Immagine di Arcane Stagione 2 | Recensione - Elegia dell’imperfezione
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Arcane Stagione 2 | Recensione - Elegia dell’imperfezione

La stagione 2 di Arcane trasforma definitivamente la serie di Fortiche Production da prodotto d’intrattenimento a opera d’arte: la nostra recensione.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

In sintesi

  • Opera d'arte che segna il proverbiale "prima e dopo".
  • Stile strabordante sempre al servizio di una narrazione altissima.
  • Alcuni dei migliori personaggi della narrativa di questa generazione.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Arcane
Arcane
  • Sviluppatore: Fortiche, Riot Games
  • Produttore: Netflix
  • Distributore: Netflix
  • Data di uscita: 6 novembre 2021 (S1) - 9 novembre 2024 (S2)

Arcane non è l’adattamento videoludico di League of Legends. Lo è da un punto di vista prettamente semantico, ma usare questa definizione dopo la conclusione della Stagione 2 della serie Netflix sarebbe inelegante nei confronti di Fortiche Production.

Perché lo studio francese non ha semplicemente adattato una storia in un nuovo medium. Ha raccolto una proprietà intellettuale nota per avere la community di videogiocatori più tossica del panorama dei multiplayer, i cui personaggi sono inconsistenti dal punto di vista narrativo e servono più a creare contenuti per merchandising e microtransazioni predatorie, e l’ha trasformata in un’opera d’arte.

Una di quelle vere. Quelle da “cultura alta” che si possono anche discutere con un pochino di puzza sotto il naso, intavolando discorsi che sganciano nomi come Nietzsche, Lovecraft, Dick, Gibson, Moore, e qualche storia classica per darsi un tono.

Il risultato di una sensibilità autoriale sempre più rara nel panorama mainstream che emerge solo da veri artisti, dagli auteur.

La storia di Arcane finisce, ma non quella di League of Legends nel mondo dell’intrattenimento extra-videoludico. Questi ultimi episodi lasciano la sensazione che ci dovesse essere dell’altro, tale è la fretta con cui parti dell’intreccio vengono portate a conclusione.

Non possiamo avere la sicurezza di quanto di quello che abbiamo visto in questi ultimi episodi sia stato creato con più fretta del dovuto, ma possiamo dire con certezza di essere di fronte a una storia di quelle che lasciano il segno.

Arcane non è l’adattamento di League of Legends anche e soprattutto per ciò che sceglie di raccontare e come sceglie di farlo.

Da qui in poi parlerò di Arcane facendo chiari riferimenti alla trama dei nove episodi. È necessario per raccontare del perché questa produzione ha bisogno di essere ricordata nel tempo.

La spoiler fobia lasciamola a chi usa la locuzione “buco di sceneggiatura” pensando che significhi qualcosa, che ne dite?

Cerchi piatti e arte selvaggia

Il grande piano di Viktor è quello di creare un mondo di persone perfette. Il concetto di quella comune vista nei precedenti episodi che si espande a tutta Runeterra. Un mondo di creature asessuate, robotiche, candide a rappresentare una purezza solo apparente.

Il mondo apocalittico in cui Jayce si perde da sopravvissuto, in contrapposizione a quello che sarebbe potuto essere con delle scelte differenti che esplora Ekko nell’episodio “Facciamo finta che sia la prima volta”, per distacco il migliore dell’intero show.

La storia di Arcane riflette con toni altissimi sulla vacuità della perfezione.

Un mondo di persone perfette sarebbe un mondo molto simile a quello idilliaco che vive Ekko. Una mente alveare di persone che non vogliono prevalere le une sulle altre, che non si uccidono e non hanno bisogno di raggiungere desideri pericolosi.

Ma anche un mondo di persone che non si desiderano, che non si amano, che non guardano un mondo imperfetto domandandosi se ci sia qualcosa che si possa fare per renderlo migliore.

La storia di Arcane riflette con toni altissimi sulla vacuità della perfezione.

