicalmente l’ultimo terzo del gioco, e non solo a livello di trama e finali ottenibili.
Prima di questo però Catherine: Full Body si dimostra capace di portare avanti una trama assai ben scritta, con anche l’accortezza non da poco di non tracciare una linea netta tra il bene e il male. Ciò che ci sentiamo più di lodare è come gli sviluppatori siano stati in grado di mettere mano alla sceneggiatura originale con insolita delicatezza, inserendo dialoghi, situazioni aggiuntive e persino intere scene dedicate a Rin senza forzature apparenti. A corredo intervengono anche che veri e propri flashback per Vincent, riguardanti sia la giovinezza che i primi tempi della sua relazione con Katherine, e ulteriori finali per le route “classiche”.
Arrampicati come se non ci fosse un domani
Non andiamo oltre con la storia perché Catherine: Full Body è prima e soprattutto trama, raccontata attraverso lunghi dialoghi e sequenze d’intermezzo, sia generate con il motore di gioco che veri e propri segmenti disegnati a mano. A un livello più basico l’opera di Atlus è un puzzle-game, in cui manipolare e risalire un’apparentemente infinita serie di blocchi. Questi cubi hanno la particolarità di poter sostenere il peso di Vincent se sono a contatto anche solo con il bordo. Con questa regola è possibile impilarli alla bisogna, potendo superare gli abissi e giungere quindi alla cima di ciascuno stage. Le bossfight si consumano allo stesso modo, risalendo il muro inseguiti dal nemico di turno, ogni volta una proiezione dei diversi dubbi e paure di Vincent.
Pure se a parole può sembrare piuttosto astruso, vi assicuriamo che pad alla mano il sistema di Catherine: Full Body è assai intuitivo e funziona alla perfezione ancora oggi, permettendo acrobazie notevoli man mano che le tipologie di blocchi si ampliano e si imparano a usare i vari oggetti raccoglibili durante la scalata (dai cuscini che danno “Continua” in più a piccoli aiuti come poter creare cubi dal nulla, scalarne due per volta o togliere di mezzo tutti i nemici a schermo), ma dobbiamo comunque segnalarvi che il livello di difficoltà è ancora piuttosto ripido. Atlus e Studio Zero hanno approfittato della remaster per ampliare le possibilità (tra cui una per chi vuole solo pensare alla storia, la Sicura), ma già a Normale le cose si fanno rapidamente piuttosto serie. Del resto anche l’originale era diventato famoso (soprattutto in Giappone) per essere incredibilmente impegnativo anche solo a Facile, cosa poi corretta ai tempi della pubblicazione in Europa. Catherine: Full Body permette inoltre di cambiarlo in qualsiasi momento durante la partita, potendo anche rigiocare i livelli già completati con il livello di sfida aumentato, e su questo non dubitiamo che sarà di nuovo una corsa al record.
In aiuto per la difficoltà intervengono le due novità principali introdotte da Catherine: Full Body: la modalità Remix e il pianoforte di Rin. Partiamo dalla più corposa: la Remix infatti ridisegna massicciamente gli stage, aggiungendo blocchi formati da più cubi e dalle forme più disparate, il cui incastro andrà calcolato bene e con la pressione del doverlo fare in fretta. Quando tutto fallirà però interverrà proprio Rin: le sue note di pianoforte ci aiuteranno nel momento peggiore, rallentando la caduta dei blocchi e quindi dandoci più tempo per pensare. È una bella novità, anche perché non possiamo tacere come un po’ di imprecisione nei comandi sia rimasta dalla precedente generazione, col risultato che Vincent ogni tanto non risponde bene agli ordini. È una piccolezza, ma è comunque un po’ triste vederla visto il buonissimo lavoro che la circonda.
La vita è tutta un pub
La seconda grande componente del gameplay di Catherine: Full Body è quella allo Stray Sheep Bar. Qui potremo far interagire Vincent in una situazione più calma, in cui a dominare è la componente dialogica. Avviare conversazioni con i personaggi è infatti l’unica cosa che fa scorrere il tempo narrativo della serata, e ha ripercussioni autentiche sia sulle convinzioni di Vincent sia sul destino stesso dei comprimari, moltissimi dei quali stanno avendo incubi come il protagonista e che potrebbero non sopravvivere senza un adeguato supporto morale. Altro elemento importantissimo è il telefono di Vincent, sul quale potremo salvare la partita, controllare i trofei, visualizzare l’archivio dei filmati e soprattutto inviare e ricevere messaggi e telefonate. Queste ultime due cose sono i compiti più importanti da fare con il cellulare, in quanto il tono delle risposte e lo scegliere se rispondere o meno alle chiamate sono tra quelle azioni che influenzano le convinzioni di Vincent e gli faranno raggiungere un finale piuttosto che un altro.
