Thumper è un treno lanciato a folle velocità senza freni. Thumper è la materializzazione dei peggiori incubi del subconscio. Thumper è una martellante percussione elettronica. Thumper è il perfetto manifesto futurista dell’industria videoludica. Thumper, non si sa bene cosa sia, ma quel che è certo è che l’opera di Drool – team formato da ex membri di Harmonix Music Systems e dunque con alle spalle l’esperienza maturata con Rock Band – riesce a proporsi come nuovo paradigma dei rhythm game, andando ad esplorare territori fino ad ora incontaminati, fatti di una fisicità e di una violenza dirompente.
Suoni viscerali
Il primo approccio con Thumper è diretto e brutale: non esiste pressoché alcuna opzione grafica o audio, non c’è un comparto multiplayer, non è presente un tutorial degno di questo nome, ma l’unica cosa che si può fare è selezionare la voce “Gioca” e intraprendere il metallico viaggio distopico di un insetto spaziale che, protagonista della corsa allucinata, affronta il vuoto infernale e sfida una testa gigantesca e delirante che viene dal futuro. Questa descrizione non è frutto di qualche acido che abbiamo assunto prima di battere sulla tastiera, ma è il modo con cui Drool stessa propone il suo gioco e, nonostante l’accostamento possa sembrare composto da nomi, oggetti ed aggettivi alla rinfusa, questo è proprio ciò che è Thumper. A noi dunque l’arduo compito di fare chiarezza e di esplicare a parole ciò che Thumper restituisce e fidatevi quando vi diciamo che il suo feeling è davvero difficile da descrivere a parole, così come la sola lettura di questo articolo non può far giustizia alle sensazioni che si provano alla guida dello scintillante scarabeo. Nella decina di livelli che compongono Thumper, ognuno dei quali suddiviso a sua volta in circa una ventina di sottosezioni, le dita si muovono nervosamente e di scatto sul pad – noi abbiamo utilizzato quello della Xbox One per testare la versione PC – gli occhi rimangono fissi sullo schermo e il livello di concentrazione non cala di un filo nel disperato tentativo di premere il tasto esattamente in corrispondenza di un ostacolo, di compiere un volo al di sopra di un tratto di tracciato ricoperto di spine o di eseguire una curva repentina, con un gameplay che attinge ma modifica quello di un rhythm game. In Thumper non c’è infatti spazio per melodie aggraziate e nemmeno per tracce più vicine alla techno o alla dub: lungo il tracciato-binario si è infatti costantemente accompagnati da un incessante suono industriale, elettronico ed ossessivo, che diventa sempre più incalzante e frenetico mano a mano che la corsa dell’insetto metallico si fa più vertiginosa e dirompente. Ben presto ci si accorge che le percussioni e il battito non sono complementari all’azione, ma sono essi stesso il fulcro di Thumper, dove per portare a termine il livello ci si deve immedesimare nei suoni che, entrando nella mente del giocatore, fanno eseguire a quest’ultimo in modo quasi mnemonico le manovre per compiere i salti con il tempismo corretto o per inanellare una serie di combo indispensabile per ottenere un punteggio più elevato. Insomma, Thumper è l’esempio del perfetto connubio tra gameplay e comparto audio, con quest’ultimo che si fonde nell’azione, creando un unisono tra quello che il giocatore ascolta e quello che fa.
