Recensione

Van Helsing

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a cura di Jacklord

Il prologoSbeffeggiando ogni apoteosi per la rincorsa alla tecnologia, per la smania futurista del post-moderno, post-industriale, post-nucleare, sfottendo il primato assoluto della scienza, della fisica e della matematica, ecco qui materializzarsi dinnanzi alla mia verde-nera console un titolo che fa del ritorno al passato, alla magia e al mistero il suo pezzo forte. Chi è Van Helsing? Tanto per cambiare, Van Helsing è il nostro eroe, la cui biografia è circondata dal mistero. Trovato sui gradini del Vaticano privo di memoria, viene accolto dai sacerdoti che ne scoprirono le grandi doti di combattente. Un misterioso e potente cardinale lo introduce in una società segreta formata da cacciatori di mostri, impegnata da centinaia di anni nella furente lotta contro il regno degli inferi.

L’azione: inferno a cielo apertoL’azione ha luogo in differenti scenari, ognuno ricostruito in base alla particolare creatura mostruosa che lo abita. I nostri avversari sono Dracula, Frankenstein, il Licantropo, oltre a più di venti creature, distribuite in tredici missioni. Lo schema di ogni missione è piuttosto elementare, ma solo in apparenza. E’ chiaro che le sopraccitate mostruosità rappresentano i classici boss di fine livello, il cui incontro è preceduto da lunghi preliminari con bestiole di minore pericolosità, ma non per questo meno letali. L’antropologia infernale è qui alquanto ampia: spettri, scheletri, mostriciattoli in miniatura, creature alate, ognuno dotato di una particolare arma. Generalmente VH offre una buona flessibilità nelle mosse a disposizione, anche qui basate su mosse semplici e combo, ma ai fini dell’avanzamento del gioco, occorre capire subito qual è l’approccio più efficace col mostro che abbiamo dinnanzi per liquidarlo senza subire troppe ferite. Gran parte dei movimenti di VH sono salti verticali e accelerazioni per schivare colpi. Particolarmente utile è il rampino col quale sollevare VH per raggiungere sommità altrimenti inaccessibili. Il gioco non si esaurisce solo nei combattimenti, ma è accompagnato da una parte esplorativa, finalizzata a trovare passaggi segreti che condurranno a nuove armi e nuovi potenziamenti, nonché a trovare il mezzo per poter proseguire nel gioco. Non basta sconfiggere i nemici: occorre azionare tutta una serie di meccanismi e spostare determinati oggetti, che però non s’irrigidiscono mai in enigmi rompicapo. Le armi sono tradizionali in senso letterale: pistole, fucile a pompa, balestra, pistola a saetta, fucile gatling, oltre a lame tojo e scimitarre. Durante il gioco VH incontrerà (se saprà trovarli) punti in cui può potenziare la sua armeria e rinvigorire la sua salute. Interessante è la possibilità di accettare una sfida (generalmente a tempo) che ha luogo in una dimensione parallela, per guadagnare ulteriori “rinforzi”. Per quanto riguarda i personaggi e la trama, non voglio anticipare nulla, ma i ruoli non sono così statici come il gioco lascia supporre. Seppur minima, impareremo a conoscere qualcosa di più su VH, mentre sarà lo stesso VH a conoscere molto di più delicato sulla sua vera origine, qualcosa di tremendo…

Il controllo: immediato ed efficacePunto di forza di VH è il suo sistema di controllo, facile da imparare e da usare, efficace nel rispondere. I due triggers del pad Xbox si prestano bene per centrare i nemici in battaglia e attivare le combo, mentre i quattro tasti funzionali sono associati ai movimenti base. Ovviamente la configurazione è personalizzabile. VH si muove con prontezza agli input trasmessi con la levetta analogica sinistra, l’unica utilizzabile visto che la camera non è gestibile dal giocatore.

