Call of the Sea | Recensione - Nuova piccola perla?
Call of the Sea è una nuova piccola perla su Xbox Game Pass?
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a cura di Marino Puntorieri
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Out of the Blue
- Produttore: Raw Fury
- Piattaforme: PC , XONE , XSX
- Generi: Avventura , Puzzle game
- Data di uscita: 2020
Che Microsoft sia un’azienda dedita al pieno supporto dei team indipendenti non è di certo una novità e numerosi sono i piccoli progetti che negli ultimi anni sono riusciti a raggiungere un’enorme fetta di utenza proprio grazie agli sforzi compiuti in collaborazione con il colosso di casa Redmond. Parliamo di vantaggi significativi sotto l’aspetto logistico e delle risorse a disposizione, essenziali per scavalcare tutti i possibili problemi strutturali e permettere alle software house di dar voce alla propria creatività nel miglior modo possibile; una soluzione che già in passato ci ha permesso di scoprire piccole perle in grado di camminare a testa alta anche in mezzo ai tripla A più blasonati, con un quantitativo di emozioni scaturite dal mettere in discussione la filosofia del “bigger is better”.
Sulla scia di quanto appena ribadito si presenta fresco di pubblicazione Call of the Sea, primo lavoro realizzato in ambito videoludico dal neonato team spagnolo di Out of the Blue Games S.L. e disponibile sin dal lancio nel mastodontico catalogo di Xbox Game Pass. Una strategia prettamente quantitativa volta a esercitare un mero compitino per rimpolpare la ludoteca del servizio o c’è del potenziale tutto da scoprire? Raggiunti i titoli di coda anticipiamo tranquillamente che le sensazioni oscillano verso la seconda opzione.
L’amore ai tempi di Lovecraft
Fin dal suo primo annuncio datato maggio dell’anno corrente Call of the Sea è riuscito a suscitare un discreto interesse nei confronti di critica e pubblico di tutto il mondo, merito di un reveal trailer intenso quanto basta per incuriosire lo spettatore circa atmosfere vicine alle opere più importanti di uno scrittore del calibro di H.P. Lovecraft .
Nel corso degli anni abbiamo contato un discreto numero di contaminazioni tra il mondo videoludico e quello lovecraftiano, ma mai come nel lavoro dei ragazzi di Out of the Blue Games S.L. abbiamo notato un’assonanza così lieve e solo di contesto, un’ispirazione che mai cerca di distrarre lo spettatore dall’avventura vera e propria, ma utile come semplice cornice per quella che può essere a tutti gli effetti considerata una storia d’amore.
In Call of the Sea interpretiamo la bella e coraggiosa Norah Everhart, salpata nei primi anni del 1930 verso una misteriosa isola del Pacifico a est di Otaheite (Tahiti) alla ricerca del marito Harry, scomparso proprio sul paradisiaco atollo mentre cercava una cura per la pericolosa malattia che ha colpito la protagonista fin dalla tenera età. Un virus del quale non si conosce l'origine e in grado di uccidere lentamente il proprio portatore, contraddistinto dalla presenza prima sulle mani e poi sul resto del corpo di vistose macchie nere. L’obiettivo del viaggio è quindi duplice, ovvero trovare la dolce metà e far luce sui misteri che aleggiano sull’intera isola in qualche modo collegati proprio alla malattia di Norah.
Dal punto di vista narrativo la storia si dipana lungo un prologo e sei capitoli dalla durata complessiva di quasi sette ore – con qualche ora bonus se non si è pratici di enigmi e puzzle delle più disparate tipologie – e permette di scoprire numerosi retroscena della quotidianità della coppia e non solo.
Come già accennato lo stile e le tematiche lovecraftiane vengono sfruttati per valorizzare il contorno dell’intera avventura, senza mai ricadere in una qualche deriva di stampo horror; una scelta apprezzabile per rendere Call of the Sea adatto a tutti e capace di coinvolgere anche i videogiocatori poco ferrati sull’immaginario letterario di riferimento.
