Dopo l’ottimo successo ottenuto da XCOM Enemy Unknown, uno dei pochi reboot di saghe storiche a convincere davvero durante la scorsa generazione di console, Firaxis si è messa subito al lavoro su un seguito, che, pur ispirandosi ai titoli originali firmati Julian Gollop, mantenesse una coerenza stilistica e narrativa con il suddetto titolo.
Lo scorso febbraio, XCOM 2 seppe guadagnarsi lodi sperticate e un sonoro nove su queste pagine, nella sua incarnazione PC, e oggi, a distanza di otto mesi, abbiamo analizzato per voi la versione per console, nello specifico quella per l’ammiraglia di casa Microsoft.
Imbracciate i fucili e prendete qualche giorno di ferie al lavoro: ci sono dei visitatori piuttosto ingombranti da rimandare a casa loro, preferibilmente in una bara (potrebbe bastare anche una scatola dei biscotti se preferite le armi ad energia).
Lunga vita alla resistenza
A livello narrativo e contenutistico, XCOM 2 non è minimamente cambiato rispetto al titolo apprezzato mesi fa, il che, se da un lato è un bene, vista la qualità del titolo e la nuova impostazione data alle battaglie, dall’altro potrebbe lasciare un po’ di amaro in bocca perché i DLC rilasciati dopo il lancio non sono inclusi nella versione base, ma per avervi accesso è necessario acquistare la versione Digital Deluxe, ad un costo maggiorato.
Vi rimandiamo alla
recensione che abbiamo pubblicato lo scorso febbraio per i dettagli riguardanti la trama del gioco e le modifiche rispetto al predecessore, limitandoci, in questa sede, ad un’infarinatura generale e ad analizzare le differenze tra questa versione e quella per personal computer, in modo da guidare verso l’acquisto migliore coloro i quali possono scegliere tra le tre versioni sul mercato.
Nel caso vi foste persi l’episodio precedente (tanto nella prima versione, Enemy Unknown, quanto in quella successiva, Enemy Within), avreste lasciato indietro uno degli strategici a turni migliori degli ultimi anni, fedele alle sue venerate origini e, nel contempo, capace di donare al franchise un nuovo taglio, modernizzandone diversi aspetti senza mortificarne la profondità e la difficoltà.
Questo secondo capitolo rappresenta un passo avanti nella giusta direzione, e proprio dal punto di vista della difficoltà si pone come un’evoluzione sostanziale del prequel, inserendo, in molte missioni, un numero massimo di turni entro i quali raggiungere gli obiettivi preposti, e diverse nuove genie di alieni quanto mai letali e infide (su tutte gli odiosi rettiloidi e quelli capaci di mimetizzarsi).
Quasi a controbilanciare questo inasprimento della difficoltà media, grazie ad un intelligente adeguamento al nuovo contesto narrativo, in cui il giocatore guida delle forze di resistenza e non un esercito schierato a difesa della Terra, molte missioni inizieranno con la squadra del giocatore nascosta agli occhi nemici, fornendo l’inestimabile vantaggio tattico dato dal fattore sorpresa: starà poi al giocatore stesso sfruttarlo adeguatamente o sprecarlo in malo modo.
Senza mouse e tastiera
Al contrario di quanto avvenuto sul versante meramente tecnico, per il quale vi rimandiamo al paragrafo successivo, l’adattamento del sistema di controllo al pad di Xbox One (ma crediamo non ci siamo differenze con la versione PS4 da questo punto di vista) è buono, e ricalca a grandi linee quello visto nel 2013 per la versione console del primo XCOM.
Tornano, quindi, lo sfruttamento intelligente dei tasti dorsali e dei grilletti e i menu impeccabili dal punto di vista dell’organizzazione e della capacità di mettere quasi tutti gli strumenti più importanti a portata di un singolo tasto, rendendo le fasi di pianificazione a bordo dell’Avenger snelle ed intuitive.
Anche qui, senza ingombranti termini di paragone (l’accoppiata mouse/tastiera per gli strategici rimane inarrivabile) XCOM 2 in versione console si difende più che bene, e nessuna delle numerose scelte errate che sicuramente prenderete durante le vostre prima ore di gioco può essere imputata a confusione nei sottomenu o ad una poco chiara esposizione di pro e contro di certe decisioni.
