Recensione

Volgarr the Viking

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a cura di Pregianza

Il Verdetto di SpazioGames

8

Quanti di voi seguono o hanno seguito l’Angry Videogame Nerd? Immaginiamo parecchi, James Rolfe dopotutto è una personalità di spicco in rete, e ha conquistato milioni di fan sfegatati grazie a una collezione impressionante di titoli storici e alla sempre divertente tendenza a inveire contro i giochi peggiori e più difficili mai creati (s’è persino guadagnato un videogame dedicato, che abbiamo prontamente recensito). Quanti di voi però si rendono davvero conto del perché della rabbia dimostrata dal buon James nei confronti di certi lavori del passato? Quanto di vero c’è in quella furia, in quegli insulti lanciati a cartucce e dischetti in preda al furore sacro? Vi rispondiamo noi: tutto. I giochi dell’epoca non erano minimamente pensati per essere accessibili, al punto che il remake di Ducktales, uno dei più facili retrogame in circolazione, ha fatto imbestialire più di un gamer odierno alla difficoltà massima. Si parla di un tempo in cui bestie immonde come Ninja Gaiden per NES e Ghosts ’n Goblins popolavano i cabinati e portavano i bimbi alla calvizie nelle case, e Contra faceva più vittime nei salotti per ulcera fulminante multipla che nemici uccisi sullo schermo. Giochi impossibili da riportare puri e inalterati ai giocatori abituati ad essere presi per mano di oggi. O meglio, “quasi” impossibili da riportare. Perché non scordiamoci che c’è una cosetta chiamata Kickstarter da qualche anno a questa parte, e che gli hardcore gamer sono spesso e volentieri disposti a sborsare qualche soldo per veder spuntare un titolo abbastanza brutale da riportarli indietro con la memoria.   
Volgarr The Viking è uno di questi prodotti, e mai nome fu più azzeccato per il protagonista, perché giocandolo tirerete di quelle imprecazioni da far impallidire un camionista veneto con la Tourette.
Odiiiiiiinoooooo!!!!
Volgarr parte in modo tanto semplice quanto efficace e ricco di tamarraggine old school. Odino riporta in vita le ossa di un prode vichingo biondo, tale Volgarr appunto, per completare una missione non meglio precisata (rivelata nel caso si arrivi a uno dei finali). Da lì partono una serie infinita di uccisioni, in livelli congegnati da menti malefiche che metteranno a durissima prova i vostri nervi.
Volgarr prende a piene mani dai classici, lo ripetiamo. C’è un bel po’ di Ghosts ‘n Goblins nella formula, ma soprattutto c’è molto Rastan, un vecchio coin-op forse noto a pochi. Le similitudini sono tante, ma il sistema è complessivamente più complicato ed evoluto, pur restando di una cattiveria indicibile.
Partiamo dal salto, la cui traiettoria non è modificabile una volta partiti. Il nostro vichingo nerboruto può effettuare un doppio balzo in aria, anche in direzioni opposte, ma non può facilitare l’arrivo su una piattaforma, e deve quindi calcolare alla perfezione il balzo fin dalla partenza. Già questa limitazione rende certe fasi molto più difficili della norma, ma a tale meccanica si aggiungono nemici che respawnano a raffica, trappole in ogni dove, piattaforme mobili, zone subacquee, e la totale, infamissima, mancanza di save points.
Ogni livello ha un check point. Uno solo. Non avrete altre concessioni da Volgarr. Una volta morti sarete costretti a rifarvi l’intera fase da capo, e vi assicuriamo che non si tratta di fasi brevi e genuine. No, gli sviluppatori ci hanno preso gusto a torturare il giocatore: non vi sveleranno nulla, tolte le basi, costringendovi a capire da soli ogni trucco a disposizione del protagonista e il modo in cui sfruttarlo. Per questo spesso vi troverete davanti a zone apparentemente invalicabili, che andranno superate infilando lance nei muri a mò di piattaforme improvvisate o addirittura barriere per proiettili provenienti dall’alto, oppure dovrete usare con furbizia le traiettorie di salto del vichingo per evitare dardi multipli, nemici piazzati in modo da essere il più fastidiosi possibile, e i soliti burroni senza fondo.
