Recensione

Toukiden Kiwami

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Com’è ormai di moda nell’ambito di molti giochi d’azione, particolarmente se appartenenti al sottogenere degli hunting game, anche Toukiden, dopo il convincente esordio dello scorso anno su PSVita, torna in una versione potenziata ed ampliata, ribattezzata Kiwami, entrando però anche in tutti i salotti dei possessori di Playstation4 con un’inedita versione home ad accompagnare le due portatili (PSP inclusa).Varrà la pena di rimettere mano al portafogli per l’ultimo lavoro dei ragazzi di Omega Force?

I demoni son tornatiVisto il prorompente successo di Playstation 4 in occidente, che finora non si è ripetuto entro i confini nipponici, Koei Tecmo ha pensato bene di portare anche sul grande schermo della nuova ammiraglia Sony questa versione riveduta e corretta del suo hunting game che io stesso ebbi occasione di recensire l’anno scorso su PSVita, rimanendone piacevolmente sorpreso.Mentre in patria è probabile che la versione PSP sia quella che alla fine venderà di più, ognuno dei milioni di possessori europei della console da salotto di Sony dovrebbe chiedersi quanto si senta pronto, dopo il recente Final Fantasy Type 0 HD, a scendere a compromessi con un titolo evidentemente pensato per i ritmi e le modalità di fruizione portatili, stiracchiato e pompato (in quanto a contenuti ed aspetto grafico) per adattarsi al meglio ad uno schermo dalla diagonale generosa.Oltre a consigliarvi di rileggere la recensione dell’anno scorso, ancora attualissima nel fotografare trama, gameplay e opzioni di gioco del prodotto, accennerò al fatto che, portato a termine il settimo capitolo della storyline principale, identica al passato, ve ne sarà un ottavo (e non solo), che prende inizio circa tre mesi dopo gli eventi narrati nel titolo originale, proponendo situazioni e un paio di facce nuove: l’attenzione alla narrativa, che pure non è da Oscar, intendiamoci, rimane discreta, e differenzia Toukiden Kiwami dalla concorrenza almeno nell’apprezzabile tentativo di fornire un contesto e delle motivazioni per il party di eroi che il giocatore si troverà a controllare.L’ambientazione (un affascinante Giappone feudale invaso dai demoni), il character design e la struttura a missioni sono rimaste identiche, con tutti i pregi e i difetti che ne conseguono.

Stesso muro, vernice diversaNonostante leggere modifiche all’intelligenza artificiale degli Oni che andremo ad affrontare durante le innumerevoli missioni, le meccaniche di gioco, dopo soli dodici mesi, non potevano essere cambiate dal giorno alla notte, e infatti Kiwami si gioca esattamente come The Age of Demons prima di lui, con una fase di pianificazione tra le missioni, durante la quale scegliere e potenziare l’equipaggiamento, organizzare i Mitama (spiriti guerrieri indossabili che donano bonus di vario genere al nostro personaggio) e dedicarsi a dialoghi non necessari con i vari NPC che popoleranno il villaggio, e le battaglie vere e proprie.Queste ultime si caratterizzano per la presenza di un limite di tempo, perlopiù generoso, di un party composto da una selezione dei nostri compagni di viaggio, ognuno con le sue armi e caratteristiche peculiari, e, soprattutto, di mostri gargantueschi da abbattere.Se vi sembra che questa formula ricalchi fin troppo fedelmente quella di un altro gioco made in Capcom, di cui meno di due mesi fa è stato pubblicato qui da noi il quarto capitolo in versione “Ultimate”, non siete affatto lontani dalla realtà: come evidenziato già in sede di recensione l’anno scorso, l’originalità non è una prerogativa di Toukiden, e Kiwami non costituisce affatto eccezione.I punti di forza erano (e sono) piuttosto da ricercare nella grande quantità di Mitama selezionabili, il cui apporto in battaglia determina strategie diverse ed appaganti, nelle classi di armi sufficientemente differenziate, nello sconfinato bestiario nemico, e, sotto questi punti di vista, questa riedizione non delude, proponendo una grande quantità di nuovi spiriti guerrieri da scovare ed equipaggiare, tre ulteriori classi di armi (naginata, fucile e mazza ferrata) e una buona ventina di mostri inediti, che innalzano il già considerevole totale.Insomma, il festival del more of the same, per la gioia di quanti hanno amato il titolo originale, introdotti al genere da una curva di difficoltà decisamente meno ripida rispetto al già citato titolo Capcom e da una maggiore attenzione alla modalità per singolo giocatore.Il punto è che, pur avendo amato Toukiden, e nonostante le numerose aggiunte contenutistiche di questa versione, la sensazione di già visto ha spesso preso il sopravvento, forse perché il prodotto Omega Force non brillava per freschezza già tredici mesi or sono.La rigida struttura a missioni, con stage spezzettati ed inframezzati da brevi caricamenti, perfetta per la fruizione portatile, si rivela meno adatta a sessioni di gioco prolungate, in cui si avverte maggiormente la ripetitività di fondo e una certa genericità di alcune scelte di game design.Certo, chi adora il genere ed è orfano di un buon hunting game dai tempi di Monster Hunter 3 Ultimate per Wii U, troverà pane per i suoi denti, a patto di non aspettarsi gli stessi picchi di eccellenza nelle routine di intelligenza artificiale dei mostri e lo stesso livello di sfida.

