Recensione

Undertale

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Prima ancora che con l’industria del settore, i giocatori hanno un enorme problema con loro stessi: il vittimismo consapevole. Danno credito alle grandi aziende che spesso disattendono le loro aspettative, lamentandosi e gridando a gran voce quanto sia ingiusto il riciclo e la mancanza di innovazione; si piangono addosso quando ripetono gli stessi errori e si meravigliano della ripetitività dei prodotti, a loro dire incapaci di offrire autentiche novità o svecchiare interi generi che annaspano da anni tra le sabbie mobili. Perché dunque non guardare anche altrove, verso il mare delle enormi possibilità offerte dalle produzioni indipendenti? Ecco, prendiamo il caso specifico di Undertale e facciamo finta che sia stato pubblicato da una grande azienda e che abbia avuto una grafica moderna al posto dell’aspetto di poco superiore agli 8 bit del NES. Come reagireste se vi dicessi che è in grado di far compiere ai jrpg un decisivo passo in avanti, mettendo in scena delle meccaniche di gioco che rendono imprevedibile ogni scontro? E se a questo aggiungessi che la vostra condotta ha un’influenza decisiva sui risvolti della trama, rimarreste ancora con la convinzione che per i jrpg non c’è più nulla da fare? Bene, sappiate che Undertale è molto di più di tutto ciò, e se considerate che è un’opera essenzialmente sviluppata dal solo Toby Fox, non potrete fare a meno di riflettere sulle effettive possibilità di evoluzione esistenti e su come, in fin dei conti, ai cosiddetti tripla A manchi solo la volontà di cambiare e qualche buon cervello messo al posto giusto.
Guerra e Pace
Parliamoci molto chiaramente: gran parte dei jrpg sono sprofondati lentamente nell’indifferenza assieme al loro mare di cliché, alle loro storie adolescenziali spesso impalpabili e a una formula di gioco incredibilmente statica e ripetitiva. Per quanto siate amanti degli scontri a turni e dei combattimenti casuali, non potrete non ammettere quanto questi siano in fin dei conti delle reiterazioni che nel corso di un’avventura fanno sin troppo poco per cambiare volto alla partita, configurandosi come uno strumento per il grinding talvolta sin troppo pesante da sostenere. In Undertale è l’esatto opposto: ogni scontro è imprevedibile, strano, particolare e sorprendente. Ogni nemico ha determinate caratteristiche che vanno valutate attentamente prima di capire in che modo bisogna agire nei suoi confronti. Dopo qualche riga recitata senza voce dal mostro di turno, è spesso possibile comprendere quale sia la strategia più adatta per affrontare o evitare il pericolo, ma andando avanti la faccenda si complica e aumenta sempre di più la complessità di questo riuscito sistema. Vi basti pensare che tutti nemici (boss compresi) possono essere risparmiati, rinunciando così ai punti esperienza che fanno salire di livello il personaggio principale. Si può, in sostanza, scegliere se avere una condotta pacifista o guerrafondaia, determinando così il destino di alcuni personaggi e il tipo di finale previsto come conseguenza alle vostre azioni. Quando entrerete in contatto con un avversario avrete a disposizione una schermata attraverso cui è possibile selezionare quattro comandi: fight, act, item e mercy. Il primo è ovviamente utile all’offesa, il secondo permette di aprire un sottomenu da dove è possibile tentare la via della diplomazia, il terzo è utile per usare gli oggetti durante le battaglie o cambiare al volo l’equipaggiamento, l’ultimo fa sì che un nemico venga risparmiato. Sta dunque a voi dare forma alle conseguenze, che saranno completamente diverse a seconda di come ci si è comportati durante l’avventura. Ma attenzione: un approccio misto, dove si salva e si uccide, porta inevitabilmente a quello che può essere considerato il finale standard. La partita con intenti completamente pacifisti, o quella devota unicamente al genocidio, non solo vi mostreranno due facce completamente diverse di una realtà che non potevate minimamente immaginare, ma complicheranno di parecchio l’avanzamento di gioco per via di una difficoltà di parecchio più elevata rispetto al normale. Negoziare e risparmiare tutti significa infatti rimanere al livello uno, aumentando dunque il rischio di morire con pochi o con addirittura un solo colpo subito; uccidere tutti i nemici, invece, vi condurrà verso scontri avanzati a tratti davvero proibitivi, proprio a causa delle conseguenze di cui si parlava poc’anzi. In entrambi i casi, Undertale non sarà una passeggiata. 
Abilità a turni
Se uccidere tutti sarà più intuitivo, invitare i nemici alla resa o risparmiarli prima di infliggere loro il colpo finale è in effetti più complicato. Il comando “Mercy” è solitamente efficace quando il nome del mostro diventa giallo, ma non fatevi trarre in inganno da questa regola non scritta e non fate l’errore di considerare Undertale un titolo scorretto, perché non lo è affatto: parlate sempre con gli NPC e non prendete nulla sottogamba, perché un suggerimento vale talvolta più di ogni minuto passato a pensare a come salvare un avversario. Penetrare nelle difese dell’avversario, in Undertale, significa saper cogliere il momento propizio, saper sfruttare le debolezze e saper comprendere quando manca un solo passo per raggiungere la vittoria. L’assurdità di certe situazioni, i dialoghi inconsueti e fuori di testa, assieme alle reazioni di chi affronterete, vi terranno sempre sul filo del rasoio. Ogni nemico è insomma una storia a sé, non solo per il percorso che porta alla decisione di risparmiarlo, ma anche quando dovrete difendervi ed evitare il peggio.