La grafica: mezzo gotico, mezzo fiascoSebbene siano lodevoli le aspirazioni a rendere graficamente buono un videogioco, è sgradevole la sensazione che si prova dinnanzi ad un titolo che non solo ha sprecato il suo potenziale ma allo stesso tempo ha anche impiegato in modo deludente la sua effettiva componente visiva. Partiamo dalle voci sufficienti, partiamo dal nostro cacciatore di mostri. Le sue sembianze sono state discretamente curate, sebbene la resa complessiva sia piuttosto scura. Gli indumenti, nonostante seguano in modo abbastanza naturale i movimenti del corpo, danno l’impressione di essere appiccicati al corpo, a parte l’ondeggiare monotono del cappotto o cos’altro indossi VH, i cui bordi inferiori svolazzano in modo artificiale e forzatamente voluto. La situazione peggiora passando agli scenari: sembrano di gesso, veramente simili a scenografie teatrali, sagomate e poi colorate con tinte forti e aspre, giusto per dare un’approssimativa idea di dove ci troviamo. Gli spazi di movimento sono davvero ristretti, come se il percorso fosse uno solo (e poi lo è) e non ci fosse nessun altro posto dove andare. Sembra di muoversi dentro ad una gabbia con sbarre invisibili. Entrando in ambienti chiusi, la grafica migliora. Si nota la ricerca di uno stile “gotico” e tenebroso, tipico delle novelle di Walpole, anche se qui gli interni sono dettagliati, pieni di oggetti (dalle forme troppo rudimentali e squadrate) ma sempre immobili, fermi. Perché questo effetto? E’ semplice: manca un componente fondamentale. La luce. L’illuminazione è completamente sballata, non ci sono punti di luce, ma una luce diffusa che appiattisce lo spazio. Potrete saltellare quanto volete, correre in lungo e in largo, ma avrete sempre la sensazione di spostare una sagoma lungo un piano 2D. Altro difetto è la camera d’inquadratura, che non è controllabile dal giocatore, ma viene spostata a seconda della posizione di VH. E’ un difetto che si fa sentire quando c’è da scovare la leva giusta o individuare il punto in cui si nasconde il potenziamento, spesso nascosti per colpa dell’inquadratura. Dove VH si riprende qualche merito, è negli effetti visivi, che qua e là allietano lo sguardo con la loro vivacità, in particolare la lucentezza delle scariche, la trasparenza di alcuni liquidi, la gelatinosa consistenza dei passaggi verso l’altro mondo e così via.

Il sonoro: concerto per organoL’audio è una delle stampelle che sorreggono questo VH, insieme alla sua giocabilità. Il giocatore è quasi sempre accompagnato da sottofondi consoni all’ambientazione, talvolta piacevoli all’udito, che scandiscono efficacemente le fasi di gioco. I versi infernali dei mostri sono decenti, accurati ma ripetitivi, comunque ben caratterizzati per dare spessore ai personaggi. Stesso discorso vale per ciascun’arma. Insignificanti sono invece gli effetti collegati al passaggio di livello, all’acquisizione di potenziamenti e allo svelarsi di passaggi segreti. Degna di plauso è la completa localizzazione in italiano e l’ottima scelta delle voci per VH e compagnia.

I peccati di Van Helsing Ho scritto che l’azione di VH è lineare ma solo in apparenza. Cosa si cela sotto l’apparenza? In più di un’occasione la sequenza delle cosa da fare per andare avanti non è connessa in modo logico, offrendosi diverse alternative, diverse piste, che però occorre seguire in un preciso ordine, altrimenti si resta bloccati. All’interno di uno stesso scenario, ogni percorso non è collegato agli altri, ma lo è secondo una certa sequenza. Potete seguire tutti i percorsi e allo stesso tempo rimanere bloccati. Occorre seguire i vari percorsi in un ordine preciso, perché ogni percorso ha un meccanismo da sbloccare e ogni meccanismo va collegato ad un altro in un solo modo. Un esempio: se non azionate con l’apposita arma un certo meccanismo, andate avanti lo stesso ma ad un certo punto rimarrete bloccati. Il problema è che non c’è alcuna connessione logica o spaziale tra quel meccanismo e la situazione in cui siete bloccati. Occorre tornare indietro fino al punto in cui vi accorgete del meccanismo, lo azionate, ma a quel punto l’azione viene diretta su tutt’altro binario. Cioè: invece che permettere di risolvere il blocco, il meccanismo vi dirige in tutt’altro posto. Pensate a questo difetto moltiplicato parecchie volte e vi ritroverete un titolo di pura azione che richiede un ragionamento davvero superiore per il suo genere. Cosa bisogna fare allora? Prevenire è meglio che curare. Quindi: scandagliare ogni angolo di ogni locazione, per evitare di trovarsi bloccati senza sapere dove andare a ficcare la testa!

– Buona giocabilità

– Sistema di controllo immediato

– Localizzazione in italiano

– Resa grafica scadente

– Frequenti cali del frame rate

– Talvolta l’azione è incongruente

6.5

Chiaramente VH è un gioco che presenta aspetti più che positivi (controllo e giocabilità), aspetti mediocri (trama e suono), insieme ad altri decisamente negativi (grafica). Il giudizio finale è pertanto una media di queste valutazioni generali, ma risulta fortemente variabile a seconda delle preferenze del giocatore. Chi cerca tanto spasso, spesso semplicistico e ripetitivo, senza badare alla grafica o alla trama, allora ha trovato in VH il suo prossimo acquisto. Altrimenti, alla larga!

Voto Recensione di Van Helsing - Recensione


6.5

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