Recensione

Valkyria Chronicles II

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Dopo un primo capitolo entusiasmante, proposto all’utenza da salotto con quel Valkyria Chronicles che ha entusiasmato critica ed utenza nel 2008 su Playstation 3, ecco che le cronache di Gallia sbarcano nuovamente su console Sony, stavolta sulla piccola ma performante PSP, con un esclusivo, che, stando alle voci di corridoio, preclude ad un terzo capitolo anch’esso in salsa portatile. Molti scettici, detrattori della portatile Sony, si dicevano dubbiosi della capacità di ridurre la complessità di uno strategico di guerra estremamente profondo qual’era stato il capostipite, ma, nel tentativo di rilanciare la propria macchina portatile sempre un gradino dietro alla concorrenza (almeno in termini di vendite), Sony ci ha provato comunque. Vediamo com’è andata.

Guerra, sempre guerra, fortissimamente guerraGli eventi di Valkyria Chronicles II hanno luogo nel 1937, due anni dopo quelli narrati nel primo capitolo, l’aver giocato il quale, diciamolo subito, è utile ma non indispensabile per godere appieno dei risvolti della trama. Dopo la durissima guerra scatenata dai Darcsens, il piccolo stato di Gallia deve affrontare una minaccia interna non meno temibile, portata da un gruppo di nobili che, dando voce alla parte più razzista e oltranzista del popolo, si ribella al potere dell’Arciduchessa Cordelia quando questa rivela pubblicamente di appartenere all’odiata etnia dei suddetti Darcsens, ritenuti responsabili di tutti i mali della nazione. La situazione è più difficile di quanto non sembri, perché l’esercito regolare non può ancora lasciare gli avamposti di confine dopo la sanguinosa guerra precedente, e quindi il governo è costretto a schierare le reclute della scuola di addestramento contro le truppe ribelli. Tra questi c’è anche Avan Hardins, fratello di quel Leon che chi ha giocato l’episodio PS3 conoscerà bene, la cui scelta di arruolarsi è proprio dettata dalla volontà di vederci chiaro sulle reali circostanze in cui l’eroico fratello, uno dei soldati più valorosi dell’esercito di Gallia, è caduto in battaglia. Dunque in uno scenario generale di grande incertezza e pericolo, si interpone il particolare, la ricerca della verità del nostro spassosissimo alter ego: un intreccio di certo già visto, ma riuscito, ben raccontato, che, pur lontano dalla serietà e dai toni epici che hanno contraddistinto la storia dietro al primo Valkyria Chronicles, riesce a svolgere egregiamente il proprio compito, grazie anche a cut scene poco frequenti ma decisamente ben realizzate. Il gioco affronta, nonostante l’apparente leggerezza, argomenti di un certo peso, su tutti il razzismo, ma anche l’amicizia e una sorta di filosofia della guerra, dispensata soprattutto dal nostro professore di accademia. Meno riuscita la parte in cui si tenta di dare rilievo alle relazioni con i compagni di classe del protagonista, vuote e poco interattive, che finiscono con il sembrare un pallido richiamo ai fasti di titoli come Persona 3 e seguito.