Il sistema di combattimento di Undertale riesce a essere stimolante dall’inizio alla fine, senza mai annoiare nemmeno per un attimo. Il merito è della grande lungimiranza con cui è stato costruito, separando la fase di attacco da quella di difesa con intuizioni di game design semplicemente geniali. Quando si attacca, su schermo appaiono uno o più cursori con movimento orizzontale, che vanno fermati il più vicino possibile al centro per causare danni consistenti; quando invece si difende, Undertale diventa qualcosa di completamente diverso, a cavallo tra l’action minimalista e il bullet hell vecchia scuola. Sarete un cuoricino rosso intrappolato all’interno di un quadrato che deve muoversi con grande abilità per evitare ostacoli di ogni tipo: proiettili, rane saltellanti, ordigni improponibili che esplodono e si muovono in modo convulso, fino ad arrivare a sadiche cascate di oggetti non identificati e molto difficili da evitare. Ogni attacco è la diretta emanazione di uno specifico avversario, pertanto non vedrete mai nulla di riciclato o di vagamente somigliante a ciò che avete notato col nemico precedente. Persino i loro comportamenti e il modo in cui reagiranno cambieranno radicalmente le dinamiche di gioco durante gli scontri, a dimostrazione di un lavoro encomiabile e orientato sulla varietà. E lo ribadiamo ancora una volta, è stato fatto grossomodo da una sola persona.
Fuori da ogni schema
Toby Fox è una persona molto intelligente. È un game designer brillante, che vuole osare continuamente, proponendo situazioni e gag esilaranti capaci di evidenziare un modo di pensare non comune, tipico di chi sa di poter giocare con le stramberie. Talvolta anche sin troppo e in maniera gratuita. 
Undertale è uno di quei giochi difficili da raccontare senza entrare nel dettaglio e rovinare le sorprese agli utenti. Potremmo dirvi che è possibile organizzare un appuntamento galante con uno scheletro, per esempio, ma sarebbe ingiusto entrare nei dettagli e riportarvi le battute maliziose e il contesto in cui vengono fatte. Potremmo spiegarvi perché molti personaggi sono davvero memorabili; potremmo persino dirvi che i cani sono degli esseri maledetti, ma non perché lo sono così tanto. E potremmo anche raccontarvi quali sono i momenti in cui la cosiddetta quarta parete viene letteralmente frantumata, creando delle circostanze di gioco che forse sono inferiori solo a quella che vedeva Psycho Mantis prendersi gioco di voi. La genialità si intuisce, si respira, si addensa tutta intorno ad Undertale, elevandolo a uno dei migliori giochi di un genere che non ha saputo veramente evolversi e che forse ha già dato il meglio di sé in passato. Potremmo raccontarvi tantissimo di Undertale affinché possiate capire – prima di provarlo – quali sono i motivi per cui si merita una simile valutazione. E invece ci limiteremo a dire che è davvero necessario che lo proviate, perché vi serve per capire la differenza tra le opere figlie di un piattume desolante e i gioielli lavorati con due degli strumenti più importanti per un creativo: il talento e l’ingegno.
La storia di Undertale è di una semplicità disarmante, ma reca con sé messaggi universali evidenti e altri sottesi, tutti da scoprire e interpretare. Tanto tempo fa infuriava una battaglia tra due razze: umani e mostri. La guerra durò a lungo, fino a quando gli umani ebbero il sopravvento e confinarono i mostri sottoterra, usando contro di loro un potente incantesimo. Centinaia di anni dopo, in un non specificato periodo attorno al 2000, una ragazzina cade in un profondo baratro, entrando così in contatto con la specie intrappolata nel sottosuolo. Ci fermiamo qui, perché da questo momento in poi Undertale diventa un concentrato di situazioni inaspettate che meritano di essere vissute in prima persona. Niente di memorabile o incredibilmente toccante, sia chiaro. È l’acume con cui è stata plasmata l’opera a colpire, assieme a una colonna sonora di livello stellare e alla precisa volontà di svecchiare un genere che non vedeva una luce così intensa da sin troppo tempo. 
Undertale tuttavia non è perfetto e qualcuno potrebbe puntare il dito sulle reali possibilità di scelta del giocatore, eppure quando vi renderete conto che avrete lasciato indietro molto più di quanto pensiate, capirete quanto di buono c’è in questo sorprendente titolo. Visto l’andazzo ci saremmo aspettati qualcosa in più dai puzzle, che risultano in realtà essere un po’ troppo elementari e semplicistici, e probabilmente sarebbe stato meglio avere anche qualche opzione in più sulle alternative narrative e durante i combattimenti. Per il resto, abbiamo ben poco da contestare a Undertale: è qualcosa di realmente nuovo e originale. Chi afferma il contrario, mente apertamente sapendo di farlo.

