AI The Somnium files: Incubi senza un occhio - Recensione
Intelligenze artificiali on the loose
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Uchikoshi-san strikes back: potremmo iniziare questa recensione con questo slogan, che i fan del papà della serie Zero Escape non esiteranno a riconoscere. Fermo dal 2016, anno di pubblicazione, su PS4 e Vita, di Zero Time Dilemma, il talentuoso game director giapponese torna sulle scene con l’atteso AI The Somnium files, aventura investigativa che prova a battere nuove strade, pur rimanendo, inconfondibilmente, un’opera in linea con i precedenti lavori di una delle menti più brillanti al servizio di Spike Chunsoft.
Lo abbiamo provato a fondo per voi e quella che segue è la nostra recensione.
Anche con questi aiuti, l’indagine su un pericoloso e spietato serial killer, denominato dalla stampa Cyclops per via dell’abitudine di cavare un occhio alle sue vittime, si dimostra, fin da subito, ingarbugliata e difficile, anche perché coinvolge molto da vicino Kaname, costretto ad ispezionare i cadaveri di una coppia di cari amici. Come sempre quando si parla di scenari scritti da Uchikoshi, la caratterizzazione dei personaggi, il lavoro di worldbuilding e la qualità dell’intreccio sono di eccelsa qualità, e sebbene non abbiamo gradito il ricorso all’amnesia, uno degli strumenti narrativi più abusati della storia del medium videoludico (e non solo), confessiamo di essere stati presto rapiti dal susseguirsi degli eventi. A parziale scusante della sceneggiatura, la perdita di memoria del protagonista non è così centrale come in altre storie, e non vi è un continuo ricorso ad essa per spiegare nodi fondamentali della trama e personaggi altrimenti malamente introdotti: come un orologio a cucù, il plot di AI The Somnium files non perde un colpo, progredendo sempre alla giusta velocità, mai troppo rapidamente, dando così il tempo di digerire svolte e nuove facce, e mai troppo lentamente, problema comune al genere delle visual novel provenienti dal paese del Sol Levante.
Se certi dialoghi richiedono di esaurire tutte le ramificazioni perchè la trama prosegua, molti altri consentono invece di operare delle scelte ben precise per tono e contenuto, indirizzando la discussione (e il rapporto con l’interlocutore) in maniera netta ed estremamente soddisfacente. Il tono generale è piuttosto serioso, come da tradizione per l’autore, eppure non mancano, qua e là, venature di follia tipicamente giapponesi, che aiutano ad alleviare la tensione alcuni degli snodi più importanti della trama. In ultimo, segnaliamo come i differenti finali non siano solo delle piccole varianti con differenza minime tra l’uno e l’altro, quanto, piuttosto, strade completamente diverse, che giustificano ampiamente run successive alla prima.
Premendo il tasto R1, i dialoghi si susseguiranno in maniera automatica con una naturalezza che ci ha stupito, quasi fossimo dinanzi ad una serie tv di primissima fascia: se, insomma, è una storia intrigante quella che cercate, con personaggi a tutto tondo e colpi di scena inattesi, in AI The Somnium files troverete pane per i vostri denti. Dove, invece, le cose non funzionano sempre come avrebbero potuto (o dovuto, vista l’esperienza del team nel genere di riferimento) è durante le fasi di Psync, ovvero quando Date, utilizzando un apposito macchinario gestito dal collega Pewter, sbircia nei sogni dei sospetti, traendo dal loro subconscio informazioni che questi gli negano durante la veglia.Qui il gioco prende una piega da puzzle game, in maniera non dissimile dalle precedenti produzioni firmate da Uchikoshi, ma, un po’ per esigenze narrative, un po’ per la scelta di impostare un limite temporale, i risultati non sempre sono all’altezza delle altre componenti di gioco. Ogni sortita nel somnium altrui è regolata da uno stringente timer di sei minuti, espandibili di volta in volta utilizzando dei bonus temporali ottenuti in seguito a determinate azioni. Piegandosi alla narrativa, però, queste fasi si rivelano assai confuse e spesso prive di un filo logico, com’è normale che sia in un sogno, con il risultato che spesso la soluzione ai puzzle proposti è tutto fuorché logica.
Se, in alcuni casi, si tratta di interpretare la storia personale ed il carattere del personaggio che si sta analizzando, in altri la soluzione appare pretestuosa e completamente randomica, generando un senso di insoddisfazione nel giocatore, costretto magari a ripetere più volte le medesime sequenze per raggiungere il suo scopo. Niente che un po’ di trial and error non risolva, beninteso, ma dal padre degli eccellenti puzzle visti in Zero Time Dilemma e 999, ci saremmo aspettati qualcosa di più. Nonostante soluzioni astruse, comunque, le sequenze oniriche conservano un innegabile fascino psicologico, visto che consentono di scavare nel passato e nei segreti di personaggi molto ben scritti, oltre che fare da ancora per tornare indietro nel flowchart temporale ed esplorare altre ramificazioni della storia. Per comporre alla perfezione l’enorme ed intricato mosaico messo in piedi da Uchikoshi, infatti, sarà necessario riavvolgere numerose volte il tempo, tornando indietro ed incamminandosi lungo sentieri differenti, figli di scelte diverse fatte proprio nelle fasi di Psync.
