Recensione

XCOM 2: War of the Chosen, la recensione del maxi DLC dello strategico di 2K

Avatar

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Non volevo tornare a guidare la ribellione di XCOM 2: non sopporto quella stucchevole estetica al neon e la retorica fascistoide della Advent, ogni soldato lasciato morto sul campo è stato un trauma e credo di aver rifatto almeno dieci volte l’ultima missione prima di portare a termine la campagna in singleplayer. La verità è che, non appena è stato mostrato XCOM 2: War of the Chosen durante la conferenza PC dell’ultimo E3, i miei occhi sono subito diventati a forma di cuoricini: amo XCOM 2, personalmente lo reputo il miglior strategico a turni sviluppato negli ultimi anni, capace di coniugare una fase gestionale ricca e stratificata assieme a delle battaglie sul campo decise sul filo dell’ultimo colpo, dove anche una mossa avventata viene punita spietatamente, con caduti e fallimenti. Se avete speso decine di ore a sabotare la Advent ai quattro angoli della terra, non avete motivi validi per non acquistare XCOM 2: War of the Chosen e non fatevi trarre in inganno dal prezzo – sulla pagina di Steam si trova a circa 40€ – e non chiamatela una semplice espansione, perché i nuovi contenuti sono tanti, stravolgono molti dei concetti del gioco base, aggiungono ulteriore complessità ed inoltre è stata migliorata la stabilità del gioco, con ritocchi grafici e tempi di caricamento dimezzati. 
Nuovi nemici… 
XCOM 2: War of the Chosen, nonostante la sua mole – occupa praticamente su disco lo stesso spazio della versione Vanilla – non è un’espansione stand-alone, ma va ad inserirsi sopra alla campagna già esistente, che segue i medesimi passi – almeno nelle linee guida e nelle missioni fondamentali – di quella già vista nel titolo base. Non correte a facili conclusioni, perché giocando a War of the Chosen pare di trovarsi davanti ad uno scenario completamente nuovo e la battaglia per la salvezza della terra assume ora connotati ancora più epici e realmente drammatici. I tre nuovi protagonisti sono i Prescelti, le fazioni ribelli e i Dispersi, le masse informi di zombie che infestano le periferie distrutte delle città abbandonate. Questi tre ingredienti convivono alla perfezione in XCOM 2: War of the Chosen, sia nella fase gestionale, ma soprattutto durante le battaglie a turni, divenute ora un vero e proprio manuale di strategia, in cui occorre studiare ogni singolo anfratto della mappa. Vado con ordine: i tre Prescelti – l’Assassina, il Cacciatore e lo Stregone – sono le tre punte di diamante dell’esercito Advent, al servizio diretto degli anziani. Questi tre nemici sono dotati di poteri differenti, il Cacciatore è un temibile cecchino capace di far fuoco dalla grande distanza, lo Stregone può atterrare in un sol colpo un XCOM grazie ai suoi poteri psionici, mentre l’Assassina è una combattente letale e silenziosa, in grado di apparire sul terreno e di volatilizzarsi tanto in fretta ed ognuno di essi presidia una zona differente della mappa, con il rischio di trovarseli davanti nel bel mezzo dello scontro, proprio quando meno ce lo si aspetta. I Prescelti sono le minacce più gravi da fronteggiare, ma non per questo sono imbattibili: essi hanno infatti punti di forza e di debolezza, elementi da studiare ogni qual volta entrano in gioco, ma soprattutto agiscono in modo indipendente durante la campagna, seguendo una propria linea d’azione, fatta di informazioni rubate e sabotaggi, che avviene in parallelo al progetto segreto Avatar. In XCOM 2: War of the Chosen le coronarie vengono messe seriamente a dura prova, perché il senso di urgenza viene percepito in modo molto più gravoso, dovendo evitare il piano globale della Advent, ma allo stesso tempo non perdere d’occhio ogni nuovo tassello ottenuto dai tre Prescelti, pena gravissimi malus al proprio team, fino al disastro finale. Come se non bastasse, l’esercito Advent conta ora su nuove e ancora più letali truppe: il posto di nemico più odioso, almeno nella mia gerarchia, non è più occupato dai Sectoidi, ma l’ambito premio spetta ora allo Spettro, un’unità capace di creare delle copie dei soldati XCOM, una vera spina nel fianco. E sono stato gentile. Ci sono inoltre i Purificatori, truppe Advent dotate di lanciafiamme e preposte allo sterminio dei Dispersi, e infine i Sacerdoti Advent, delle unità di supporto col compito di potenziare i propri colleghi. 
