La mia strada e quella di WARTILE si sono incrociate oramai parecchi anni fa, ai tempi della campagna di raccolta fondi lanciata dai ragazzi di Playwood Project, ben prima dell’approdo sui lidi di Steam in versione di accesso anticipato. In fin dei conti, l’opera del team danese è quanto di meglio i generali da mouse e tastiera potrebbero desiderare, un titolo capace di proiettare tattiche e strategie all’interno di un mondo fatto di cartone – virtuale – popolato da guerrieri, vichinghi e esseri provenienti dalla mitologia scandinava. WARTILE è la soluzione economica e logistica per chi vorrebbe riempire la propria stanza con diorami e statuine da collezionare e dipingere, ma che purtroppo deve tarpare le ali alla propria fantasia e deve scontrarsi con spazi ristretti e boss di fine livello imbattibili, come madri, fidanzate o compagne. Con WARTILE basta un pc per avere a portata di mano un affascinante, ricco e vivo board game.
Breve ma intenso
WARTILE non è la prima volta che approda sulle pagine virtuali di Spaziogames e già in sede di anteprima – potete recuperarla
qui – avevo segnalato la bontà e i molti pregi del lavoro svolto da Playwood Project. Il team di sviluppo era infatti riuscito a dar letteralmente vita a delle semplici statuine inanimate e a strutturare un ricco e profondo insieme di meccaniche di gioco, grazie al lavoro svolto, non solo sui protagonisti dell’avventura – guerrieri vichinghi, arcieri dai lunghi capelli biondi, ma anche una Volva, la sciamana norrena – ma soprattutto su mappe di gioco estese e ricche di spunti strategici. Se dal lato ludico i dubbi erano veramente pochi sin dal lancio in accesso anticipato, qualche campanello di allarme si era attivato mano a mano che i mesi passavano e si avvicinava la data di pubblicazione. Durante l’anno di Early Access i contenuti aumentavano con il contagocce e lo stesso team di sviluppo, sempre pronto a rispondere a domande e dubbi, non si sbilanciava molto sulla ricchezza dei materiali, così come qualche scetticismo ruotava attorno alla pulizia del codice finale. Ora che ho in mano la versione 1.0 posso dire che, nel bene e nel male, tutte le previsioni sono state rispettate: da un lato, grazie ai piccoli ritocchi ricevuti dall’UI e a qualche nuova implementazione,
WARTILE è divenuto ancora più fruibile ed immediato, senza per questo venire penalizzato sul versante della strategia; all’opposto, il titolo di Playwood Project è piuttosto povero in termini di contenuti. Via il dente, via il dolore: la campagna di
WARTILE è composta da una decina circa di missioni e ciascuna può essere terminata in una manciata di minuti. Il fatto che ogni mappa possa essere rigiocata più volte alzando l’asticella della difficoltà è solo un leggero palliativo, perché, non ci giro attorno, il gioco porta via veramente poche ore. Inoltre, non vi è una vera e propria storia a tenere unite le varie battaglie, ma è piuttosto una generica mitologia nordica – fatta di Yggdrasil e divinità della guerra – assieme ai miti delle esplorazioni vichinghe, a creare quel filo conduttore tra le singole mappe. Da questo punto di vista, non si può certo dire che gli sviluppatori abbiano perso il sonno durante la fase di scrittura e sceneggiatura. Ad ogni missione portata a termine con successo corrisponde poi lo sblocco di nuove miniature, di nuove carte da gioco – di cui parlerò più avanti – e di nuove armi e armature ma, anche in questo caso, la parola abbondanza non è certo la prima che mi verrebbe in mente. Lo sviluppo di
WARTILE non è stato dei più semplici, il titolo è passato attraverso versioni alpha, beta e un accesso anticipato, momenti nei quali il team di sviluppo ha più volte rimescolato le carte sul tavolo e il risultato finale è un gioco tanto bello da vedere e da provare, quanto breve nella sua esperienza complessiva.
