Mentre i fan di tutto il mondo, a cui aumentano i capelli brizzolati ed i peli bianchi nella barba, rimangono in attesa di un capitolo inedito da troppi anni, quantomeno a livello di console da salotto, Sony si appresta a lanciare, su PS4, una raccolta di tutti i capitoli portatili della serie Wipeout, intitolata Wipeout Omega Collection, probabilmente con il duplice intento di offrire un compendio di titoli che molti si sono persi e testare le acque per un eventuale ritorno della serie in grande stile.
Dopo aver passato gli ultimi giorni con gli occhi fuori dalle orbite al ritmo dei Prodigy, siamo pronti a dirvi cosa contiene e com’è venuta questa collezione in alta definizione. Allacciate le cinture.
La lega della velocità
Wipeout Omega Collection copre l’ultimo decennio abbondante della saga, quando il brand di Psygnosis, che aveva segnato in maniera indelebile l’esordio della prima Playstation, aveva già perso un po’ di quello slancio creativo che ne aveva decretato il successo mondiale, “retrocedendo” dalle console casalinghe al piccolo, ma non meno ambizioso, schermo di PlaystationPortable.
Pure e Pulse, usciti a due anni di distanza tra il 2005 e il 2007, furono capitoli ingiustamente ritenuti minori, vuoi per le inferiori velleità tecniche della piccola di casa Sony, vuoi per la mancanza di un episodio regolare che potesse accendere gli entusiasmi del pubblico della neonata PS3, dove pure sarebbero poi arrivati entrambi, con il nome di Wipeout HD.
Fu poi la volta di Fury, un add-on che concentrava l’attenzione sulle battaglie e sul lato meno puro della produzione, favorendo un approccio differente, fatto non solo di velocità supersoniche e curve strettissime ma anche di battaglie all’ultimo power-up e furiosi scontri tra carene.
La qualità del pacchetto proposto su Playstation 3 non fu mai messa in discussione, né dalla critica né dal pubblico, ma la scintilla che aveva acceso le masse un decennio prima sembrava essersi persa, come se il triste destino di Psygnosis (divenuta prima Studio Liverpool e poi costretta a chiudere i battenti) fosse una metafora di quello del suo franchise più famoso.
Eppure il colpo di scena era dietro l’angolo: a detta di molti (compreso chi scrive), Wipeout 2048, esclusiva di lancio della promettente PlaystationVita, rappresenta, a tutt’oggi, uno dei migliori episodi della serie, grazie ad un track design particolarmente ispirato e ad un ritorno alle atmosfere ed al gameplay delle origini, più concentrate sui tempi e sulla sensazione di velocità che sulle battaglie tra aeronavi.
Oggi tutti questi contenuti vengono riproposti per un’utenza nuova, che potrebbe non aver mai sentito parlare di Wipeout, men che meno averlo giocato, e il risultato, anche solo in termini quantitativi, è da applausi: abbiamo contato quarantasei diverse aeronavi, compresa la new entry Tigron, ventisei tracciati, che diventano cinquantadue se si considera che ognuno può essere affrontato in modalità specchio, e nove differenti modalità di gioco, dalla qualità media comunque più che convincente.
Old but gold
Si potrebbe obiettare che di nuovo c’è quasi nulla, che il track design di Pure e Pulse non è al livello di quello di Wipeout 2048, che l’origine portatile di tutti e tre i titoli si veda, nonostante l’eccellente lavoro di ripulitura e innalzamento della definizione operato da Sony e Clever Beans, e in nessuno di questi casi si sarebbe nel torto, ma ridurre Wipeout Omega Collection a queste piccole criticità sarebbe un errore madornale.
In un panorama meno desolante di qualche anno fa per i racing game di stampo futuristico, e in perenne attesa che Nintendo scongeli l’amatissimo F-Zero, l’offerta Sony riesce ad essere tanto fresca quanto variegata, tanto longeva quanto impegnativa, proponendo un modo di correre del tutto nuovo per le nuove generazioni di videogiocatori che, nel contempo, farà sentire immediatamente a casa gli appassionati della serie, che pure non vi troveranno sufficienti novità se hanno già giocato i prodotti contenuti in questo pacchetto.
Wipeout Omega Collection si gioca come tutti i titoli della serie che l’hanno preceduto, anticipando le curve, memorizzando ogni metro dei contorti tracciati, lavorando di fino sugli aerofreni, limando centesimi di secondo sul giro grazie ad una rampa presa in più e ad un contatto in meno con le barriere a bordo pista.
Il fulcro del gameplay risiede, oggi come vent’anni fa, nel colpo d’occhio, nella concentrazione massima, nella capacità di ricreare una mappa mentale del percorso così da prevedere le curve ad angolo retto, i saliscendi impetuosi, i power up fuori traiettoria e le inevitabili scorciatoie.
Il tutto, ovviamente, ad una velocità supersonica, che porta la serie a nuove vette, grazie a sessanta fotogrammi granitici, anche in split screen, modalità spesso trascurata dai titoli moderni ma quanto mai gradita.
