L’estate è una stagione che per i videogiocatori quasi da sempre appare come un “periodo morto”: momento di ferie generali, inattività, caldo soffocante. Se i videogiocatori di vecchia data optano per recuperare qualcosa dell’annata appena conclusa o finiscono per l’ennesima volta il loro classicone preferito, altri si affidano alle console mobile per far fronte a un panorama avaro di vere e proprie pubblicazioni “grosse”. Anche dal “lato opposto della barricata” i pochi sviluppatori che decidono di pubblicare la loro sudata opera in nel contesto estivo sono consapevoli di stare azzardando. Eppure, questo è uno dei casi in cui il gioco poteva avere solo l’estate come finestra di pubblicazione. All-Star Fruit Racing è un videogioco accessibile e colorato, che nonostante alcune ingenuità “da esordio” si rivela una buona possibilità per passare spensieratamente i pomeriggi estivi.
Vanellope von Schweetz sarebbe fiera di voi
All-Star Fruit Racing è una produzione totalmente italiana passata attraverso un percorso non facile. 3D Clouds.it ha infatti lavorato al suo progetto su Unreal Engine, che dall’accesso anticipato di Steam è riuscita a guadagnarsi la pubblicazione anche su PlayStation 4, Xbox One e Switch. Il concept del gioco, di fondo, è semplice: un videogioco di corse di kart con ambientazioni e circuiti fantasiosi e colorati, aventi come tema portante la frutta e tutto ciò che circonda questo cibo essenziale per la vita umana. Il gioco non ha neppure una premessa narrativa, e tutto sommato va bene così: semplicemente un totale di ventidue piloti (la maggior parte delle quali da sbloccare progressivamente) competono lungo una serie di coppe e campionati. La carriera offline si compone di undici trofei di difficoltà crescente (indicata dal simbolo dei pistoni, da uno a tre) in cui gareggiare su circuiti per un numero di giri che va da uno a cinque.
Andando subito al sodo, il sistema di guida si regge sui due grilletti del controller. Con quello destro acceleriamo, mentre il sinistro si occupa di gestire la derapata. Se la velocita massima la raggiungerete presto e sarà un piacere, sarà anche inevitabile imparare sin da subito le tecniche di derapata, in quanto più la prolungheremo e più caricheremo il conseguente effetto “fionda”. Grazie a esso potremo ottenere un’utilissima spinta in avanti una volta rimesso il kart in scia. Ovviamente l’abuso di tale funzione è impedito dal fatto che restando per troppo tempo in derapata si perderà il controllo del veicolo. Per quanto sia una decisione assennata e utile a disincentivare derapate troppo lunghe anche per un gioco dichiaratamente arcade come questo, All-Star Fruit Racing rimane ancora troppo dipendente dall’effetto “fionda”. E se nella modalità Carriera la decisione va ponderata, nelle prove cronometrate diventa essenziale anche solo per raggiungere i tempi minimi.
Qui non si pettinano le bambole ma si verniciano automobili
Oltre ai due grilletti del pad, il gioco si regge su un’altra colonna, il sistema delle armi e relativi tank: sono essenzialmente quattro serbatoi posti in basso a destra dello schermo, rappresentanti ciascuno una stagione e relativo frutto. Una volta riempitone almeno uno si rende disponibile un tipo differente di arma, da attivare poi premendo la levetta analogica destra. Riempiendoli tutti e quattro invece permetterà di attivare l’abilità speciale del pilota. La particolarità strategica sta nel fatto di poter “dissociare” i tank premendo il tasto frontale corrispondente, che permetterà quindi di variare le mosse e di “fare scorta” dei potenziamenti quando non servono. In questa maniera si potranno impiegare al momento giusto per guadagnare posizioni, difendersi da sorpassi inaspettati o capovolgimenti di fronte. Il modo per riempire i tank varia per gara e modalità: a volte bisogna raccogliere specifiche icone sul tracciato, altre volte si ricaricheranno automaticamente. Vi saranno anche occasioni in cui non serviranno, e gli “attrezzi” verranno assegnati automaticamente raccogliendo icone con il punto interrogativo in pista, in maniera decisamente “tradizionale”.
