Recensione

Vietcong

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a cura di pWi

Dalla mafia al Vietnam Qualche tempo fa, su uno dei siti videoludici più famosi del mondo, leggevo un sondaggio che più o meno riportava il seguente quesito: “Gli ultimi fatti bellici ti portano maggiormente a scegliere i giochi di guerra”? con chiaro riferimento all’ultima guerra in Iraq. Scandalizzato un po’ dall’idea di sfruttare un conflitto del genere per meri scopi ludici, risposi di no e giudicai un po’ folli quelli che avevano scelto l’altra soluzione. Evidentemente mi sbagliavo. Mi sbagliavo perché in questo ultimo periodo abbondano i giochi di guerra (almeno su PC) e, tra l’altro, vanno pure bene anche dal punto di vista degli incassi. Se, infatti, solo pochi giorni fa recensivamo Black Hawk Down della Novalogic ambientato nella guerra in Somalia, ecco che adesso ci tocca un altro titolo prettamente bellico, questo Vietcong sviluppato dai programmatori di Mafia e di Hidden & Dangerous. Si tratta dei ragazzi della Illusion Softworks che, certamente, con Mafia ci hanno proposto uno dei capolavori più cristallini della passata stagione videoludica, ma non certo esente da bug che praticamente lo rendevano giocabile solo sui computer di ultimissima generazione. Le cose saranno cambiate in questo Vietcong?

La guerra in Vietnam Vietcong è, come abbiamo detto e come è ovviamente logico dal titolo, ambientato nella guerra in Vietnam. La ricostruzione delle giungle che hanno macabramente reso celebre questa guerrà è, come vedremo meglio più avanti, assolutamente perfetta ed in grado di rendere paesaggi bellissimi e realistici. Insomma, lo sforzo dei programmatori in questa direzione è stato certamente cospicuo, in quanto vi hanno riversato le maggiori attenzioni. Inoltre, l’altro elemento che li ha aiutati moltissimo è la scelta di musiche azzeccatissime in classico stile anni sessanta e che, per un attimo, ci hanno riportato alla mente capolavori cinematografici in tema come Apocalypse Now di Francis Ford Coppola o Platoon di Oliver Stone. Il terzo punto sul quale i programmatori hanno insistito per ricreare la giusta atmosfera è la trama del gioco o, perlomeno, la sua ambientazione generale. Noi, infatti, impersoneremo il tenente Steve Hawkins (per la serie, più brutti non si può) e saremo alloggiati con altri 9 uomini in una base ai confini con la Cambogia. Il numero di uomini presenti nella base, come vedete, è estremamente basso proprio perché i programmatori hanno deciso di calarci il più possibile nell’atmosfera del Vietnam portandoci a “familiarizzare” anche con i personaggi stessi che faranno da contorno alla trama. Quindi, nelle varie missioni, vedremo al nostro fianco sempre gli stessi uomini che si impegneranno sempre nelle stesse mansioni. Altro scopo della cosa sarà, ovviamente, quello di individuare facilmente l’uomo che ci può aiutare nel modo giusto al momento giusto. Il tutto si svilupperà in venti missioni di difficoltà crescente nelle quali dovremo comandare i nostri uomini e cercare di portare a termine i compiti che ci sono stati affidati. Il tutto ricalcherà il classico tipo di battaglia che si è visto in questa terribile guerra e che prevalentemente era determinato dagli attacchi a sorpresa dei soldati nordvietnamiti e dalle loro imboscate. Tutto questo sarà un vantaggio per la struttura di gioco di Vietcong o piuttosto un’arma a doppio taglio?

