Vietcong 2
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a cura di Darkzibo
Non c’è bisogno di conferme: il mondo dei videogiochi, per quanto brutto e terrificante possa apparire, ha sempre dedicato parte delle sue risorse alla guerra. Che sia essa strategica o un semplice sparattutto, che veda un eroe combattere da solo o interi eserciti prepararsi all’imminente battaglia, la parte bellica della storia ha sempre affascinato programmatori e intrepidi utenti. I più anziani, almeno per quanto riguarda la temporalità videoludica, si ricorderanno sicuramente dei cabinati presenti nelle sale giochi e recanti un’arma fisicamente reale con la quale si sparavano proiettili virtuali contro soldati bidimensionali, su schermate fisse, che spuntavano un po’ da ogni parte. Proprio da questo ormai residuato storico sono nati gli sparattutto in soggettiva con libertà di deambulazione (chi non ricorda Wolfenstein 3d?). L’evoluzione della tecnica ha poi condotto alla creazione dei vari Medal of Honor e Call of Duty. Un filone che si è poi scostato dallo scenario storico del Secondo conflitto mondiale perpetuato da questi ultimi esponenti, è rappresentato dalla guerra nel Vietnam. Uno dei maggiori esponenti della ‘sporca guerra’ è sicuramente Vietcong, titolo di Pterodon, uscito nel 2003. Da poco ne è sortito il seguito, nominato semplicemente Vietcong 2.
‘Ho visto cose che un uomo non dovrebbe mai vedere’Una delle cose che più ha colpito nel primo episodio era sicuramente l’ambientazione naturale, che permetteva di rivivere le missioni in maniera molto realistica con vietcong che spuntavano dalla folta vegetazione, magari dopo un momento di calma apparente. In Vietcong 2 tutto cambia: via le foreste, ecco la città segnata dal conflitto con palazzi semi distrutti dalle bombe e vie utili per nascondersi dal fuoco ostile. Una novità consiste nel fatto che, una volta portata a termine la campagna del ‘bene’ sbloccherete quella dall’altra parte, ovvero sarete chiamati alle armi di coloro che fin dall’inizio erano i vostri nemici. Niente di particolarmente rilevante, dato che le due campagne finiscono spesso per assomigliarsi. Come accadeva per il primo episodio, anche qui sarete soli a combattere, con il solo supporto di un ingegnere e un infermiere, a differenza di quanto accade in Call of Duty, dove siete soldati in un esercito. I vostri aiutanti possono ricevere l’ordine di recarsi da una parte all’altra, ma il comando che impartirete più spesso sarà quello di seguirvi. I tatticismi presenti in Vietcong sono stati abbandonati per lasciare spazio all’azione personale, senza curarsi troppo degli altri che faranno ciò che ritengono opportuno, oltre a seguire i vostri ordini, e che saranno persino invulnerabili.Il nuovo episodio di Vietcong prende molti spunti da Call of Duty. Ad esempio, se troverete un edificio, dovrete solamente scegliere la scala sulla quale salire, senza troppe scelte meditate. Infatti quasi tutta l’avventura sarà ricca di scontri armati, con nemici sparsi un po’ da ogni parte e i pochi istanti di quiete saranno interrotti da imboscate capaci di mettere a dura prova i vostri nervi. Questa paura non è giustificata tanto dall’effetto sorpresa, ma soprattutto per il fatto che un semplice soldato vi può uccidere in pochi attimi. Non dovrete quindi agire in maniera troppo vistosa per non esporvi al fuoco nemico, ma sarete chiamati a cercare tutti i posti dove troverete un minimo riparo. Purtroppo il vostro soldato morirà spesso in Vietcong 2, e, se siete poco pazienti, questa esperienza potrebbe diventare una frustrazione. Vero, c’è l’infermiere, ma avrà a sua disposizione pochi medikit e quindi poche opportunità di curarvi. Inoltre la cura non sarà istantanea ma dovrete trovare un luogo protetto dal fuoco nemico. Ne scaturisce che la difficoltà media di questo titolo è elevata e questo non lo rende adatto proprio a tutti gli appassionati di sparattutto in soggettiva, che ricercano immediatezza e soprattutto quella resistenza dei soldati del già citato Call of Duty 2. Purtroppo, bisogna notare che l’IA è rimasta invariata rispetto a Vietcong: questo fatto è negativo visto che, in diversi casi, i vostri nemici saranno sì inebetiti, ma lo saranno di più i vostri soldati che spesso si bloccheranno, ad esempio di fronte a una porta senza consentirvi il passaggio. Frustrante sarà il doversi allontanare, richiamarli e fare in modo che non si ripresenti la medesima situazione. Altro esempio della traballante intelligenza artificiale che sembra permeare il titolo è il fatto che i vostri nemici non saranno ben lucidi al momento delle battaglie e che vinceranno solo per l’inconsistenza dell’energia del protagonista e per la loro quantità. Un aspetto avvilente ancora riguardo l’acume artificiale si mostra quando un personaggio non giocante che vi dovrebbe condurre all’obbiettivo di una missione si blocca in alcune zone costringendovi al fallimento volontario per ricominciare nell’auspicio che il gioco non ricada nello stesso errore.