Passi avanti convinti
Tra budget tutt’altro che stellari e motori di gioco non sempre flessibili, fin qui l’aspetto tecnico (non quello artistico, si badi bene) dei giochi pubblicati da Kotaro Uchikoshi aveva sempre rappresentato quello meno convincente del pacchetto, soprattutto per il pubblico PS4, abituato a ben altri spettacoli. Pur rimanendo nell’alveo delle produzioni indipendenti e quindi, giocoforza, meno impattanti a livello visivo, AI The Somnium files rappresenta di sicuro il pinnacolo delle produzioni del game director nipponico, per una serie di concause, tra le quali la principale riteniamo essere il passaggio al motore Unity. Il motore di Unity Technologies ha già dato ampia prova di essere potente ma anche assai leggero, il che ha consentito al team di sviluppare in contemporanea le versioni PS4 e Switch senza grossi problemi, e di concentrarsi su alcuni aspetti piuttosto che su altri, attingendo dalle ricche librerie che Unity ha sviluppato negli anni di utilizzo per gli elementi meno importanti a livello visivo.
AI The Somnium files rimane un’avventura investigativa al limite del punta e clicca, dove in pochissime fasi il giocatore ha il controllo diretto del personaggio a schermo, con il risultato che certi elementi rivestono un ruolo primario (espressività dei volti, sincronizzazione labiale, scenari interattivi, scene di intermezzo) a scapito di altri (animazioni in real time, fluidità dei movimenti e sincronizzazione verticale, giusto per citarne alcuni. Ecco che, allora, il prodotto Spike Chunsoft eccelle proprio in alcuni dei campi citati: durante i dialoghi capiterà spesso di vedere sui volti degli NPC le reazioni in tempo reale alle nostre scelte dialogiche, e le emozioni che la storia saprà regalare saranno sempre ben visibili sia sui volti dei protagonisti sia su quelli dei personaggi secondari.Optando per la traccia giapponese è possibile apprezzare l’ottimo lavoro svolto in fase di sincronizzazione del labiale, e dobbiamo ammettere che, nonostante questa scelta rimanga la nostra preferita, anche il doppiaggio inglese è di ottima qualità, grazie a voci azzeccate e a diverse prove recitative di livello. Ovviamente, se si posasse l’occhio su altri aspetti, in particolare sul comparto animazioni, i risultati sarebbero assai meno soddisfacenti, con camminate ingessate e movimenti non sempre naturali, ma, data la tipologia di gioco, si tratta di peccati veniali, che non detraggono in alcun modo dall’esperienza di gioco. Siamo rimasti molto soddisfatti anche dalla colonna sonora, capace di accompagnare efficacemente i colpi di scena del plot e di ispessire il carico emozionale delle scene più pregnanti del titolo. Ciliegina sulla torta, la presenza di cinque finali canonici (più un certo numero di finali negativi che non siamo riusciti a sbloccare per questioni di tempo) non solo aprono alla rigiocabilità del titolo, ma confermano la bravura del team che fa capo ad Uchikoshi. Vi serviranno all’incirca una trentina di ore per vedere uno dei cinque finali, e almeno un’altra decina aggiuntiva qualora vi mettiate in testa di vederli tutti.
8.2
Nonostante fasi puzzle regolate da un timer troppo stringente, le cui soluzioni possono apparire illogiche e talvolta pretestuose, AI The Somnium files fa segnare un passo avanti deciso per Kotaro Uchikoshi ed il suo team sotto tantissimi punti di vista. Sorretta da una narrativa avvincente e mai banale, da dialoghi scritti magnificamente e da un cast di personaggi sopra le righe, la produzione Spike Chunsoft si segnala come un acquisto praticamente obbligato per tutti coloro che amano le visual novel, ancor più se di stampo investigativo. Se, a partire dal prossimo progetto, si riusciranno a mantenere questi standard qualitativi accoppiandoli a fasi puzzle più convincenti, non ci sarà nulla a separare il prodotto dalla perfezione.
Voto Recensione di AI The Somnium files: Incubi senza un occhio - Recensione - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Narrativa magnetica
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Personaggi di grande spessore
-
Dialoghi ben scritti e molto naturali
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Valori produttivi più alti delle precedenti produzioni di Uchikoshi
Contro
-
Le fasi puzzle possono risultare frustranti
Commento
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