Recensione

Toukiden: The Age of Demons

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Dopo avervi descritto le prime ore in compagnia di Toukiden: The Age of Demons e aver sentito Ogasawara-san riguardo allo sviluppo e ai risultati che il team di sviluppo si è prefisso durante la lavorazione, è finalmente arrivato il momento di far calare l’inesorabile giudizio di Spaziogames.it sull’ultimo prodotto Tecmo Koei, all’atteso esordio occidentale dopo gli ottimi risultati di vendita fatti registrare nel paese natio.Seguiteci in questo viaggio tra demoni e spiriti guerrieri.

Con i demoni non si scherzaL’incipit narrativo vede il nostro alter ego, creato tramite l’apposito editor o importato dal file di salvataggio per quanti abbiano trascorso qualche ora in compagnia della demo rilasciata su PSN, giungere nel villaggio di Nakatsu Kuni, ultima roccaforte degli umani in un Giappone feudale alternativo in cui i demoni (Oni) hanno preso il sopravvento, distruggendo insediamenti e divorando le anime di migliaia di persone.La situazione è delle più nere, ma un’ultima speranza per il genere umano sembra venire dagli Slayers, una millenaria setta di cacciatori di demoni, di cui il nostro protagonista è appena entrato a far parte.Più che il plot generale, già visto decine di volte soprattutto durante l’ultima generazione di console, sono i rapporti interpersonali e le singole vicende dei nostri compagni di squadra a dare pepe alla narrativa, che disegna personalità interessanti, i cui conflitti interiori inizieranno a starci a cuore dopo poche ore di gioco.Il burbero Fugaku, l’innocente Hatsuho, l’imperturbabile Oka e il cascamorto Ibuki, solo per nominare alcuni dei nostri compagni di viaggio, si dimostreranno personaggi tutt’altro che bidimensionali, grazie anche ad un efficace doppiaggio in lingua originale (sottotitolato in inglese), e l’intreccio narrativo, pur nella sua semplicità di fondo, contribuirà ad aggiungere spessore all’esperienza single player, che normalmente è il punto debole dei giochi appartenenti a questo sottogenere.Se quindi Toukiden si pone un gradino sotto l’ottimo lavoro fatto in tal senso dal recente Soul Sacrifice, di certo migliora l’inesistente background narrativo del titolo a cui, più di tutti, Omega Force si è ispirata, ovvero Monster Hunter: non lo comprerete certo per la profondità della trama, ma il lavoro di caratterizzazione dell’universo di gioco e dei comprimari è sicuramente apprezzabile.

Cloni diversiIl paragone con la multimilionaria saga Capcom è inevitabile, e, in un certo senso, utile, per far capire ai lettori che non abbiano ancora provato il gioco cosa aspettarsi: Toukiden è un clone a tratti spudorato di Monster Hunter, e non fa nemmeno nulla per nasconderlo, visto che l’accordo di esclusiva di Capcom con Nintendo ha finora impedito a PSVita di annoverare questo titolo nel suo catalogo.Come in Monster Hunter il gioco è strutturato a missioni da svolgere in un numero finito di ambientazioni diverse, suddivise in zone numerate nelle quali i nemici minori respawneranno varie volte durante il nostro viavai: non mancano un set di armi diverse, ognuna con punti di forza e debolezze (la nostra preferita durante le ore di test è stata di gran lunga la falce con la catena), un bestiario ben differenziato e la possibilità di forgiare armi e armature con i materiali reperiti sul campo di battaglia.

Questa descrizione, che pure è veritiera in ogni sua parte, non renderebbe però giustizia alle peculiarità del titolo Tecmo Koei, che, pur non apportando drammatici sconvolgimenti al genere, riesce a dare il suo apporto, tramite una serie di elementi e meccaniche apprezzabili, che non ci dispiacerebbe rivedere in futuro.Una su tutte, il sistema dei Mitama: anime di valorosi guerrieri sconfitti in battaglia dagli Oni, non sono altro che delle “persona” equipaggiabili, ognuna con la sua categoria di riferimento (attacco, velocità, difesa, tecniche speciali), che donano al giocatore poteri e bonus assai diversi tra loro, come la possibilità di curarsi, di disporre di uno scudo protettivo, o semplicemente aumentando notevolmente la potenza degli attacchi base.Le nostre prove con ognuna delle categorie hanno confermato come l’equipaggiare l’una piuttosto che l’altra generi effetti precisi sui combattimenti, fino a far prendere loro una piega completamente diversa: ci è capitato di capovolgere le sorti di una battaglia contro un nemico dotato di una difesa particolarmente robusta grazie ad un Mitama spiccatamente offensivo, laddove i precedenti tentativi, equipaggiandone uno incentrato sulla velocità, erano tutti falliti per colpa del limite di 60 minuti imposto dalla missione.Diversi boss richiederanno diversi approcci, sia in materia di armi sia in materia di Mitama, per non parlare della scelta del party: se alcune missioni hanno un party bloccato, per altre sarà data al giocatore la possibilità di scegliere quali compagni portare, e va da sé che ognuno di questi dispone di uno stile di combattimento personale assai differenziato da quello degli altri compagni di squadra.Altrove, Toukiden strizza l’occhio al già citato Soul Sacrifice (non a caso Sony of Japan è in entrambi i casi co-sviluppatrice): la possibilità di visualizzare, alla pressione del tasto Select, la modalità “occhio della mente”, nonché il numero limitato di cariche disponibili per ognuno dei poteri dei Mitama, sono prese di peso dal titolo Marvelous, e sebbene questo denoti una certa, generale, mancanza di originalità, bisogna ammettere che, una volta sul campo di battaglia, Toukiden funziona maledettamente bene, rivelandosi un titolo divertente e molto meno stringente di Monster Hunter.Il limite temporale per le missioni è generalmente più che sufficiente, e i singoli attacchi non consumeranno la barra della stamina, consentendo al giocatore di attaccare ferocemente senza preoccuparsi troppo delle conseguenze; il comodo lock-on del bersaglio (ottenibile e rimovibile in ogni istante alla pressione del dorsale sinistro di PSVita) e la bontà dell’intelligenza artificiale che muove i nostri compagni di squadra vanno a comporre un quadro decisamente più accondiscendente verso il neofita, rispetto alla riconosciuta rigidità del brand Capcom.Cionondimeno, alcune delle missioni avanzate di Toukiden ci hanno tenuti svegli fino a tarda ora, sintomo di una curva della difficoltà che parte bassa per poi innalzarsi gradualmente lungo i capitoli che compongono la campagna principale.