Perché tutto questoParlando di bugs, non si può non notare quelli che affliggono il motore grafico: diversi poligoni spezzati e invisibili fanno da contorno a cose inimmaginabili, come un soldato che muovendosi lungo una via non camminerà, ma scivolerà quasi si trovasse con della cera sull’asfalto. Questa sarà una cosa che, appena passato lo sbigottimento, potrebbe anche farvi sorridere. La grafica rimane pressoché la stessa del precedente titolo, con qualche miglioria a livello di texture. Risultano buoni gli effetti di luce mentre le strutture sono troppo piatte e i volti troppo semplici: tutto fa pensare che poco sia cambiato rispetto al primo episodio. Il motore grafico poi ravvisa un evidente ritardo nella gestione delle azioni che si svolgono contemporaneamente su schermo. Se da un lato la colonna sonora riporta brani rock originali ben orecchiabili e di sicuro rilievo a livello strumentale, gli effetti si riportano a poche sonorità, scialbe e per lo più delle volte prive di quell’attenzione che, per esempio, potrebbe far destare a un giocatore nel caso di un’esplosione. Questo comparto è molto, troppo distante dagli standard attuali, soprattutto dopo l’uscita di Call of Duty 2.
Più si è, meglio è?La sezione multigiocatore non risente propriamente di un grande comparto di modalità, riportando solo ciò che è necessario per rendere, almeno in questa sezione, apparentemente appetibile Vietcong 2.Ctf, Deadmatch e Team Deadmatch, saranno le sole opportunità a disposizione di chi vorrà misurarsi con il gioco online. Troppo poco per essere competitivo. In totale il titolo non si protrarrà per più di dieci ore, considerando la facilità di abbattimento del protagonista che ne incrementa il tempo. Alla fine le 2 campagne sono troppo corte, e per il difetti elencati, vi stancherete presto.
HARDWARE
Processore: Pentium IV 2,5 Ghz, RAM: 512 Mb Scheda video:MULTIPLAYER
Fino a 64 giocatori on line
– Bella colonna sonora
– Il multiplayer c’è, se non altro
– Poco longevo
– Bugs evidenti
– Giocabilità scarsa
– IA inesistente
– Frustrante per la scarsa resistenza del protagonista
5.4
Sotto diversi aspetti Vietcong 2 delude. Questa è una delusione molto più rovente di quanto si possa immaginare. Di solito nei videogiochi si attende con una certa aspettativa il seguito di un buon titolo, a differenza di quanto accade nei film dove il secondo episodio difficilmente eguaglia il primo. In questo caso il titolo si è fermato al primo episodio, ricostruendo una città al posto della foresta, ma mantenendo e aggravando alcuni difetti. Se in Vietcong i bugs potevano essere ignorati, dato che si sta parlando di ben 3 anni fa che nel mondo dei videogiochi sono un’infinità, lo stesso non si può fare nel titolo in questione, che cade in errori non degni per un gioco che punta a primeggiare nel suo campo. Molto meglio rivolgersi ad altri titoli, più curati e magari allo stesso prezzo.
Voto Recensione di Vietcong 2 - Recensione
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