Vincere i campionati, completare le carriere e accumulare record sulle prove cronometrate non serve però solo per la bacheca dei trofei virtuale: ogni prestazione e risultato serve a sbloccare personaggi e nuovi componenti. Se la prima aggiungerà nuovi volti al roster, la seconda invece dominerà la modalità garage: qui potremo dedicarci alla personalizzazione del kart in ogni ambito, dai colori sociali ai simboli e motivi sulla carrozzeria, passando per le dimensioni generali e il motivo sul battistrada delle ruote. Una personalizzazione che poi il gioco memorizzerà e che potremo usare in ogni gara successiva. L’idea in sé è buona, ma continua a dispiacere il fatto che tutto si mantenga ancora a livelli meramente estetici. Di nuovo verrebbe lasciato intendere il fatto di non voler esaltare troppo la componente competitiva del pacchetto, invogliando piuttosto a una condivisione di tipo più amicale e adatta alle famiglie. Per quanto benintenzionata, è una scelta che sicuramente non piacerà a tutti in quanto toglie troppo facilmente le possibilità di approfondire la guida virtuale. Va da sé comunque che una volta che ci si addentra nella rete e si incontrano avversari umani la storia cambia radicalmente, e con essa la difficoltà generale. Per quanto funzionante, il matchmaking organizzato ad host (con un giocatore che crea una lobby accettando di fare da “anfitrione” a tutti gli altri) delega molto al caso il riuscire a trovare partite stabili. Fortunatamente il gioco presenta una cooperativa locale fino a quattro utenti, quindi se avete qualche amico o parente da coinvolgere potrete godervela molto di più e senza star dietro a connessioni varie.
Si può cavare benzina dalla frutta?
Ma al di là dei bei panorami offerti dalle piste, che per quanto piacevoli sono pur sempre secondari, a evidenziarsi è una notevole ispirazione nella costruzione dei tracciati. La grande malleabilità dei kart ha permesso infatti di donare una grande varietà sia di percorsi che di piste vere e proprie. Anche nelle gare più “tradizionali” abbondano curve inclinate ad angolo acuto, bivi e ostacoli ipertrofici che costringono a improvvisati giochi di slalom. Altra particolarità lodevole è l’ideazione di tracciati più vicini a un concetto di corsa “pura”: si parte da un punto A e si arriva a un punto B in un’unica volata. Altro spunto sono le diverse modalità e regole a governare le gare: oltre a quella tradizionali dei kart-game con le armi e i “trucchetti” per rallentare e ostacolare gli avversari, vi è anche l’eliminazione. In queste gare a intervalli regolari comparirà sullo schermo un conto alla rovescia, che una volta a zero eliminerà una concorrente a caso, la cui posizione in classifica sarà quella che aveva in gara al momento dell’eliminazione. Anche solo da questi accenni è evidente come gli sviluppatori si siano oltremodo impegnati per cercare la varietà al solito “girare in tondo”. Una varietà che tuttavia si “scontra” con un cast che non riesce più di tanto a lasciare il segno. I ventidue guidatori e guidatrici rappresentano ciascuno un diverso frutto, che conferisce loro un’abilità unica offensiva o difensiva a seconda dei casi. Ma a parte questo non vengono riportati dati tecnici sui kart, cosa che le rende da un punto di vista tecnico tutte un po’ troppo uguali tra di loro. Possiamo facilmente ipotizzare che sia stata una scelta fatta in nome della personalizzazione e per dare la possibilità di mettere il personaggio preferito dentro al kart personalizzato, ma anche pensandola così l’amaro in bocca non se ne va. Nei fatti questo delega buona parte dell’esito delle gare appunto all’abilità del giocatore stesso, che più che la traiettoria perfetta dovrà cercare anche di prevedere le azioni degli altri e imparare a contrastare le minacce che gli pioveranno da dietro, specialmente se in prima posizione. Non abbiamo trovato le coppe della modalità Carriera particolarmente difficili, ma vi assicuriamo che l’andamento delle gare può cambiare brutalmente da un momento all’altro. Basta che a un avversario capiti l’arma giusta (perché l’assegnazione, a differenza di altri giochi di kart, non tiene conto della posizione in gara) e che riesca a colpirvi per farvi perdere improvvisamente una marea di posizioni, e magari proprio all’ultimo giro.
