Astro Bot: Rescue Mission, recensione del platform VR di Japan Studio
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a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Di Astro Bot: Rescue Mission vi avevamo già parlato dopo la nostra prova alla Gamescom 2018; non vi avevamo nascosto che il titolo di Japan Studio ci aveva colpiti in positivo, grazie ad un sapiente utilizzo dell’accoppiata Playstation VR e Dualshock 4, presentandosi come uno dei titoli più promettenti del parco titoli della periferica Sony. A poco più di un mese di distanza abbiamo finalmente potuto mettere le mani sulla versione definitiva del titolo, e siamo pronti a dirvi se il simpatico robottino ha saputo soddisfare le nostre aspettative.
Alla ricerca dei compagni perduti
Come si può intuire dal titolo, in Astro Bot: Rescue Mission ci troveremo ad affrontare una missione di salvataggio. L’astronave su cui viaggiava il nostro protagonista è stata infatti abbattuta da un minaccioso alieno, con l’equipaggio disperso su cinque diversi mondi a causa dell’evento. Toccherà al nostro eroe viaggiare attraverso i ventisei livelli di gioco per recuperare i compagni e le componenti della propria astronave, per poi affrontare finalmente il malvagio antagonista che ha dato inizio alla storia.
Un comparto narrativo semplice, dunque, che serve da espediente per metterci alle redini di un viaggio intergalattico che ci porterà a vedere decine di luoghi differenti. Se c’è qualcosa che non manca in Astro Bot, infatti, è la varietà delle location: nella nostra avventura vedremo livelli ambientati sulle nuvole, nella pancia di una balena, in un parco divertimenti, in grotte tenebrose e così via. Peccato che la realizzazione tecnica soffra fortemente di un difetto che accompagna quasi tutti i titoli VR: stiamo parlando del blur, che avvolge gran parte degli scenari.
Un vero peccato, perché quanto si vede sullo schermo della TV è davvero egregio; d’altronde, questi sono i limiti di una tecnologia che sta ancora muovendo i suoi primi passi, con un hardware non in grado di farle esprimere il suo pieno potenziale. Un buon lavoro è stato invece svolto con la colonna sonora: i motivetti che vi accompagneranno durante l’avventura sono tanto allegri quanto orecchiabili, e non mancherete di sentirli nuovamente risuonare tra le vostre tempie una volta terminata la partita.
Nascondino tra le piattaforme
In Astro Bot dovremo controllare l’omonimo protagonista e guidarlo sino al traguardo dei venti livelli di gioco (più sei boss fights). Il controllo del robot viene affidato al classico Dualshock 4, ed i comandi sono piuttosto semplici: Astro (lo chiameremo così d’ora in poi) è dotato di un attacco di base, che può essere trasformato in un più potente attacco caricato, e della possibilità di saltare, prolungando eventualmente il suo salto tramite dei raggi di energia. La visuale del giocatore non segue direttamente Astro, ma rimane ancorata all’astronave, che seguirà il robot solamente quando si allontanerà troppo dalla nostra posizione. In questi momenti, purtroppo, potreste avvertire una certa motion-sickness, a seconda della debolezza del vostro stomaco. Come in ogni platform, il nostro obiettivo sarà quello di combattere i nemici presenti nei livelli e superare i numerosi burroni saltando di piattaforma in piattaforma.
I livelli sono piuttosto lineari e chiusi, con poco spazio lasciato all’esplorazione: c’è sempre un’unica direzione da seguire, senza troppi fronzoli a condire il layout dei livelli. Se pensate, però, che Astro Bot sia per questo un platform dimenticabile o banale vi sbagliate. Il guizzo creativo degli sviluppatori sta nell’implementazione di Playstation VR. Ci troviamo di fronte ad uno di quei rari casi in cui, una volta provato il titolo, non si riuscirebbe ad immaginarlo senza il visore. I livelli, infatti, sono completamente costruiti intorno ad esso e alle sue funzionalità: per guidare Astro dovremo guardarci intorno con la nostra testa, abbassarci, cercare cunicoli invisibili dalla normale posizione in cui siamo abituati a giocare, voltarci alle nostre spalle alla ricerca di segreti nascosti.