Una sfida senza fine
Con l’avanzare dei livelli, il gameplay di Thumper presenta qualche variabile, ma non è nella complessità dei comandi che va cercato il senso della sfida, quanto piuttosto nello stress a cui sono sottoposti i riflessi. Se nelle prime fasi di gioco gestire le evoluzioni dell’insetto risulta un’operazione fattibile, proseguendo nei livelli, Thumper svela il suo lato più diabolico e la corsa assume un ritmo infernale. In ogni segmento si ha a disposizione un solo errore, sbagliate per la seconda volta il tempo con cui effettuate la collisione durante una curva e l’insetto andrà a finire in mille byte, eseguite un nuovo salto fuori ritmo e sarete costretti a ricominciare da capo la sezione. Una discussione a parte meritano le boss fight, nelle quali, compiendo delle azioni con il giusto tempismo, si generano delle onde che vanno a colpire la sopra citata faccia infernale. Purtroppo, se già delle fasi per così dire canoniche il senso di frustrazione che deriva da un innegabile sistema di trial and error è sempre dietro l’angolo – soprattutto verso il sesto e settimo livello – nelle boss fight ci si ritrova alle volte invischiati in un loop senza fine, che può essere solo spezzato dalla perfetta esecuzioni di determinate azioni. Per tale motivo, queste sezioni sono allo stesso tempo croce e delizia, tanto appaganti se superate tramite una frenetica combo, tanto noiose se protratte per troppo tempo. Un secondo difetto può essere inoltre riscontrato nel senso di ripetitività generato da certi spezzoni di livelli che, soprattutto a causa di una limitata selezioni di ostacoli, si ripresentano spesso troppo simili tra sé stessi. Nonostante queste imperfezioni, Thumper è uno di quei giochi che riesce a tenere incollati davanti allo schermo, portare a termine un livello senza il minimo errore è appagante come poche altre cose ed il gioco restituisce un terribile senso di fisicità quando ci si getta a tutta forza contro una parete ricurva mentre il tracciato si contorce su sé stesso. Thumper è la materializzazione dell’inferno, colpisce allo stomaco il giocatore con la sua brutalità e lo incatena in una caduta verso i suoi peggiori incubi. La presenza delle leaderboard con i migliori punteggi per ciascun livello, infine, non è altro che un ulteriore pretesto per tenere ben salde le mani sul proprio pad per un’ulteriore sessione di gameplay.
L’immagine si fonde e si confonde
Se le immagini utilizzate fino ad ora vi possono parere eccessivamente forti o forzate per un rhythm game è perché evidentemente non siete ancora stati avvolti dalle spire oscure della creatura di Drool. Come detto poco sopra, la nostra recensione si basa su una copia PC ed il nostro principale rimpianto con Thumper è quello di non aver potuto provare il gioco indossando un PlayStation VR, periferica supporta al lancio dal titolo nella sua incarnazione per la console di Sony. La grafica di Thumper non è un banale elogio ai colori e allo stile retrofuturistico tipico degli anni ‘80, con le sue luci al neon e le sue tonalità violacee, ma è qualcosa che va ben oltre, che coinvolge il giocatore con figure plastiche e liquide che si confondono e si deformano ai lati della pista, qualcosa che è difficile da inquadrare con precisione, ma che è in grado di affascinare e allo stesso tempo generare un senso di inquietudine. Thumper è un flusso in continuo divenire, dei tentacoli fluorescenti possono tutto d’un tratto trasformarsi in figure geometriche, solide e spigolose, non c’è un attimo per tirare il fiato, la corsa si fa sempre più vertiginosa, i ritmi salgono, i suoni percuotono le cuffie: tutto si confonde e si mescola alla perfezione nell’estetica di Thumper, che culmina come un trip di acidi nelle boss fight, dove all’orizzonte si presenta una testa fiammeggiante di raggi laser, un incubo di byte divenuto realtà. Il turbinio di immagini, suoni, colori e luci, se da un lato crea un’atmosfera unica, dall’altra parte ha però delle ricadute sul gameplay, dove è facile cadere nell’errore e nella morte prematura per il semplice fatto che alle volte non si capisce davvero quello che sta succedendo sullo schermo, in particolar modo successivamente al primo sbaglio: il monitor è invaso dai pezzi dell’insetto spaziale, tutto si tinge di un rosso acceso ed ecco lì il secondo errore dietro alla curva.
Tirando le somme, Thumper riesce a condensare in nemmeno due gigabyte sensazioni, azione, frenesia e dinamicità ed è impossibile non venire catturato dalle sue oniriche e infernali atmosfere, così come il diabolico livello di difficoltà può però portare alla frustrazione non pochi giocatori.
– Velocità allo stato puro
– Un nuovo paradigma per i rhythm game
– Una costante visione
– Comparto audio spiazzante e battente
– Sa essere frustrante
– In alcuni punti si ripete
– Non sempre chiarissimo
Ammetto che il primo impatto con Thumper mi ha lasciato molto spiazzato, non conoscevo il progetto e dalle immagini e dalle descrizioni pensavo che avrei avuto a che fare con un clone di Wipeout o del recente Redout. Mi sbagliavo di grosso, Thumper è a tutti gli effetti un rhythm game, ma questa etichetta è tremendamente riduttiva, perché l’opera di Drool non ti costringe solo i tasti con il giusto tempismo, ma proietta il giocatore in una folle corsa tra suoni, luci e colori che formano un ambiente unico, che stritola, soffoca, disturba ma non di certo non lascia indifferenti. Le controindicazioni però ci sono e non sono quelle di “Robot guerrieri epilettici”, ma piuttosto un livello di difficoltà alle volte snervante ed un certo senso di dejà-vù.