Lo fa attraverso Viktor, che si scopre essere la persona che diede la runa che portò il giovanissimo Jayce a iniziare il suo lavoro, in un nietzschiano cerchio piatto di eventi che si ripetono nella speranza di scoprire come uscirne vincitori.

Lo fa con Jayce che, di fronte al suo amico ormai irrimediabilmente corrotto da una lovecraftiana ossessione per l’arcane, ricorda che è proprio l’imperfezione a essere da sempre il motore del cambiamento dell’umanità.

E lo fa infine lo spettatore, assistendo a una storia fatta di persone impulsive, ciniche, empatiche, algide, menomate fisicamente e mentalmente, che affrontano le conseguenze delle proprie scelte che hanno sempre un costo.

Persone imperfette che si scontrano, idealmente e fisicamente, nell’atto finale. In un crescendo di poste in gioco al rialzo, cambi di fronte e sorprese che lasciano con il fiato sospeso fino ai titoli di coda, Fortiche espone finalmente il tema più profondo di Arcane.

Un lavoro narrativo di grande esperienza, pianificando ogni singolo elemento narrativo perché niente risultasse fuori posto o inserito, iniziato da una lotta di classe tra due città agli estremi e finito in un pericolo di scala globale che modifica l’umanità.

Mel e sua madre Ambessa arrivano alla proverbiale resa dei conti in quello che, indubbiamente, è il filone narrativo che risulta più debole tra quelli espressi. Jayce arriva a scontrarsi con Viktor, che rappresenta il punto finale e irreversibile dell’ossessione per il progresso.

Vi e Jinx si ritrovano solo per perdersi in un inevitabile percorso di redenzione e sacrificio, in cui anche Caitlyn rivede le proprie posizioni per affrontare le cause di forza maggiore. Mentre Ekko dà il suo eroico contributo alla causa un rewind di quattro secondi alla volta.

Uno scacchiere di persone e conflitti raccontato con la versione più artistica di “show, don’t tell”.

Le tecniche di animazione che Fortiche utilizza sono sì un’espressione di prepotenza autoriale senza precedenti, ma sono sempre al servizio di un racconto. Uno sguardo, un movimento di un corpo o di una parte di esso, una narrazione ambientale che scandisce il tempo e le reazioni del mondo intorno ai personaggi senza abbandonarsi a inutili spiegoni.

Allontanare lo sguardo dallo schermo anche solo per un attimo significa perdersi un momento di pura esibizione artistica.

Allontanare lo sguardo dallo schermo anche solo per un attimo significa perdersi un momento di pura esibizione artistica mai fine a sé stessa, così come ascoltare con pigrizia i dialoghi non consente di apprezzare la sceneggiatura asciutta e moderna di Arcane.

La scalata verso la narrazione più alta della fase finale dello show passa anche per delle sequenze d’azione su scala sempre più ampia, fino a un guerra campale in grande stile. I momenti più action coinvolgono sempre più personaggi in ambienti sempre più grandi e complessi, ma grazie a un blocking perfetto non si viene mai allontanati dalla sequenza per via di un’eccessiva confusione.

Nonostante Fortiche non faccia nulla per contenersi, in questo senso. Soprattutto la parte finale di Arcane restituisce delle soluzioni visive evocative, con tecniche sempre differenti, e che si avvicendano e supportano sempre il proseguimento della narrazione.

Ce ne sono tante e un mero elenco non farebbe giustizia al percorso immaginato da Fortiche, ma una su tutte mi ha colpito in maniera particolare: la risoluzione del conflitto di Jayce e Viktor.

Quest'ultimo, diventato il villain assoluto della trama, si abbandona alla consapevolezza della futilità della sua battaglia e accetta l’aiuto di Jayce. I due scelgono di porre fine insieme all’anomalia dell’arcane e restituire la coscienza a tutte le vittime della mente alveare.

Lo fanno attraverso un gesto semplice che, in un momento storico dove il machismo è una delle piaghe della struttura sociale, assume un significato potentissimo.

