Recensione

Tour de France 2016

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a cura di ViKtor

Chi vi scrive, fin da piccolo, capiva che stava arrivando l’estate quando alcuni appuntamenti fissi tornavano puntuali. Tra questi c’era indubbiamente il Giro d’Italia, che avrebbe allietato i pomeriggi di giugno di tanti appassionati di ciclismo con le sue romantiche immagini di paesaggi e fatica; gli stessi appassionati che, ad agosto, avrebbero goduto dello spettacolo del Tour de France, magari esaltandosi di fronte alle imprese del mai troppo rimpianto Marco Pantani.
Rappresentare sotto forma di videogioco tutta questa sostanza non è mai stato un compito semplice, né molto gradito. Vuoi per l’oggettiva difficoltà del simulare una tappa, vuoi per la natura ancora di “nicchia” di uno sport come il ciclismo (che piace a tutti ma di cui pochi hanno competenze reali), l’interesse verso titoli riguardanti le due ruote è sempre stato debole. Da qualche anno a questa parte ci sta provando Cyanide e, forte del monopolio nel settore, anche nel 2016 si presenta alla linea di partenza con gli aggiornamenti dei sue due prodotti per PC e Console. Dopo la recensione del mediocre Pro Cycling Manager 2016, oggi vi spieghiamo il perché anche su Tour de France 2016 le cose non vanno così bene.
Zitto e pedala, pedala e zitto
Come avrete capito dal nome, ci troviamo di fronte al gioco ufficiale della Grande Boucle. Ciò significa che quelli “che ne sanno” si aspettano di ritrovare le licenze di squadre, corridori e la trasposizione fedele di ciascuna delle 21 tappe che porteranno la maglia gialla sugli Champs-Élysées. Così è, in effetti, anche se non del tutto. Nibali e Aru hanno il loro bel faccione all’interno della scheda dell’Astana mentre alla Sky, mancando completamente i diritti, Froome è diventato Froox. Nulla che non si possa risolvere con un giro nell’editor, ma queste storpiature di pessiana memoria ci hanno strappato più di un sorriso.
Passando in strada, che poi è ciò che ad un cicloamatore interessa di più, Cyanide ha puntato forte quest’anno sulla modalità Pro Team, rinnovandola e donandole finalmente un pizzico di sapore manageriale. Si parte dando un nome alla propria squadra e scegliendo uno sponsor che garantirà il budget sufficiente a partecipare ai primi eventi minori, per poi comporre il roster pescando da una selezione di atleti fittizi divisi tra giovani promesse e veterani. Ognuno di essi ha la propria specializzazione e le proprie qualità, quindi starà a noi creare il giusto mix tra scalatori, passisti e gregari per presentare una team competitivo fin dai primi appuntamenti. Critérium International e Delfinato rappresenteranno gli scogli maggiori da superare per arrivare a guadagnarsi la partecipazione al Tour, e non sarà facile: in ogni corsa a tappe dovremo raggiungere gli obiettivi imposti dagli sponsor, pena tagli netti al budget e conseguente caduta nell’oblio.
Il tutto, va detto, funziona piuttosto bene. Durante una tappa ci ritroviamo a rivestire diversi ruoli, dal direttore sportivo che comunica attraverso la radiolina a quello del corridore, switchando tra compagni di squadra in qualunque istante per controllarne lo sforzo, portarli in testa al gruppo, prendere la scia in una fuga e, se serve, rifocillarli con le barrette energetiche. Da segnalare, in tal senso, l’introduzione del “colpo di reni”, utilissimo nelle volate per far guadagnare punti ai nostri velocisti.
A livello strategico l’amante delle due ruote, dotato di una buona dose di pazienza e di tempo da spendere, avrà pane per i suoi denti, perché le possibilità sono veramente elevate. Chi non apprezza il lato tattico di una grande corsa a tappe, però, rischia di rimanere spiazzato: il gameplay non aiuta minimamente chi si avvicina alla serie per la prima volta, se non con uno scarno tutorial dedicato esclusivamente al controllo della bicicletta, né riesce a coinvolgerlo con eventi improvvisi o colpi di scena.