Il gameplay, dal canto suo, rimane quello cadenzato eppure tremendamente ansiogeno che ha determinato il successo del prequel, con una continua corsa contro il tempo sia in fase di scelta delle destinazioni, sia sul modo di investire i limitati fondi a disposizione sia, soprattutto, una volta scesi sul campo di battaglia.
La costante inferiorità numerica e tecnologica, la distruttibilità dei ripari, la generazione casuale delle mappe contribuiscono tutte a generare un senso di precarietà, di costante pericolo, che non allevierà il disappunto in caso di sconfitta, o di morte permanente di uno dei nostri effettivi, ma aumenterà a dismisura l’adrenalina in caso di insperate vittorie all’ultimo secondo.
Il ritorno alla generazione di livelli procedurali rappresenta uno dei passi avanti (o indietro, visto che negli XCOM originali questa feature era centrale nell’economia di gioco) maggiori, perché, complici le difficoltà multiple e il più ampio ventaglio di scelte strategiche offerto al giocatore, rende la campagna estremamente incline ad essere giocata più volte, traendo così il massimo dal prodotto.
Un port con qualche problema
Eccoci giunti al vero motivo per cui non ce la siamo sentita di confermare il voto della versione PC, pur riservando a questo porting una degna e più che meritata valutazione: la qualità del porting, di cui, lo ricordiamo, si è occupato un team di sviluppo esterno, The Workshop.
Una premessa è doverosa: nulla di quanto segue compromette l’esperienza di gioco, altrimenti il voto sarebbe stato più basso di ben più di mezzo punto.
Cionondimeno, sul lungo periodo (XCOM 2 è un prodotto longevo, che difficilmente richiederà meno di una trenta – trentacinque ore per raggiungere i titoli di coda) alcuni degli inciampi di questa versione console hanno generato fastidi durante la campagna. Nella versione da noi testata, quella per Xbox One, abbiamo riscontrato una serie di bug, tra cui personaggi che si incastrano in oggetti e nello scenario una volta deceduti, un ritardo consistente (nell’ordine dei tre o quattro secondi) tra l’ordine impartito ad uno degli agenti e la sua esecuzione e caricamenti abbondantemente più duraturi rispetto alla controparte PC, che hanno superato il minuto e mezzo nei casi più gravi.
Queste imperfezioni si aggiungono al generale passo indietro sul versante tecnico, a livello di modellazione poligonale, texture e qualità delle ambientazioni, che, però, era da mettere in preventivo visto il gap tra le console di attuali generazione e i PC di fascia alta: il risultato è infatti un’esperienza visivamente meno attraente di quella vissuta lo scorso inverno, sebbene, lo specifichiamo ancora una volta, l’ossatura ludica e il fattore divertimento non ne escano minimamente ridimensionati.
Chiudono il quadro una serie di rallentamenti, ulteriore testimonianza delle difficoltà di questo porting e della mancata ottimizzazione del motore di gioco.
XCOM 2 non era un titolo tecnicamente di primissima fascia già all’uscita, e, sotto questo punto di vista, la situazione è quindi lievemente peggiorata, tanto che si fatica a consigliare la versione console a quanti possono scegliere tra questa e quella uscita ad inizio anno su PC.
Strategia e tattica ai massimi livelli
Più difficile del predecessore
Buon lavoro di adattamento ai pad
Le mappe casuali garantiscono rigiocabilità
Diversi problemi tecnici
Mancano i DLC e il supporto alle mod rispetto alla versione PC
Una miriade di piccoli inconvenienti tecnici, dai tempi di caricamento maggiorati all’incostanza del frame rate, passando per inspiegabili lag nell’input dei comandi, condannano la versione console di XCOM 2 alla sconfitta nel confronto diretto con quella uscita su PC lo scorso febbraio.
Coloro, tra i nostri lettori, che posseggono un personal computer da gioco oltre ad una tra Xbox One e PS4, farebbero bene a propendere per la versione basata su mouse e tastiera, anche solo per il supporto alle mod, che aumenta esponenzialmente il già notevole valore dell’opera.
Di contro, questo titolo rimane un assoluto must buy per quanti abbiano come macchina di riferimento l’ammiraglia Microsoft o quella Sony, perché di strategici tanto profondi, rigiocabili e curati sin nel minimo dettaglio non se ne vedono tanti, oggigiorno.