È proprio nella disposizione dei segreti, costituiti principalmente dai compagni di viaggio da recuperare, che gli sviluppatori hanno sbizzarrito la propria fantasia: ogni livello contiene otto compagni da trovare, e credeteci quando vi diciamo che dovrete abituarvi a pensare fuori dai normali schemi di un videogioco standard per trovarli, abbracciando totalmente il mondo della realtà virtuale. Non solo: il visore viene chiamato in causa anche in altre situazioni. Certe volte, ad esempio, dovremo sfondare un ostacolo con una testata, scuotere la testa per toglierci della poltiglia di dosso, e così via: in poche parole, Playstation VR non rappresenta solo un valore aggiunto, ma il vero e proprio fulcro di Astro Bot. Anche il Dualshock 4 gioca la sua parte: in certi livelli, infatti, troveremo dei gadget da utilizzare per proseguire nell’avventura e scoprire segreti, partendo da un rampino per arrivare a shuriken e mitragliatrici. Sebbene l’utilizzo di questi gadget sia circostanziale, essi donano un ulteriore strato di complessità all’avventura, spingendoci a tenere gli occhi aperti alla ricerca di segreti sbloccabili con l’utilizzo dei nostri nuovi attrezzi.
Non è tutto oro quel che luccica
Sinora vi abbiamo fornito una presentazione quasi entusiastica di Astro Bot: Rescue Mission, nella misura in cui il titolo riesce a sfruttare appieno le possibilità offerte da Playstation VR. Pur essendo un platform estremamente divertente e godibile, però, il titolo di Japan Studio presenta alcuni difetti che non possiamo certamente tralasciare. Innanzitutto, i venti livelli di gioco, per quanto variegati e mai noiosi, risultano fin troppo chiusi e lineari, con ben poco spazio lasciato all’esplorazione. La difficoltà, inoltre, è estremamente bassa: una scelta voluta, che però comporterà, per i giocatori più navigati, la visione dei titoli di coda dopo poche ore di gioco. Anche le sei boss fights presenti nel gioco, per quanto divertenti e creative, non costituiscono una vera e propria sfida.
L’unico elemento di complessità viene fornito dalla ricerca di tutti i compagni diversi nei livelli, una sfida che richiederà tutto il nostro ingegno per essere completata. In ogni livello, inoltre, è stato nascosto un camaleonte: trovare questo animale sbloccherà un livello sfida, che metterà a dura prova le nostre capacità. Anche considerando questi livelli, però, la longevità non supera di molto le cinque ore di gioco: sarebbe stata gradita la presenza di qualche mondo in più e di una difficoltà sì accessibile ma progressivamente crescente. Nonostante questi difetti, però, la nostra esperienza con Astro Bot: Rescue Mission è stata davvero positiva, e ci sentiamo di consigliare il titolo a tutti i possessori di Playstation VR, fosse anche solo per capire cosa significa sfruttare a dovere questa periferica fin troppo trascurata.
- Semplice ma divertente
- Buona varietà di ambientazioni e situazioni
- Livelli fin troppo chiusi e lineari
- Livello di sfida quasi sempre inesistente
7.8
Considerato come esponente del parco titoli Playstation VR, Astro Bot: Rescue Mission si piazza senza ombra di dubbio tra le migliori produzioni pensate per la periferica Sony; merito della creatività degli sviluppatori, che sono riusciti ad utilizzare appieno le possibilità offerte dal visore. Considerato come platform, però, il gioco mostra il fianco a numerose debolezze, su tutte un’eccessiva linearità dei livelli e un livello di sfida quasi inesistente durante tutta la durata dell’avventura principale. Ciò nonostante, ci sentiamo di consigliare il titolo di Japan Studio a tutti i possessori di Playstation VR, premiando la creatività che gli sviluppatori hanno saputo dimostrare nell’utilizzo del visore, fin troppo spesso rilegato ad un ruolo secondario.
Voto Recensione di Astro Bot: Rescue Mission, recensione del platform VR di Japan Studio - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Utilizza al massimo le feature di Playstation VR
-
Semplice ma divertente
-
Buona varietà di ambientazioni e situazioni
Contro
-
Tecnicamente mette in evidenza i limiti di Playstation VR
-
Livelli fin troppo chiusi e lineari
-
Livello di sfida quasi sempre inesistente
Commento
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