Make up veloceCome per il gameplay, il lavoro svolto sul versante tecnico è generalmente buono, ma rafforza l’impressione generale che si sia lavorato più sulla quantità che sulla qualità: il filtro antialiasing applicato svolge degnamente il suo dovere, tanto quanto l’innalzamento del livello di dettaglio di molte delle texture che compongono i personaggi principali e gli Oni di maggiori dimensioni, laddove, invece, molti dei nemici comuni tradiscono le umili origini della serie.Discreto anche il lavoro sulle fonti di illuminazione, che, pur lontane da quelle di titoli espressamente concepiti per le console di attuale generazione (InFamous anyone?), riescono ad elevare, anche solo di un gradino, quanto visto su PlaystationVita un anno fa.La conta poligonale e il comparto animazioni non hanno goduto dello stesso trattamento, e, nonostante un framerate generalmente stabile, si pongono come anelli deboli della catena nel quadro grafico del prodotto.La coop online fino a quattro giocatori rappresenta un ulteriore valore aggiunto, non perché fosse precedentemente assente ma piuttosto perché sembra essersi giovata dell’infrastruttura di rete dell’ammiraglia Sony, con lag praticamente inesistente e una certa facilità nel trovare compagni d’avventura, nonostante i test siano avvenuti con il gioco non ancora formalmente sul mercato.Benissimo la longevità, ulteriormente ispessita dalle nuove aggiunte, e la presenza delle opzioni cross-save e cross-play, con tanto di possibilità di importare i propri salvataggi di The Age of Demons.Molto meno bene, invece, l’assenza del cross-buy, una primizia cui ci stiamo abituando, e il prezzo di lancio, di poco inferiore a quello che le produzioni tripla A di questa generazione stanno cercando di far passare per standard.

– Tanta nuova carne al fuoco

– Cross-play e cross-save con Vita…

– Accessibile ma non troppo facile

– Discreto lifting grafico

– Uguale a tanti altri

– …ma niente cross-buy

– Prezzo (quasi) pieno

7.5

Toukiden Kiwami centra sostanzialmente tutti gli obiettivi che si era prefissato, dalla maggiore quantità di contenuti ad un leggero make up grafico che non lo facesse sfigurare troppo su una TV, ma, ancora più che un anno fa (per ovvi motivi), propone soluzioni a tratti stantie, senza un guizzo di originalità che lo possa distinguere dalla massa.

Cionondimeno, rappresenta non solo un buon hunting game, ma anche l’unica soluzione al momento percorribile per i possessori di Playstation 4, a patto di non lasciarsi spaventare dal prezzo o dall’assenza dell’opzione cross-buy con PsVita.

Voto Recensione di Toukiden Kiwami - Recensione


7.5

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