Tanta strategia in pochi passaggi
Volendo fare un paragone, WARTILE è uno di quei piatti da ristorante stellato: in un paio di forchettate hai già ripulito il piatto, ma quello che hai mangiato te lo ricorderai per un bel po’ di tempo. Il titolo rappresenta infatti un unicum nel panorama videoludico e riesce nell’impresa di coniugare alla perfezione le meccaniche di un board game a quelle di un rts, mantenendo sempre viva però la sensazione di avere a che fare con qualcosa di fisico, senza poi rinunciare ad una spruzzata di meccaniche prese in prestito dai giochi di ruolo. Ciò che ne deriva è un titolo decisamente appagante dove, sotto un’apparente semplicità, si nascondono invece molte sfaccettature. Parto dalle miniature: ognuna rappresenta una classe differente, può essere personalizzata a piacere e necessita di un utilizzo ben ragionato durante le battaglie. Ad esempio, nelle missioni in cui potevo usare tre unità solamente, impiegavo i due guerrieri più corazzati a mo’ di muro, sfruttando i loro attacchi ravvicinati e i loro scudi, per poi aggirare il nemico alle spalle con il mio lanciere, in grado di colpire a due caselle di distanza. Uno dei punti di maggior pregio di WARTILE è sicuramente il level design delle mappe, che non solo sono incredibilmente belle da vedere, grazie ai numerosi dettagli estetici, ma sono anche impreziosite da molti passaggi che costringono il giocatore a far lavorare il suo cervello. Quello che più colpisce è il loro sviluppo in verticale, dove colpire da una casella sopraelevata un nemico posto su un piano inferiore significa partire con un consistente vantaggio: ci sono ponti levatoi da attivare, palizzate da abbattere, strettoie da sfruttare per tendere agguati, trappole da piazzare o, ancora, spazi più ampi e pensati apposta per colpire alle spalle e per compiere ampie manovre. Solo raramente la strategia viene parzialmente oscurata da una difficile lettura degli ambienti, dove il numero degli elementi su schermo, assieme ad una gestione non sempre felice della telecamera, rende complessa la lettura delle caselle e difficile individuare la giusta posizione dei vari nemici.
Bello bello in modo assurdo
Già in sede di anteprima, avevo sottolineato i buoni spunti del peculiare mix di stili di gioco proposti da WARTILE, che però veniva penalizzato da un tasso di difficoltà eccessivo, dovuto non tanto allo squilibrio delle forze in campo, quanto piuttosto ad alcune mancanze in termini di design, una su tutte l’assenza di una pausa tattica. Fortunatamente, con l’arrivo della versione finale, è stata introdotta questa feature e ora, tramite la pressione della barra spaziatrice, è decisamente più semplice impartire gli ordini alle singole unità, senza che queste restino esposte ai fendenti nemici per via dei numerosi click necessari per imbastire un piano d’attacco. Assieme alla pausa tattica, anche un’UI rivista e decisamente più pulita contribuisce alla chiarezza dell’azione, anche se qualche passo falso legato alle carte è ancora presente. Queste ultime, che possono essere collezionate nell’HUB principale di gioco o che corrispondono al loot reperito durante la missione, equivalgono alle abilità speciali e si avvalgono di un sistema di drag & drop per essere utilizzate. Questo meccanismo però alle volte fa semplicemente “cilecca”, perché la carta viene persa durante il tragitto, il bersaglio si sposta proprio mentre si gioca la carta o, ancora, semplicemente si seleziona quella sbagliata. Proprio in casi del genere ho ringraziato la pausa tattica, l’unico strumento per evitare mosse completamente errate. Complessivamente, in WARTILE convivono tanti spunti positivi, quante piccole mancanze che non permettono all’opera di Playwood Project di brillare al pieno: dove però non c’è nulla da recriminare è nella realizzazione grafica e artistica. Mosso dall’Unreal Engine, WARTILE potrebbe essere tranquillamente anche solo ammirato senza nessun click, perché ogni suo pixel trasuda dell’essenza di un vero board game, il frantumarsi delle pedine restituisce un feeling unico e quanto mai fisico e, pur nell’immobilità degli scenari, ogni ambiente è vivo e pulsante. Promossa anche la OST composta da brani tipicamente vichinghi e che ben si sposano con l’atmosfera del gioco. Infine, WARTILE è completamente tradotto in italiano, anche se qualche frase è stata misteriosamente lasciata indietro ed è in inglese.
– Visivamente molto appagante
– Unico nel suo genere
– Tattico e profondo
– Ottimo level design
– Dura veramente poco
– Campagna con poco “mordente”
– Qualche passaggio a vuoto per la telecamera
Dopo numerosi anni di sviluppo WARTILE vede finalmente la luce e, nonostante il suo travagliato percorso, riesce a mantenere le promesse e a non deludere le aspettative dei fan. Il merito principale del team danese di Playwood Project è stato quello di coniugare sapientemente il mondo dei board game assieme a quello della strategia in tempo reale, mantenendo intatte le parti migliori delle due parti: giocando a WARTILE sembra davvero di avere fra le mani delle pedine in “carne ed ossa”, ma il loro impiego è quello tipico delle unità in un RTS, fatto di decisioni rapide e mosse tattiche. Purtroppo, proprio quando ci si sta divertendo come dei bambini fra vichinghi e divinità norrene, WARTILE mostra i suoi titoli di coda, con una campagna in singleplayer che rappresenta l’unica modalità di gioco e che dura davvero troppo poco.