Recensione

Ys I & II Chronicles

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Dopo averne sentito la mancanza per parecchi anni, la serie di Ys (una delle nostre preferite, lo confessiamo) è tornata prepotentemente in auge negli ultimi tre anni, a partire dal discreto The Ark of Napishtim, che ne segnò il debutto su PlaystationPortable. Il 2010 è stato senza dubbio un anno da ricordare per i fan di una delle avventure più longeve, che affonda le sue radici nel periodo d’oro dell’indimenticato PC Engine: dopo Ys Seven, settimo capitolo della storyline principale, e The Oath in Felghana, remake del terzo episodio (Wanderers from Ys), ecco arrivare Ys I & II Chronicles, compilation che raccoglie le prime due avventure di Adol il rosso in una versione molto fedele a quella che spopolò in Giappone alle soglie degli anni ’90. Vediamo se il mito è sopravvissuto alla prova del tempo.

Minimalismo narrativoIl paragrafo relativo allo sviluppo narrativo del titolo, per la grande maggioranza dei titoli Falcom dedicati all’avventuriero più silenzioso del mondo, è un orpello di dubbia utilità: chi ha già portato a termine almeno uno dei capitoli di questa saga sa bene che i ghirigori filosofici dei titoli di Monolith, le giuste cause che muovono gli eroi di Final Fantasy e i complessi rapporti umani che sottostanno a molti dei lavori made in Atlus sono quanto di più lontano possibile dallo stile di Ys, asciutto, minimalista, a tratti, quasi spoglio. Soprattutto il primo dei due capitoli proposti, decisamente il più grezzo e “old style” dei due, non ha, di fatto, un plot che si possa definire tale, e ci mette nei panni di un avventuriero che si risveglia nel letto di una clinica (topos poi abusato, ma che, all’epoca, costituiva una soluzione comoda per non perdersi in troppe spiegazioni) senza ricordare molto, perso in una terra straniera della quale conosce pochissimo, ma nella quale si troverà, quasi involontariamente, a vivere un’avventura perigliosa ed entusiasmante. Niente compagni di viaggio, stavolta, (l’incontro con il fido Dogi, comunque, è dietro l’angolo) ma una miriade di nemici da affrontare in un one man show intriso di donne dagli occhioni brillanti, libri misteriosi e assassini che si muovono nell’ombra. Solo leggermente più articolato il background narrativo del secondo capitolo, ma non aspettatevi nulla di più di un pretesto per spingervi ad esplorare il mondo di gioco.

Chi è che spinge???In genere chi spinge, nei locali piuttosto che in coda al cinema, genera malumori e occhiatacce, quando non risse.In Ys I & II Chronicles chi spinge combatte e sopravvive: il sistema di combattimento, se così vogliamo chiamarlo, è la copia carbone di quello proposto sulla geniale piattaforma Nec che contese il dominio del mercato nipponico al Super Famicom, in cui, gettandosi addosso ai nemici, magari da dietro piuttosto che di lato, significa avere la meglio. Si, avete capito bene: non c’è alcuna schermata di combattimento, come negli JRPG a turni, né al giocatore viene richiesto di farsi venire un crampo al pollice destro, come purtroppo avviene in molti action RPG odierni.Semplicemente, puntando un nemico e scontrandosi fisicamente contro di lui, si darà vita ad un breve confronto, paragonabile a quello tra due autoscontro al luna park, che terminerà nel giro di una manciata di secondi con l’esplosione (letteralmente) del nostro avversario o, inevitabilmente, con la dipartita del nostro alter ego. Era così che si combatteva nella seconda metà degli anni ’80, ed è così che, con la parziale variazione della magia nel secondo capitolo, si combatte anche in questa raccolta: siamo consapevoli che a molti la cosa non andrà a genio, ma non si può non premiare il coraggio che il duo FalcomXseed abbia dimostrato nel proporre, nel 2011, delle meccaniche di gioco così antiche. I combattimenti, centro focale dei JRPG degli ultimi vent’anni, diventano così un simpatico diversivo, il ragionevole prezzo da pagare per godere di scenari da favola e mondi che, nonostante le ovvie limitatezze grafiche, sanno ancora regalare un brivido che spinge all’esplorazione molto più di quanto non facciano le gargantuesche mappe cui i giocatori odierni sono abituati. Il tempo passato nei menu è meno di un decimo di quello totale, così come quello dedicato all’equipaggiamento e alle abilità speciali: il fulcro del gioco sta nella velocità, nel dinamismo, a tratti esasperato, nella folle corsa di un eroe solo contro il mondo, nell’impossibilità di esitare, pena un affollamento di nemici che, soprattutto durante le prime ore di gioco, è tutto ciò che va evitato. Ys I & II Chronicles dimostra più dei 24 anni che porta sulla carta d’identità: è ruvido nei contenuti, burbero nel livello di difficoltà, spilorcio nei dialoghi (non dite che non vi avevamo avvertiti), ma sa anche dispensare quella libertà di azione e movimento all’interno del mondo di gioco che sembra diventata il Sacro Graal delle produzioni contemporanee, che fanno dei binari invisibili il loro marchio distintivo, per non parlare dell’adrenalina che scorrerà nelle vostre vene ad ogni boss fight. Dove i giochi di ruolo odierni offrono mappe dettagliate, Ys sussurra indizi alle orecchie del giocatore attento ai personaggi non giocanti: dove oggi ci sono trame arzigogolate, ieri c’erano l’immaginazione e i cattivi erano cattivi per davvero, dove oggi si affollano party dalle tinte e dagli abiti emo, ieri c’era un eroe rude e di poche parole come il Clint Eastwood dei tempi migliori.Ma non è tutto rose e fiori: pur essendo tra quelli che hanno giocato e amato questi primi due capitoli della saga quando uscirono per la prima volta sul mercato, non possiamo non sottolineare lo sbilanciamento del livello di difficoltà generale, che alterna picchi che rasentano la frustrazione a boss che praticamente si sconfiggono da soli, l’oggettiva difficoltà riscontrata nel capire dove andare, con chi parlare o cosa fare per far progredire l’avventura, e soprattutto lamentiamo la presenza di situazioni in cui la soluzione è a dir poco parossistica, come dover indossare un determinato oggetto pena l’impossibilità di vedere un passaggio segreto, o boss imbattibili se non affrontati con un’arma che potreste tranquillamente aver lasciato indietro nel corso dei vostri pellegrinaggi.Ma era così, in fondo, che la storia andava nel 1987.

