A Memoir Blue | Recensione - Cuore di mamma, cuore d’abisso
Piccola e leggera come una parabola, A Memoir Blue è un’avventura poetica fatta d’acqua, attese e non detto.
a cura di Adriano Di Medio
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Cloisters Interactive
- Produttore: Annapurna Interactive
- Distributore: Annapurna Interactive
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , SWITCH , PS5
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 24 marzo 2022
Quando pensiamo al mare il pensiero può travolgerci, perché quell’elemento non è fatto per entrare in una sola mente.
E l’acqua, allo stesso modo, è sia indispensabile alla nostra esistenza quanto pericolosa quando è troppa, esattamente come può essere l’amore.
Forse questi pensieri hanno accompagnato Cloisters Interactive (pubblicati da Annapurna Interactive, questi ultimi responsabili di Journey su PC e iOS) mentre creavano A Memoir Blue, l’avventura silenziosa di questa recensione.
Solo una parola sarà leggibile… e tanto basta.
A Memoir Blue racconta la storia di una donna, anzi due: una giovane di nome Miriam e sua madre. La loro parabola è quella di una madre premurosa ma piena di difficoltà, originatesi dall’addormentarsi di una figlia inquieta.
Un racconto durante il cui corso non udirete né tantomeno leggerete pressoché nessuna parola. Pur se riconducibile alla contemporaneità di una grande città, il contesto di A Memoir Blue non mostra alcun alfabeto noto: l’unica parola effettivamente comprensibile è il nome della protagonista, che si può leggere all’inizio della storia.
Si tratta di una scelta audace ma difficoltosa, forse adottata da Cloisters Interactive anche per il timore che la propria vicenda venga etichettata dai più cinici come troppo prevedibile o già narrata milioni di altre volte, non solo nella videoludica.
Il racconto di A Memoir Blue è però semplice e intenso, capace con pochi elementi e accenni di mettere in moto l’inferenza del giocatore-spettatore (vi stupirete come quanto possa dire anche solo lo strappare un’immagine da un lato piuttosto che da un altro).
Vedremo qualche accenno di labiale nel finale (del quale evitiamo accuratamente qualunque dettaglio), ma la nostra unica altra compagnia uditiva sarà la colonna sonora, forte di alcuni pezzi cantati. Da segnalare la presenza di una coppia di pesciolini lungo tutto il gioco, metafora semplice ma azzeccata per indicare la genitorialità.
A Memoir Blue, o il limite dell’interattività
Durante il suo sonno tormentato che costituisce i sei livelli di A Memoir Blue, la nostra Miriam ripercorrerà alcuni momenti salienti della propria esistenza, i quali l’hanno portata ad essere come l’abbiamo vista all’apertura del gioco.
Parliamo di una nuotatrice professionista e appassionata, con i mobili di casa ingombri di trofei e il collo gravato da un’insostenibile quantità di medaglie, spaventata dall'invadenza di una stampa d'assalto che come un guardone scruta la sua medaglia appena vinta e che pare quasi volerla divorare con una quantità abnorme di flash fotografici.
E proprio questo suo “sommergerla” sarà il nostro primo compito interattivo come videogiocatori: subito interdettaci la possibilità di controllare direttamente Miriam, A Memoir Blue sceglie la via indiretta, filtrando il compito dell’utente attraverso un movimento e un tasto.
Con questi due mezzi dovremo compiere svariate azioni per risolvere le situazioni bloccanti e fare in modo che Miriam continui ad avanzare (o meglio, a nuotare) nell’oceano dei suoi ricordi.
All’insistita semplicità dei comandi fa da contrasto la buona varietà delle azioni compibili, perfettamente distribuite tra canoniche (riparare un pontile, accendere luci) e originali (acquistare e vidimare un biglietto ferroviario).
Verso la fine il gioco ci darà qualche possibilità in più, senza però mai discostarsi dalla natura del “tap” e del “trascina” che fa trasparire ambizioni di approdare su smartphone e tablet.
Un’ambizione che, è bene dirlo, è un po’ oscurante nei confronti delle piattaforme esistenti: il solito impiego della levetta in luogo del mouse o delle dita presenta le solite rigidità e imprecisioni di posizionamento, che pure assolutamente non essenziali in una produzione come questa appaiono ormai come un retaggio del passato tristemente inevitabile.
