Tomb Raider è stato un reboot eccezionale. Il franchise legato a Lara Croft in passato era stato bistrattato, spremuto come un pompelmo, snaturato e reso l’ombra di se stesso. Parliamoci chiaro: i primi Tomb Raider erano dei giochi eccezionali, capaci ancora oggi di evocare splendidi ricordi. Ognuno ha il suo personalissimo momento magico legato a Tomb Raider, e molti si ricorderanno certamente lo spavento preso quella volta che, esplorando un livello in Tomb Raider 2, ci ritrovammo inseguiti da un T-Rex. Poi, come spesso è accaduto per molti franchise, ci fu la svolta action, i puzzle poco ispirati e la sostanziale perdita della magia iniziale. Lara Croft non era più l’icona di un tempo, e ogni nuovo Tomb Raider non riusciva ad attirare neanche un briciolo dell’attenzione ottenuta in passato.
Poi arrivarono i Crystal Dynamics, che fecero un sacco di promesse. E, per nostra fortuna, le mantennero quasi tutte creando un prodotto moderno, ma al contempo fedele alla linea. Il Tomb Raider dello scorso anno è anche il gioco che più ha indagato la personalità di Lara Croft, trasformandosi in una sorta di prequel delle epiche avventure della nostra archeologa preferita e, al contempo, mostrando un livello di credibilità mai visto nel mondo dei videogiochi. Ci furono polemiche legate alla crudezza delle immagini, a un presunto (ma neanche tanto presunto) tentativo di violenza sessuale, persino al ruolo della caccia nel gioco. Giudizi bacchettoni a parte, Tomb Raider è un’opera che – pur non essendo innovativa sul piano del gameplay – presenta un’interessante riflessione sulla caducità del confine tra l’uomo e l’animale, sull’amoralità che si genera quando si viene posti in una situazione di profondo stress. E sulle conseguenze che tutto questo può avere nella forgiatura del carattere di un’individuo.
È passato meno di un anno dall’uscita del gioco, e Square Enix ha pensato di riproporcelo sulle console di nuova generazione. Tomb Raider Definitive Edition, questo il titolo di questa nuova versione, non è altro che il primo esempio di porting next-gen di un gioco uscito sulle console di vecchia generazione.
Un’operazione discutibile
Lo scrivemmo in fase di anteprima, e non lo nascondiamo nemmeno qui: questa operazione non ci piace. Riteniamo che offrire ai giocatori un titolo dell’anno scorso con alcune migliorie non faccia del bene alle console di nuova generazione, che avrebbero bisogno di prodotti fortemente innovativi per dimostrare al mondo le loro reali capacità. Questo genere di “restauri” può avere senso per giochi molto vecchi, magari passati inosservati o che meriterebbero una seconda chance. In questo caso, invece, parliamo del porting di un titolo che ha meno di dieci mesi di vita e che è ancora disponibile nei negozi per le console di vecchia generazione, il cui ciclo vitale è lungi dall’essersi concluso. Parliamo di un gioco “vivo”, che non ha bisogno di riscoperte o di ulteriori atti incensatorii. Ad aggravare il tutto, bisogna considerare che Tomb Raider Definitive Edition è un titolo venduto a prezzo quasi-pieno, quando il gioco per PS3 e Xbox 360 si trova facilmente a prezzi pari alla metà. O a un terzo, nel caso della versione PC.
Un prezzo di sessanta euro si potrebbe giustificare se i cambiamenti apportati a questa versione fossero tali da consigliarne l’acquisto a tutti, soprattutto a chi già possiede la versione old-gen. Non è così, ma ci sono comunque alcuni aspetti davvero interessanti, che meritano di essere approfonditi.
Più sangue, più fango, più pathos
Le migliorie presenti in Tomb Raider Definitive Edition riguardano esclusivamente il comparto audiovisivo del gioco. Non troverete contenuti inediti o aspetti che influenzano in maniera significativa il gameplay: per la Definitive Edition gli sviluppatori hanno preso quel diamante del titolo originale e gli hanno dato una bella lucidata, rendendolo più splendente che mai.
Il cambiamento più evidente riguarda Lara Croft, il cui modello è stato modificato a tal punto da sembrare quasi un’altra persona rispetto al gioco dello scorso anno. Questo aspetto è positivo: non che la Lara del 2013 non ci piacesse, ma questa nuova eroina è ancora più espressiva e sofferente. Va riconosciuto lo straordinario lavoro di animazione e di gestione della fisica dei capelli della protagonista, che si muovono in maniera incredibilmente realistica reagendo ad ogni nostro movimento.