Quando le imboscate sono il peggior nemico In Vietcong vi sono tre modalità di gioco principali. Partendo dalle meno importanti citiamo il gioco rapido e la modalità a missioni. In quest’ultima praticamente potremo ripetere le missioni che abbiamo già completato nella campagna che, ovviamente, rappresenta la modalità di gioco principale. Il gioco rapido, invece, ci vedrà catapultati direttamente sul campo di battaglia sia nei panni dei soldati americani che in quelli, se vorremo, dei vietcong. Qui l’unico obiettivo è quello di uccidere tutti i soldati nemici e di restare vivi. Questa modalità sembrerebbe abbastanza interessante, soprattutto per chi vuole divertirsi senza pensare a strategie o alla trama. Tuttavia, è abbastanza ripetitiva in quanto la conformazione delle mappe è sempre la stessa e addirittura sono le medesime anche le posizioni dei nemici sulle mappe. D’altra parte, è anche vero che è molto divertente, forse anche di più del gioco normale che affronteremo nella campagna.Quest’ultima si sviluppa attorno ad una trama principale che ci vede insediati, come detto, in una base nei pressi dei confini con la Cambogia. Da questa partiranno tutte le missioni e in questa torneremo, ovviamente, una volta che la missione di turno è stata completata con successo. Le prime ore di gioco mirano a farci familiarizzare con la nostra base e a creare quel clima di familiarità con gli altri membri del gruppo che prima citavamo. E’ così che conosceremo tutti i nostri compagni e la conformazione della nostra base. Non mancano neanche brevi indicazioni a mo’ di tutorial che vanno a completare il tutorial vero e proprio che è disponibile al di fuori della campagna. Tornando ai nostri compagni, c’è da aggiungere che ognuno di essi ha una mansione ben distinta all’interno del nostro gruppo e che si rivelerà determinante nel corso delle missioni. Avremo, ad esempio, l’uomo addetto alla radio, il medico, chi si occupa delle ricognizioni aeree, l’uomo-guida di chiara origine asiatica, il mitragliatore, qualche soldato semplice e così via. Come vedremo tra un attimo, saperli gestire durante le battaglie secondo le loro caratteristiche sarà molto importante.La struttura di gioco di Vietcong è sempre la stessa. Si alternano, infatti, momenti di tensione nei quali si va avanti per le stupende giungle del Vietnam pronti a qualsiasi imboscata da parte dei soldati nemici a momenti dove ci troviamo in mezzo a furiosi combattimenti. Tra queste due fasi la prima sembrerebbe quella più interessante. Difatti, in questi momenti saremo soli con i nostri compagni e attorniati dall’umida vegetazione del Vietnam, nella quale non mancheranno animali di ogni tipo come rane, farfalle, topi. In tutto questo dovremo stare attenti a possibili attacchi a sorpresa da parte dei vietcong e alle trappole che hanno preparato per noi. Soprattutto in una missione, i soldati nemici ci inducevano a percorrere determinate strade che inevitabilmente erano piene di trappole. Fortunatamente, è possibile disinnescarle o disabotando le varie bombe o tagliando i fili che sorreggono determinati tipi di ordigni più o meno celati nella vegetazione. Insomma, in questi momenti la tensione sale veramente a mille e il fattore immedesimazione cresce drasticamente. Diciamo subito che, per certi versi, sono le fasi che abbiamo apprezzato maggiormente ma non nascondiamo che spesso queste hanno portato ad un po’ di noia in quanto sono costellate da moltissimi punti morti, cosa che potrebbe non fare troppo piacere anche agli amanti sfegatati dell’azione pura. Le fasi di combattimento, invece, sono molto più frenetiche e divertenti. Inoltre, richiedono parecchia attenzione perché un nemico potrebbe sgattaiolare fuori anche dal nascondiglio più impensabile e farci immediatamente fuori. La presenza, in queste circostanze, di un buon arsenale è molto importante in modo di avere la possibilità di far fuori nemici che sono posti sia vicino a noi che molto lontano. In questi momenti, inoltre, i nostri uomini faranno a meno dei nostri ordini e si lanceranno nella battaglia come meglio credono cercando di far fuori il maggior numero di nemici avversari. Tutto sommato, da questo punto di vista non ho niente da rimproverare alla giocabilità del gioco né all’intelligenza artificiale dei nostri uomini che, come vedremo tra un attimo, è assolutamente deficitaria da altri punti di vista. In ogni caso, mancano le battaglie a campo aperto dove molti uomini devono far fuori ordate di avversari, situazioni alle quali invece ci hanno massicciamente abituato gli altri giochi del genere bellico.Un discorso a parte meritano senz’altro le varie armi e le loro caratteristiche. Diciamo, innanzitutto, che i programmatori vi hanno riversato molta attenzione in quanto le armi risultano veramente molto realistiche ed efficaci. Queste hanno effetti di rinculo e perdono precisione allorché le utilizziamo in corsa: insomma, si comportano come le loro controparti reali. Inoltre, ce ne saranno in grande quantità: ben 25. Tra queste troviamo AK-47, M60, fucili a pompa, pistole di ogni tipo, fucili di precisione e così via. Cosa molto importante, inoltre, sarà centellinare i proiettili che abbiamo a disposizione in quanto questi non bastano quasi mai a coprire l’intera