Uno squisito punto d’incontro
Se c’è però qualcosa di A Memoir Blue che siamo sicuri metterà d’accordo tutti è il suo lato artistico ed estetico. Il gioco di Cloisters Interactive e Annapurna Interactive è infatti un delicato e vincente equilibrio tra il poligonale e il disegnato a mano, tutto costruito com’è prevedibile attorno all’elemento dell’acqua.
Dominato dalle diverse e rassicuranti tonalità dei blu oceanici, A Memoir Blue tratteggia paesaggi silenziosi e ovattati, capace di unire con naturalezza ambienti molto diversi tra loro (urbano, ferroviario, insulare, fino a un carosello che risalta nei suoi gialli e rossi), con qualche accenno di surrealtà che però dimostra di non essere inutile o lesivo all’atmosfera.
A completare il comparto intervengono le sequenze animate a mano: a queste ultime è affidato il racconto di poche ma importanti sequenze (fino a un culmine ben orchestrato) riguardanti i ricordi di infanzia e adolescenza di Miriam, il suo rapporto con la madre e la nascita della sua passione per il nuoto.
Ben lungi dal cercare un amalgama con i poligoni, le animazioni tradizionali sono costruite secondo un preciso contrasto: l’immagine computerizzata puntano al realismo, i disegni adottano linee tondeggianti e stilizzate, volte a risaltare la forma longilinea della nuotatrice professionista.
Di nuovo però, non possiamo esimerci dal riportare che, nonostante la sua ispirazione, A Memoir Blue soffra un po’ anche sotto il punto di vista grafico: la qualità delle animazioni a mano non è contestabile, ma il livello di dettaglio della Miriam poligonale e le scenografie restituiscono a volte un effetto un po’ troppo “plasticoso”.
Gli sviluppatori poi (probabilmente per inesperienza) non sono riusciti a mascherare adeguatamente i vari caricamenti intermedi, con il risultato che ogni tanto il gioco si blocca visibilmente per uno o due secondi durante il passaggio tra una sequenza e l’altra.
A Memoir Blue: elogio della brevità
A Memoir Blue è attualmente disponibile per Steam, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch. Su tutte queste piattaforme è distribuito ad un prezzo assai competitivo, paragonabile a quello di un biglietto per il cinema. Un’idea che, mutatis mutandis, a molti ricorderà quanto fatto dagli sviluppatori di Erica, l’esclusiva PS4 pubblicata a sorpresa qualche anno fa.
Parliamo chiaro: il gioco in sé dura circa un’ora e mezza, nessun enigma è particolarmente cervellotico o difficile e forse il giocatore poco interessato alla trama se lo rigiocherà solo per finire i vari Obiettivi/Trofei e portarsi a casa un Platino facile facile; ma vi dobbiamo anche dire che sarebbe disonesto e soprattutto irrispettoso giudicare A Memoir Blue solo perché “dura poco” o peggio ancora fermarsi all’equazione “costa poco uguale dura poco”.
Se lo facessimo dimostreremmo di non aver capito che A Memoir Blue è prima di tutto lo sbocco di un’emozione, della necessità di mettere in narrazione una vicenda raccolta e intima, il risultato di un viaggio interiore dagli evidenti sapori autobiografici.
Una realizzazione e un percorso psicologici che avevano un bisogno praticamente fisico di essere raccontati, e che poco gli importa se il teatro è vuoto o gremito. Nella sua semplicità, A Memoir Blue sembra nascondere il sogno di far vivere ai suoi giocatori il gusto di una serata diversa, fatta del gioco proiettato nel salotto di casa alla presenza di amici e parenti; oppure, più semplicemente, di una serata raccolta madre-figlia.
Alla fine il messaggio di A Memoir Blue è ovvio, ma è anche uno di quelli che non ci dobbiamo mai stancare di ripetere: una cornice si può sempre riempire, una coppa può solo rimanere vuota.
Versione recensita: PlayStation 4
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Voto Recensione di A Memoir Blue - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Una storia delicata raccontata con poco
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Artisticamente ispirato e diverso dal solito
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Una bella colonna sonora
Contro
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I soliti limiti da gamepad
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Qualche inciampo tecnico
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L’audacia narrativa e la sua durata ristretta non piaceranno a tutti