Recensione

Trapt

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a cura di A bbbello

Trapt, titolo prodotto e sviluppato da Tecmo, è il quarto capitolo, con una storia totalmente indipendente, della serie Kagero, che apparve con tre episodi su PlayStation. A dispetto di un concept che si può tranquillamente definire unico nel suo genere, dunque, Trapt non è il pioniere di un gameplay che, come vedremo, è decisamente innovativo.

Il demone e la principessa Il gioco ci mette nei panni della giovane principessa Allura che nel prologo viene ingiustamente incolpata dell’omicidio di suo padre, il re Olaf, dalla matrigna, la regina Catalina. Costretta a fuggire, la giovane donzella si ritrova in un vetusto maniero, proprietà della famiglia reale, dove un demone la “investe” del suo marchio e dei suoi temibili poteri. La storyline, ricca di un caleidoscopio di personaggi purtroppo poco caratterizzati, vanta parecchi colpi di scena e tradimenti degni della migliore soap opera. Oltre che per la scarsa caratterizzazione, comunque, saranno in pochi a interessarsi della trama a causa anche dell’eccessiva verbosità dei personaggi che si perdono in fiumi di dialoghi doppiati in giapponese e sottotitolati, con errori marchiani, in inglese.

Apoteosi del sadismoIl gameplay di Trapt consiste nel piazzare trappole negli scenari e farle scattare al momento giusto per colpire i nemici. Iniziato il livello, ci troveremo di fronte due avversari e, per eliminarli, dovremo ricorrere all’apposita mappa “a griglia” che ci dà un’ampia visione dello scenario e consente di sfruttare nel modo migliore il level design. Non appena avremo ucciso 7-8 nemici, la missione sarà completata. Nel gioco sono disponibili tre tipi di trappole: quelle che piovono dal soffitto, quelle che sbucano dal pavimento e quelle attivabili dai muri. Logicamente ognuna di loro ha caratteristiche differenti, come il danno o il tempo di cui necessita per “ricaricarsi”. Come dicevo poc’anzi, occorre essere solerti nello sfruttare il design dei livelli: far cadere il lampadario in testa al malcapitato di turno, attivare una fiamma non appena un nemico si trova nelle sue vicinanze e similia. La strategia la fa da padrona anche perchè non tutte le trappole sono efficaci contro ogni tipologia di avversario. In tal senso, ci viene in aiuto l’apposito menù di informazione che ci ragguaglia esaurientemente sulle caratteristiche di ogni nemico. Performando delle combo di trappole, poi, otterremo un maggior quantitativo di punti da spendere per sbloccare nuove stanze (ovviamente ricche di trappole alquanto cruente) o per creare nuove trappole. Una cosa va precisata: attenzione a non farsi colpire dalle nostre stesse armi! Per ripristinare l’energia di Allura, infine, non sono previsti medikit o altri items visti e rivisti nel panorama videoludico; negli scenari, infatti, sono collocate delle postazione fisse, utilizzabili non all’infinito, che ripristinano tutta la salute della nostra eroina.Un plauso va ai programmatori di Tecmo per l’alto numero di trappole implementate nel gioco. Lampadari, spuntoni, massi, scariche elettriche e quant’altro faranno la felicità dei gamers aguzzini. Il level design, molto curato e funzionale al gameplay, aggiunge quel pizzico di diversità agli scontri utile a non far perdere il mordente dopo poche battute, considerati anche i difetti che inficiano la valutazione finale del prodotto.L’Intelligenza Artificiale non è proprio eccelsa. I nemici cercano sì di evitare le trappole scansandosi dalla loro traiettoria, ma una volta scelta la tattica giusta non bisogna far altro che ripeterla più volte per avere la meglio. Il tallone d’Achille del titolo è comunque il frame rate inspiegabilmente troppo basso: sebbene il motore non debba muovere modelli poligonali ultradettagliati o sopportare effetti grafici particolari, il gioco è così poco fluido da non permettere di godere appieno del sadismo offerto dalla natura intrinseca del titolo. Per quanto concerne la telecamera, questa non sempre fa il suo dovere non consentendoci sempre la visione dei nemici, ma va detto che se non fosse stato così il gioco sarebbe stato eccessivamente facile. Infatti per completare la modalità storia non servono più di 6 o 7 ore e solo le ultime due missioni offrono un livello di sfida accettabile. Nell’avventura vi sono anche due scelte da compiere, ma queste non comportano un’evolversi differente della trama ma soltanto diversi nemici da affrontare. I ragazzi di Tecmo, fortunatamente, hanno pensato bene di implementare, tra una missione e l’altra, la side story che può anche raddoppiare la longevità. L’altra modalità presente in Trapt è il survival mode, nel quale bisogna uccidere un determinato numero di nemici in un tempo prestabilito, passando così al livello successivo che presenta, ovviamente, una difficoltà superiore.

Tecmo in trappolaLa grafica di Trapt non è di certo all’altezza delle migliori produzioni PS2. Il character design non impressiona favorevolmente anche se i volti sono sufficientemente espressivi. Le ambientazioni, molto simili tra di loro, non spiccano per dettaglio anche se il design, forte di architetture gotiche, è molto funzionale al gameplay. Il comparto audio ristabilisce le sorti del gioco: le musiche sono piacevoli e rendono bene l’atmosfera tetra che pregna l’avventura. Peccato per una mancata localizzazione almeno in inglese, anche se il doppiaggio originale giapponese farà felici i puristi. Gli effetti sonori, infine, sono apprezzabili ma non fanno gridare al miracolo.

– Innovativo

– Scenari ricchi di trappole con cui interagire

– Frame rate inspiegabilmente basso

– I.A. scarsa

– Modalità principale troppo corta

7.0

Il concept di Trapt, davvero innovativo, non è stato suffragato da una realizzazione tecnica all’altezza. Tante magagne, una su tutte il frame rate troppo basso, rischiano di compromettere un’esperienza che potrebbe risultare appagante se passerete sopra a questi difetti. Dedicato ai giocatori “sadici”.

Voto Recensione di Trapt - Recensione


7

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