missione. In nostro soccorso vi è, però, la possibilità di raccogliere le armi dei vietcong che abbiamo ucciso in modo da non restare mai senza proiettili nel bel mezzo della giungla. Altra chicca che hanno aggiunto i programmatori è la possibilità di allineare il nostro sguardo con il mirino dell’arma in modo da avere una maggiore precisione al momento dello sparo, anche se tutto questo, alla fin fine, è più edonistico che altro. Abbiamo rimandato più volte il discorso inerente la gestione dei nostri compagni di team ma mi pare opportuno di intraprenderlo adesso. Come abbiamo detto, dunque, è possibile gestirli in qualsiasi momento della missione. Uno dei più importanti è senz’altro l’uomo-guida. Ad un nostro comando, infatti, egli percorrerà i vari waypoint che portano al completamento delle missioni e indirizzerà tutto il team verso quella direzione e se ci saranno soldati avversari ce lo segnalerà in modo che tutti gli uomini prendano gli accorgimenti necessari. Molto utile è anche l’uomo addetto alle comunicazioni con i superiori che ci avvertirà quando questi ultimi ci vorranno parlare e ci aiuterà quando vorremo farlo noi. Le comunicazioni con i superiori sono molto importanti anche perché ci aggiornano sugli obiettivi della missione. Non mancherà un medico che curerà noi e gli altri team del gruppo nei momenti più delicati e un uomo addetto a chiamare gli aiuti aerei. Quest’ultima cosa è veramente molto sfiziosa in quanto, attraverso una mappa, noi segnaleremo il punto giusto in cui bombardare e dopo pochi secondi degli elicotteri lo faranno in maniera molto efficace e potente. Attenzione, però, a dare le coordinate giuste perché potremo anche bombardare noi stessi o gli altri elementi della squadra. Gli altri uomini sono soldati semplici o addetti ai mitragliatori che, comunque, non potremo gestire generalmente a meno che non dobbiamo dare ordini più precisi. Tutto questo può sembrare molto divertente, in quanto ci viene data la possibilità di comandare degli uomini proprio sul campo di battaglia. Tuttavia, bisogna annoverare quello che è il più grosso problema di Vietcong: l’intelligenza artificiale. In pratica, la sensazione è che questa non sia stata nemmeno implementata nel gioco e la patch che è già stata rilasciata non rimedia in maniera massiccia alla cosa. Sostanzialmente, avviene che i nostri uomini vadano avanti e indietro senza nessun preciso motivo o che non si accorgano della presenza di soldati nemici quando questi sono vicinissimi o che se ne accorgano quando sono lontanissimi. A volte, inoltre, non percepiscono neanche i nostri ordini e, vi garantisco, quell’uomo-guida me ne ha fatte vedere di tutti i colori. Insomma, a quanto pare, per far uscire il gioco in un periodo nel quale poteva vendere di più per i motivi che abbiamo descritto all’inizio della recensione, molti elementi di Vietcong sono stati trascurati e dati in pasto quando ancora erano evidentemente incompleti.La conformazione delle missioni non si discosta moltissimo tra una missione e l’altra. Solitamente, partendo da un punto x, dovremo raggiungere un punto y. D’altra parte, è vero che le ambientazioni sono bellissime e che le varie mappe sulle quali giocheremo sembrano giganti, ma non sono tutte rose e fiori. In fine dei conti, infatti, le mappe sono molto piccole e il percorso che faremo è un percorso assolutamente obbligato. Andando a banalizzare il tutto è come se siamo in un normale shooter 3D nel quale le pareti non sono di mattoni ma di alberi. Alcune missioni, inoltre, sono parecchio strane e oltre che monotone si rivelano noiose. Di solito, queste sono quelle nelle quali saremo chiamati ad infiltrarci nelle basi dei vietcong che generalmente sono localizzate in dei cunicoli sotterranei e molto stretti. In questi dovremo procedere accovacciati, impiegando così moltissimo tempo per percorrere anche le distanze più brevi. Inoltre, in questi momenti la presenza di nemici da uccidere è veramente ristretta, per cui il tutto può non essere di gradimento per chi non vuole solo immedesimazione e tensione da uno shooter 3D. D’altra parte, Vietcong immette tutta una serie di chicche che si rivelano novità assolute per il genere. La maggior parte di queste sono dovute all’ottimo sistema di audio che il gioco comprende. Vi faccio qualche esempio. Se un soldato nemico ci colpisce mentre noi siamo distratti o magari non lo abbiamo ancora visto il nostro personaggio si impaurirà, comincerà ad ansimare e il cuore gli batterà forte. Tutto questo durerà per qualche secondo per poi smettere quando il pericolo è terminato. Ancora più sfizioso il fatto che si verifica allorquando una granata scoppia nelle nostre vicinanze. Infatti, in queste circostanze le orecchie inizieranno a fischiarci proprio come quando siamo costretti ad udire un suono forte e inaspettato. Sull’altro piatto della bilancia vi sono però ancora molti bug, che vanno al di là di quelli già menzionati e che facevano riferimento al supporto di intelligenza artificiale. Può capitare, infatti, che i vari soldati scompaiano o che il gioco torni inspiegabilmente a Windows o, ancora, che si rimanga incastrati fra due oggetti. Insomma, degli errori apparentemente banali che, però, nemmeno la nuova patch ha saputo risolvere.

