Mai più senza. Troppo tempo senza Twin Peaks; troppo tempo senza questo Twin Peaks. La creature di Lynch e Frost torna a camminare sul percorso tracciato nei suoi primi otto episodi, e con questo nono capitolo propone una narrazione molto più simile alla serie originale, utile a proseguire con la storia, intrecciando e sviluppando molte vicende contemporaneamente. C’è Mr. C, c’è Dougie, c’è il Maggiore Briggs e c’è lo sceriffo Truman. Insomma, Twin Peaks.
Searching for the Zone
La puntata riparte da dove si era interrotta la linea temporale contemporanea: Mr. C è ferito ma vivo, e procede verso il suo obbiettivo. Per la strada incontrerà (finalmente) il personaggi di Tim Roth, uno sbandato che obbedisce a qualsiasi ordine del “secondo Cooper”. Ci sposteremo poi in South Dakota, ma anche a Twin Peaks: il maggiore Briggs, nonostante sia morto(?), continua a lasciare suggerimenti e indicazioni su come raggiungere quelli che, con tutta probabilità, sono degli ingressi per la Loggia. Se l’ottava puntata era arte audio-visiva allo stato puro, qui si ritorna alla “normalità”, d’altronde gli argomenti da sviscerare sono molti e c’è la necessità di continuare a sviluppare la storyline principale. Il risultato è un episodio estremamente solido e, come al solito, affascinante: per tematiche, conduzione, risvolti narrativi. Quelli che sembravano pezzi di un puzzle smarrito e confuso ora iniziano piano piano a prendere forma, complice una regia quasi impeccabile, capace -con astuzia e senza fretta- di avvicinare vari elementi narrativi fino a fonderli. Certo, gli interrogativi sono ancora moltissimi, ma possiamo già iniziare a fare qualche ipotesi più o meno concreta, oltre che ipotizzare l’ormai imminente entrata in scena di Audrey, che ci manca davvero tantissimo. Note di merito a Kyle MacLachlan, che, inutile a dirlo, è straordinario. Lui dice che Cooper è uno dei personaggi a cui e più affezionato, ma gli viene cosi naturale e spontaneo che non sembra neanche recitare. Sia nei panni del -momentaneamente- rimbambito Dougie, e ovviamente quando è Mr. C, imperturbabile, inquietante, freddo come il ghiaccio. C’è poi Matthew Lillard, capace di incuriosirci sin dalle prima puntate con il suo Bill Hasting, ma che in questo episodio raggiunge livelli attoriali davvero ottimi.
Prosegue in modo ordinato la storia
Cast in ottima forma
Regia impeccabile
Twin Peaks procede per la sua strada: siamo a metà del racconto di Lynch e Frost, che è un prodotto incredibilmente unico e, anche per questo, ottimo. Nelle prossime settimana c’è da aspettarsi un’impennata delle vicende narrative, con molti nodi che dovranno necessariamente venire al pettine, e vecchi personaggi che torneranno a deliziarci con i loro tratti distintivi. Insomma: il nono episodio di Twin Peaks è forse quello più vicino all’anima originale della serie, e rappresenta un ottimo ritorno dopo la settimana di pausa, che speriamo non si ripresenti mai più: ci sei mancato, Twin Peaks.