… E nuovi amici
Per combattere queste nuove minacce, accanto agli XCOM, fanno il loro ingresso sulla scena le tre fazioni, i Mietitori, i Guerriglieri e i Templari che, proprio come i Prescelti, prediligono differenti tecniche d’attacco e vanno sfruttati in modo peculiare durante gli scontri. I Mietitori sono degli infallibili cecchini, dotati di fucile Vektor e mine Claymor, che si muovono nell’oscurità e che, cosa più importante, non vengono immediatamente rivelati dopo il primo colpo sparato. Questa loro abilità li rende ideali per le missioni di infiltrazione, dove occorre avvicinarsi il più possibile all’obiettivo o al VIP da recuperare senza essere scoperti. Al contrario, i Guerriglieri sono adatti per un’offensiva più diretta e utilizzano il loro rampino per spostarsi più agilmente attraverso la mappa e per raggiungere le postazioni isolate da cui far fuoco sui nemici con il loro fucile bullpup. Infine i Templari sono maestri dei poteri psionici, inarrestabili nel corpo a corpo e sempre più letali mano a mano che si accumulano vittime lungo il loro cammino. Queste nuove unità seguono uno sviluppo differente rispetto agli XCOM, legato ai punti esperienza raccolti durante le missioni, che vengono utilizzati anche sbloccare più abilità speciali alla volta, con un percorso di crescita più libero e personalizzabile. Le tre nuove fazioni non sono però solo delle nuove e potenti unità ma, esattamente come i Prescelti, vivono quasi di vita loro, con tanto di missioni segrete indispensabili per ottenere nuovi dati e risorse. Questi obiettivi svolgono un ruolo fondamentale, perché aggiungono ulteriore complessità al lato gestionale del proprio parco di soldati XCOM. Infatti, per svolgere queste missioni segrete, bisogna dedicare ad esse alcune delle proprie truppe, che possono essere ferite o messe in pericolo in queste operazioni, ma che soprattutto diventano non disponibili per le missioni vere e proprie. Occorre quindi decidere bene chi inviare al fianco delle fazioni, anche perché in XCOM 2: War of the Chosen sono stati introdotti nuovi stati per le unità, come stanchezza, capace di abbassare l’efficacia durante le battaglie, e l’affinità tra gli XCOM e le classi di eroi delle fazioni: i soldati che sviluppano un buon affiatamento sul campo ottengono così importanti bonus e azioni aggiuntive se schierati nella stessa battaglia ma, allo stesso tempo, rischiano di andare nel panico e di perdere la concentrazione se il loro fidato compagno viene ferito, ucciso o rapito dalla Advent. Sì, avete capito bene: in questa espansione gli XCOM possono anche essere rapiti dai nemici, dando così vita a delle missioni di recupero, solo una delle tante nuove tipologie di operazioni introdotte ex novo, come ad esempio il recupero delle casse contenenti le risorse, la difesa dello stesso Skyranger o l’assalto alle fortezze dei Prescelti. Grazie a queste novità, gli ambienti generati proceduralmente hanno subito un netto incremento e sono ora molto più vari e diversificati, annullando quasi del tutto quell’effetto di dejà-vù che era presente nelle missioni dell’edizione Vanilla. Anche le operazioni già esistenti sono state inoltre migliorate, soprattutto quelle in cui viene chiesto di salvare la popolazione dalle rappresaglie della Advent, dove gli abitanti non sono più dell’inerme carne da macello, ma oppongo un minimo di resistenza, con fucili e pistole. 
Left 4 XCOM
Infine ci sono i Dispersi, degli uomini tramutati in zombie dalle radiazioni emanate dalle capsule aliene, la variabile impazzita di ogni operazione. I Dispersi si muovono in massa e attaccano in modo indiscriminato sia gli XCOM che l’Advent e, dunque, non sempre eliminarli può essere un vantaggio. Ad esempio, in una missione di recupero, è stato molto più semplice estrarre il VIP semplicemente sfruttando ogni singolo punto d’azione delle mie truppe per raggiungere il luogo dell’estrazione, senza quasi nemmeno sparare un colpo sui dispersi che, oramai lontani dagli XCOM, hanno preferito gettarsi in gruppo contro la Advent, a sua volta rallentata e impossibilitata a bloccare la mia fuga. Non sempre i Dispersi possono essere ignorati ma, quando un’ondata blocca tutte le uscite, ecco che la