Scemi del villaggio alle armi!Catalogare questo secondo episodio, e in generale la saga intera, risulta un esercizio limitante e pericoloso: dello strategico a turni Valkyria Chronicles II prende il ritmo di gioco, la necessità di pianificare attentamente equipaggiamenti e spiegamento delle forze in campo, e l’obbligo di sottostare ad un numero limitato di mosse per turno, ed è questa certamente la tipologia di gioco che più si avvicina al prodotto targato Sega. Ma come non citare la fase action, in cui prenderemo direttamente il comando delle nostre truppe o dei cingolati e li condurremo a conquistare la base nemica o a sorprendere alle spalle (missione invero non delle più ardue) un cecchino nemico? Lo scopo è presto detto: sebbene le missioni si sforzino di differenziarsi il più possibile tra loro, proponendo di volta in volta sessioni in cui ripulire l’area da tutti i nemici, missioni di scorta di un blindato alleato, difesa di una base dalle ondate nemiche per un numero prestabilito di turni e così via, la natura stessa del titolo (un simulatore di guerra, in fondo) pone l’annientamento di tutte le truppe nemiche come priorità in quasi tutte le situazioni, e quand’anche si potrebbe fare a meno di una carneficina, incita il giocatore a compierla ugualmente, premiando ogni uccisione avversaria con preziosi punti esperienza, che potranno poi essere spesi nell’hub rappresentato dall’accademia militare, per far salire di livello le nostre truppe. Viste le capacità tecniche e di memoria largamente inferiori di Playstation Portable rispetto alla macchina che ha ospitato il predecessore, i programmatori hanno scelto di sezionare le mappe di gioco in aree, attraverso le quali il giocatore può navigare sfruttando le basi conquistate come punto d’origine per schierare i propri uomini nell’area successiva: sebbene questo corrisponda ad una forse eccessiva frammentazione del ritmo di gioco, non vediamo, in tutta onestà, quale soluzione migliore si potesse adottare: ciò che può infastidire, semmai, è l’eccessivo ripetersi di alcune di queste mappe, che impareremo a conoscere a memoria, a tutto svantaggio del livello di sfida proposto dal titolo. Le battaglie indubbiamente funzionano: la varietà di classi disponibili per il nostro esercito personale è encomiabile, e ulteriori ne verranno sbloccate con il progredire dell’avventura, le condizioni ambientali (dal freddo polare alle tempeste di sabbia, passando per la nebbia) aggiungono spessore tattico notevole alle situazioni di gioco e le molte possibilità di personalizzazione, soprattutto per quanto concerne il mezzo blindato che otterremo sin dalle prime missioni, rendono davvero piacevoli le prime ore di gioco, e offrono pane per i denti di tutti gli appassionati di un genere troppo spesso sottovalutato. I due principali difetti della produzione emergono infatti allo scadere della prima decina di ore passate a completare missioni in sequenza, quando, all’aumentare di livello e di potenza di fuoco dei nostri uomini non corrisponde un’adeguata risposta dell’Intelligenza Artificiale dei ribelli gestiti dalla CPU: prendere di spalle i cecchini avversari diventerà una poco credibile routine, nemici con punti ferita e capacità di fuoco minime si ostineranno ad affrontare faccia a faccia i nostri più feroci fucilieri, facilitandoci oltremodo la vita, e, anche quando ci accorgeremo di aver appena commesso un errore madornale, che potrebbe se sfruttato cambiare il corso della battaglia, il più delle volte questo sarò bellamente ignorato dalla CPU, che procederà per la sua strada come se percorresse dei rigidi e prestabiliti binari. Sarà raro, ad esempio, vedere un soldato nemico prendere l’iniziativa anche se, così facendo, porrebbe fine alla vita del nostro perlustratore ferito che gli si para dinanzi, così come appare francamente inaccettabile che asfaltare (letteralmente) i nemici con il nostro blindato non causi loro più di una manciata di HP persi. Il gioco tenterà di coprire questa magagna con un massiccio spiegamento di forze, che vi costringerà a combattere sempre (e quando diciamo sempre, intendiamo sin dalla prima missione e includiamo anche le quest secondarie) in una schiacciante inferiorità numerica, che, in taluni casi, aiuterà a controbilanciare gli errori di programmazione. A questo si aggiunge la ripetitività di fondo: se è vero che questo è un peccato veniale comune a moltissimi altri titoli dello stesso genere, riteniamo che una maggiore diversificazione delle battaglie (o anche solo il divieto di schierare determinate truppe in certi contesti) avrebbe giovato alla freschezza generale del titolo, che comunque, a parte un’Intelligenza Artificiale non sempre all’altezza, vi terrà impegnati per diverse decine di ore.

Pastelli ed EuropaIl motore grafico Canvas, che ha furoreggiato all’epoca dell’uscita sugli scaffali del precedente capitolo, viene qui riproposto con maestria, e dona alla veste grafica una tavolozza pastello ammaliante, che ben si sposa con i modelli tridimensionali, i quali, pur nella loro non eccezionale definizione, vantano movimenti sciolti e realistici, e un set di animazioni non ampio nemmeno fuori luogo. Eccellenti i filmati d’intermezzo, che hanno però il duplice effetto di strabiliare nelle loro rare apparizioni e lasciare con l’amaro in bocca per la stragrande maggioranza del tempo, in cui le conversazioni tra i personaggi saranno mostrate tramite schermate con dei ritratti quasi del tutto statici. L’accompagnamento sonoro è un degno compagno d’avventura, di quelli che rimangono in seconda linea (a PSP spenta difficilmente ricorderete un motivo in particolare) ma che trasmettono un senso di affidabilità e sicurezza confortante. Decisamente sopra la media la longevità, che si attesta sulle 35 ore per la campagna principale, arricchita notevolmente dalla componente multigiocatore, disponibile solo in locale ma ben realizzata, che consente sfide in cooperativa (con missioni appositamente realizzate) e competitive, allungando notevolmente la vita del titolo e migliorando notevolmente il rapporto qualità-prezzo.

-Profondo ed appagante

-Colori pastello di grande impatto visivo

-Longevità assicurata

-Infinite possibilità di personalizzazione

-Intelligenza Artificiale deficitaria

-Una certa ripetitività (fisiologica) di fondo

8.3

Valkyria Chronicles è stato uno dei migliori IP originali dell’ultimo biennio su console next gen, e il rischio di una traduzione portatile era qualcosa che solo una software house con le spalle larghe come Sega poteva permettersi di correre. Nonostante delle routine di I.A. ampiamente migliorabili, sulle quali i programmatori dovranno lavorare duramente se davvero intendono dare seguito questa saga, le meccaniche di gioco funzionano perfettamente, e il calo di ritmo rispetto alla controparte da salotto è comprensibile, e francamente inevitabile. La complessità, la profondità tattica e l’ampio ventaglio di scelte concesse al giocatore in fatto di personalizzazione delle truppe e dei mezzi corazzati, unitamente al numero altissimo di missioni secondarie, innalzano l’ultima fatica Sega al rango di titolo tripla A, giusto un gradino sotto quelli che non potete non comprare. Se amate il genere, rimane un acquisto obbligato, in caso contrario merita comunque una prova che però, dato il genere e la durata complessiva, non potrà e non dovrà essere troppo breve.

Voto Recensione di Valkyria Chronicles II - Recensione


8.3

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