Recensione

Vagrant Story

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a cura di Duca dei Vandali

Come la storia ci ha sempre insegnato, gli ultimi anni di vita di una console sono quelli in cui nascono i giochi migliori. Vagrant Story non è altro che l’ennesima dimostrazione di questa tendenza. Siamo nel giugno del lontano 2000: la Playstation 2 è alle porte, ma la vecchia Playstation sta per mettere a segno ancora qualche colpaccio, prima del meritato pensionamento. Ecco quindi arrivare anche in Europa l’attesissima ultima fatica di casa Squaresoft, dopo la trionfale accoglienza ricevuta in Giappone. Vagrant Story, infatti, schizzò subito in testa alle classifiche di vendita del Sol Levante, riuscendo anche ad ottenere una storica valutazione di 40/40 su Famitsu Magazine, la più prestigiosa rivista locale.

Rinforzi? Io sono i rinforzi!Il gioco ci catapulta nell’immaginaria Valendia, terra sconvolta da un’estenuante guerra civile. La spettacolare sequenza iniziale (della durata di quasi 20 minuti), che mostra fin da subito il taglio cinematografico dell’avventura, ci informa sugli ultimi avvenimenti. Il castello del Duca Bardorba è stato preso dal gruppo di fanatici religiosi conosciuti come Müllenkamp, capitanati dall’enigmatico Sydney Losstarot; la situazione è ulteriormente peggiorata dall’intervento delle milizie del cardinale Batistum, che agiscono senza aver ricevuto alcun ordine dal Parlamento. L’assemblea allora decide di rimediare alla situazione mandando sul luogo Ashley Riot, il personaggio che impersoneremo: egli fa parte dei Riskbreaker, soldati scelti che agiscono in missioni particolarmente delicate e rischiose. Nonostante il suo intervento, gli ostaggi vengono uccisi e Sydney scompare. Il Duca, scampato al massacro perché al momento dell’attacco si trovava fuori dal suo regno, viene comunque ucciso una settimana dopo da un assassino sconosciuto. Le accuse allora ricadono sul nostro Ashley, che subito dopo scompare a sua volta. Nel gioco rivivremo le vicissitudini del Riskbreaker tra la settimana del massacro e l’uccisione del Duca: ci troveremo quindi ad esplorare Leà Monde, città dal passato glorioso, ora in rovina e popolata da oscure creature.Ashley avrà veramente assassinato il Duca?

Benvenuti a Leà MondeLa prima cosa a saltare nell’occhio è la realizzazione grafica, che sfrutta fino all’osso il processore Playstation: l’effetto è veramente sbalorditivo. Le ambientazioni sono dettagliatissime e suggestive, d’ispirazione fantasy medievale: mentre attraverseremo catacombe, foreste incantate, grotte sotterranee e centri urbani abbandonati, spesso ci capiterà di rimanere senza fiato. I brani musicali che accompagnano l’azione sono d’atmosfera, sebbene non particolarmente degni di nota; alta invece la qualità degli effetti sonori, realizzati in pieno stile Squaresoft. I filmati d’intermezzo, che ci mostrano gli sviluppi della vicenda, sfruttano lo stesso motore grafico del gioco, similmente a quanto accade in Metal Gear Solid; questo espediente mantiene il giocatore sempre nel vivo dell’azione, facendolo sentire il protagonista di un’oscura trama che pian piano si svela ai suoi occhi, con molti colpi di scena. Una nota di merito va fatta alla realizzazione dei tantissimi personaggi, nati dall’estro di Akihiko Yoshida (Final Fantasy Tactics), curati in maniera a dir poco maniacale: essi sono dotati di una gran varietà di espressioni facciali, muovono le labbra mentre parlano e addirittura sbattono le palpebre. Le numerose creature che popolano Leà Monde sono altrettanto belle da vedere quanto temibili da affrontare; inoltre, una volta sconfitte, entreranno a far parte di una particolare Enciclopedia, consultabile in ogni momento del gioco.

Gioco di ruolo o gioco d’azione? Vagrant Story, pur avendo molti dei tratti distintivi dei giochi di ruolo, può tranquillamente essere considerato parte di un genere a sé stante, tuttora unico nel panorama videoludico. Il gioco si basa nel superamento di vari dungeon, infestati di mostri e di puzzle da risolvere. Naturalmente saremo anche tenuti a sconfiggere temibili boss, a dire il vero particolarmente spettacolari e abbondanti: draghi grandi come montagne, golem di pietra, minotauri inbufaliti e fantasmi elementali sono all’ordine del giorno. Per far fronte a questi mostri, il giocatore può personalizzare l’equipaggiamento di Ashley in apposite officine, dove è possibile modificare o creare nuovi componenti dell’armatura e armi. Le combinazioni sono pressoché infinite, tanto da rendere i primi approcci un po’ disorientanti: una volta superato l’imbarazzo iniziale però, vi ritroverete a perdere intere nottate alla ricerca delle combinazioni più efficaci. La vera novità del gioco però sta nel sistema di gestione dei combattimenti: questi sono strutturati a menù, ma non ci sono caricamenti e schermate a interrompere il fluire dell’azione. Si combatte sul posto, senza entrare in un’apposita arena come accade in Final Fantasy. Inoltre viene premiata la prontezza di riflessi del giocatore: se si preme il pulsante giusto nel momento in cui l’arma cala sul nemico, viene concesso un attacco aggiuntivo, e così via finchè non si sbaglia la combinazione. I colpi possono essere indirizzati alle varie parti del corpo, fino a rendere impossibile muoversi (ferita alle gambe) o l’uso dell’arma (ferita al braccio): questo aumenta la dose di strategia richiesta dalle battaglie, che abbisognano di un’attenta pianificazione. Come se non bastasse, più a lungo Ashley si troverà coinvolto in uno scontro, maggiormente salirà il suo livello di Risk, che rende più difficile colpire il bersaglio ma aumenta la possibilità di un attacco critico. Il sistema che viene così a delinearsi può sembrare assai complicato, ma in realtà dopo poca pratica tutto diventa molto naturale.

Una sfida impegnativaCompletare Vagrant Story in ogni sua parte rappresenta una sfida decisamente impegnativa: sono garantite almeno una trentina di ore di gioco. Questa però si rivela essere un arma a doppio taglio, perché la vastità del gioco, unita ad un sistema di combattimenti che richiede un po’ di pratica, potrebbero scoraggiare chi non ha né il tempo né la voglia di affrontare una simile sfida. Un altro appunto negativo è da fare per la mancata localizzazione dei dialoghi: un vero peccato, perché impedisce di comprendere appieno tutti i risvolti della trama, a meno che non si conosca molto bene l’inglese o si giochi con un dizionario a portata di mano.

– Graficamente il meglio che ci sia per Playstation

– Trama intrigante

– Combattimenti frenetici

– Moltissime ore di gioco

– Completamente in inglese

– Qualcuno potrebbe trovarlo troppo impegnativo

9.0

Vagrant Story è un capolavoro tuttora insuperato. Dotato di una profondità fuori dal comune, si tratta di un gioco capace da solo di giustificare l’acquisto di una Playstation, nonostante ci troviamo alla vigilia della terza generazione. Unico nel suo genere, fonde alcune caratteristiche dei più classici gdr ad elementi di azione e strategia; tuttavia, il notevole impegno richiesto potrebbe scoraggiare i giocatori occasionali. Per tutti gli altri invece, preparatevi ad immergervi in un’avventura che vi terrà incollati allo schermo fino all’ultimo.

Voto Recensione di Vagrant Story - Recensione


9

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