Un altro grande lavoro è stato svolto sulle texture dell’incarnato di Lara Croft, che si sporca nelle sequenze in cui si trova a contatto con il fango o con il sangue. Non è una cosa di poco conto: confessiamo di essere rimasti profondamente colpiti da alcuni primi piani di Lara, completamente inzuppata di sangue, contorta in una smorfia digrignata mentre cerca di sopravvivere all’assalto di un nemico. Forse è questo l’aspetto più interessante della Definitive Edition: rispetto all’edizione per Xbox 360, PS3 e PC, questa nuova versione ha la capacità di creare un legame tra il giocatore e la protagonista ancora più forte. I brividi di Lara sotto la pioggia battente ci entrano direttamente nelle ossa, la sporcizia e il fango di Yamatai sembrano attaccarsi anche alla nostra pelle: il pathos di Tomb Raider raggiunge delle nuove vette.
Anche l’illuminazione è stata modificata, con effetti di luce e nebbia che si notano in maniera alquanto vistosa nelle sequenze più buie, illuminate da una fonte artificiale, grazie a dei giochi di ombre capaci di tenerci sulle spine quando ci si trova in prossimità di un nemico. Siamo rimasti un po’ delusi dall’animazione del fuoco, con fiamme un po’ troppo posticce, e nel complesso riteniamo che la next gen possa offrire ben altro in termini di effetti di luce. Ma, anche in questo caso, c’è stato un significativo passo in avanti rispetto alla versione dello scorso anno.
Per quanto riguarda il motore fisico, invece, non siamo per nulla soddisfatti. Gli sviluppatori avevano annunciato delle notevoli migliorie anche in questo campo, ma per la verità abbiamo riconosciuto gli stessi problemi del gioco originale. L’ambiente è indubbiamente più distruttibile, le fronde degli alberi si muovono se esposte al vento, ma al contempo è sufficiente urtare una pesante botte in legno per scaraventarla a qualche metro di distanza, come se fosse fatta di gommapiuma.
Ottimo, infine, l’ambiente sonoro che sull’hardware di PS4 è risultato ancora più avvolgente. Se avete a disposizione un impianto home theatre di buona qualità, apprezzerete il suono della pioggia battente attorno a voi e le vibrazioni trasmesse dai rumori sordi delle armi da fuoco. Anche nella versione italiana è stato compiuto un eccellente lavoro di mixage, che permette di non perdersi una singola battuta dei personaggi, il tutto senza sacrificare la splendida colonna sonora.
– Vistosi miglioramenti grafici
– Ambiente sonoro più avvolgente
– Mantiene la grande qualità dell’originale
– Più pathos in alcune sequenze
– Nessuna vera novità
– Prezzo pieno (le versioni old gen costano la metà)
– Qualche promessa non mantenuta
Tomb Raider ci piacque moltissimo. Non aveva nulla di realmente innovativo, ma era un gioco straordinariamente ben scritto e in grado di tenere il giocatore incollato allo schermo fino alla fine dell’avventura. Tutte le buone parole spese per il gioco dello scorso anno valgono anche per Tomb Raider Defintive Edition, che mantiene inalterate le grandi qualità del gioco originale. Anzi, per quanto riguarda l’aspetto emotivo ci sono dei miglioramenti dettati da alcuni aspetti grafici e sonori che hanno amplificato l’energia trasmessa da quest’opera dei Crystal Dynamics.
Il punto è che tutto questo, ancora una volta, non ha nulla a che vedere con la next gen. Tomb Raider Definitive Edition non è che una versione rifinita di un gioco molto bello, ma vecchio di un anno e venduto a prezzo pieno. Di conseguenza, non consigliamo l’acquisto a chi possiede già una copia del vecchio gioco: queste migliorie non valgono sessanta euro. Se, invece, vi siete persi il gioco dello scorso anno – vista anche la pochezza dei cataloghi delle console next gen – Tomb Raider Definitive Edition è un gioco meritevole, che vi appassionerà a fondo e vi farà provare delle fortissime emozioni. Tutto sommato ti è andata bene, Square Enix. Perché anche se questa operazione non ci piace affatto, il tuo gioco è semplicemente troppo bello per poter essere attaccato. Ma, al contempo, ci sentiamo di lanciare un monito a tutti gli altri produttori: prima di tentare qualcosa di simile, assicuratevi che il materiale di partenza sia qualcosa di eccellente. Altrimenti rischierete di sfracellarvi contro uno spesso muro di critiche.