Una stretta di mano calorosa e per nulla virile tra due amici, una fronte appoggiata delicatamente sull’altra, che insieme decidono di arrestare la fine del mondo e sacrificare le proprie vite perché le altre possano assistere a un domani migliore.

Non c’è niente di molto simile nel mondo dello storytelling odierno, e soprattutto niente che arrivi dopo una cavalcata in cui Fortiche non ha fatto nulla per inseguire le tendenze scrittorie che distruggono la narrativa media di cui fruiamo ogni giorno.

Il costo della perfezione

Si è parlato molto di come ci siano stati dei possibili problemi relativi a produzione e budget, con un tira e molla tra Netflix e Fortiche in cui ne è emerso che non c’è niente di realmente tagliato nella stagione di Arcane. Tuttavia, giunti ai titoli di coda dell’episodio finale è evidente che ci sarebbe dovuto essere altro.

Anche per il modo in cui è stato creato il presupposto per altre produzioni multimediali, tra spin-off di Arcane e progetti collaterali, è chiaro che Fortiche avrebbe voluto aggiungere altri elementi al suo racconto.

Alcune delle soluzioni che vengono impiegate per portare a conclusione le trame sembrano più di mestiere e di comodo di altre, ma tuttavia non c’è niente che rimane incompiuto alla fine di Arcane.

Tutto si sistema come deve, non c’è nessun finale aperto ma più che altro un setup per esplorare nuovamente il mondo di Runeterra.

Ma quando succederà?

Ci sono voluti 9 anni per creare questi 18 episodi, ed è difficile immaginare che Fortiche possa ripetere un’esperienza del genere.

Magari ci sorprenderà con un ciclo produttivo più breve, forte dell’aver già creato un expertise tale da alleggerire alcuni processi, ma nel mercato odierno è fin troppo ottimistico sostenere che una produzione come Arcane si possa replicare.

Fortiche tornerà senz’altro a raccontare altro, lo deve fare e lo vogliamo vedere, ma non potrà farlo con tutta questa qualità, visiva e scrittoria.

Arcane è un unicum che, nel cercare la perfezione, si è scontrato con la realtà soccombendo all’ambizione. Un curioso e malinconico collegamento con la ricerca ossessiva di Viktor dei segreti dell’hextech, della perfezione assoluta dell’umanità.

Rimarrà l’amaro in bocca per aver assistito a delle narrazioni più accelerate, così come non sapremo mai con esattezza quando il mondo narrativo illustrato da Fortiche tornerà a riempire i nostri occhi di meraviglia.

Ma Arcane ha regalato al mondo dell’intrattenimento qualcosa di irripetibile, nei suoi pregi e nei suoi pochissimi difetti.

In un mondo di prodotti d’intrattenimento che abbandonano i pensieri dello spettatore una volta finiti i titoli di coda, i 18 episodi della serie di Fortiche sono una elegia dell’imperfezione come forza trainante dell’arte.

Voto Recensione di Arcane - Stagione 2 | Recensione


9.5

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Cinematografia semplicemente unica.

  • Tematiche filosofiche e azione sfrenata che coesistono in maniera sorprendente.

  • Narrazione totalizzante che lascia il segno in ogni momento.

  • Personaggi iconici sostenuti da una scrittura brillante.

Contro

  • Alcuni elementi dell’intreccio cedono alle ambizioni narrative.

  • Al setup per spin-off e progetti collaterali seguirà mai qualcosa?

Commento

Gli ultimi episodi di Arcane restituiscono la sensazione di una probabile rielaborazione per chiudere la narrazione in anticipo sui tempi, ma non c’è niente che possa definire la serie come incompiuta in alcun modo dal punto di vista narrativo, estetico o tecnico.
Oggi, definire Arcane un adattamento di League of Legends è inelegante nei confronti di Fortiche Production. La serie Netflix e Riot Games è un unicum, un vera opera d’arte generazionale: avveniristica, archetipale, abbacinante, crepuscolare, pivotale e imperfetta, come ogni creazione dell'umanità che lascia il segno.
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