Tutto liscio come l’olio
Un grave mancanza di Tour de France 2016 è proprio l’imprevedibilità, l’episodio. Nel ciclismo moderno una caduta, una semplice rottura meccanica al momento sbagliato o una crisi fisica dovuta a fame o freddo possono fare la differenza nell’economia di un’intera corsa a tappe e tagliare fuori un big dalla classifica generale. Nel gioco di Cyanide, invece, tutto fila via liscio come l’olio: Contador e colleghi sono maghi dell’equilibrio (a meno di “forzare” un capitombolo di un nostro atleta, e non è così semplice), hanno bici indistruttibili e non vengono mai colti di sorpresa da acquazzoni o imprevisti di qualunque genere.
Un difetto, quello appena descritto, da cui la serie sembra veramente non volersi separare e che incide tantissimo sul fattore divertimento. Senza sorprese o imprevisti da gestire, ogni tappa si trasforma in una serie di ordini e brevi microgestioni dei corridori, che affronterete sfruttando il più possibile l’opzione (manna dal cielo) di avanzamento veloce del tempo. Al vero appassionato questo potrà bastare, soprattutto se utilizzerà fino in fondo le possibilità offerte dalla radiolina e ne saprà sviscerare le grandi potenzialità strategiche, ma per il neofita il gameplay rischia di trasformarsi in mero esercizio di trascinamento della squadra verso il traguardo.
Tour de France 2016, insomma, si rivela ancora una volta un titolo indirizzato ad un target ben preciso, lasciando poco margine a chi non apprezza ogni sfaccettatura tattica di una corsa ciclistica. Le sfide, nuova modalità affrontabile anche in split screen locale, non bastano di certo ad invertire questo trend, così come non aiuta un comparto tecnico ancora piuttosto grezzo.
Panoramiche sfocate
Con il gruppo in sella l’impatto visivo è tutto sommato piacevole, ma viene subito stroncato da animazioni banali e texture spesso grossolane. Il pubblico è nuovamente rappresentato da una massa di energumeni isterici che agitano meccanicamente le braccia a bordo strada e, salvo una manciata di spot chiave (come l’Arco di Trionfo o il Mont Ventoux), le ambientazioni soffrono di ripetitività e di una certa sensazione di vuoto.
Le cose non vanno meglio analizzando l’interfaccia: i molti dati da visualizzare rischiano a volte di coprire l’azione di gioco e rimane comunque difficile destreggiarsi tra radiolina, Direttore Sportivo, classifiche e la scarnissima telecronaca in inglese che confonde solo le idee.
Tecnicamente, in conclusione, Tour de France 2016 non raggiunge la sufficienza, altro problema che allontanerà una grossa fetta di giocatori occasionali dalle strade di Cyanide.

– Modalità Pro Team profonda e longeva

– Presenti diverse corse a tappe con licenza

– Comparto tecnico insufficiente

– Rimane apprezzabile solo dai veri appassionati

– Multiplayer online non pervenuto

6.5

Tour de France 2016 compie quel minimo sforzo a livello di modalità di gioco che gli permette di migliorare leggermente l’edizione dello scorso anno e rimanere un acquisto tutto sommato consigliato per chi mastica pane e ciclismo. Urge, però, una ristrutturazione profonda al gameplay e (soprattutto) al comparto tecnico: questa è per Cyanide l’unica strada da percorrere per attirare i neofiti ed offrire un’esperienza godibile davvero da tutti gli appassionati di titoli sportivi, abbandonando finalmente i difetti e i problemi che la serie si trascina ormai da tempo.

Voto Recensione di Tour de France 2016 - Recensione


6.5

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