– Nemici da affrontare in modi sempre diversi

– Potrete uccidere incondizionatamente o avere misericordia di tutti

– Sistema di combattimento ibrido e brillante, che non annoia mai

– Situazioni di gioco partorite da una mente vivace e arguta

– I puzzle potevano essere più complessi

– Alcuni picchi di difficoltà sono molto elevati

9.5

Chi non lo conosce, per soddisfare la propria sete di curiosità andrà a cercarsi qualche video e probabilmente archivierà l’intera faccenda col più superficiale dei commenti, asserendo che Undertale è in fondo solo l’ennesimo titolo in pixel art che vale meno di tutto il resto solo perché la sua estetica è considerata segretamente un deterrente. Undertale, in realtà, non è niente di tutto ciò. Non è nemmeno l’oggetto di elogio di certi hipster che premiano i messaggi pacifisti e di invito al dialogo civile sempre e comunque. Sarebbe una stupida strumentalizzazione che non rende giustizia al lavoro articolato che c’è dietro questo gioco, che ha il merito di dimostrare a un intero genere (e anche al settore) che non servono investimenti da capogiro per offrire agli utenti qualcosa di diverso dal solito. Ma forse Toby Fox, in cuor suo, sa bene che gli indie sono metaforicamente dei mostri che l’umanità ha scientemente confinato sotto terra. Esattamente come in Undertale.

Voto Recensione di Undertale - Recensione


9.5

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