Warhammer Quest
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a cura di Mascalzone
Il gioco da tavolo di Warhammer ha fatto la storia, tanto che la sua creatrice Games Workshop è ormai diventata una vera e propria major dell’intrattenimento. Però non siamo più nel periodo in cui questo genere di giochi di ruolo spopolò, indicativamente tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90, e meccaniche e concetti che ne sono alla base rischiano di venire dimenticati, nonostante il brand sia oramai conosciuto in tutto il mondo.
Dal gioco da tavolo a SteamProprio questa l’idea alla base della genesi di questo titolo: riproporre sul medium che ne ha generato la crisi, i videogiochi, i cardini del gameplay che hanno sancito il successo del board game. In particolare qui stiamo parlando di Warhammer Quest, variante di Warhammer Fantasy Battle uscita nel 1995 che offriva un’esperienza di gioco espressamente dedicata al dungeon crawling. Questo dunque l’obiettivo dichiarato, per il cui ottenimento non a caso sono stati chiamati gli inglesi di Rodeo Games. Dico non a caso poiché questo sviluppatore è già noto per aver sviluppato due strategici di ambientazione fantascientifica la cui caratteristica peculiare è proprio quella di richiamare i giochi da tavolo, cominciando dall’impostazione generale basata su mappe a scacchiera per arrivare al comparto tecnico rigorosamente old style con grafica rigorosamente bidimensionale, sino ad arrivare all’importanza data alla fase di pianificazione tattica che il combattimento a turni inevitabilmente richiede, tanto da farne il perno stesso dell’esperienza di gioco.Insomma un’intelaiatura che pare fatta apposta per dare nuova vita a vecchi classici che Games Workshop non ha voluto lasciarsi sfuggire, a ragione dato che su iOS il titolo è stato un assoluto successo sia di critica che di pubblico, tanto che siamo appunto qui a parlare della versione PC resasi disponibile su Steam proprio per il grande richiamo che questa trasposizione ha saputo suscitare.
Infinita PrigioniaPartendo dall’inizio, proprio come avviene nei board game saremo chiamati a guidare un manipolo di eroi nella discesa in catacombe piene di nemici da affrontare in una successione di stanze sempre più infestate, unite da brevi corridoi utili, a scanso di improvvisi agguati, per recuperare le forze e affrontare la successiva ondata di male che si parerà innanzi al manipolo di coraggiosi cui siamo posti ai comandi. Il primo, persino ovvio, adattamento del gioco da tavolo per farne un videogame sussiste infatti nel dover controllare personalmente tutti e quattro gli avventurieri attraverso sempre e solo il tasto sinistro del mouse a dimostrazione del concepimento per schermi touch dell’interfaccia, comunque funzionale.Gli eroi naturalmente appartengono a razze e classi iconiche di Warhammer Fantasy: quelle di base, le uniche giocabili acquistando l’edizione standard, sono l’inarrestabile predone umano, eccezionalmente versatile e probabilmente il più forte dell’intera lineup, il nano spaccaferro dotato di grinta micidiale, l’immancabile arciere elfo e il mago grigio contraddistinto da un’utilissima magia di cura. Si tratta di un quartetto dotato di tutto quello che serve per affrontare tutte le sfide offerte dal gioco: due fabbri ferrai che pestano come se non ci fosse un domani più il Legolas e il Gandalf della situazione.La campagna si articola su una trentina di missioni principali che vengono assegnate mano a mano che si esplorano le tre regione in cui è suddiviso il mondo di gioco: spostandosi di villaggio in villaggio, ognuno introdotto da un breve intermezzo cinematico, si hanno a disposizione diverse quest: quelle che portano avanti la storia (narrata nell’antica forma delle finestre di testo) e quelle che invece tornano utili a procurarsi un equipaggiamento migliore e soldi, necessari per allenare i personaggi e così farli salire di livello una volta raggiunto il quantitativo di esperienza necessario ottenendo sia un incremento delle loro statistiche (essenzialmente punti ferita e punti danno) sia nuove abilità speciali, la maggior parte delle quali possono essere utilizzate una sola volta per prigione, ovvero i dungeon nella traduzione italiana di qualità tutto sommato più che sufficiente.Una progressione lineare che viene però piacevolmente inframmezzata da eventi la cui comparsa e i cui effetti sono del tutto casuali, come bonus o malus per tutti o solo alcuni personaggi, così da riproporre il medesima grado di incertezza fornito dal gioco da tavolo tramite le carte evento.Il risultato complessivo è decisamente riuscito, con chicche come i mercati che in ogni villaggio consentono di acquistare e vendere l’equip ottenuto uccidendo mostri o la possibilità per gli eroi di pregare il proprio Dio per ottenere la sua benedizione, ovvero ulteriori abilità speciali che se utilizzate accortamente possono fare la differenza tra la vita e la morte.Riguardo a quest’ultima, l’uccisione di anche uno solo dei quattro componenti del gruppo comporterà la mancata riuscita della missione e l’obbligo di ricominciarla daccapo: se sino a circa metà del gioco non rappresenta un problema l’impossibilità di salvare mentre si affronta un dungeon, vista la loro durata mai superiore alla ventina di minuti, se non si presterà la massima attenzione prima di ogni mossa nelle fasi più avanzate con ragni giganteschi, orde di ratti, goblin e compagnia ci si ritroverà spesso a dover ripetere più volte le medesime missioni. Questo è parte integrante di un titolo che basa il proprio quid sulla generazione casuale, e del resto è in questo modo che viene dato un senso a tutte le missioni accessorie tramite cui si fanno crescere i personaggi e si ottengono gli oggetti più rari, il cui possedimento diventa via via sempre più essenziale.