Chi fa da sé, fa per treSiamo rimasti piacevolmente colpiti dalla cura riposta nella campagna in singolo giocatore, che abbiamo trovato nel complesso più godibile di quella del più famoso concorrente, ma questo non vuol dire che ci abbia deluso la modalità multigiocatore.Sebbene le lobby di gioco fossero in gran parte vuote al momento dei nostri test, effettuati a circa tre settimane dal lancio del gioco nei negozi, i tempi di attesa erano mediamente brevi e non ci è mai capitato di disconnetterci durante sessioni di gioco:inutile dire che, come sempre per questo tipo di produzioni, abbiamo trovato ancora più divertente poter cacciare demoni in compagnia di altri giocatori.Seppure inferiore a quello sfoggiato da Soul Sacrifice, il bestiario di gioco soddisfa, pescando a piene mani dalla mitologia nipponica e mettendo di fronte al giocatore aberrazioni delle più diverse, tra le quali una menzione d’onore va al colosso la cui panza si procura da sola il sostentamento.Il comparto tecnico, che pure sfrutta alcuni degli asset della serie Dynasty Warriors, è apprezzabile, con una discreta mole poligonale che però non va a impattare sul framerate, sempre disinvolto anche con diversi nemici su schermo: il design generale, di stampo fortemente giapponese, conserva un tono più cupo rispetto ad altri titoli simili, scavandosi quindi una sua nicchia che può piacere come no. A noi non è dispiaciuto.Un plauso va invece alle musiche, che non solo aiutano l’utente ad immergersi nel mondo di gioco, ma ne accompagnano efficacemente le peripezie facendo uso tanto di strumenti classici giapponesi quanto di chitarre elettriche decisamente meno grezze di quelle di Dynasty Warriors.Pur essendo entrati nella trentasettesima ora di gioco al momento di stendere questa recensione, abbiamo l’impressione che la buona longevità generale risulti comunque inferiore a quella di titoli simili, soprattutto a causa di una minore quantità e una diversa strutturazione degli incarichi secondari: la carne al fuoco, comunque, non manca, e sicuramente la ripetitività di fondo, tallone d’Achille di questi titoli, beneficia del fatto di non essere costretti ad affrontare gli stessi mostri troppe volte.

– Meno intransigente di Monster Hunter

– I Mitama donano varietà e profondità

– Dinamiche di gioco versatili ma sempre divertenti

– Attenzione alla narrativa e alla modalità singolo giocatore

– L’originalità non è di casa

– Qualche missione secondaria in più non avrebbe guastato

8.0

Tanto eravamo rimasti delusi dalla versione PSVita di Dynasty Warriors, circa due anni or sono, quanto siamo rimasti piacevolmente sorpresi di questo Toukiden: The Age of Demons : pur mancando quasi totalmente di originalità, l’ultimo lavoro di Omega Force riesce a proporre un sistema di combattimento frenetico e decisamente improntato all’azione, unendolo a interessanti meccaniche di gestione del personaggio e dell’equipaggiamento tra uno scontro e l’altro, su tutte quella relativa ai Mitama.

Se al computo si aggiungono una buona caratterizzazione dei personaggi secondari e del mondo di gioco, una certa attenzione anche alla modalità single player e un comparto sonoro privo di pecche sia a livello di doppiaggio sia di musiche, si ottiene un prodotto che sacrifica spunti innovativi offrendo però in cambio la familiarità e la sicurezza di un impianto di gioco solido e perfetto per una fruizione episodica.

Voto Recensione di Toukiden: The Age of Demons - Recensione


8

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