Sebbene l’apice dell’offerta sia rappresentato sicuramente da Wipeout 2048, il titolo più moderno e godibile del lotto, tutte e tre le campagne per giocatore singolo nascondono insidie che nemmeno la difficoltà più bassa tra le tre disponibili riesce ad ammorbidire, a meno che la prolungata assenza della serie, unita a titoli di corsa sempre più permissivi, non ci abbia rammollito più di quanto pensassimo.
Non tutte le modalità alternative colpiscono nel segno come quella principale, e ci riferiamo soprattutto a quelle introdotte da Wipeout Fury, ma basterebbe l’ipnotica brillantezza della Zona per promuovere senza riserve la scelta di includere anche modalità di gioco apparentemente distanti da quella base: oggi come ieri, continuare a correre senza fine, aumentando sempre più la velocità, i rischi, il battito cardiaco ha un fascino che difficilmente può essere descritto a parole, e che nessun titolo della pur ricchissima ludoteca di PS4 è riuscito fin qui a replicare, anche solo lontanamente.
In questo contesto si inquadra perfettamente l’unica aggiunta significativa, la già citata navetta Tigron: dotata di valori di accelerazione e velocità paurosi, paga inevitabilmente dazio in termini di manovrabilità e leggerezza, risultando un’opzione praticabile solamente per i veterani…o per i masochisti, quantomeno durante le prime ore di gioco.
Anche questa Omega Collection, d’altronde, mantiene gli elevati standard della serie in quanto a livello di sfida: scordatevi la possibilità di riavvolgere il tempo in caso di errore e le gare che si vincono da sole: qui, fatta eccezione per il primo campionato di ogni campagna, si sputa sangue anche solo per salire sul podio.
Ottimo lavoro
Il lavoro svolto a livello filologico e tecnico è encomiabile: non solo sono stati mantenuti i menu e il feeling originale di ognuno dei titoli contenuti in questa collezione, salvaguardando, fortunatamente, anche le ottime colonne sonore, ma si è portato il tutto a 1080p su PS4 Slim e a 4K su PS4 Pro, con il framerate bloccato a sessanta frame per secondo in entrambi i casi.
Sulla console più performante di casa Sony, poi, i colori acidi e improbabili dei tre titoli sono esaltati dall’implementazione dell’opzione HDR e, sebbene siano evidenti le origini portatili dei titoli, è stato fatto un lavoro certosino sulle texture di superficie, sulle fonti di illuminazione, sui dettagli delle navette.
Non sempre, soprattutto nel caso di Pure e Pulse che provengono da un’altra era geologica a livello videoludico, gli scenari e la resa totale stupiscono, ma l’impatto è mediamente molto buono, e la sensazione di velocità, che è fuor di dubbio l’elemento più importante per questa serie, è stupefacente in ogni frangente, finanche in multiplayer.
Abbiamo testato l’online fino a otto giocatori con i server ancora chiusi al pubblico, senza riscontrare problemi di sorta né disconnessioni, e abbiamo rievocato gli anni ’90 con due Dual Shock 4, tante patatine ed un amico, ammirando la bontà dei compromessi adottati per mantenere la fluidità impeccabile anche in split screen, sacrificando dettagli secondari ed elementi dello scenario.
Wipeout Omega Collection non mozza il fiato come fece il primo episodio due decenni abbondanti fa, insomma, ma non sfigura a livello tecnico in questo 2017 che ha fin qui fatto vedere grandi cose, e questa è già una notizia di per sé.
Menzione finale per la colonna sonora, che spazia da pezzi arcinoti, a firma di gruppi di caratura internazionale come i Prodigy e i Chemical Brothers, a tracce altrettanto efficaci, soprattutto durante le gare più serrate, ma molto meno conosciute: anche qui non tocchiamo l’apice della serie, ma con un impianto audio di qualità (o delle cuffie gaming di un certo livello) è pur sempre un gran bell’ascoltare.
– Tre giochi in uno, con Wipeout 2048 protagonista indiscusso
– Offerta ludica imponente…
– Colonna sonora martellante
– Eccellente lavoro di ammodernamento
– Sensazione di velocità alle stelle
– Non tutte le modalità divertono come la Zona e i campionati
– …ma avara di novità
Wipeout Omega Collection è un atto d’amore di Sony tanto verso i suoi fan più navigati quanto verso uno dei brand storici che hanno marchiato a fuoco il successo epocale della prima Playstation.
Procedere all’acquisto, allora, significa portarsi a casa tre racing game veloci, adrenalinici, impegnativi, graziati da colonne sonore d’autore e da un lavoro di ringiovanimento di grande qualità, che porta in dote il 4K e l’HDR su PS4 Pro e la solidità di un framerate mai in difficoltà.
Certo, non è il capitolo inedito che molti appassionati sognano da tre lustri, né si spreca ad introdurre novità in prodotti che hanno dai cinque ai dodici anni di età, ma l’impareggiabile sensazione di velocità, una buona implementazione del multiplayer, sia locale sia online, e un’offerta ludica copiosa fanno dimenticare senza troppa fatica qualche difettuccio strutturale.