Il nostro eroe, per lo meno, sa il fatto suo. Non aspettatevi una barra dei punti vita, non sia mai. Volgarr può prendere pochi colpi prima di andare al creatore, ma trovando oggetti nei forzieri può arrivare ad ottenere un’armatura in grado di donargli ben tre punti vita, uno scudo che para saltuariamente i colpi, e una spada infuocata che fa danno doppio. E’ interessante anche come gli sviluppatori di Crazy Viking Studios abbiamo implementato nel sistema un doppio salto offensivo, un attacco discendente, una rotolata a terra, e la possibilità di scagliare giavellotti anche in aria, utile sia per eliminare i nemici che per superare gli ostacoli più elaborati. Non pensiate che ci sia qualcosa di inutile in questo sistema. Se volete sopravvivere, in Volgarr dovete usare tutti i doni che il team di sviluppo vi ha concesso, e sempre nel momento giusto.
OOOOOOOOOOODIIIIIIIIIINOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!
Finire i cinque stage base del gioco è, comprensibilmente, un’impresa titanica, anche perché ogni livello si chiude con una boss fight più o meno difficile. Essendo ispirato agli arcade del passato, Volgarr non ha salvataggi, pertanto potrebbe sembrare necessario ricominciare ogni volta l’avventura da capo una volta usciti per la frustrazione (e vi capiterà, ve lo assicuriamo). E’ in realtà possibile saltare i livelli, spostandosi a sinistra invece di continuare normalmente nella prima schermata, ma farlo vi porterà a vedere il peggiore dei finali. No, se volete realmente completare quest’opera che non perdona ve la dovrete sparare tutta senza continue. Avete capito bene, per il finale migliore in questo titolo dovrete riuscire nella leggendaria “run da una moneta sola”, una dimostrazione di abilità superba in cui non solo sarà necessario evitare di crepare, ma anche subire meno colpi possibile, per accumulare sfere vitali che rappresenteranno le vostre vite in livelli speciali sbloccabili avanzando in modo impeccabile. Le sfere sono ottenibili solo aprendo forzieri con tutti i potenziamenti possibili addosso, e vi serviranno, visto che tali livelli speciali riescono a essere persino più balordi di quelli base. 
In poche parole, se volete finire davvero il gioco dovete memorizzare ogni pattern, conoscere ogni nemico, affinare i riflessi all’inverosimile e spaccare il mondo con la vostra infinita possanza da videogiocatore. E’ un’esperienza per pochissimi, più sul livello del tremendo Super Meat Boy che non Dark Souls. 
Molti verranno disgustati dalla difficoltà eccessiva, ed effettivamente il gioco è creato per essere malvagissimo, ma noi abbiamo apprezzato molto la finezza delle meccaniche, e il level design perfido ma intelligente, che porta a migliorarsi nettamente di partita in partita. Volgarr ci ha quindi conquistato. Non osiamo però consigliarvelo senza remore, perché molti potrebbero non amarlo. Ma proprio per niente.

– Meccaniche rifinite che vanno usate alla perfezione

– Una vera sfida, che esalterà veterani, nostalgici e puristi

– Struttura dei livelli a tratti brillante

– Old school anche tecnicamente, quindi non esattamente eccezionale

– Brutalmente difficile, roba da ulcera esplosiva

8.0

Volgarr fa esattamente quello che i Crazy Viking Studios hanno promesso durante la campagna Kickstarter. Brutalizza il giocatore con una difficoltà old school che non perdona, e meccaniche che non concedono nulla dall’inizio alla fine. E’ un gioco per pochi, anzi, pochissimi, ma quei pochissimi si troveranno davanti a un’opera rifinita e strutturata in modo intelligentissimo a tratti, capace di rafforzare i giocatori più resistenti partita dopo partita. Voleranno bestemmie, partiranno imprecazioni che raggiungeranno direttamente l’altissimo, ma, una volta riuscita l’impresa, potrete dire con orgoglio di aver completato un gioco difficilissimo. Al giorno d’oggi pochi titoli concedono di pavoneggiarsi per questo motivo, e ancor meno divertono come riesce a fare questa dura avventura. Da prendere seriamente in considerazione se avete polpastrelli ruvidi che hanno vissuto mille battaglie virtuali.

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