Luccichii e melodieInutile nascondervi che sullo schermo 16/9 della vostra PSP si è visto di molto, molto meglio: lo avrete dedotto dalle foto a lato, ma d’altronde dubitiamo che qualcuno tra voi si aspettasse che Ys I & II Chronicles alzasse di qualche tacca l’asticella della grafica, provenendo direttamente dai gloriosi anni ’80: eppure ha il suo stile, fatto di pulizia grafica, sprite discretamente dettagliati e animazioni che, pur non in gran numero, risultano naturali e convincenti, in una tavolozza di colori vivaci e luminosi.Se l’aspetto grafico fa il suo dovere senza strafare, è il versante sonoro, come da consuetudine per questa serie, a distinguersi per l’eccellente livello qualitativo raggiunto: i motivi, con la chitarra che fa da trait d’union, spaziano dal malinconico al tambureggiante, ideali accompagnatori di un campo verde illuminato dal sole tanto quanto di un dungeon in cui la luce sarà solo un vago miraggio. Non è un caso se l’edizione americana da collezione, peraltro l’unica disponibile in occidente al momento in cui scriviamo, contenga il CD con la splendida colonna sonora remixata per questa riedizione.Che non si dica che i nuovi arrangiamenti siano la carta vincente: già due decenni fa le melodie del primo ma soprattutto del secondo capitolo ci avevano fatto sognare.Nonostante la presenza di due titoli completi e di qualche extra, come la modalità Time Attack, la longevità totale della collezione è solo nella media, anche se va ricordato, ancora un’ultima volta, che il tempo di gioco sarà effettivo e non allungato da ore perse in menu e sottomenu o a leggere ridondanti dialoghi a schermo.

– Frenetico come pochi

– Due titoli storici a prezzo d’occasione

– Colonna sonora che faticherete a dimenticare

– Confusionario nella progressione

– Longevità appena sufficiente

– Livello di difficoltà mal calibrato

7.1

Nonostante l’entusiasmo con cui vi abbiamo raccontato delle ore passate in compagnia di Adol e delle sue avventure primigenie, ci preme chiarire che questo Ys I & II Chronicles, come intuibile dal voto finale, è ben lungi dall’essere sia un gioco perfetto, sia la migliore scelta che potreste fare in ambito action RPG su PSP: la scelta, invero coraggiosa, di lasciare immutate le meccaniche di gioco, a partire dal desueto sistema di combattimento, è la più grande forza del titolo, che piacerà smodatamente agli over 30, e contemporaneamente la sua più grande debolezza, che restringerà probabilmente alla suddetta categoria i possibili acquirenti di questa collection.

Se non vi spaventa affrontare un’esperienza di gioco grezza, non levigata da venti e passa anni di evoluzione (involuzione?) videoludica, allora rivolgetevi al mercato import.

Altrimenti non sentirete la mancanza dei primi passi da avventuriero del giovane Christin.

Voto Recensione di Ys I & II Chronicles - Recensione


7.1

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