Oltre a parlare sia con gli amici che con i vari avventori allo Stray Sheep potremo anche bere, cambiare la musica dal jukebox, andare in bagno (dove avere piccole visioni sul prossimo incubo e bearsi di foto che è meglio non mostrare in pubblico) e farci una partita al meta-videogioco da sala Rapunzel. Il bere, oltre a dispensare piccole curiosità sulle varie categorie di alcolici ordinabili, serve anche ad aumentare la velocità di Vincent durante il successivo incubo. Rapunzel è invece una versione semplificata (ma non per questo meno impegnativa) degli incubi, e pure dietro questo cabinato apparentemente di contorno si cela qualche segreto.
Ancora adesso a stupire è proprio come Atlus sia riuscita a costruire una sceneggiatura e un contesto che non si risparmiano, partendo da una precisa logica del contrasto. L’incubo è surreale e acquoso, mentre le sezioni allo Stray Sheep si aggrappano a un realismo soprattutto linguistico, con termini spicci e anche qualche parolaccia adeguatamente tradotta nei sottotitoli italiani. Il quadro si completa con l’inserimento di immagini provocanti, specialmente quando si tratta delle foto che Catherine manderà a Vincent. Per quanto la carica sensuale sia addirittura aumentata rispetto all’originale, nessuna di queste sconfina nell’esplicito ma rimane nel ben più difficile erotismo, la cui vera forza sta appunto nella sua capacità di alludere e quando necessario ironizzare.
All’antico vinaio
In effetti è proprio la grande quantità di segreti, dettagli e collegamenti che rende Catherine: Full Body attraente come l’originale, e in tal senso è solo apprezzabile come il gioco sia stato rimodernato. Non serve essere veterani per notare almeno qualcuno dei tanti dettagli disseminati da Atlus e Studio Zero. L’interfaccia è stata arricchita a livello grafico, aumentandone i dettagli e colori, Rapunzel è diventato Super Rapunzel in onore alle riedizioni che si facevano negli arcade degli anni Ottanta, vi sono musiche sia inedite che i remix di quelle vecchie. Il “salto” temporale viene alle volte sottolineato in maniera ironica, facendo rimanere Vincent con il suo solito telefono a conchiglia della fine degli anni Duemila mentre tutti gli altri comprimari maneggiano moderni smartphone.
Ancora una volta però ciò si contrasta con il fatto che Catherine: Full Body praticamente non tocca il comparto grafico più “grezzo”. Tecnicamente il gioco è sì più stabile e reattivo (i caricamenti a volte troppo lunghi dell’originale sono per fortuna solo un ricordo) ma allo stesso tempo gli anni si sentono tutti: sotto i filtri visivi l’aspetto è piuttosto slavato, il labiale non è preciso e l’espressività esagerata di Vincent (pure se ai tempi un’esigenza di budget) ormai è fuori tempo massimo. C’è invece da fare un ulteriore plauso per i filmati animati a mano, veramente eccelsi e soprattutto ora molto più numerosi, per quanto rimangano piuttosto brevi. Per coloro che non riuscissero poi a farsi bastare la sola modalità Storia (rinominata per l’occasione Golden PlayHouse Special) sono rimaste le modalità Babel e Colosseum per scalare blocchi all’infinito. Visto l’anticipo non abbiamo potuto testare adeguatamente le funzionalità online, ma l’inserimento del multigiocatore sia locale che via internet potrebbe attecchire anche più del lecito, visto l’alto livello di sfida.
+ Uno dei ritratti videoludici più accurati della psicologia maschile
+ Ironico, provocante, assurdo, acculturato ma mai volgare
- Le difficoltà rimangono fin troppo ripide
8.1
Catherine: Full Body è una remaster ampliata di sicuro pregio. Oltre a introdurre una route nuova e di “spezzamento”, al contempo potenzia le vecchie e lima i vari difetti dell’originale. Di nuovo, l’erotismo è solo un “Cavallo di Troia” per introdurre un’opera fortemente dialogica e sincera sull’uomo e sulla natura stessa dei legami che instaura. Pure con tutti questi cambiamenti, ancora una volta temiamo che un videogioco così “progressivo” e audace non potrà mai avere un grande successo di pubblico, apposta perché in troppi si riconosceranno nelle vite, negli aneddoti e nelle storie che racconta travestendo il realismo in metafora paranormale. Il consiglio di acquisto va soprattutto a coloro che non hanno avuto modo di giocarlo ai tempi, e che potrebbero scoprire (o ri-scoprire) un videogioco sorprendente. Ma i cambiamenti sono tanti e tali che per una volta anche per i veterani dell’originale potrebbe aver senso tornare a scalare i blocchi.
Voto Recensione di Catherine: Full Body - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Route inedita e finali aggiuntivi, con puzzle sia classici che ridisegnati
-
Uno dei ritratti videoludici più accurati della psicologia maschile
-
Ironico, provocante, assurdo, acculturato ma mai volgare
Contro
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Miglioramenti tecnici minimali, a parte i caricamenti
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Le difficoltà rimangono fin troppo ripide
Commento
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