Pezzo per prezzoLa struttura portante del gioco risulta quindi solida e coinvolgente, ma bisogna ammettere che si tratta di un titolo principalmente orientato ai casual, che non ha la benché minima pretesa di competere con i dungeon crawler più blasonati ma vuole invece essere un tributo a uno dei board game più introvabili sul mercato. E bisogna ammettere che, pur constatandone la semplicità generale nonché la pochezza delle sue animazioni e dei suoi effetti, evidenti figli di un porting diretto da iOS da cui certo non si può pretendere la Luna, la cura nei dettagli non manca: per esempio ogni arma e pezzo d’armatura effettivamente ha un look differente pure se i pixel su schermo sono inevitabilmente pochi, e ogni creatura che si nasconde nei dungeon ha una precisa caratterizzazione che le conferisce una certa personalità, anche grazie alle buone routine dell’intelligenza artificiale che rendono gli scontri piuttosto avvincenti nonostante l’indubbia lentezza del sistema di combattimento.Questo, beninteso, non significa che il gioco sia privo di difetti: uno su tutti è la scarsa varietà, sia in termini di architettura dei dungeon sia in termini di nemici: c’è la giustificazione che questo è di fatto un board game virtuale e per questo è forzatamente limitato, però spiace vedere che allo scarso numero di tipologie di mostri, in tutto una manciata, si è voluto porre rimedio solo sottoforma di DLC a pagamento che oltretutto ampliano anche il numero di missioni. In altre parole zombie, vampiri, scheletri, necromanti e tutta la storyline loro annessa la si deve pagare a parte, così come del resto tutte le altre classi giocabili che aumentano notevolmente il parco di eroi disponibili con molte aggiunte interessanti, come per esempio l’ogre o il cacciatore di streghe. Per acquisire l’edizione completa è necessario spendere il doppio rispetto all’edizione standard, ovvero 30 euro, oppure si può acquistare solo ciò che si vuole con pacchetti singoli al costo di un paio di cappuccini
HARDWARE
Requisiti consigilati:OS: Windows 7Processore: Intel o AMD dual coreRAM: 4 GB Scheda grafica: ATI o Nvidia con 1 GB RAMSpazio su HD: 2 GBMULTIPLAYER
Assente
– Fedele al board game, con anche chicche inedite
– Semplice ma avvincente nelle meccaniche
– Eroi e creature sono ottimamente caratterizzati
– È un porting diretto da iOS e non fa nulla per nasconderlo
– Requisiti hardware un po’ troppo alti rispetto a quel che offre
– Molti i contenuti ottenibili solo a pagamento
7.0
Devo ammettere che questo gioco, andando oltre il primissimo approccio, ha saputo sorprendermi piacevolmente: non offre nulla che non si sia già visto in titoli simili, anzi il concept di base è dichiaratamente ormai sorpassato, ma la cura riposta da Rodeo Games in questa riproduzione videoludica di un successo senza tempo è intrisa di un fascino in grado di catturare per decine di ore anche chi mai prima ha sentito parlare di Warhammer Quest, nonostante su schermo non ci sia poi nulla di granché spettacolare da vedere. La lampante dimostrazione che la genialità dietro i concetti che sono il cuore dei giochi da tavolo, pur considerati i suoi limiti, fa sì che non passino mai di moda.
Voto Recensione di Warhammer Quest - Recensione
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