Quattro isole più una, ma attenti alla buccia
A livello più basilarmente strutturale i tracciati sono smistati nelle quattro isole Cocosunshine, Winterkingdom, Papayagrove e Chungnook, più il reame bonus da sbloccare Bananabay. Ciascuno di questi contiene un numero di circuiti variabile da quattro a cinque, raggruppati secondo la tematica delle stagioni e dei loro frutti tipici (le cui curiosità compaiono anche nelle schermate di caricamento). Esattamente come le coppe delle Carriere essi hanno tutti un livello di difficoltà, uno esplicito (da scegliere in modalità come la prova cronometrata) e uno intrinseco dovuto alle caratteristiche della pista stessa. Se una volta mentalmente calati nel contesto si può anche riuscire a improvvisare, i tracciati dell’ultimo “mondo” saranno decisamente più ostici. Questo perché, oltre a stupirvi dei colori sgargianti dei frutti e dei blu intensi dello spazio, certi sono ambientati in un’unica striscia di arcobaleno, che essendo trasparente e sovrapposta renderà ben difficile calcolare tempi e distanze. A riguardo ci è capitato di vedere come a volte neppure la stessa intelligenza artificiale del gioco riesca a “star dietro” a tali tracciati: nella Carriera dove erano presenti abbiamo ottenuto al massimo una terza posizione (nei primi tentativi), eppure anche così nella classifica finale siamo comunque risultati medaglia d’argento.
Da un punto di vista grafico il gioco si regge tranquillamente in piedi. 3D Clouds impasta la “farina” dell’Unreal Engine in un mondo colorato e spiccatamente surreale. L’inventiva dei percorsi e degli sfondi è probabilmente la parte più forte del gioco, che tuttavia viene un po’ indebolita da una tecnica che su PlayStation 4 non è del tutto rifinita. Sia chiaro: da un punto di vista pratico il gioco non perde un fotogramma, cosa essenziale per un videogioco di corse, ma d’altro canto sono palesi i ritardi nel caricamento delle texture e le attese prolungate (per quanto non eccessive) tra una corsa e l’altra, specialmente se si vuole ripetere o riavviare. La componente sonora invece fa il proprio dovere, con musiche ritmate e un’effettistica ben riuscita, che ben si sposa con il look quasi cel-shading. Forse alcuni effetti sonori (come le risatine) potrebbero risultare fastidiose dopo un po’.
-Veloce, accessibile e divertente
-Buon numero di tracciati
-Design colorato e surreale
-Graficamente poco rifinito
-Sistema di guida troppo semplicistico
-Cast esteso ma un po’ monocolore
All-Star Fruit Racing è un videogioco di kart d’esordio. Non compete ovviamente contro i mostri sacri del genere, ma ha anche l’onestà e la simpatia di ammetterlo. È l’ambizione divenuta realtà di un team tutto italiano, che prima di tutto ha fatto un videogioco con cui fosse possibile divertirsi senza fronzoli. Una missione che possiamo dire riuscita nonostante e malgrado tutto. È riuscita grazie a un sistema di guida accessibile, a una tematica universale e alla grande creatività profusa nelle piste, oltre che nella varietà con cui è possibile affrontarle. Il gioco comunque non riesce a sfuggire ad alcuni “peccati di gioventù”, come una grafica un po’ indecisa e un cast di personaggi che non lascia molto il segno. Ma se più giustamente vorrete passare sopra alle pignolerie tecniche per divertirvi in compagnia con un videogioco in tutti i sensi “estivo”, allora sentitevi liberi di aggiungere un mezzo punto al voto numerico e pensare tranquillamente all’acquisto. Con il giusto incoraggiamento, siamo fiduciosi che 3D Clouds.it non potrà che migliorare.