La ricostruzione del Vietnam Il motore grafico di Vietcong è assolutamente di grande efficacia e ricostruisce molto bene le giungle del Vietnam. A questo contribuiscono ottimi effetti grafici e la presenza di un massiccio numero di colori che rendono l’immagine veramente molto vivida. D’altra parte, quello che ci ha convinto poco è il disegno delle varie texture. Se, infatti, da una parte quelle che ricoprono i personaggi sono a dir poco eccezionali, quelle che invece ricoprono i vari ambienti appaiono molto pasticciate e indistinguibili. Oltretutto, queste ultime, sono realizzate ad una risoluzione molto bassa e quindi stonano visibilmente con tutto il resto. Comunque, a parte questo piccolo appunto, la grafica di Vietcong è certamente da premiare soprattutto per il grande impatto visivo che sa offrire. In ogni caso, il motore grafico se la cava piuttosto bene in quasi tutte le occasioni, non scendendo mai drasticamente in termini di frame rate. Sono tutti elogi, invece, per il sistema audio che riesce ad offrire un suono posizionale di primissimo livello, musiche molto immersive e tutte le chicche che abbiamo precedentemente descritto. Finiamo dicendo che il gioco è commercializzato in Italia in una versione completamente localizzata nel nostro idioma.

HARDWARE

Pentium III 500 o equivalente, 128 MB RAM, scheda video con almeno 32 MB di RAM, 1 GB di spazio su hard disk.

MULTIPLAYER

Non manca la modalità multiplayer in Vietcong. Infatti, è possibile giocare sia su Internet che via LAN. Anche qui ci sono delle chicche di tutto rispetto che riguardano principalmente il sistema di comunicazione via microfono. Infatti, se uno dei nostri compagni di team si trova molto distante da noi lo sentiremo molto piano e quindi sarà costretto ad urlare al microfono, se invece è vicino lo sentiremo distintamente. Ma quante ne hanno pensate i ragazzi della Illusion?

– Immersivo

– Ottima ricostruzione delle giungle del Vietnam

– Bug a non finire

– Praticamente assente il supporto di intelligenza artificiale

– A tratti noioso

6.7

Vietcong, per molti aspetti, ci ha deluso. Se, infatti, l’ultimo progetto della Illusion Softworks ci ha regalato particolari sensazioni grazie ad alcune chicche veramente molto innovative, dall’altra ci ha lasciato perplessi su dei punti che comunque consideriamo fondamentali in una produzione del genere. I programmatori della Illusion Softworks, d’altra parte, ci hanno dato delle sensazioni molto simili a quelle già avute in Mafia. In pratica, sembra che si focalizzino sempre di più su elementi secondari trascurando invece alcuni elementi che sono di primaria importanza. Se in Mafia, però, a tutto questo si sopperiva con quello che resta comunque un grande gioco, qui le cose si fanno abbastanza problematiche, visto che Vietcong non è un titolo comunque divertentissimo. Troppe sezioni, infatti, sono troppo prolisse e monotone e spesso la parola noia comincia a fare capolino in maniera insistente. Insomma, non consiglio Vietcong almeno fino a quando non uscirà una seconda patch che riesca a correggere almeno la maggior parte dei problemi e, comunque, se volete prendere ugualmente un gioco di guerra recente, prestate attenzione a Black Hawk Down che sicuramente, perlomeno, vi divertirà di più.

Voto Recensione di Vietcong - Recensione


6.7

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