situazione diventa ancora più grave, soprattutto per via dell’immancabile countdown dei turni. Per fortuna, Firaxis ha introdotto una meccanica capace di togliere le proverbiali castagne dal fuoco: le truppe che abbattono un Disperso in un singolo colpo non esauriscono i propri punti azione, ma viene data loro l’abilità di proseguire con la carneficina, oppure di spostarsi dietro un riparo più sicuro. Troppo facile così? Niente affatto, perché bisogna comunque sempre tenere d’occhio il caricatore e non è detto che un colpo con l’80% di chance di buona riuscita vada a segno, lasciando magari il povero XCOM così in preda ad una famelica orda di Dispersi. L’aggiunta dei Dispersi ha inoltre permesso al team di sviluppo la creazione di ambienti e mappe ben differenti rispetto a quelle viste nel titolo base: le luci al neon, le tecnologie avanzate e le strutture lucide dell’Advent lasciano spazio a luoghi cadenti, sporchi e infestati, con case diroccate, tombini da cui esce del fumo verdognolo e macchine abbandonate e invase dalla natura. Questo tipo di ambiente si sposa alla perfezione con le orde che le invadono e incute quasi un senso di solitudine e di disperazione alle missioni; l’unico pensiero che correva la mia mente in queste occasioni era: “Completiamo l’obiettivo e leviamo il disturbo il prima possibile”. Insomma, XCOM 2 : War of the Chosen è la quintessenza della strategia a turni, non c’è una missione uguale all’altra, bisogna tener conto di infinite variabili e l’asticella della difficoltà viene ulteriormente alzata: se già avete dovuto sudare le sette camice per completare la campagna base, compratevi un set nuovo di vestiti. 
Sorridete e dite Advent
Credete le novità siano già – per modo di dire – finite? Niente affatto, perché XCOM 2: War of the Chosen fa letteralmente esplodere i contenuti del gioco: il planisfero è ora molto più ricco di punti di interesse e missioni, il reparto di ricerca è costantemente subissato di nuove tecnologie da scoprire e ci sono nuove strutture da costruire dentro lo Skyranger. Potrei andare avanti all’infinito ad elencare tutti i piccoli ritocchi e le aggiunte apportate con l’espansione, ma le due introduzioni che più ho apprezzato sono state lo studio fotografico e la modalità sfida. La prima è una novità puramente estetica, che permette la creazione di poster e foto nei quali immortalare i propri XCOM dopo una missione trionfale: ci sono tanti sfondi, pose e inquadrature ed è davvero divertente sbizzarrirsi in questo studio, utile per spezzare la tensione del titolo. La modalità sfida mette invece il giocatore al centro di missioni a sé stanti, nelle quali ottenere il punteggio più alto per scalare una classifica globale. Tirando le somme, XCOM 2: War of the Chosen è un’espansione con i contro fiocchi e aggiunge ulteriore longevità ad un titolo che già da solo può tenere incollati per decine e decine di ore. L’unica vera controindicazione è che XCOM 2: War of the Chosen detona come una bomba nelle mani dei giocatori meno meticolosi, che ora vengono sommersi di compiti, informazioni e tantissime nuove variabili. Va infine aggiunto che molte delle mod finora create, fra cui la celebre Long War, sono incompatibili con la nuova espansione e bisognerà aspettare per vederne una prossima versione ad hoc.

– Tante nuove missioni differenti

– I Prescelti non sono dei semplici nemici

– Parte gestionale ancora più approfondita

– Le fazioni giocano un ruolo cruciale

– Per ora niente mod

– Rischia di esplodere nelle mani

9.0

XCOM 2: War of the Chosen riesce nell’arduo compito di migliorare un titolo già di per sé quasi perfetto, lima alcuni difetti tecnici del passato, ma soprattutto aggiunge tanto di quel nuovo materiale da rendere quasi irriconoscibile il prodotto da cui deriva. Non si tratta di un semplice DLC, ma di una espansione in vecchio stile, che poteva tranquillamente vivere di vita propria, ma che invece porta un vento di freschezza alla campagna dell’originale XCOM 2, con nuovi personaggi, nuovi nemici e nuove fazioni. Ecco, XCOM 2: War of the Chosen è ancora più complesso, articolato e soprattutto spietato: io vi ho avvisati.

Voto Recensione di XCOM 2: War of the Chosen, la recensione del maxi DLC dello strategico di 2K - Recensione


9

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