Alaloth: Champions of the Four Kingdoms | Recensione - L'erede di Baldur's Gate?
Alaloth: Champions of the Four Kingdoms rappresenta un omaggio agli RPG classici, ma con una propria identità unica: leggi la recensione!
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a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
In sintesi
- Un gioco di ruolo fantasy vecchia scuola.
- Impegnativo al punto giusto.
- Un mondo di gioco vasto e ricco di cose da vedere.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Gamera Interactive
- Distributore: Gamera Interactive
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH
- Generi: Azione , Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 30 giugno 2022 (Accesso Anticipato) - 30 ottobre 2024
Al giorno d’oggi è sempre più raro trovare videogiochi che riescano a bilanciare alla perfezione un mondo narrativo profondo con un gameplay impegnativo e soddisfacente. Alaloth: Champions of the Four Kingdoms, sviluppato dal team italiano Gamera Interactive, è una delle gemme nascoste che riesce a fare esattamente questo.
Lontano dai riflettori dei big, questo action RPG dal sapore oscuro – di recente uscito dalla sua lunga fase di Accesso Anticipato – si propone di essere un tributo ai grandi del genere, combinando elementi di titoli come Baldur's Gate (che trovate su Amazon), Diablo e Dark Souls.
Il risultato? Un’esperienza che immerge il giocatore in un mondo spietato, costringendolo a lottare per la sopravvivenza a ogni passo.
Bentornati a Plamen
Alaloth ci porta in un universo fantasy diviso in quattro regni distinti: Goldwood, Baga, Ianna e Falfar. Ognuno di questi regni ha una cultura e una storia uniche, e tutti sono collegati tra loro da una trama che coinvolge deità, alleanze, e battaglie secolari.
La storia di Alaloth è minimalista per scelta: 300 anni dopo la vittoria di Alaloth ogni regno ha eletto un suo campione per raccogliere i quattro frammenti di Vaizmil e poter così fare breccia nel dominio del traditore di Plamen. Il giocatore è chiamato quindi a vestire i panni di un campione, incaricato di fermare la forza malvagia risvegliata.
Non ci sono lunghi dialoghi o sequenze cinematiche invadenti: la narrazione è lasciata in mano al giocatore, che scopre pezzo per pezzo le vicende dei quattro regni attraverso esplorazione, incontri e missioni.
Questa scelta narrativa funziona particolarmente bene perché dà una sensazione di immersione autentica, come se il giocatore stesso fosse un viaggiatore che scopre la storia del mondo attraverso i racconti degli abitanti.
Una delle caratteristiche più intriganti di Alaloth è la libertà concessa al giocatore nel plasmare il proprio percorso. Il gioco permette di scegliere tra quattro diverse classi (con la possibilità di reclutare due compagni tramite i quali è possibile giocare in multiplayer co-op, affidando a un amico il controllo di un compagno in combattimento), ognuna con abilità uniche e stili di combattimento distinti.
E per chi ama la personalizzazione del proprio campione, il gioco sa farsi rispettare: si può costruire il proprio personaggio scegliendo abilità e talenti che ne plasmano il destino. Ogni mossa ha un peso specifico, e il risultato finale non è mai prevedibile.
Ma non è solo una questione di abilità e armi: il giocatore può anche stringere alleanze con diverse fazioni, ognuna con i propri obiettivi e vantaggi.
L’esplorazione del mondo di gioco è non-lineare, permettendo di muoversi liberamente tra le regioni e di affrontare missioni a seconda della propria preferenza. Questa libertà è una boccata d’aria fresca rispetto ai titoli più lineari, e contribuisce a dare al giocatore un senso di controllo totale sul proprio destino.
Sulla mappa troverete città e santuari – ossia i punti di rinascita nel caso in cui morissimo – messaggeri con cui parlare e le numerose Aree di Combattimento, ossia dungeon pieni zeppi di nemici con un boss ad attendervi alla fine.
I combattimenti non sono per niente facili: i nemici sono aggressivi, dotati di pattern d’attacco unici che costringono il giocatore a studiare le loro mosse per individuare i momenti giusti per attaccare o schivare. Questo rende ogni battaglia una sfida unica, dove ogni errore può costare caro.
Un altro elemento di spicco è la gestione della stamina. Ogni azione, dall’attacco alla parata, consuma stamina, costringendo il giocatore a essere attento a ogni mossa.
Non si può semplicemente scagliarsi contro i nemici a cervello spento: è necessario bilanciare attacco e difesa, schivare al momento giusto e sfruttare il posizionamento per evitare di essere sopraffatti. Questo sistema di combattimento non è solo ben strutturato, ma nella nostra esperienza si è rivelato anche estremamente gratificante per chi cerca una sfida che premi abilità e strategia.
Ovviamente, una volta portato a casa il risultato inizierete anche a sbloccare i punti abilità che servono a ottenere le magie.
Ogni giocatore può scegliere come affrontare le sfide: c’è chi preferirà potenziare la propria forza bruta, chi investirà in agilità per una strategia basata sulla schivata, e chi ancora opterà per un approccio più magico. Questa flessibilità rende ogni partita diversa, incoraggiando la sperimentazione e la scoperta.
Dal punto di vista estetico, Alaloth è un gioiello. La direzione artistica è chiaramente ispirata al medioevo europeo, con paesaggi che sembrano usciti direttamente dalle illustrazioni dei manoscritti dell'epoca.
La visuale isometrica, come ormai è chiaro, strizza l'occhio ai classici, e la cosa si lega perfettamente a quel retrogusto retrò che il gioco sprigiona in ogni suo dettaglio.
Anche la colonna sonora contribuisce a rendere l’esperienza più godibile. La musica accompagna il giocatore in ogni momento, esaltando l’intensità dei combattimenti e la maestosità delle ambientazioni.
I temi musicali sono epici e ben orchestrati, e vanno a creare un’atmosfera che si adatta al tono oscuro del mondo di gioco.
In termini di longevità pura e semplice, Alaloth offre molte ore di gioco grazie alla varietà di missioni, alla possibilità di esplorare liberamente il mondo e alla difficoltà dei combattimenti. Non si tratta di un titolo da completare in poche ore, ma di un’esperienza che richiede pazienza, dedizione e la volontà di affrontare sfide impegnative.
Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è insomma ambizioso e piuttosto coraggioso, un progetto si distacca dalla massa con un gameplay difficile, un mondo ricco di dettagli e un sistema di combattimento che premia la strategia e la precisione e non l'avventatezza.
Va da sé che, soprattutto questo ultimo dettaglio, non ne fa "un gioco per tutti": richiede pazienza, abilità e la voglia di impegnarsi a fondo per superare ostacoli e scoprire i segreti dei quattro regni.
Ma per chi è disposto ad accettare la sfida, Alaloth offre un’esperienza dark fantasy che lascia il segno, una di quelle che i giocatori – specie quelli che provengono dai giochi di ruolo occidentali vecchia scuola – non potranno non apprezzare, trovandovi (al netto dei problemi tecnici, che pensiamo possano essere stati risolti quando uscirà questa recensione) un inno alla nostalgia e agli avventurieri incalliti, che hanno memoria di polsi doloranti su controller e mouse.
Voto Recensione di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Libertà di esplorazione e personalizzazione.
-
Sistema di combattimento impegnativo e soddisfacente.
-
Atmosfera e direzione artistica vecchio stile.
Contro
-
Qualche piccolo bug qua e là.
Commento
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