Evitando in ogni modo gli spoiler, vi garantiamo che siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla leggerezza – da non scambiare con banalità – dei toni con i quali vengono trattati alcuni temi delicati; partendo dall’accettazione di sé fino al concetto di amore più puro e fedele, senza dimenticare flussi di pensiero dove sogno e realtà si mischiano facendoci quasi dimenticare del nostro scopo originario. Peccato solo per alcune scelte sul finale che non riescono a rendere giustizia agli sforzi compiuti per arrivare alla scoperta della tanto agognata verità: un pizzico di coraggio ulteriore avrebbe valorizzato l’intera produzione sotto l’aspetto dello storytelling.
Oscuri misteri e un cielo stellato
Pad alla mano, Call of the Sea si presenta estremamente tradizionale e rispettoso del gameplay tipico delle avventure in prima persona, basato sull’alternanza dello studio di una determinata area e la risoluzione di un qualche criptico puzzle ambientale pronto a sbarrarci la strada.
I movimenti tramite analogici della protagonista sono piuttosto lenti e potremmo sfruttare solo un minuto cursore presente al centro dello schermo per capire con quali oggetti interagire; una scelta vincente per valorizzare le ambientazioni (prive di un qualsivoglia indicatore), nell'attenta ricerca di un potenziale indizio.
Proprio la varietà dei rompicapo presenti per tutta l’avventura rappresenta un importante punto di forza, e che sia per attivare un qualche marchingegno di origine antica legato allo studio delle costellazioni o per prendere confidenza con alcuni strumenti un capitolo dopo l’altro, per proseguire nella ricerca di Henry sarà necessario spremersi le meningi in più di un’occasione.
In realtà non tutti i puzzle di Call of the Sea però sono della stessa pregiata qualità, e al posto di favorire l’uso dell’intuito misto alle conoscenze apprese grazie a qualche indizio ci siamo ritrovati in diversi casi a procedere per tentativi spesso sconnessi tra loro, o comunque a raggiungere la soluzione quasi in modo casuale. Eppure il senso di sfida rimane intrigante, complice un diario che Norah può sfruttare in ogni momento per prendere appunti in modo minuzioso sia delle scoperte effettuate – comprese le emozioni annesse per ciò che sta vivendo come vera e propria avventura – sia degli indizi dei quali tener traccia in modo sorprendentemente ordinato proprio per risolvere un qualche rompicapo.
Tecnicamente parlando Call of the Sea si difende più che dignitosamente grazie a uno stile coloratissimo e ricco di dettagli che all’occhio di numerosi videogiocatori non può non ricordare le evocative ambientazioni di Sea of Thieves. L’opera del giovane e minuto team spagnolo riesce a convincere per la mole di dettagli impiegata capace di regalare paesaggi da considerare vere e proprie cartoline digitali, e – soprattutto su Xbox Series X – non possiamo non menzionare i giochi di luce all’interno della fitta vegetazione, estremamente curati e che ci hanno obbligato in più di un'occasione a prenderci una pausa per godere del panorama in tutta tranquillità.
Non mancano alcuni bug e compenetrazioni poligonali eccessive qua e là, ma niente che sia riuscito a compromettere le buone sensazioni del comparto visivo riscontrate sin dal primo avvio. Ultimo, ma non per importanza, un comparto sonoro discretamente vario, utile a valorizzare ogni ambientazione e a far immedesimare il videogiocatore nella mente della giovane protagonista.
Call of the Sea è disponibile gratuitamente con il servizio Xbox Game Pass e a questo link di Amazon potete rinnovare il vostro abbonamento a un prezzo conveniente.
Voto Recensione di Call of the Sea - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Avventura coinvolgente e dal buon ritmo
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Tocca tematiche importanti ispirandosi ai romanzi di Lovecraft...
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Rompicapi numerosi e variegati
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Visivamente di impatto in ogni inquadratura
Contro
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...ma pecca di coraggio proprio nelle battute finali
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Diversi puzzle ambientali vengono superati casualmente piuttosto che per merito di deduzioni logiche
Commento
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